Con questo episodio, torniamo alle ambientazioni tipiche di Black Mirror!
L’articolo contiene spoiler!
Non c’è cura, per Internet. Non scomparirà mai.
Se con Nosedive e Playtest c’è stato un improvviso cambio di rotta stilistico del Black Mirror a cui non eravamo abituati, con questo episodio torniamo alle atmosfere cupe solite della serie. Qui non ci sono toni pastello o device futuristici, non ci sono spaventosi mostri o fantasmi. In questo episodio, i mostri hanno sembianze umane, sono spietati e cinici e, a volte, anche insospettabili.
Kenny (Alex Lawther) è un ragazzino come tanti: introverso, riservato e preso di mira dai colleghi di lavoro per il suo essere così schivo. È un lavoratore ed è sempre gentile con tutti. Kenny non sopporta la sorella, perché gli prende sempre il computer, crea solo disastri e gli ruba la sua preziosa Coca Cola. Stufo di questa situazione, decide di mettere un lucchetto alla porta di camera sua per tenere fuori la sorella. Kenny è un ragazzino come tanti: quando è da solo, in camera, accende il computer e si masturba guardando della pornografia su Internet. Però non sa che qualcuno lo spia dalla webcam del suo portatile e che, se non farà come gli viene ordinato, tutti i suoi contatti, gli amici, i colleghi, e soprattutto la sua famiglia, verranno a conoscenza del suo passatempo da depravato. Una delle prime “missioni” del ragazzo è portare una scatola contenente una torta in una stanza di albergo, dove troviamo Hector (Jerome Flynn), anch’esso sotto il giogo di questi misteriosi sconosciuti. I due vengono obbligati a proseguire la loro avventura insieme, viene loro ordinato di compiere azioni criminali, come derubare una banca in pieno giorno, per evitare che le loro malefatte vengano pubblicate sul world wide web e loro svergognati per sempre. Le “quest” degli ignari giocatori li conducono in un bosco, in cui Kenny è obbligato a proseguire da solo. Si ritrova, quindi, di fronte a un altro uomo; un pedofilo, tenuto sotto scacco nella stessa maniera di Kenny. I due dovranno sfidarsi in un duello mortale in cui solo uno uscirà vincitore. Chi ha peccato meno dell’altro e merita di vivere? Chi merita di morire?
Una storia triste, questa, ma decisamente non fuori dall’ordinario. In un’era in cui diventare famosi e popolari online è motivo di vanto, può capitare di diventarlo per i motivi più sbagliati e imbarazzanti; una volta diventato lo zimbello del web lo sarai per sempre, non importa quanto tempo passerà, e il terrore di diventare materiale virale è un pensiero inconcepibile, che getta le persone nello sconforto più totale. Lo sappiamo bene, visti i recenti avvenimenti in cui giovani ragazzi e ragazze si tolgono la vita perché sopraffatti dagli eventi, dalle cattiverie e dalle ingiurie di persone che neanche li conoscevano, colpevoli solo di essere stati troppo ingenui e superficiali in alcune situazioni sfuggite di mano e ormai senza controllo. La vergogna diventa così profonda da non riuscire più a gestirla, da pensare di non poter vivere un minuto in più e che sarebbe meglio l’Inferno che una vita di punizioni terrene come quelle. E tutto per una frase sbagliata, per un filmino porno casalingo, per aver scelto di andare a letto con la persona sbagliata o per essersi masturbati nella propria stanzetta, lontano dagli occhi inquisitori della gente. Le reazioni di Kenny e di tutti i giocatori di quel gioco perverso sono quindi comprensibili e giustificabili, nell’ottica di una società che non dimentica, che è cresciuta pensando che essere un bullo online e nella vita vera la protegga dall’essere a sua volta vittima.
Shut Up and Dance sembra volerci indirizzare verso un tipo di società già esistente, per nulla distopica, nella quale persone ciniche e senza morale decidono di prendere di mira altre persone indifese, portandole all’esasperazione per puro divertimento. Andando avanti con la visione, scopriamo che oltre a Kenny, magistralmente interpretato da Alex Lawther, ci sono tante altre persone ricattate da uno o più sconosciuti e per le più svariate ragioni. Queste vittime si ritrovano a far parte di una sorta di caccia al tesoro pericolosa a cui sono obbligati a partecipare, pena la condivisione dei loro peccati. C’è chi guarda delle foto porno come Kenny e chi tradisce la moglie con una prostituta giovane come Hector, ma la punizione per loro sarà la stessa: obbedisci o verrai umiliato per sempre. Così loro stanno al gioco e acconsentono a tutto pur di non vedere la propria vita in frantumi da un momento all’altro. Cosa che puntualmente accade alla fine, anche dopo aver assecondato i propri aguzzini in tutte le loro richieste; le informazioni vengono pubblicate e la vita dei “giocatori” viene rovinata. Sul web, promettere una cosa e poi farne un’altra, prendendo in giro le persone, si chiama “trollare” e questo ne è l’esempio perfetto, esasperato fino a livelli estremi. In questo caso, non importa il grado di gravità del peccato, perché il contrappasso sarà violento e spietato con tutti e allo stesso modo. Ma cosa succede quando uno degli scheletri nell’armadio viene inaspettatamente svelato? Un uomo sposato che va a prostitute perderà tutto: moglie, figli e la propria dignità. Un ragazzo che guarda foto pornografiche e si masturba però… È sicuramente motivo di vergogna, il sesso e l’autoerotismo sono questioni tabù ancora oggi, troppo personali e intime per essere condivise sul web. C’è chi non supera lo shock, ma in fondo è qualcosa che si può dimenticare, perché parte della nostra natura, del nostro quotidiano. Eppure Kenny acconsente a tutte le richieste, spaventato a morte, come se avesse commesso l’omicidio più efferato della storia. Ed eccolo lì, alla fine, il colpo di scena straziante che mina tutte le certezze costruite dallo spettatore in poco meno di un’ora di episodio: le foto che guardava Kenny non erano foto qualunque, ma di bambini. Bambini innocenti.
Kenny non è un ragazzino come tanti, ma un pedofilo. E nessuno avrebbe potuto prevederlo. Lo scontro finale quindi non è tra un giovane, reo solo di essersi masturbato come ogni persona normale, e un uomo depravato e viscido a cui piacciono gli infanti, bensì tra due peccatori della stessa risma. Due pedofili che si sfidano a uno scontro all’ultimo sangue, sotto gli occhi dei loro aguzzini, che si godono il combattimento tramite la webcam di un drone. Nessuno che non abbia una mente deviata avrebbe potuto intuire dall’inizio quale fosse il peccato di Kenny. Si potrebbe pensare che sia lui stesso, giovane e ingenuo, vittima di pedofili o di soprusi, anche perché nella società odierna purtroppo siamo abituati ad associare la parola “pedofilo” a uomini adulti, magari anche vecchi e di brutto aspetto. Proprio come la parola e il crimine a essa associato sono orribili anche solo da pronunciare, anche la persona deve esserlo, perché non è giustificabile in nessun universo che esistano persone con un devianza così scabrosa. Qui però stiamo parlando di un adolescente appena maggiorenne, dall’aspetto ingenuo e dai tratti delicati che ispira fiducia e suscita compassione. Questo aspetto rende la storia ancora più spaventosa, vomitevole ed emotivamente insostenibile, ma la cosa forse più sconcertante è che Charlie Brooker ancora una volta è riuscito nell’intento di destabilizzarci, facendoci tifare per il ragazzo per tutto l’episodio, arrivando anche a farci immedesimare fino alle lacrime, per poi darci un colpo alle spalle di quelli sonori e insospettabili. Arrivare alla fine di Shut Up and Dance e odiarsi per aver parteggiato fino all’ultimo per il protagonista, per aver quasi gioito vedendolo uscire vincitore dallo scontro con il pedofilo e sentire poi quella telefonata maledetta della madre a Kenny, che sa tutto e piange perché non avrebbe mai sospettato nulla del figlio. Quel lamento straziante che va ad aggiungersi all’angoscia e alla compassione provata finora per Kenny è l’eco di tutto ciò che c’è di sbagliato al mondo, ma che è inevitabile: esiste da sempre e, per quanto ci si sforzi di eliminarlo, quello ritornerà più forte e spaventoso di prima.
Ma non basta. Nonostante lo spettatore sia ormai a conoscenza della verità e del fatto che Kenny abbia ucciso a mani nude un altro essere umano pur di tenere nascosta la sua vera identità, fino alle fine continui a provare compassione per questo ragazzo mentre la polizia lo arresta. Da spettatore passivo, diventi improvvisamente protagonista. È lì che inizi a odiarti. Ed è proprio lì che Brooker voleva arrivare: dritto al cuore, nella parte più nascosta e più privata di noi stessi. Quella che detestiamo e cerchiamo di reprimere in tutti i modi, quella dove c’è compassione persino per uno schifoso pedofilo.
Silvia Speranza
Edel Jungfrau
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