Ormai è passato più di un mese dal rilascio della prima stagione di Daredevil, si tratta di una serie che ha rivoluzionato il suo genere?
Il genere supereroistico al cinema ha sempre avuto qualche momento di gloria. I lavori di Sam Raimi con i primi due Spider-Man, di Guillermo Del Toro con Hellboy, di Bryan Singer con i suoi tre film sugli X-Men, soprattuto di Christopher Nolan e la trilogia del Cavaliere Oscuro, e anche qualche altra singola pellicola – come per esempio il primo Iron Man – sono riusciti a dare un po’ di dignità al genere anche se circondati da prodotti qualitativamente scadenti. Per quanto riguarda le serie televisive invece la situazione fino a poco fa era disastrosa sotto tutti i punti di vista, poi fortunatamente Netflix è entrata in gioco.
Matt Murdock è un personaggio con molto potenziale, si è propensi a immaginare che sia difficile fallire nel tentativo di riproporlo su schermo, ma il 2003 ha provato il contrario. Netflix, l’ideatore Drew Goddard, lo showrunner Steven S. DeKnight e tutte le persone che hanno lavorato per realizzare la serie hanno da subito dimostrato di saper sfruttare questo potenziale, riproducendo uno stile e un’innovazione simili a quelli portati dal già citato Batman nolaniano, e specialmente sapendo prendere ispirazione dai giusti lavori svolti in precedenza con il personaggio, su tutti quelli di Frank Miller degli anni ’80. Sono riusciti ad allontanarsi dallo stile leggero, comico, esuberante e colorato che sta caratterizzando il resto dei prodotti Marvel di derivazione cinematografica, rendendo invece questa serie TV più cruda, cupa e realistica.
Non si sono solo concentrati sulle semplici vicende, ma anche sull’esplorazione dei personaggi. E per questi personaggi hanno svolto un casting di eccellenza, scegliendo attori perfetti per il ruolo e soprattutto talmente esperti e talentuosi da essere in grado di apportare da soli qualcosa alla parte. Due esempi su tutti sono ovviamente Charlie Cox, che riesce a interpretare con enorme carisma un ruolo complesso come quello di Matt Murdock, e Vincent D’Onofrio, la cui magistrale interpretazione ha regalato al suo Wilson Fisk un’incredibile miscela di fragilità e terrificante imponenza. Il lavoro degli sceneggiatori e dei due attori ha reso questa coppia di personaggi la punta di diamante della serie, creando uno dei rapporti eroe-villain meglio sviluppati tra tutte le trasposizioni fumettistiche.
In Daredevil vengono inoltre ampiamente curati gli aspetti tecnici, con una regia impeccabile e in grado di sperimentare e di coinvolgere lo spettatore (dando vita tra le altre cose a un piano sequenza che è ormai diventato celebre), una fotografia che rappresenta ottimamente le atmosfere dark che Hell’s Kitchen deve avere, e delle coreografie che hanno portato i combattimenti della serie a essere tra i migliori mai realizzati per una serie televisiva, secondi probabilmente solo a quelli di Banshee.
Infine gli scrittori si sono impegnati per scrivere una sceneggiatura degna di questo nome: rendendo la storia accattivante e memorabile; scavando profondamente come già menzionato nella caratterizzazione dei personaggi; rendendo omaggio e giustizia alle opere originali; e avendo l’accuratezza di non cadere quasi mai in cliché o forzature, impresa non facile per il genere eroistico. Quest’ultimo punto è forse il più importante nella distinzione con lo standard dei prodotti dello stesso genere. In Daredevil non c’è una divisione standardizzata tra bene e male, ognuno ha svariate sfaccettature; il protagonista soffre, si ferisce e non è posto sempre al di sopra dei suoi avversari; non sono presenti deus ex machina che rovinano la costruzione di una situazione; ma soprattutto lo scorrere degli eventi non è prevedibile: se nelle altre serie supereroistiche si può facilmente intuire il banale sviluppo della trama anche con stagioni in anticipo, nella serie Netflix ciò è difficile che accada anche di scena in scena, con un conseguente naturale aumento della tensione e del carico emotivo.
Si può tranquillamente affermare che questa serie abbia rivoluzionato il genere sul piccolo schermo. È probabile che produzioni esterne non impareranno e continueranno a realizzare immondizia, ma dall’altro lato la speranza che il connubio tra Marvel e Netflix continui su questa scia ora è decisamente alta. La celebre capacità di organizzarsi della Casa delle Idee in questo caso diventa utile: siamo già a conoscenza dei progetti in cantiere per il futuro prossimo. Per chi non fosse aggiornato, le due compagnie nei prossimi due/tre anni porteranno sui nostri schermi altri tre personaggi derivanti dai fumetti marvelliani: Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist, che si uniranno poi a Daredevil nella miniserie The Defenders. Le serie saranno quindi strettamente collegate fra loro, oltre a far parte anche dello stesso universo sviluppato dai Marvel Studios al cinema e sulla rete broadcast ABC. Tra parentesi, su quest’ultimo punto il sottoscritto spera vivamente che i collegamenti con i prodotti cinematografici si fermino a qualche riferimento casuale tra i dialoghi, ritengo che un collegamento più approfondito come la presenza di un personaggio televisivo al cinema o viceversa, a causa della menzionata differenza di stile e qualità generale, vada a danneggiare le produzioni Netflix. Tornando a quest’ultime, il motivo dietro a questo discorso è segnalare come Daredevil possa essere solo l’inizio di una lunga catena di prodotti in grado di rendere giustizia al genere supereroistico. Se la produzione dietro alla serie sul Diavolo di Hell’s Kitchen continuerà a impegnarsi per mantenere il livello raggiunto, il futuro per gli amanti della buona televisione e dei supereroi è più roseo di qualsiasi aspettativa.
Luigi Dalena
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