Buongiorno Itasiani!
Chi vi scrive è uno di quei blogger che ogni giorno cercano di sfamare il vostro appetito televisivo con notizie, recensioni e piacevoli rubriche. Dico ogni giorno, ma in effetti è da mesi che non firmo un articolo.
Mi piace pensare che da quando i nostri straordinari web developers hanno aggiunto la bio – oltre alla firma sotto al titolo – abbiate iniziato a conoscerci e distinguerci un po’ meglio. E che magari qualcuno, bazzicando i nostri Aperitivi, abbia notato l’assenza di questo cinico stroncatore di pilot. C’è un motivo alla base della mia imperdonabile assenza. Lo stesso che mi ha spinto a condividere con voi un articolo così personale.
Nei mesi passati ho infatti avviato un progetto che dovrebbe tradursi nell’autunno in un documentario. Un’occasione per raccontare l’altra mia grande passione – oltre ovviamente a quella che condivido con tutti voi – ovvero l’alpinismo. Al termine dell’estate affronterò un duro percorso di montagna in solitaria, che inizia proprio dal mio paesello e si snoda lungo creste e forcelle per sei tappe in sei giorni: l’Alta Via delle Dolomiti n° 7. La via circonda l’Alpago, una conca incantevole che per prima proclama il suo “benvenuto” al viaggiatore che sale dal basso Veneto per raggiungere le Dolomiti bellunesi. Questo viaggio tra rifugi, cime, valli e bivacchi sarà un pretesto per rivelare l’attrazione per la montagna attraverso le diverse prospettive di personaggi che la vivono quotidianamente.
Racconteremo la storia di una giovane cordata che con grande dedizione ha aperto numerose vie di montagna in un ambiente storicamente snobbato dall’alpinismo. E quella di un ragazzo al quale questa ardente passione ha richiesto la vita. Si parlerà poi dei volontari del Soccorso Alpino, che sono quotidianamente coinvolti in una gara contro il tempo per rendere le nostre montagne più sicure. E di chi il tempo lo sfida correndo perché pratica la corsa in montagna, uno degli sport più solitari e faticosi. Cavalcheremo le correnti ascensionali, combinando roccia e aria in una disciplina profondamente legata all’ambiente montano: il parapendio. Non trascureremo la caccia, l’alpeggio e una piccola creatura che per prima ha spinto gli abitanti di questa zona anticamente povera ad avventurarsi verso le sue pericolose cime. Nel dialetto locale si chiama scioséla. È la chiocciolina di montagna, prelibata risorsa d’alta quota.
Un progetto che è nato dal desiderio di un aspirante sceneggiatore di iniziare a mettere il suo nome là fuori nello spietato mondo dei festival cinematografici; e che è cresciuto tantissimo guadagnandosi collaborazioni importanti. Dirigere, produrre e girare un lungometraggio del genere è una prova sfibrante fatta di migliaia di metri di dislivello, centinaia di ore di girato, decine di personaggi da seguire ma un solo grande sogno che fa sembrare tutto questo una passeggiata. E in effetti di questo si tratta: di un’appagante passeggiata tra le mie montagne e le storie che le scavalcano.
Mi è sembrato un argomento da menzionare a voi appassionati lettori del nostro blog, per condividerne la gioia ma soprattutto per dimostrarvi che per farsi strada in questo mondo così ermetico è sufficiente imboccare il sentiero che parte da dietro casa, con la propria telecamerina, e farsi guidare dai fitti segnali che la via ci propone. Sempre aspirando alla vetta.
Questo è quanto, ma la vera avventura deve ancora iniziare. Tengo in grande considerazione il vostro parere. Quindi fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti qui sotto. O se avete anche voi qualche progetto cinematografico nel cassetto.
Se poi siete della zona e volete partecipare in qualche modo al progetto, fatevi avanti, contattatemi dove volete – sul forum o sui link che trovate nella bio. Siamo una produzione minima e l’aiuto di un appassionato entusiasta non verrà di certo rifiutato!
Matteo Pilon
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