Cinema

Christopher Nolan torna al cinema. Interstellar: la recensione

L’ultimo film di Christopher Nolan è arrivato nelle sale. Come promesso, su ItaSA Blog arriva la recensione (anche senza spoiler).

Se avete letto il mio articolo di qualche mese fa sul film, saprete che attendevo parecchio Interstellar. Ovviamente sono andato a vederlo il prima possibile, anche per riuscire a scrivere subito la recensione e mantenere la promessa fatta. L’articolo si suddivide in una prima parte senza spoiler e in una seconda con spoiler, in modo da dare la possibilità a chiunque di leggerlo.

Se siete tra quelli che ancora non hanno visto trailer o letto trame, il mio consiglio è quello di continuare così e non crearsi aspettative. Frase un po’ inutile dato che queste persone non staranno leggendo questa recensione, ma serve a far capire quanto il film riesca a sorprendere e stravolgere le previsioni. In positivo, in negativo o semplicemente in maniera diversa.
Un altro consiglio spassionato è quello di vedere il film assolutamente al cinema, dato che Interstellar fa del lato visivo e sensoriale il suo più grande pregio.

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Leggendo le varie opinioni che si trovano online, si può capire che il film ha diviso la critica. Seppur praticamente nessuno si ritiene interamente insoddisfatto, molti non danno un giudizio del tutto positivo. Questa cosa inizialmente mi aveva lasciato un po’ interdetto, ero sicuro che Interstellar sarebbe stato un film, come molti nella filmografia di Nolan, adatto a buona parte del pubblico. Ma dopo averlo visto posso in parte capire la direzione che hanno preso le varie recensioni.

In realtà, nonostante siano passate diverse ore, il mio giudizio è ancora incerto. Una volta conclusa la visione ho avuto la sensazione di aver assistito a un grandissimo film che però avrebbe potuto essere un capolavoro. Credo che una seconda visione sia assolutamente necessaria per giudicare al meglio questa pellicola.

Come detto il più grande pregio della pellicola è quello visivo e sensoriale. La regia di Christopher Nolan, la fotografia di Hoyte Van Hoytema e le composizioni di Hans Zimmer vanno a creare delle meravigliose sequenze che riescono a coinvolgere a pieno e in svariati modi lo spettatore. Adrenaliniche scene mozzafiato che, aiutate spesso dalla ritmica colonna sonora, vi faranno venire i brividi.
Un altro aspetto che emerge ampiamente dalla pellicola è quello emotivo. Partendo dalla situazione familiare del protagonista, la sceneggiatura sfrutta l’enorme talento recitativo di Matthew McConaughey, di Anne Hathaway, di Jessica Chastain e della giovane Mackenzie Foy per coinvolgere nuovamente lo spettatore, diventando il film più emotivo tra quelli del regista britannico. L’importanza data al family drama è una delle particolarità che farà più discutere in futuro e uno dei leggerissimi difetti di sceneggiatura che non mi hanno fatto gridare al capolavoro. Infatti sebbene queste parti siano scritte e recitate ottimamente, alcune scelte legate a questo aspetto risultano secondo me un po’ fuori luogo.

Come prevedibile, Christopher Nolan ha ripreso il suo classico stile di dirigere e scrivere film. Siamo sì di fronte a un film commerciale (questa volta molte scelte narrative sono anche state fatte pensando agli Academy Awards) ma il regista è riuscito nuovamente ad andare oltre a una semplice forma d’intrattenimento, partorendo un film impossibile da vedere a cervello spento.

Purtroppo non posso dire molto altro senza spoilerare, specialmente per quanto riguarda la trama. Per concludere questa parte di recensione, secondo la mia opinione Interstellar ha certo qualche piccolissimo e discutibile difetto, ma i suoi moltissimi pregi lo rendono comunque un film maestoso. Difficilmente a fine visione uscirete dalla sala convinti di aver sprecato tempo, ma al contrario, anche se non l’avrete apprezzato a pieno, vi renderete conto di aver vissuto una memorabile esperienza.

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Seguono spoiler dal film. Consiglio vivamente di fermare la lettura se non avete ancora avuto occasione di vederlo.


Il film è essenzialmente diviso in tre atti.

Il primo tra questi è l’introduzione dell’ambientazione e dei personaggi principali. In questa parte non sono presenti grosse sorprese, con la sola eccezione del fantasma e di “loro”, variabili che fanno pensare ad una svolta in qualcosa che va oltre al semplice sci-fi. Interstellar ci presenta un mondo in rovina, le tempeste di sabbia e soprattutto un’indefinita ruggine stanno impedendo la crescita agricola e portano l’umanità a fermare il progresso per puntare sulla sopravvivenza. Di base queste premesse non sono certo originali, ma i fratelli Nolan sono riusciti a non farlo pesare, concentrandosi ottimamente sul dibattito tra la sopravvivenza e l’esplorazione alla ricerca di salvezza. I dialoghi su questo argomento sono quelli che più emergono nella parte iniziale del film. Per esempio il confronto tra Cooper e l’insegnante, lo scambio di battute tra il protagonista e suo suocero, ma sopratutto la richiesta del Professor Brand e il conseguente dilemma di Cooper. Un’altra caratteristica che è stata ampiamente esplorata in questo atto è quella familiare. Neanche questa è del tutto originale, ma a renderla ben fatta in questo caso sono soprattutto le interpretazioni di Matthew McConaughey e della sorprendente Mackenzie Foy.

La seconda parte vede il viaggio dei protagonisti fino alla separazione tra Cooper e Amelia Brand. L’atto centrale risulta il migliore tra i tre: è quello in cui gli aspetti tecnici sono straordinariamente sfruttati e la sceneggiatura riesce a bilanciarsi al meglio tra il genere fantascientifico e quello drammatico. Come menzionato ad inizio articolo, le aspettative che potevano nascere dalle premesse facevano pensare ad un film che si centralizzasse maggiormente su ciò che i protagonisti avrebbero trovato in pianeti sconosciuti una volta superato il wormhole. I fratelli Nolan si sono concentrati invece più sul viaggio e sui legami lasciati indietro, producendo comunque un ottimo risultato. Un aspetto che emerge è quello scientifico. Non sono sicuramente un grande esperto in materia, ma posso comunque dire che la consulenza del fisico teorico Kip Thorne si nota, permettendo al film di mantenere una validità scientifica non indifferente considerato il genere. Tutte le particolarità del viaggio interstellare, dal wormhole al tempo che scorre divesamente e agli effetti della gravità, si rifanno a teorie fisiche reali, alcune più confutabili di altre, ma tutte plausibili. Da questo punto di vista, inoltre, la sceneggiatura riesce a dare le giuste spiegazioni senza mai esagerare. Come già detto, l’esperienza visiva e sensoriale è quella che esce al meglio dalla pellicola: la resa dei pianeti e dello spazio è magnifica. In parti come quella che va dal “tradimento” del personaggio di Matt Damon fino all’agganciamento nell’Endurance, la meravigliosa resa visiva e la splendida composizione che fa da sottofondo vanno a creare delle scene indimenticabili. La maestosità del lato tecnico del film è ineccepibile, non è presente una minima sbavatura per tutta la durata della pellicola, l’uso del silenzio, delle musiche, degli effetti speciali e della macchina da presa, viene tutto calibrato alla perfezione.

L’atto finale è quello più difficile da recensire. Partendo dall’entrata nel buco nero da parte di Cooper il giudizio dello spettatore diventa quasi esclusivamente soggettivo. La resa tecnica e recitativa è indiscutibile anche qui, ma dal punto di vista della sceneggiatura le contrapposizioni che si possono creare sono infinite. Personalmente, questa è la parte che non riesce a farmi apprezzare il film al 100%, non perché non mi sia piaciuta, ma appunto perché dopo una sola visione trovo difficile dare un concreto giudizio. Il fattore curiosità che è mancato nel secondo atto prevale in questo, la singolarità all’interno dei buchi neri è forse il mistero più grande in materia astronomica. Qui la sceneggiatura del film mette da parte la validità scientifica, che fino a questo punto era sempre più o meno presente, e lascia spazio invece alla fantasia di chi scrive. Anche per questo è difficile da giudicare, non c’è più niente di oggettivo. Io ritengo molto affascinante la scelta di inserire la variabile dell’umanità futuristica evoluta che riesce a controllare le dimensioni e che agisce come una sorta di divinità aiutando i protagonisti dall'”alto”. Ciò che ancora non mi convince è l’eccessiva concentrazione sul personaggio di Murph e la larga presenza dell’amore come giustificazione per gli eventi. Ma, come detto, per dare un giudizio più ragionato una sola visione non basta. Ciò su cui invece sono piuttosto sicuro è il giudizio sulla parte successiva all’uscita dal buco nero. Nonostante sia ben realizzata e funzioni bene come conclusione, l’ho trovata un po’ troppo affrettata e un po’ troppo legata alla ricerca di un lieto fine.

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Penso di aver espresso al meglio il mio giudizio, prevedo già che Interstellar farà nascere miliardi e miliardi di discussioni. Voi invece cosa ne pensate? Concordate con me o avete un giudizio differente? Fatecelo sapere nei commenti.

Luigi Dalena

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Luigi Dalena

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Producer pubblicitario. Blogger itasiano dal 2013. Maniaco dell'ordine e dell'organizzazione. Appassionato di videogiochi, tecnologia, astronomia, cinema e soprattutto serie TV. Apprezzo qualsiasi genere, ma ho un debole per sci-fi e fantasy. Una volta guardavo di tutto, ma poi ho lentamente ristretto i miei gusti spostandomi quasi esclusivamente sulle serie britanniche e sulle cable statunitensi. Più sono brevi, meglio è.
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