Nosedive è il primo episodio della terza stagione di Black Mirror, creata da Charlie Brooker e in streaming su Netflix, e ci porta in un futuro non poi così lontano.
L’articolo contiene spoiler!
In più di una occasione Black Mirror, con la sua rappresentazione distopica del futuro, è stato considerato come un potente oracolo in grado di profetizzare ciò che potrebbe diventare l’esistenza dell’uomo plasmata da un eccessivo utilizzo delle tecnologie e da una distorsione delle relazioni umane. Il “pig-gate” che ha coinvolto David Cameron, la possibilità di parlare con persone defunte attraverso dei bot, l’ascesa politica di un pupazzo animato da un comico, la possibilità di rivivere i ricordi in maniera continua registrandoli attraverso dei device specifici. E il primo episodio della terza stagione di Black Mirror, dal titolo Nosedive, sembra incarnare più consapevolmente questa capacità divinatoria, dipingendo uno scenario le cui radici sembrano essere già attecchite.
Quello rappresentato da Nosedive è un futuro dipinto a tinte pastello, il che basta già ad etichettarlo come un inferno. Un’ambientazione fiabesca, in stile Edward mani di forbice di Tim Burton, in cui tutto è stereotipato e armonizzato secondo canoni estetici definiti da individui alle continue prese con la necessità di recensire/essere recensite per ogni comportamento, ogni interazione, ogni post che viene condiviso su un’enorme piattaforma social. In base al punteggio ottenuto da ogni singola persona, comodamente visualizzabile in tempo reale grazie a delle lenti di realtà aumentata perennemente online, è possibile godere di particolari privilegi e, se si è molto bravi a gestire le interazioni, si può anche aspirare ad entrare nella cerchia dei Prime Influencer di cui fanno parte coloro i quali hanno una media compresa tra il 4.5 e il 5.0. E Lacie (Bryce Dallas Howard), con una media di 4.2, non è altro che l’ennesima aspirante all’Olimpo dei social e l’occasione si presenta quando la sua (ex) migliore amica Naomi (Alice Eve), una di quelle che contano, la invita al suo matrimonio come damigella d’onore.
Già dal titolo dell’episodio, tradotto come “Caduta Libera”, non è difficile intuire quale sarà il destino di Lacie all’interno di questo scenario. Tuttavia questo aspetto non sottrae nulla alla potenza dell’episodio, in grado di mantenere alti gli standard della serie grazie soprattutto a una performance straordinaria di Bryce Dallas Howard, in grado di interpretare la drammaticità di questa spirale discendente come il risultato della fatica di costruire un proprio status social-e attraverso continue e forzate interazioni, di mettere in piedi una propria reputazione che deve essere condivisa il più largamente possibile. È una paranoia sottile ma comunque asfissiante quella messa in scena da Nosedive, che si instilla nella quotidiana necessità di far parte di una cerchia, snaturando e svuotando di qualsiasi contenuto la natura sociale dell’uomo. Rashida Jones (Parks and Recreation, Angie Tribeca) e Michael Schur (Parks and Recreation, Brooklyn Nine-Nine), che hanno scritto l’episodio insieme a Charlie Brooker, sono riusciti a rendere al meglio la costruzione di quella gabbia dorata social che per quanto concede libertà di azione allo stesso tempo la confina all’interno di comportamenti da catalogo, scontati, pena il basso indice di gradimento. Una claustrofobia sociale che fa da eco a quella fisica di “Fifteen Million Merits” della prima stagione con cui Nosedive condivide il tema, mantenendo ferma l’idea della concorrenza individuale e accentuando la distinzione tra i più votati e quelli con una media bassa. Una manipolazione subdola che si manifesta nella necessità/possibilità di avere un’opinione su tutto e di poter ergersi a giudici di qualsiasi cosa, anche di quelle più inutili e superflue. Perché dal momento che possiamo esprimerla in maniera più pubblica possibile, sistematicamente la nostra opinione conta ma finisce per accumularsi a quella degli altri, in un’amalgama che rende tutto inscindibile e condensato in una arida media aritmetica viziata dal giudizio dei cosiddetti influencer. Il che rende a sua volta gli individui stereotipati, alla continua e ossessiva costruzione della storia perfetta che rientri nei canoni a 5 stelle che la comunità ha contribuito a formare. Un ricatto delle convenzioni che è lo specchio di un sistema deviato, perverso, in cui ad atteggiamenti falsi e costruiti corrisponde un premio, una valutazione positiva; mentre a risposte emotive e naturali corrisponde una recensione negativa, una punizione che puzza di maledizione (come, ad esempio, nel caso del fratello di Lacie – Ryan, interpretato da James Norton – che non approvando la sua deriva sociopatica decide di punirla valutandola con una sola stella).
Se da un lato Nosedive si propone come strumento di satira sociale a tutto tondo, dall’altro sembra rinunciare al cinismo arido e spietato a cui ci aveva abituati Black Mirror mettendo la protagonista davanti alla possibilità di scelta, quella vera: quella di poter tornare indietro. Non penso sia un aspetto negativo, piuttosto lo considero come indice da parte della serie di aprirsi a formulazioni diverse. L’incontro di Lacie con la camionista low-rated Susan (Cherry Jones) offre all’aspirante influencer la possibilità di smettere di rincorrere la sua chimera e virare verso un’esistenza più genuina e autentica di quella offerta dal mondo delle recensioni istantanee. Lacie non si lascerà convincere e si lancerà nell’umiliazione finale con un monologo pieno di rabbia, delusione, frustrazione che, comunque, non le eviterà la prigione. È qui che Lacie, lontana dal suo smartphone, può gridare liberamente, ritornando se stessa e allontanandosi dalla necessità di ottenere/attribuire consensi. Ora alla gabbia dorata del mondo esterno corrisponde una cella che non permette di muoverti liberamente ma che ti permette di esprimerti senza impedimenti. È questo uno dei grandi pregi di Black Mirror: esercitare magistralmente quell’allegoria in grado di far emergere il nichilismo in tutta la sua essenza e metterti davanti alle contraddizioni nella maniera più paranoica e beffarda possibile.
Note a margine:
- l’episodio è stato diretto da Joe Wright (Pride & Prejudice, Hanna) mentre le musiche sono state composte da Max Richter (The Leftovers).
- l’idea dei consulenti di immagine di Reputelligent™ l’ho trovata azzecattissima.
- la differenza tra le persone con un rating alto e quelle con un rating basso è messa in evidenza anche dalla dissonanza cromatica dei loro vestiti rispetto al tutto il resto.
- il futuro ritratto da Nosedive non è poi così lontano: esiste infatti un’app per smartphone (Peeple) che permette di recensire le persone come se fossero alberghi. O anche Klout, in grado di fornire un punteggio da 0 a 100 in base alle interazioni sulle varie piattaforme di social network.
- in alcune zone dell’Africa la social reputation può influire sulla possibilità di ottenere o meno un prestito (qui trovate l’articolo), mentre la Cina vuole iniziare ad attribuire un punteggio ad ogni suo abitante (qui, il video-articolo).
givaz
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