RMHC Hardcore a Roma è un film documentario sulla scena musicale hardcore romana degli anni 1989-1999. Un lavoro lungo, fatto senza mezzi ma con tanta passione e che, finalmente, ha visto la luce. Ne parliamo con l’autore, Giulio Squillacciotti.

Giulio Squillacciotti
Sono passati due anni dalla prima presentazione del DVD, cosa è successo in questo tempo?
In che modo tu sei personalmente legato al mondo che racconti nel film?
Alla tenera età di 12/13 anni mi sono avvicinato al mondo dei concerti undergound romani sapendo suonare solo il violino. Rimasi folgorato dall’energia che ragazzini della mia età e gente poco più grande fosse in grado di organizzare in maniera autonoma concerti in spazi occupati e autogestiti. La cosa interessante che mi fece pensare “voglio essere così” fu il fatto che la gente della scena era pubblico e gruppo musicale allo stesso tempo e che la cosa non si esauriva là, il giorno del concerto, ma la scena la si viveva ogni giorno.
Raccontaci le difficoltà che hai trovato nella sua realizzazione.
Non ho trovato molte difficoltà in realtà. Non ho mai pensato di cercare dei soldi per produrre questa cosa. Tutto è nato dalla curiosità di andare a fondo sulle matrici di questo movimento e sulla sua ri-metabolizzazione nella città di Roma. Il che vuol dire farlo con i miei tempi e quelli delle persone che man mano incontravo. Si trattava solo di far combaciare i tempi di tutti per fare le interviste, per il resto basta una telecamera che di volta in volta mi facevo prestare. Se invece avessi avuto “tempi di produzione” sarei dovuto entrare in conflitto con le tempistiche… Al montaggio è venuta fuori la vera problematica rispetto alla narrativa di un lavoro del genere, ma il non avere tempi ci ha permesso di tirare fuori una cosa che possa parlare un po’ a tutti, non solo a chi ha elementi per capire.Parlaci del contenuto del film, i gruppi, il rapporto con la città.
Rosso Fiorentino
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