Riflessioni su una serie conclusa dopo otto stagioni, trascorse senza l’incubo della possibile cancellazione.
Mr. Monk come Mr. Magoo?
No, no, no! L’unica somiglianza è il titolo o appellativo Mr.
Mr. Magoo, con le sue stranezze, riesce a divertire e nel contempo a scansare situazioni difficili e pericolosissime, ma lui è un simpatico vecchietto testardo che non vuole ammettere di dover portare gli occhiali.
Dalla sua, Mr. Monk, è da un lato un esempio riuscito di nevrotico ossessivo che non nega la propria necessità di rivolgersi a qualcuno perché lo aiuti, (anche se, di fatto, non ha trovato qualcuno adatto per la cura) dall’altro le sue stranezze ci divertono e la sua perspicacia convince anche la polizia ad accettare i suoi servigi.
Il capitolo sul suo psicoterapeuta è un discorso a parte, godibile in scena e tragico nella vita reale; la parte che si segue con piacere, sono i dodici anni e passa, di sedute che non servono ad altro che a farci sorridere delle nevrosi di Monk ogni volta che varca la soglia del terapeuta. Per quella tragico-commemorativa ci vediamo a fine articolo.
Una ricercata distribuzione di sintomi, angosce e fissazioni, condite da ironia tipica della comicità anglosassone, fanno applaudire. Questi sceneggiatori conoscono ciò di cui scrivono e lo adattano di volta in volta per far scattare l’ilarità.
La fobia di Monk per le persone nude, (6×03) con una divertentissima spiegazione del fatto, (una pantomima sul trauma da parto) non ci esime, a fine episodio, di constatare che Mr. Monk è e sarà sempre Mr. Monk.
Per aiutare la sua fanatica vicina di casa (una energica Sarah Silverman (2×12) (6×01)), svela un perfido assassino, nella 6×01, anche se il cattivo cerca di incolparla del suo truce omicidio tacciandola di follia. La fedeltà alla logica degli indizi e il gusto nella ricerca dei dettagli, gli permette di non essere sviato dalla maniacalità della vicina, sino a giungere alla rocambolesca risoluzione del caso.
Anche a chi di voi iniziasse solo ora a conoscere questo strano investigatore privato, non sarà sfuggito il fatto che la serie ha chiuso i battenti dopo otto stagioni. Il pubblico ha decisamente gradito e continua a farlo.
Per chi ha visto la prima stagione, troverà che all’inizio i suoi compagni di ventura, il Capitano Leland Stottlemeyer ad esempio, non lo seguono volentieri nelle sue stranezze, ma ora, a otto anni dalla nascita di questo investigatore privato, c’è una squadra che lo asseconda, a causa della sua brillante capacità di risolvere i casi.
Lo asseconda, con un’attenzione particolare. L’attenzione a non intralciarlo nell’espletare i propri riti nevrotici atti a sedare l’angoscia, purtuttavia in imbarazzo quando questi vengono agiti in pubblico. Non ci sono dubbi che anche Randy, l’agente spalla del Capitano, riesce ad imbarazzare parecchio, ma questo è un po’ troppo stupidino, un po’ pazzerello.
E qui arrivo al nocciolo.
Cos’è che piace vedere in Mr. Monk, cos’è che fa ridere? Perché una marea di personaggi famosi fa a gara per partecipare come guest star in ogni puntata?
Le sue fobie, da una parte, e dall’altra le situazioni al limite nelle quali è coinvolto, ci permettono di ridere e di immedesimarci. (Vedi la sigla d’inizio: immerso nella spazzatura, un topo fetido che atterra sulla spalla, fogne che si riversano su di lui).
Tutti siamo un po’ nevrotici, se ci è andata bene la vita, quindi riconosciamo ciò che accade a Monk, e le situazioni che affronta ci toccano. Inoltre l’inossidabilità del migliore detective su piazza, ci permette di vedere che queste fobie sono, appunto, fobie, cioè le esorcizziamo. Non ci si infetta dando la mano a qualcuno e non si muore se ci si rivolta addosso tutto il camion della spazzatura; non si ha un attacco cardiaco se un ratto ci cade addosso, non ci morde necessariamente, e via così.
Un ultimo appunto su quest’uomo: oltre ad essere vincente, è benestante e questa particolarità non è così assurda, non è solo al servizio della riuscita comica del telefilm. Un nevrotico è sgradevole, se lo incontriamo nella nostra vita di tutti i giorni ci imbarazza, ma ha ancora salda in sé la capacità economica, cioè soffre, ma riesce a fare i propri interessi, perdendo molto e consumando più energie delle necessarie, ma ha la possibilità di riuscire.
Infine le star di Hollywood hanno apprezzato partecipare. Un motivo è certamente perché le sceneggiature sono piene di energia, di trovate divertenti che si applicano alla vita quotidiana e… avanti così! Salpiamo l’ancora! (Non chiedetemi il perché di questa esclamazione marinara, non lo so anch’io, ma mi piaceva metterla qui).
Giungo ora a concludere con la parte tragica della storia dello psicoterapeuta. Pur non condividendo il modo nel quale questi “cura” il nostro detective, faccio una deviazione nel mondo reale, quello degli attori e degli sceneggiatori e dei registi e dei fonici e…
Quindi, chi ha visto la prima puntata della settima stagione, sa che Monk deve cambiare terapeuta a causa della sua dipartita, alla fine della sesta; questo gli produce un tale trauma, per cui cambia casa e sostiene disagi immani, pur risolvendo un caso.
Mi sono meravigliato del dispendio intellettuale degli sceneggiatori per la prima puntata della settima, di sicuro e imperituro successo. pensato (oh, povero me ignorantello!), che l’attore che per 6 anni aveva interpretato il Dr. Kroeger (Stanley Kamel) fosse stufo, avesse rescisso il contratto e che gli sceneggiatori avessero colto al balzo l’occasione per creare una puntata straordinaria come inizio stagione e come presentazione del nuovo terapeuta. E invece no, Stanley Kamel era morto davvero.
Mi è venuto il magone. Passata la botta, ho corretto il regypensiero. E correggendo, mi è passato per la mente che gli sceneggiatori devono aver avuto l’incubo dell’audience, e hanno cercato di non perdere quell’atmosfera famigliare che aleggiava attorno alle scene del Dr. Kroeger.
Kamel era pacifico e sapeva interpretare parti comiche; era perfetto per fare l’occhiolino al pubblico.
regy
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