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La fiction italiana: analisi critica di chi è abituato a guardare oltreoceano

Fiction italiana

Quando siamo stati contattati da TvBlog per dire la nostra su quello che è lo stato dell’arte della fiction italiana, non abbiamo potuto che accettare. Per quanto lo staff e gli utenti di Italiansubs per definizione siano più abituati a occuparsi di prodotti stranieri, ci sarà pur un motivo se preferiamo e consigliamo le serie TV inglesi e d’oltreoceano rispetto alle fiction nostrane.

Il dibattito ha coinvolto più blogger di Italiansubs, tanto che ne è uscito fuori un pezzo scritto a otto mani da bisky_89, tfpeel, SLM e dalla sottoscritta. A conti fatti le motivazioni per cui riteniamo che la fiction italiana stia vivendo un vero e proprio periodo di crisi (è cattivo dire o pensare che non è mai propriamente decollata?) sono diverse:

Mancanza di originalità

La prima caratteristica evidente della fiction nostrana è l’assoluta mancanza (o quasi) di voglia di rischiare e provare a mettersi in gioco; quando lo si è fatto non gli si è data la possibilità e la giusta pubblicità ed è stato cancellato il tutto, vedasi Coliandro e Manara, tanto per fare un esempio. Tutte le altre serie italiane che sono state fatte negli ultimi anni sulla RAI sono molto spesso in costume o riguardano personaggi storici: molto più semplice trasporre una storia già scritta piuttosto che inventarne una da zero. A Mediaset invece si cerca di fare serie che abbiano più azione ma, arrivati all’undicesima stagione di Distretto di Polizia, lo spettatore inevitabilmente si accorge che le idee sono ormai le stesse da 6-7 anni. Le prime 5 stagioni più la settima e l’ottava avevano ancora qualcosa da dire, la decima ha provato a rialzare il livello dopo una nona indegna, dove sono riusciti ad annullare tutto ciò che di buono avevano portato con un’ottima ottava stagione, coinvolgente e con sceneggiature valide. Poi il nulla. Non si tratta solo di cambiare inevitabilmente attori, è proprio che la storia fa acqua da tutte le parti, forse la voglia di mettere a tutti i costi una trama orizzontale sta fortemente penalizzando la serie. L’ultima stagione in corso arriva a stento a 3,5 milioni, troppo pochi per continuare a dire che è un successo.
E dopo aver parlato del filone “forze dell’ordine” e di quello “storico”, perché non menzionare le serie scritte e girate strizzando l’occhio all’italiano medio con tanto di buonismi retorici vari e famigliole felici come Un Medico in Famiglia e I Cesaroni? O peggio ancora i drammi fintissimi da telenovelas… In Italia non si rischia e difficilmente si vedranno mai famiglie come quella di Brothers & Sisters.
Infine è inetivabile una piccola citazione a Don Matteo che arrivato alla stagione 8 è l’unica fiction che può davvero definirsi un successo con una media di 7 milioni di spettatori ogni giovedì. Come sottolinea anche TvBlog, questo è un vero mistero!

Recitazione forzata

Qualcuno ha detto RIS? Impossibile non accorgersi quanto la recitazione sia finta e stereotipata, così come la regia e il montaggio che, nella speranza di strizzare l’occhio a CSI e 24, finiscono per sottolineare quanto gli americani sarebbero riusciti a fare un prodotto migliore anche sotto quel punto di vista.
Sfortunatamente il fatto che troppo spesso i protagonisti delle fiction italiane siano personaggi famosi (non necessariamente attori), magari riciclati da qualche reality, non può che influenzare negativamente la recitazione e quindi la resa della fiction stessa.

Budget troppo bassi (???)

I punti interrogativi sono d’obbligo. Questa è la scusa tipica che tirano fuori gli addetti ai lavori quando si tenta di fare un paragone tra la fiction nostrana e i prodotti televisivi d’oltreoceano. Certo, alcune produzioni americane sono davvero costose, ma è sufficiente fare un confronti con le TV cable, AMC in primis con Breaking Bad (almeno le prime due stagioni per quanto riguarda il budget): il tutto alla fine ruota intorno all’originalità della storia, prima che ai mezzi di trasposizione. Ma se vogliamo fare paragoni con serie di qualità non dobbiamo neanche per forza andare oltreoceano, basta vedere quello che fanno in Inghilterra. E la BBC è forse uno dei network più simili alla RAI, sia per come è organizzata che per i budget; e anche i numeri di episodi a stagione sono inferiori rispetto a quelli americani. Eppure di serie inglesi di qualità ce ne sono a bizzeffe. Come mai?

Mancanza di competitività

Uno dei più grandi problemi della TV italiana, perchè per parlare di fiction è inevitabile parlare anche di reti televisive, è la mancanza di competitività. Nonostante adesso esista il digitale terrestre e una varietà maggior di canali, quelli che la fanno da padrone sono i soliti 8: RAI1, RAI2, RAI3, Rete4, Canale5, Italia1, LA7 e MTV. Se già di per sè la competitività è minima perchè ci sono solo due grandi network (RAI e Mediaset), per motivi politici che tutti conosciamo essa si abbassa ancora di più. Così abbiamo un mercato “broadcast” duopolista che tende al monopolismo, con l’innegabile fatto che RAI è guidata per 5 a 4 da un partito il cui presidente è ancora in grado di influenzare fortemente l’azienda che ha fondato e dove (per esperienza semidiretta) ancora non-si-muove-foglia-che-silvio-non-voglia. LA7 per quanto stia crescendo è ancora piccola e non sembra avere ancora intenzione di produrre programmi di questo tipo anche per un diverso tipo di programmazione. Ecco che rimangono solo RAI1 e Canale5 a scontrarsi. E purtroppo le reti italiane sono infestate da programmi, chiamiamoli di varietà, che assediano i palinsesti serali: programmi che sanno non solo di vecchio, ma anche di visto e stravisto. Per non parlare dei reality…
Non è un caso che le due migliori serie italiane, Boris e Romanzo Criminale, arrivino da Sky. Fatte senza dover rendere conto a nessuno, entrambe le serie sono impostate all’americana sia per quanto riguarda le storie, ma soprattutto per quanto riguarda il livello di cast tecnico.

Una divaricazione eccessiva fra contenuti alti e bassi

Culturalmente e storicamente in Italia ciò che è intellettuale si barrica nelle torri d’avorio (anche perchè, prima dell’unità, si rischiava la pelle a fare troppa “divulgazione”) mentre ciò che è anti-intellettuale si appiattisce su alcuni stereotipi, in particolare due: il melodramma “latino” e la satira crassa. Sono generi che sono nati qui (c’erano già in epoca romana) e che hanno anche una ragione d’essere e una storia autonoma, peccato che monopolizzino le produzioni per il grip che hanno sul pubblico. L’assurdo è che l’italia ha una tradizione cinematografica invidiabile su tanti fronti: i kolossal, il cinema realista, il cinema di protesta, il western, l’horror anni 70-80. In questo senso siamo probabilmente il secondo paese dopo gli USA per tradizione cinematografica, considerando l’ampissima gamma di scuole che abbiamo fondato. Non è perciò un problema di contenuti ma piuttosto di appiattimenti stilistici, di modi di raccontare. Tanto è vero che i pochi registi con una cifra stilistica diversa, a.e. la commedia generazionale di Muccino o il dramma espressivo di Sorrentino, fanno fortuna.

E questo è quanto! Se siete arrivati a leggere fin qui, non possiamo che domandarci quale sia la vostra opinione in proposito. Che ne pensate della fiction italiana?

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TutorGirl

La gente dice che sono anziana, ma io preferisco il termine "diversamente giovane". Giro sul web per lavoro, per hobby e per passione. Bazzico su Itasa dal 2006 e ho partecipato alla creazione del blog. Scusate se è poco! 😉
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