Curiosità

I 15 villain più memorabili della TV secondo Italiansubs Blog

I am not a monster; I am just ahead of the curve.

Questo articolo contiene spoiler da 24, Black Mirror, Breaking Bad, Hannibal, Justified, Lost, Marvel’s Daredevil, Marvel’s Jessica Jones, Oz, Person of Interest, Scandal, The Wire, The X-Files, This is England e Twin Peaks. Se non siete in pari e siete interessati a recuperarle, non continuate la lettura o saltate il paragrafo relativo. Possono essere presenti spoiler anche nei commenti, e non solo da queste serie TV.

Dopo l’articolo sulle 15 morti più sconvolgenti della TV, Italiansubs Blog vi propone alcuni ritratti di alcuni villain presenti e passati della TV. Come per l’articolo sulle morti, ogni blogger ha scelto un villain da descrivere, ed è quindi normale che ne manchino molti, anche di famosi. Buona lettura e aspettiamo i vostri pareri nei commenti.

 
Charles Logan

24
CHARLES LOGAN

In una serie con un alto tasso d’azione e d’adrenalina, in cui gli antagonisti sono per lo più terribili terroristi o eroi passati al lato oscuro, probabilmente il villain più riuscito di tutti risulta essere Charles Logan (Gregory Itzin). Non si parla di un villain particolarmente sfaccettato o complesso, né molto diabolico o scaltro, tutt’altro. Logan, introdotto nella quarta stagione come Vice-Presidente degli USA, è un uomo che si trova dove si ritrova quasi per caso, aiutato da una comunque non indifferente capacità dialettica e una assurda fortuna; quest’ultima gli ha consentito di ascendere al ruolo di Presidente degli USA a causa della morte del suo predecessore, mostrando da subito tutta la sua inettitudine e la sua incapacità in un ruolo tanto fondamentale. Il suo arco narrativo della quinta stagione, unito ad alcuni momenti assolutamente scioccanti ed inaspettati, è ciò che la rende – secondo molti fan – la stagione migliore di 24, fornendo finalmente all’irriducibile Jack Bauer un antagonista che, seppur completamente diverso da lui, è in grado di tenergli testa in quanto a carisma; tale impresa non è riuscita a coloro che l’hanno preceduto. Il percorso di redenzione abbozzato nella sesta stagione – con la sua apparente morte – non rappresenta che un incidente di percorso per l’ormai ex presidente, che torna in tutta la sua gloria nell’ottava stagione, l’ultima del corso originale di 24; non è un caso che il suo ritorno nelle ultime otto puntate coincida con un impressionante impennata di qualità di una stagione fino a quel punto totalmente dimenticabile. Charles Logan si può certamente definire un inetto che si trova in mezzo a eventi ben più grandi di lui – spesso usato come marionetta da personaggi più scaltri di lui, persino quando è lui il presidente degli USA – ma è un villain che, in tutta la sua incapacità e inadeguatezza, fornisce a 24 il suo cattivo più memorabile.
Scritto da: attitude.

 
Umanità

BLACK MIRROR
L’UMANITÀ

Data la sua natura antologica, Black Mirror non è certo una serie che può vantare un classico villain memorabile con un arco narrativo ben strutturato. Ma solo perché il “cattivo” non si può identificare in un singolo personaggio, non vuol dire che non sia presente. In molti se dovessero scegliere l’antagonista dei racconti di Charlie Brooker probabilmente opterebbero per la tecnologia, che sembra sempre essere la protagonista delle celebri vicende negative di questa serie. Ma in realtà, secondo la visione pessimistica dell’autore, la tecnologia non è altro che un mero strumento a disposizione del vero villain: l’umanità. Brooker in Black Mirror descrive e denuncia il cattivo uso che la società e i personaggi protagonisti fanno della tecnologia a loro disposizione: è lo stesso comportamento umano che nelle situazioni rappresentate porta lo spettatore a provare disgusto. Il progresso tecnologico è sempre messo a disposizione dei singoli e delle masse, sta a loro scegliere cosa farne, se essere buoni o cattivi. E nell’analisi della politica, della società, della vita di coppia, del lutto, del senso di giustizia, della democrazia e dell’esistenza degli individui non c’è spazio per vicende e soprattutto personaggi positivi. Ironicamente, non c’è nulla di umano, inteso come termine che indica la presenza di doti e sentimenti che ci dovrebbero distinguere dalle bestie. E se anche la stessa umanità viene disumanizzata, cosa ci rimane?
Scritto da: jogi__.

 
Gustavo Fring

BREAKING BAD
GUSTAVO FRING

Gustavo Fring (interpretato da Giancarlo Esposito) è il villain di cui Breaking Bad aveva bisogno per poter sviluppare in maniera naturale e brillante sia l’intera storia che il personaggio di Walter White. La mia opinione – e credo non solo la mia – è che non sarebbe esistito il vero Heisenberg se quest’ultimo non avesse dovuto confrontarsi con Fring. Gus è una persona impassibile, fredda e cinica, ma estremamente intelligente, pragmatica e dotata di un’eleganza fuori dal comune; possiede modi pacati e gentili, e si presenta alla società come un benefattore e un cittadino modello mentre in realtà è uno spietato boss della droga. Come spesso capita, il suo comportamento e le sue azioni sono in buona parte il risultato di ciò che gli è stato fatto: il suo primo obiettivo, infatti, è la vendetta. Alla fine riuscirà a ottenerla ma – paradossalmente – sarà anche la sua fine; l’eccessiva sicurezza derivata dal quasi raggiungimento del suo scopo permetterà infatti a Walter di avere la meglio su di lui. Gus possiede diverse attività legali che utilizza per la creazione e lo spaccio dei suoi prodotti illegali. Tra queste, sono da citare la Lavandería Brillante (in cui si nasconde il laboratorio usato da Walter) e la catena di fast food chiamata Los Pollos Hermanos (usata per la distribuzione negli Stati Uniti). Nel corso degli anni, Fring ha saputo creare una rete sommersa di proporzioni mastodontiche, riuscendo inoltre a bilanciare perfettamente le esigenze e gli interessi di tutte le persone coinvolte. Tale equilibrio si spezzerà quando Walter avrà la meglio su di lui e, piano piano, tutte queste attività illegali verranno a galla, grazie alle indagini di Hank e a un maldestro tentativo di Walter, Jesse e Mike di coprire le proprie tracce (Yeah bitch! Magnets!).
Scritto da: darthdread.

 
Wilson Fisk

DAREDEVIL
WILSON FISK

Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio), ovvero Kingpin, compare solo dopo alcune puntate della prima stagione di Daredevil. Il suo nome incute timore e la prima volta che lo vediamo, di spalle in una galleria d’arte, ci si raggela il sangue nelle vene. La cosa sorprendente è scoprire, nella puntata successiva, il suo lato più umano: sembra quasi che lui non abbia scelto di essere malvagio ma vi sia stato portato da un’infanzia terribile e difficile. Così come il protagonista della serie, Kingpin si trova a dover usare la violenza per affermare il proprio concetto deviato di giustizia, per la comunità di cui si sente a capo; invece Daredevil, usando metodi simili, sostiene un bene comune e non personale. È questo rende così affascinante Wlison Fisk, la sua vicinanza al protagonista nell’uso della violenza e, soprattutto, la sua umanità latente e nascosta che viene schiacciata da un male interiore feroce e inarrestabile.
Scritto da: jack darko.

 
Hannibal Lecter

HANNIBAL
HANNIBAL LECTER

Hannibal Lecter, nella sua versione portata sul piccolo schermo da Mads Mikkelsen, a mio parere, è uno dei cattivi televisivi più riusciti degli ultimi anni. Non solo Mads è riuscito a farci accantonare – ma non certo dimenticare – la magistrale prova attoriale e degna di Oscar di Anthony Hopkins ne Il Silenzio degli Innocenti, ma si è guadagnato un posto d’onore nella nostra personale lista dei villain più spietati della TV. La creazione di Bryan Fuller non ha nulla da invidiare alla versione cinematografica, Mads riesce perfettamente nell’intento di regalarci un cannibale inquietante, ma lo fa con eleganza, con un rigore e una freddezza quasi irreale. Ciò che più amo di Hannibal è la meravigliosa, sebbene spaventosa, arte di uccidere; le ambientazioni oniriche, la calma e la lucidità in contrasto con la follia e l’incoscienza, il tutto condito da dialoghi che seguono quasi alla lettera i romanzi di Thomas Harris, ma che riescono a scavare in profondità e raggiungere livelli inaspettati. Da menzionare anche la curiosa attenzione allo sbeffeggio e a un’ironia sadica continua e nascosta in piena vista, caratteristica che rende Hannibal Lecter ancora più interessante e oserei dire anche piacevole. Per concludere, è impossibile non citare la specialità di Hannibal: il cibo. Grazie a Janice Poon, food creator della serie, Hannibal cucina piatti visivamente spettacolari e macabri allo stesso tempo. Una meraviglia per gli occhi senza paragoni.
Scritto da: Edel Jungfrau.

 
Kilgrave

JESSICA JONES
KILGRAVE

Un pizzico d’eleganza, una forte ossessione, la capacità di ottenere sempre ciò che vuole e un attore in grado d’interpretarlo magistralmente. Stiamo parlando di Kilgrave, portato in scena da David Tennant in Marvel’s Jessica Jones. Uno dei migliori villain televisivi nei quali io mi sia mai imbattuta. Inizialmente avvertiamo soltanto la sua presenza, sappiamo che c’è, ma non lo vediamo davvero. La sola consapevolezza del suo ritorno nella vita di Jessica porta terribili conseguenze; dunque, l’aspettativa è molto alta. Poi, finalmente, eccolo. In tutto il suo purpureo splendore. Sembra quasi un personaggio normalissimo, forse persino deludente. Non il terribile mostro che ha terrorizzato per così tanto tempo l’impavida Jessica Jones. Per fortuna, il caro Kilgrave fa presto a smentire questa impressione. Vediamo la facilità con cui manipola le persone, scopriamo dettagli del suo passato, c’è un bellissimo approfondimento psicologico. Un uomo con molto potere, a volte definito da lui stesso una maledizione, ma del quale non può fare a meno. Anzi, ne vuole sempre di più. Un personaggio caratterizzato superbamente e ottimi dialoghi tra lui e la protagonista. Impossibile non amarlo.
Scritto da: GaiaLps.

 
Boyd Crowder

JUSTIFIED
BOYD CROWDER

La storia tra Walton Goggins e Justified era iniziata come un flirt fugace, sotto forma di apparizione nell’episodio pilota, in cui il suo personaggio, Boyd Crowder, sarebbe dovuto morire per mano di Raylan Givens – come nel racconto da cui è tratto l’episodio, Fire in the Hole, del compianto ma mai dimenticato Elmore Leonard. Ma, dopo aver visto l’interpretazione dell’attore allora principalmente noto per il suo Shane Vendrell in The Shield, Graham Yost e la FX hanno capito che liberarsi troppo presto di Boyd sarebbe stato un errore. Un atteggiamento camaleontico, una lingua tagliente e biforcuta, suadente e inarrestabile con in più quel fascino da gentiluomo del Sud e un perverso mix di lealtà e avidità compongono quel cocktail esplosivo che è Boyd Crowder. Ma aldilà del conflittuale rapporto con Dio, della violenza – da sempre parte integrante della sua vita di fuorilegge – e della costante ricerca di un posto al sole da raggiungere attraverso le più svariate attività criminali, il vero fulcro attorno al quale gira l’universo di Boyd sono i rapporti. Quello con la donna della sua vita Ava, e quello con Raylan Givens, che per questa serie è stato come un porto sicuro dove rifugiarsi nei momenti di difficoltà. Ed è per questo motivo che Boyd è un villain sui generis. Certo, è la nemesi del nostro protagonista e si è macchiato di atti di violenza ingiustificabili (l’uccisione di Dewey Crowe), ma quando osserviamo una qualsiasi scena con Raylan e Boyd al centro del palcoscenico cosa ci permette di distinguere tra il bene e il male, tra il cattivo e l’eroe? Come disse Jack Nicholson in The Departed: “Quando avevo la tua età i preti ci dicevano che potevamo diventare o preti o criminali. Oggi quello che ti dico io è questo: quando hai davanti una pistola carica, qual è la differenza?”.
Scritto da: talpa10.

 
Benjamin Linus

LOST
BENJAMIN LINUS

Il personaggio di Benjamin Linus (interpretato da Michael Emerson), probabilmente, è una delle ragioni per cui è valsa la pena seguire Lost. Carismatico e magnetico, Ben Linus si impone sulla scena grazie a quel suo sguardo emotivamente vuoto che usa per catalizzare l’attenzione dei suoi interlocutori (personaggi e spettatori), manipolandoli a suo piacimento attraverso un modo di parlare scevro da qualsiasi flessione emotiva. È il custode di una conoscenza grazie alla quale è in grado di esercitare la propria leadership e con la quale riesce a giustificare le proprie azioni. È il personaggio machiavellico per eccellenza, l’uomo dietro le quinte in grado di scavalcare qualsiasi impedimento etico che gli si presenta davanti pur di portare avanti la propria missione. Il motto “il fine giustifica i mezzi” si incarna perfettamente in Ben e lo rende capace di commettere qualsiasi efferatezza pur di adempire al suo dovere e mantenere l’unica cosa che conta per lui: il potere. Eppure Ben non è quello che potremmo definire come il classico sociopatico, perché non appena realizza che soddisfare la sua sete di potere comporta dei costi elevati allora è lì che emerge (e riemerge) il suo lato più umano. Perché è in quel momento che capisce di essere niente più che uno strumento nelle mani di forze che esistono a prescindere da lui, di essere anch’esso nient’altro che una pedina in un gioco in cui le regole vengono cambiate senza preavviso. Una consapevolezza che porta a galla il suo lato umano e diventa il suo più grande rimorso con le sembianze del sacrificio più estremo che, nonostante la sua dedizione, non gli viene riconosciuto. “I had a chance to save her but I chose the Island”, dice in una delle scene migliori della serie, sottolineando come quel senso di colpa effettivamente c’è e pulsa incessantemente, animando prima il suo sentimento di vendetta e rendendo, poi, il freddo e calcolatore uomo machiavellico un uomo in cerca di una redenzione che, forse, sa bene di non meritare.
Scritto da: givaz.

 
Vernon Schillinger

OZ
VERNON SHILLINGER

Nell’Oswald State Penitentiary non esistono brave persone, non esistono innocenti e di sicuro non esistono eroi. Tutti (dai carcerati fino ai dirigenti, arrivando persino ai piani alti della politica) hanno un’anima sporca, macchiata di qualche imperdonabile peccato. In questo oceano di crudeltà si erge maestosamente uno dei più diabolici ed efferati antagonisti che la televisione abbia partorito: Vernon “Vern” Schillinger (interpretato da J. K. Simmons, vincitore di un Premio Oscar nel 2015). Schillinger è il capo della Fratellanza ariana del carcere, la gang più pericolosa che Oz conosca: omicidi, stupri, ricatti, violenze, furti, torture e umiliazioni sono il pane quotidiano di Vernon. Qualunque capo che si rispetti deve però avere un fedele braccio destro, e anche il nostro gerarca nazista ne ha uno: James Robson, il più perverso e sadico di tutti i naziskin. Durante la serie li vedremo fronteggiare un altro carcerato, il povero Tobias Beecher (una delle personalità più pure della prigione, la cui unica colpa è essersi ribellato alla tirannia nazista). Quella che era iniziata come una semplice antipatia diventerà così una guerra sanguinaria senza esclusione di colpi, che annienterà ogni briciolo di umanità residuo nel cuore del vecchio Schillinger (e che lo renderà l’infernale nemesi tanto odiata e acclamata ancora oggi).
Scritto da: Aletranco.

 
Samaritan

PERSON OF INTEREST
SAMARITAN

In principio erano gli dei del Pantheon greco. Volubili e indifferenti, giocavano con l’umanità come il gatto con il topo. C’erano dei che amavano gli umani e dei che invece li disprezzavano e ne volevano la rovina. Ma era sempre chiaro come ai loro occhi l’uomo fosse un’intelligenza inferiore. Poi venne Person of Interest e quegli dei sono tornati, sotto “forma” di Intelligenze Artificiali. Onnipotenti, onniscenti, superiori, create dall’uomo ma che hanno conquistato la completa libertà di pensiero e di logica. C’è la Macchina, benevola, che vuole concedere all’uomo il beneficio del libero arbitrio, e poi c’è Samaritan, il dio terribile e inflessibile, che ha la stessa convinzione che permea i super-cattivi di moltissimi prodotti sci-fi: l’uomo è troppo egoista, corrotto e autolesionista perché gli sia permesso di continuare a esistere. Il libero arbitrio? Una scusa per le ideologie di massa, che portano solo a caos e mattanze. Ed ecco che, in una serie dove i cattivi di qualità abbondano, il gioco passa a un livello superiore, divino, appunto. Nell’epico episodio The Cold War, la conversazione tra la Macchina e Samaritan attraverso le loro interfacce analogiche umane (un’IA che usa un umano come avatar è già mind-blowing di per sè) chiarisce bene l’entità dello scontro: “Io ti distruggerò. Lascerai che i tuoi agenti umani muoiano con te?”. E lì capiamo bene che non ci sono altri cattivi, non c’è Elias, nè HR o Dominic. Noi siamo solo spettatori impotenti di uno scontro tra divinità che abbiamo creato con le nostre mani. Dobbiamo solo sperare che vinca quella giusta. E che la maledetta quinta stagione veda finalmente la luce…
Scritto da: Lisina.

 
Rowan Pope

SCANDAL
ROWAN POPE

Conosciuto anche come Elijah Pope, Rowan (interpretato da Joe Morton) è il padre di Olivia Pope, protagonista principale della serie Scandal. La sua organizzazione B613 è una sottosezione della CIA che dovrebbe rispondere al Presidente degli Stati Uniti. Il tipico villain che ami odiare. Lui è spietato, sfuggente, carismatico, affascinante, arrogante, machiavellico, padre degenere ma comunque necessario alla trama. Perché in questa serie nessuno ha la coscienza abbastanza pulita da potersi definire un buono. A turno tutti hanno ingannato tutti, tutti hanno mentito a tutti, alcuni si sono anche macchiati di qualche crimine e nessuno può sentirsi al di sopra delle parti. Rowan è il classico personaggio che puoi solo odiare e maledire sempre, quello cattivo e fastidioso che però è come la gramigna, non muore mai. E abbiamo perso il conto di quante volte abbiamo almeno pensato di esserci liberati di lui e della sua organizzazione; però, ogni volta, riesce a tornare in gioco.
Scritto da: tfpeel.

 
Omar Little

THE WIRE
OMAR LITTLE

Maschio, afroamericano, 34 anni, rapinatore, omosessuale. Segni distintivi: una cicatrice, un trench, un giubbotto antiproiettile, un fucile a canne mozze. Quando arriva lo senti fischiettare The Farmer in the Dell. Il posto di Omar (interpretato da Michael K. Williams) in The Wire è quello di una risposta alla domanda “Ma come si vive in una città in cui la polizia non ti può proteggere, la legge non vuole che tu esista e la giustizia non ti può difendere?”. Ed ecco che da un vicolo sgangherato compare lui: cappuccio della felpa tirato su, cappotto a tre quarti, giubbotto antiproiettile e un fucile a canne mozze. Se lo Stato non ti aiuta, aiutati da solo. Tutto riassunto in un personaggio, in un’andatura, in un fischiettìo. Omar è il cattivo a cui bisogna guardare per capire il vero fallimento delle istituzioni tutte. Non è il bullo, il delinquente, il mafioso. È un ragazzo con una forte umanità, tenero, persino buono. Ma deve essere cattivo perché non gli viene offerta un’alternativa. E per far fronte al muro di gomma di istituzioni politiche, amministrazione e ordine pubblico, scrive e applica una legge tutta sua per poter sopravvivere e trovare una logica, seppur flebile, nella vita quotidiana. E così diventa il Robin Hood dei nostri giorni, il cattivo-ma-buono che applica metodicamente la propria politica: rapinare e uccidere sì, ma solo gli spacciatori, mai i cittadini innocenti. “Non conta quello che freghi ma a chi lo freghi, mi capisci?”. Spesso ruba e getta via; non lo fa per profitto, ma per giustizia. “I soldi non sono di nessuno, solo di chi li spende”, dice sfottente Omar durante una rapina. È sarcastico ed ironico. Trae dalla vita e da Baltimora tutto ciò che può. Alla domanda di un avvocato su quale sia la sua professione, Omar risponde “rapinatore di spacciatori”. Quando l’avvocato mostra tutta la sua incredulità, Omar ribatte: “Io ho il fucile e tu la valigetta, ma il gioco è lo stesso, no?”. Eccola lì l’essenza di The Wire: differenza apparente e identità sostanziale. Sebbene occupino posizioni opposte, buoni e cattivi si confondono e non si può riconoscerli più.
Scritto da: Lola23.

 
Smoking Man

THE X-FILES
SMOKING MAN

A una prima analisi, sembrerebbe che Smoking Man (interpretato da William B. Davis) sia il classico villain che ha un piano ben definito, risorse quasi infinite per portarlo a termine e tanti potenti alleati su cui fare affidamento. È la nemesi per eccellenza dell’agente Fox Mulder, è il classico uomo dietro le quinte, spietato e pericoloso. La sua influenza sugli X-Files pare essere enorme visto che ricopre un importante incarico all’interno dei servizi segreti governativi. Il suo soprannome deriva dal fatto che, nella serie, lo si vede quasi sempre fumare delle sigarette Morley; questa dipendenza, a lungo andare, gli ha causato un grave cancro ai polmoni. Morto e risorto – o meglio, dato per morto e tornato in azione – per ben 3 volte, Smoking Man riesce sempre a cavarsela in un modo o nell’altro. Ma Smoking Man non è solo questo. In realtà sembra tenere ad alcune pochissime persone, e una di queste pare essere proprio Mulder. Anche se ha provato più volte a ucciderlo, nelle ultime stagioni gli ha offerto più volte un’ancora di salvezza per poter sopravvivere ai vari piani di sterminio e distruzione che si sono susseguiti nel corso della storia. Inoltre molti fan – e William B. Davis stesso – considerano Smoking Man un “eroe” perché deve compiere scelte difficili che molti altri non sarebbero mai in grado di fare; deve, inoltre, tenere al sicuro la società umana da rivolte e ondate di panico, nascondendo al resto del mondo sia la verità sugli alieni sia tutte le altre conoscenze terribili in suo possesso.
Scritto da: darthdread.

 
Combo

THIS IS ENGLAND
COMBO

Uno dei motivi per cui, come ormai in molti concordano, le serie TV hanno raggiunto (quando non superato) il livello qualitativo del cinema, è la possibilità che viene data agli autori delle prime di delineare in maniera più approfondita i personaggi che popolano le storie che ci vengono raccontate attraverso il piccolo schermo. Questo ci permette di poter simpatizzare sempre più con gli eroi o, comunque, i personaggi positivi ma, soprattutto, di conoscere meglio anche il background degli anti-eroi, coloro che vengono visti come i personaggi negativi, arrivando a farci provare una certa empatia-simpatia nei loro confronti. Emblematico, in questo senso, è il caso di This is England e di uno dei villain più atipici della televisione, l’Andrew “Combo” Gascoigne interpetato da un magistrale Stephen Graham. Un villain, per collegarci a quanto enunciato a inizio paragrafo, definibile tale solo se ci si basa sull’omonimo film del 2006 che ha dato poi vita allo show; il lungometraggio, ambientato nel 1983, ci fa detestare Combo, fresco ex-detenuto, violento, incline all’ira, fervente seguace del National Front inglese e delle sue idee razziste e nazionaliste. Ma le tre serie che hanno seguito il film (This is England ’86, ’88 e ’90) ci fanno piano piano cambiare totalmente l’opinione che abbiamo di questo personaggio, fino ad arrivare – al termine di This is England ’90 – a provare una profonda simpatia nei suoi confronti, facendoci dimenticare tutto il disprezzo che era scaturito dalla visione del film. Combo, nella sua ricerca del perdono da parte di chi gli vive accanto e nel suo processo di redenzione, rappresenta un anti-eroe atipico, un cattivo dal cuore d’oro (o quasi), un personaggio realistico. In poche parole, Combo è un essere umano e, come tale (a differenza di molti villain stereotipati), ci viene raccontato.
Scritto da: jakopelosh.

 
Bob

TWIN PEAKS
BOB

It is happening again! Per onorare il ritorno di Twin Peaks previsto per il 2017, mi sembra giusto rendere omaggio all’antagonista della serie: l’entità che prende il nome di BOB. Interpretato da Frank Silva, BOB è uno dei personaggi più strani e pazzi della storia della televisione. La sua creazione da parte di David Lynch è stata piuttosto curiosa. Il suo personaggio non era inizialmente previsto, in quanto Frank Silva era lo scenografo della serie. Disponendo i mobili nella stanza di Laura Palmer, venne notato da Lynch. Osservando la sua presenza scenica e finendo per errore in un’inquadratura della versione europea del pilot, l’autore ebbe la geniale intuizione di creare il personaggio. BOB è un demone della Loggia Nera, un luogo ultraterreno abitato da spiriti malvagi. È un’entità crudele che si impossessa degli esseri umani, obbligandoli a compiere atti viscerali affinché possa nutrirsi della loro garmonbozia, raffigurazione del dolore e della sofferenza. È la rappresentazione della malvagità contenuta in ogni essere umano. BOB, per giungere sulla Terra, assume le sembianze del gufo, animale che preannuncia avvenimenti negativi. Per impossessarsi delle anime sfrutta la paura degli esseri umani causata dalla sua presenza. Così si impossessa di Leland Palmer, trovando un perfetto veicolo per le sue scorribande terrestri. Tramite il suo corpo compie infatti 3 brutali omicidi, lasciando nelle unghie delle vittime alcuni caratteri che compongono il nome ROBERT. Ogni singola azione viene fatta perché BOB vuole divertirsi un po’. Ogni sua singola apparizione nella serie è resa ancora più terrificante dalle musiche di Angelo Badalamenti. La colonna sonora rende ancor più angosciante la presenza del demone, incutendo nello spettatore un senso di paura senza fine. Bisogna quindi rendere omaggio anche a David Lynch e a Mark Frost: ci hanno offerto uno dei più spaventosi e terrificanti personaggi che siano mai apparsi nel piccolo schermo.
Scritto da: franz94.

Quale villain televisivo vi ha intrigato di più? Uno fra questi oppure qualcun’altro? Fatecelo sapere nei commenti, segnalando bene e chiaramente la serie e il personaggio a cui fate riferimento, in modo da evitare di spoilerare altri lettori.

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Marco Quargentan

Itasiano da ottobre 2008 grazie ad House MD e Lost. Blogger e Moderatore da giugno 2013 grazie a Game of Thrones, Traduttore da giugno 2015. Informatico di "professione", sassofonista per caso, appassionato di basket, player spasmodico della serie Legend of Zelda, lettore compulsivo di JRR Tolkien e GRR Martin (entrambi before it was cool), drogato seriale. Non chiedetemi la mia serie preferita, non saprei scegliere fra quelle che adoro.
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