Prima di tutto devo asserire di non essere un pacifista. Sono un guerrigliero che ha, però, la caratteristica di trasformarsi, come Midnight Man, solo in caso di necessità di difesa. Certo può capitare di combattere, attaccare per insoddisfazione, ma proprio questo è un punto che tratterò più avanti.
Inoltre sottolineo che non sono fissato su certi argomenti (vedi Dexter). È un caso che per due volte, in un tempo così ravvicinato, scriva trattando gli stessi temi, ma Flashpoint ha appena ripreso ad essere trasmesso che non ho resistito.
Da questa premessa, forse, non si capisce da che parte sto, visto il pilot di una serie adrenalinica, giunta alla terza stagione, che vado a commentare.
Parlo del pilot perché la logica che segue tutta la serie è la medesima della prima puntata, anche se nella prima è abilmente occultata davanti ai nostri occhi. (E perché l’articolo l’avevo scritto appena dopo aver visto quella puntata )
Parto dalla strategica scelta del sergente a capo della task force canadese, il pacifico e determinato papà di Veronica Mars. Come si fa a non pensare che sia un sergente che ha improntato la sua carriera e vita a salvaguardare il popolo americano, e tutti i giusti che passano per la sua via?!!
Poi i meravigliosi agenti della squadra tattica, indefessi tutori della giusta reazione di forza, pronti, anzi prontissimi, a mettere sotto inchiesta il buon cecchino, che salva la vita alla donna indifesa ed estranea ai fatti.
Passiamo ai fatti, per poi tornare alla vita degli agenti speciali.
Uno squilibrato straniero dell’Est, per motivi suoi, si attraversa tutta la città a bordo di mezzi pubblici per andare, in sintesi, a punire la moglie. Non si sa cosa abbia fatto, ma non importa, importa solo che si sia allontanata dal padre padrone che ha sposato. La liceità del suo allontanamento è avallato dal beneplacito della legge: quando il marito la raggiunge, lei dice che non può avvicinarsi e che se non se ne va, chiama la polizia. E lui cosa fa? Le spara alle spalle, poi prende un ostaggio e si dirige ad affrontare il plotone di esecuzione, (come può pensare che non verrà fermato dalle forze dell’ordine?) con l’unico vantaggio di morire, portandosi dietro una donna innocente.
Il suo intento verrà smantellato, ma non affrettiamo la fine così sorprendente ed inaspettata…
Ora la SRU (Strategic Response Unit) è un team affiatato, competente, il lavoro di squadra è come una famiglia per gli agenti.
Tutti sono belli o almeno parecchio affascinanti, ed uno in particolare, il protagonista di questa puntata, è un marito fedele, padre amorevole, ha un figlio fantasticamente sensibile, che suona in un quartetto di archi, una moglie che apparentemente non capisce il suo attaccamento alla squadra più che ai suoi genitori (suoceri di lui), ma che al momento giusto… capisce.
Certo è troppo attaccato al lavoro, e il sergente, papà di Veronica, (non riesco ancora a vederlo fuori da quei panni, sorry) glielo sottolinea a più riprese, lo spinge ad andare alle nozze di smeraldo dei suoceri (40 anni di matrimonio), ricordandogli che quando andrà in pensione è dalla famiglia che deve tornare; a quel punto che troverà, se non è mai presente?
Stranamente, (sono ironico) questo modello di padre di famiglia è proprio la chiave di volta del plot, è quello che farà la differenza, in un modo d’agire molto spinoso per il popolo americano e per chi abita da quelle parti: interpreta il cecchino che preme il grilletto.
Per chi abbia in mente che non ho ancora detto da che parte sto, pazienti ancora un attimo, non sono ancora arrivato al climax, all’apoteosi dei fatti.
Con il mio procedere vado a rovinare l’effetto del buon artificio degli sceneggiatori nell’uso del flashback, ma ne sto usando uno tutto mio, enjoy! (del resto il loro lo avete visto godendovi la puntata).
In una maniera asciutta, pulita e semplice, come gli sceneggiatori dei serial d’oltreoceano sanno fare, vediamo che lo squilibrato viene freddato, la bionda, tinta, viene salvata, al cecchino, che non è per niente un novellino, vengono i sensi di colpa, la squadra tutta, e qualcun altro ancora, loda l’operato dell’agente, la moglie e il figlio di questi fanno quadrato attorno a lui, il figlio dello squilibrato piange il padre.
Climax toccato.
Partiamo dal punto. La storia è perfetta per fare apologia, difesa ed esaltazione, del regime di polizia. Non si può che stare dalla parte del cecchino. Ha fornito un servizio alla città e comunità, compiendo un atto estremo ed odioso, ma è stato costretto dalla sua vittima.
Qui ci sarebbe da fare una parentesi sul fatto che l’atto è estremamente odioso, proprio perché al limite del preventivo, ma andrei a scrivere un trattato, e poi qualcuno mi direbbe che non è stato preventivo, visto che il folle ha ucciso la moglie; quindi io sarei costretto a dire (e gli sceneggiatori mi danno subdolamente una mano) che, con l’arrivo del figlio disperato, alle spalle del padre con la pistola, ci viene mostrato che si sarebbe potuto tentare qualcosa di diverso.
Tornando al cecchino, non è un killer senza cuore e anche se fa il duro con i colleghi, non la da a bere a nessuno, perché questo suo atto omicida lo perseguita fino alla fine della puntata. (Mi chiedo: è la prima volta che spara? Pare di no. È la prima volta che uccide? Non lo so, ma da come viene considerato dal team è un veterano, e la battuta alla psicologa ne è un segno. Allora, mi domando: chi crede ancora che lo sparare ad uno sconosciuto da parte di un professionista della difesa pubblica, porti tale sconforto? Avete mai provato a fare una cosa per lavoro, qualsiasi cosa, e ripeterla e ripeterla e ripeterla? Alla fine provate ancora i sentimenti della prima volta? L’esempio pratico è quello di coroner in obitorio, o di spazzino della nettezza urbana, dopo un po’ non senti più la puzza terrificante che sentiamo noi quando ci accostarci ai cumuli di spazzatura per la prima volta).
Come dicevo più in su, al punto, questo operare della polizia è orchestrato in modo talmente elegante che perdiamo ciò che sta dietro al punto.
Se guardiamo un po’ più serenamente, vediamo che c’è qualcosa che non va, in un certo modo di pensare, negli Stati Uniti.
Come sono arrivati gli americani a trovarsi dei pazzi pericolosi per strada? E come mai c’è la leggenda comica che i canadesi sono dei semplicioni idioti? (Non voglio andare OT parlando del sistema sanitario statunitense in confronto a quello canadese e al fatto, molto Michael Moore, che gli americani sono armati fino ai denti, e i canadesi lasciano l’uscio della porta di casa socchiuso, senza dare 12 giri di chiave e chiavistello.)
La situazione critica è la proposta di una soluzione, che piace tanto ai promulgatori della teoria della “riduzione del danno”, che sintetizzo con: non possiamo farci molto, dobbiamo usare strategie per ridurre gli effetti del danno che verrà comunque fatto.
La questione è che se ci si trova in una posizione così degradata, bisognerà rivedere la cultura, politica e morale, affinché si ritrovi la pace.
Comunque! Noi non ci preoccupiamo troppo, non siamo arrivati e penso e spero, non arriveremo mai a quei livelli generalizzati, quindi possiamo goderci l’adrenalinico susseguirsi di azioni mozzafiato, staccando per 40 minuti dalla nostra vita quotidiana, e tifando per uno o per l’altro protagonista.
Non posso esimermi dal parlare di una trovata degli sceneggiatori. Non sto accennando al lanciare sulla spianata del pianto, con stridor di denti, il giovane, tenero, amorevole, coraggioso, innocente figlio dello squilibrato, ma alla inquadratura della donna bionda che, alla fine dell’azione delle forze speciali, si allontana dalla piazza, e ha sul volto del sangue, presumibilmente derivato dall’esplodere delle cervella del cattivone (che cattivone lo è per davvero); un primo piano che penso faccia alzare schiere a favore dei nostri eroi e schiere contro; magie di chi sa come far rimanere attaccati gli spettatori ad uno schermo.
Ma se rivedete, o vedere, la puntata pilota, ditemi se non è individuabile la strategia che gli autori hanno usato per occultare la critica dura ad una filosofia di azione che non è adatta a mantenere la pace in città.
Ora, con alle spalle tre stagioni, dovrebbe essere più facile dirlo. La SRU, a differenza dei colleghi degli States, riesce a gestire le crisi senza fare i cowboy del Far West, e questo modo di muoversi porta benefici a tutti.
regy
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