There’s a lot of beauty in ordinary things. Isn’t that kind of the point?
Benvenuti a un nuovo appuntamento con Back to the Past, la rubrica che vi ripropone le serie cult finite ma mai dimenticate. Quest’oggi vi presentiamo il remake in salsa statunitense di The Office. Andata in onda su NBC dal 2005 al 2013, per un totale di 9 stagioni e 201 episodi, The Office US è una serie prodotta da Greg Daniels e basata sull’omonima serie britannica creata da Ricky Gervais e Stephen Merchant.
STORIE DI UN UFFICIO ORDINARIO
The Office US narra le storie degli impiegati dell’ufficio Dunder Mifflin (più precisamente della divisione situata a Scranton, Pennsylvania), un’azienda che si occupa della vendita di carta. Tra i personaggi principali c’è il manager regionale – e quindi responsabile dell’ufficio – Michael Scott (Steve Carell): un uomo dalla personalità estroversa, sempre desideroso di essere al centro dell’attenzione e convinto di risultare simpatico e gradevole, mentre in realtà la maggior parte delle persone che hanno a che fare con lui sono infastidite o imbarazzate dai suoi comportamenti. Subito fuori dall’ufficio di Michael, troviamo il reparto vendite della divisione e la scrivania di Dwight Schrute (Rainn Wilson), pragmatico, aggressivo e prolifico venditore a cui mancano capacità relazionali e spesso anche buonsenso, che però ripaga con un’imperterrita fedeltà nei confronti dell’azienda e del suo superiore. Di fianco la scrivania di Dwight c’è il suo rivale e opposto: il carismatico Jim Halpert (John Krasinski), un uomo che odia il suo lavoro e si sfoga con un comportamento burlone, ma che è anche molto romantico e serve sempre da voce della ragione all’interno dell’ufficio. A pochi passi dal reparto vendite, ad accogliere gli ospiti nel bancone vicino all’entrata, troviamo Pam Beesly (Jenna Fischer), receptionist dall’animo artistico, gentile e compassionevole: anche lei serve spesso da voce della ragione insieme a Jim, con il quale condivide un’amicizia che potrebbe essere qualcosa di più. Dopo qualche stagione, farà il suo ingresso tra i personaggi principali anche Andy Bernard (Ed Helms), venditore pieno di sé che però nel suo essere socievole nasconde una forte insicurezza e una certa aggressività.
L’ufficio di Scranton è stato scelto come centro di un documentario che segue la vita lavorativa dei suoi impiegati, i quali saranno quindi costantemente circondati da cineprese e saranno anche chiamati a esprimere i loro pensieri in interviste private. Nel corso degli episodi e delle stagioni vedremo l’ufficio subire diversi cambiamenti, ma ovviamente il centro della trama saranno i personaggi e le loro relazioni.
RISATE ED EMOZIONI
La versione statunitense di The Office rientra in quel genere di comedy che, oltre ad essere davvero divertente, possiede anche un’alta capacità di emozionare gli spettatori. È molto probabile che una larga parte dei lettori che ha notato questo articolo si sia almeno un po’ commossa anche solo per il semplice ricordo di questa serie TV, per la rievocazione di un ufficio che è sembrato quasi una seconda casa. È difficile non sorridere ricordando l’assurdità dei personaggi di Micheal e Dwight, la loro stravaganza e la loro maniacalità; oppure la devianza e l’intraprendenza di Creed; o gli scherzi di Jim e allo stesso tempo il suo modo di rappresentare la normalità nella quale ci si può facilmente immedesimare all’interno di un covo di matti. Contemporaneamente, è ancora più facile che molti lettori si siano commossi pensando al lato più sentimentale di Micheal e ancora di più dall’amore esemplare di Jim e Pam, alla loro relazione che abbiamo visto nascere e crescere con tutte le sue difficoltà e i suoi ostacoli. A volte, con una serie di questo impatto, bastano poche parole per suscitare emozione negli spettatori e, nel caso di The Office, ne basta addirittura una: Niagara. C’è qualcosa di speciale nel vedere le vite ordinarie di una serie di individui per un tempo così lungo. Ed è forse proprio questo fattore di normalità e consuetudine che permette, a chi queste vite le segue, di affezionarsi in un modo così coinvolgente: è per questo motivo che la conclusione della visione di questa serie è parsa a molti la fine di un bellissimo viaggio.
SUCCESSO DI UN REMAKE
Nel panorama televisivo sono pochissimi i remake statunitensi di serie britanniche che hanno avuto successo e sono ancora meno quelli che superano la fama del prodotto originale. The Office è una di queste. La serie UK è considerata storica e imprescindibile nel Regno Unito, ma a livello mondiale quando si pensa a The Office generalmente si pensa a quello USA. Il rapporto fra le due versioni è molto particolare. Nella prima stagione, il remake è veramente simile all’originale: nei suoi primi sei episodi ha mantenuto dei personaggi con gli stessi comportamenti e sopratutto ha riproposto lo stile deprimente e incentrato su una vita lavorativa sconfortante. Ma, dalla seconda stagione in poi, probabilmente grazie alle molte critiche negative ricevute, The Office US ha deciso di allontanarsi dall’opera di Gervais e Merchant, proponendo una versione man mano sempre più moderna, positiva e con eventi fuori dall’abituale. Un personaggio come Jim (John Krasinski), inizialmente poco felice della sua vita, diventa più ottimista e le sue storie si concentrano più sulle parti meno noiose della vita, in maniera molto più evidente rispetto alla sua controparte britannica Tim (Martin Freeman). Allo stesso modo, è degno di nota il cambiamento del protagonista: il Michael Scott di Steve Carell dopo la prima stagione perde la sua antipatia e diventa più amabile e compassionevole, soprattutto se comparato con il David Brent di Ricky Gervais che è invece sempre in discesa. Forse è questa la formula del successo di questo remake: mentre gli autori originali hanno voluto analizzare gli aspetti negativi dell’ordinarietà della vita lavorativa in ufficio, quelli della versione americana, dopo essersi resi conto di non poter replicare un tale lavoro, hanno optato per una visione molto meno disfattista e comune, puntando sul lato ottimista e romantico degli spettatori. Perché, a volte, è questo tutto ciò di cui abbiamo bisogno: anche quando la realtà può sembrare grigia, vogliamo che qualcuno ci mostri una forte fiducia negli aspetti positivi della vita. Per fortuna che c’è The Office (US).
Luigi Dalena
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