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Sense8: la recensione della prima stagione

La prima stagione di Sense8 si è da poco conclusa, dividendo irrimediabilmente pubblico e critica.C’è chi la acclama come “serie dell’estate” e chi invece ha preferito abbandonarla subito dopo il pilot. J. Michael Straczynski ci aveva avvertiti, dicendo: “vedrete cose in questo show che non avete mai visto prima” e il nuovo, si sa, crea sempre qualche conflitto di pensiero.
Ma in che modo Sense8 è “nuova”? Cosa la distingue da tutta la produzione di genere degli ultimi anni?

L’articolo contiene spoiler su tutta la prima stagione. Non leggete oltre se non avete ancora visto tutti gli episodi e non volete rovinarvi la sorpresa.

IL CONCEPT

I Wachowski, amati e odiati registi di Matrix e Cloud Atlas, avevano rivelato da tempo l’intenzione di realizzare una serie tv innovativa e anticonvenzionale. Fu grazie al loro fortunato incontro con J. Michael Straczynski (Rising Stars; Babylon 5) che nacque Sense8. L’idea era quella di raccontare la storia di otto sconosciuti sparsi per il mondo, collegati fra loro da un forte legame telepatico e empatico. Emozioni, ricordi, abilità e sapere condivisi con dei perfetti estranei appartenenti a una cerchia speciale di “homo sapiens evoluti”, i cui componenti vengono chiamati Sensate (da qui il titolo). Un concept “enorme” per una produzione altrettanto colossale. Otto troupe differenti divise fra: Chicago, San Francisco, Londra, Berlino, Seul, Reykjavík, Città del Messico, Nairobi e Mumbai. Ad aiutare il04SENSE8-master675-v2 duo di fratelli ci hanno pensato i fidati James McTeigue (già collaboratore in V for Vendetta), Tom Tykwer e Dan Glass, con i quali hanno diviso la regia dei dodici episodi. Sono stati ripresi concerti dal vivo, manifestazioni del Gay Pride e altrettanti festival culturali legati ai paesi interessati. Insomma, roba da far invidia anche a Game of Thrones. Straczynski ha detto di aver già lavorato alla stesura di diverse sceneggiature della seconda stagione e di aver delineato l’intera trama fino al finale, che idealmente dovrebbe coincidere con la quinta stagione.

I PERSONAGGI

Ma Sense8 è prima di tutto una serie di e sui personaggi, per lo più inetti o stravaganti. A tal punto “improbabili” nel loro ruolo di eroi da renderli subito simpatici ed emozionanti. C’è il passato tragico che tanto piace a noi spettatori seriali, con i suoi sogni infranti e i papà super cattivi, e c’è il presente, con la sua voglia di vivere e spezzare i confini che ci tengono isolati. Lo spettatore medio faticherà a trovare un “preferito”, non c’è uno degli Otto che non meriti di essere ricordato. Abbiamo Will (Brian J. Smith), un poliziotto di Chicago alle prime armi, da tempo tormentato dal ricordo di una ragazza scomparsa; poi c’è Wolfgang (il bravo Max Riemelt de L’Onda), un ladro di Berlino che sognava di diventare un cantante; Kala (Tina Desai), una scienziata indiana un po’ indecisa sul suo matrimonio; Lito (Miguel Ángel Silvestre), celebre attore messicano che non riesce a parlare in pubblico della sua omosessualità per paura di perdere il lavoro; Sun (Bae Doona), giovane erede di una grande compagnia coreana, a lungo trascurata dal padre; Capheus (Aml Ameen), autista di Nairobi appassionato di Jean-Claude Van Damme, disposto a tutto pur di salvare la madre affetta dall’AIDS; Riley (Tuppence Middleton), una giovane dj islandese che non sembra passarsela troppo bene con droghe e fidanzati, soprattutto dopo la tragica scomparsa del compagno; infine Nomi (Jamie Clayton), un’attivista e blogger transessuale di San Francisco, tormentata dallo spirito conservatore della famiglia. Il tutto senza dimenticare anche il terrificante Whispers (Terrence Mann), un Sensate che ha tradito la cerchia per cacciare i suoi simili, e il buon Jonas (Naveen Andrews), una guida e un amico fidato per i nostri eroi. Tutti loro “vivono e non vivono” in Sense8-2un limbo di attesa e negazione, ancora confusi dalla luce accecante della loro prima nascita. Stanno per iniziare una seconda esistenza e il loro legame è tutto ciò che può salvarli.

“EXPAND YOUR MIND” (ovvero: chi siamo e cos’è il sesso)

Sense8 chiede uno sforzo mentale e culturale per essere seguito e, infine, apprezzato. Come Will penserete di “perdere la testa”, ma tranquilli: “si sta solo espandendo”. Omosessualità, transessualità, fede, vita, morte e rinascita: questi i temi principali della serie, in perfetta continuità con le opere precedenti dei Wachowski. Perché, cari lettori, siamo nel 2015 ed è ora di spazzare via la ruggine del pregiudizio ignorante e disinformato. Sense8 fa la sua parte, raccontando il “transgender fantascientifico” attraverso una storia epica e senza tempo. Donne, uomini, gay, lesbiche, trans: tutti riuniti in un unico essere incorporeo che non necessita alcuna classificazione o stereotipo sociale. I creatori inscenano l’evoluzione dei sessi, concependo una versione modernizzata del “tutti per uno, uno per tutti” di Alexandre Dumas. Come già visto, recentemente, con Interstellar di Christopher Nolan e Lucy di Luc Besson, i corpi sono solo involucri primitivi, appartenuti a una specie precedente alla nostra. Il sesso è invece l’essenza, libero e fluido.

IL MITO DEL SUPEREROE (“It’s just evolution”)

Siamo nell’era del Supereroe (Nietzsche avrebbe certamente di ché ridere se vedesse le mille interpretazioni dei suoi scritti) e se vuoi fare qualcosa di nuovo devi conoscere i tempi e le sue mode, giusto per re-inventarli o giocherellarci. Così fa Sense8, prendendo tutto ciò che di buono si può trovare nella letteratura Marvel e DC, dagli X-Men ai personaggi secondari come Firestorm. D’altronde ci rendiamo conto che almeno uno degli autori, Straczynski, aveva già una certa esperienza in materia se si guarda a quel capolavoro di Rising Stars. Come già detto, questa volta il Supereroe nasce fra la gente comune, ma “comune” per davvero. Tutto per una faccenda evolutiva, o se volete di destino, in quanto periodicamente sulla Terra compaiono cerchie di Sensate, forse fin dagli albori del tempo. I nostri sono quindi solo gli ultimi arrivati, ma l’avvertimento dei loro predecessori è chiaro fin da subito: “non potete rivelarvi al mondo”. Seguiranno la regola? Lasceranno che il loro passaggio rimanga invisibile e, ben presto, dimenticato? O faranno uso delle loro doti per regalarci una nuova speranza?

LA NARRAZIONE

Si era già detto nell’Aperitivo, ma lo ribadiamo ancora una volta: Straczynski e i Wachowski di hollywoodiano hanno ben poco, nel modo di raccontare le loro storie, influenzati come sono dalla cultura giapponese (soprattutto manga e anime) e new age. Sense8 non poteva certo essere esente da questo discorso. Ecco quindi spiegati certi rimandi a pietre miliari come Akira di Katsuhiro Ōtomo, Ghost in thea8eac29db28d4f74cf89376f8ecfc066 Shell di Mamoru Oshii e addirittura Neon Genesis Evangelion di Hideaki Anno. La serie rifiuta più volte di abbandonarsi al mero complotto dietro la comparsa dei Sensate, concentrandosi sui suoi personaggi e su come questi siano chiamati a evolvere in seguito al “risveglio” del loro potere. Alle loro spalle, e quindi anche dietro a quelle dello spettatore, si sviluppa un’intera macrotrama di cui scorgiamo solo raramente riferimenti e sviluppi. Folle, ma decisamente funzionale. Rimane anche il tempo per fare una buona dose di parodia, giocando con quelli che sono i cliché più radicati nella cultura di provenienza dei personaggi (si veda, per esempio, l’uso massiccio di rimandi alle soap sud americane nella storyline di Lito).

LA COLONNA SONORA

Per concludere, come non citare la splendida soundtrack realizzata da Tom Tykwer e Johnny Klimek (sì, gli stessi di Cloud Atlas)? La musica, in Sense8, non è solo un elemento di contorno, quanto piuttosto un collante in grado di unire filosofie, religioni e pensieri geograficamente distanti fra loro. Chi non ha cantato a squarciagola il ritornello di What’s Up (delle mitiche 4 non Blondes), nella splendida sequenza finale del quarto episodio? “And I try, oh my god do I try – I try all the time, in this institution – And I pray, oh my god do I pray – I pray every single day – For a revolution”. La musica è quindi rivoluzione e scoperta di se stessi, ma anche sicurezza e rifugio in cui ritrovare volti familiari (come accaduto sulle dolci note di Baba O’Riley suonate appunto per Riley, dal padre a lungo trascurato). Ed è proprio sulle melodie del “Concerto per Piano” del papà di Riley, nel decimo episodio, che tutti i Sensate si incontrano per la prima volta nello stesso luogo, guardando con gioia e meraviglia al loro primo respiro.

Sense8 è tutto questo, ma non solo. Sense8 è così tante cose da rendere difficile raccontarlo a parole, meriterebbe certamente più spazio e maggior approfondimento. Ma una cosa è sicura e facilmente riassumibile: Netflix ha centrato il segno, ancora una volta. I Wachowski hanno vinto la scommessa, affidandosi alla mente di Straczynski e creando qualcosa di nuovo e intelligente.
E voi, cosa ne pensate?

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lost2010

Itasiano grazie a Lost e X-Files dal 2009 e blogger dal 2014. Tentata (ma presto abbandonata) la via delle Scienze Umane e dell'Antropologia, mi sono lanciato nella Grafica Pubblicitaria, studiando contemporaneamente Sceneggiatura per Fumetto. Sono un nerd a 360 gradi, mastico di tutto. Pur conservando una certa predilezione per la fantascienza e il soprannaturale.
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