ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER su Terza, Quarta ed Ottava stagione di Doctor Who, più alcuni riferimenti al Classic Who.
È stato davvero difficile tenere il Maestro fuori dal mio primo articolo su questo blog. Recensendo l’ottava stagione, ho guardato con ansia crescente l’avvicinarsi degli ultimi paragrafi conscio che, quasi sicuramente, l’inquadratura ravvicinata sul Dodicesimo Dottore mi avrebbe costretto ad escluderlo dalla stesura finale. Un taglio necessario ma che mi lasciava con l’amaro in bocca.
Così eccomi qui, a dedicare il giusto tributo al villain di una stagione che, forse, avrebbe meritato qualcosa di più di quanto riservatogli in Death in Heaven (ma di questo parleremo più avanti).
Il rapporto tra il Maestro e il Dottore è molto complesso e profondo, tanto che è possibile vedere entrambi come due facce della stessa medaglia. Amici d’infanzia sul pianeta Gallifrey, patria dei Signori del Tempo, proprio come il Primo Dottore anche il Maestro ruberà un TARDIS per lasciare la terra d’origine e lanciarsi nell’infinità dello spazio e del tempo, addirittura nello stesso giorno: uno con l’intento di esplorare le meraviglie dell’universo, l’altro con l’oscuro desiderio di dominarlo. In The Sound of Drums (3×12) il Decimo Dottore prova a spiegare l’origine dell’innata malvagità del Maestro, imputandola all’iniziazione a cui ogni Figlio di Gallifrey deve sottoporsi per entrare nell’Accademia e diventare Signore del Tempo. All’età di otto anni il Maestro viene posto davanti al Grande Scisma, una breccia nel tessuto della realtà attraverso la quale è possibile guardare all’interno del Vortice del Tempo stesso, e pare ne sia stato sconvolto a tal punto da minare irreversibilmente la sua sanità mentale.
«Tu stai là davanti, a otto anni, e osservi il crudo potere del tempo e dello spazio. Sei solo un bambino. Qualcuno ne traeva ispirazione… qualcuno fuggiva via. Qualcuno invece perdeva il senno.»
Si scoprirà invece che l’incessante ritmo dei tamburi che il Maestro ha sentito per tutta la vita (il ritmo del battito cardiaco di un Signore del Tempo), vero motore di ogni sua azione, gli è stato retroattivamente impiantato nel cervello da una versione futura dei Signori del Tempo stessi. Questi, provenienti dall’ultimo giorno della Guerra del Tempo, ne hanno manipolato le inclinazioni al solo scopo di spingerlo a forzare il blocco temporale e trasportare l’intero pianeta Gallifrey sulla Terra nell’anno 2008 (The End of Time), salvandoli così dalla mutua estinzione nello scontro finale con i Dalek.
La Nemesi del Terzo Dottore
L’esordio del Maestro avviene nella prima storia dell’ottava stagione del Classic Who (1971), Terror of the Autons, ed è interpretato dall’iconico Roger Delgado che per anni diventerà il volto simbolo di questo personaggio. Questi sono gli anni dell’UNIT e del Brigadiere, e dell’esilio del Dottore sulla Terra ad opera dei Signori del Tempo. Questa storia in particolare va ricordata per l’ultima apparizione sugli schermi della Coscienza Nestene e degli Auton, che verranno riproposti solamente in Rose (1×01), series première del New Who.
In questa serie di episodi il Maestro progetta di sfruttare il grande potere della Coscienza e dei suoi Auton per sterminare l’umanità e liberarsi in questo modo del Terzo Dottore (Jon Pertwee), ma ciò che a noi interessa nel rapporto Maestro/Dottore avviene nell’ultimo di essi, il quarto. Persuaso dal Dottore che la Coscienza Nestene stia per tradirlo, il Maestro accetta di collaborare con lui ed insieme sventano la minaccia costituita dagli Auton, interrompendo il collegamento radio tra la Coscienza ed i suoi letali automi. In questo frangente quindi il Maestro dimostra grande rispetto verso il Dottore e le sue capacità, ritenendolo degno di stare al suo fianco da pari a pari.
Il Maestro tornerà altre volte nel corso della stagione, assurgendo al ruolo di vera e propria nemesi del Terzo Dottore. Un altro esempio del rispetto che questa incarnazione del Maestro gli riserva, pur considerandolo un letale nemico ed un avversario, e del loro tormentato rapporto di amicizia/rivalità, possiamo trovarlo in Colony in Space, la quarta storia dell’ottava stagione. In questi episodi il Maestro ha rubato alcuni file segreti dei Signori del Tempo sul potente Ordigno dell’Apocalisse, un’arma in grado di trasformare qualsiasi stella dell’universo in una supernova. I Signori del Tempo sollevano temporaneamente il Dottore dal suo esilio sulla Terra e lo inviano sul pianeta Uxarieus per porre rimedio alla spinosa situazione. Al termine del sesto e conclusivo episodio della storia, il Maestro si offre di dividere il potere dell’arma con il Dottore per dominare insieme l’intero universo. Il Dottore, in un dialogo memorabile per lo sviluppo della filosofia dell’intera serie, rifiuta la proposta.
«Perché? Perché!? Guarda qui fuori, guarda tutti questi sistemi, Dottore. Potremmo dominarli tutti!»
«Perché? A che scopo?»
«Lo scopo è che una legge fondamentale della vita stabilisce che o si domina o si viene dominati. Perché esiti, Dottore? Non può certo essere lealtà ai Signori del Tempo, che ti hanno esiliato su un pianeta tanto insignificante!»
«Non capirai mai, vero? Io voglio vedere l’universo, non dominarlo.»
I Tamburi Senza Fine
Saliamo ora sul TARDIS e facciamo un piccolo salto temporale, andando ad analizzare l’esperienza del Maestro con il Decimo Dottore (David Tennant). Nello speciale The End of Time troviamo una situazione che ribalta completamente quanto abbiamo visto in Colony in Space: questa volta è il Dottore a proporre al Maestro di viaggiare insieme nello spazio e nel tempo, offrendogli un posto sul suo TARDIS. Il dialogo che andremo a vedere tra poco racchiude in sé tutta l’essenza del rapporto fra Ten ed il Maestro interpretato da
John Simm.
Come ben sappiamo, uno dei tratti più evidenti di questo Dottore – “The man who regrets” secondo il Momento, come mostratoci nello speciale per il cinquantenario della serie – è il vivido e profondo senso di colpa per la distruzione di Gallifrey, che ancora pulsa in lui come una ferita aperta; questo dolore lo spinge a distaccarsi dalle sue incarnazioni precedenti, interessate più a fermare il Maestro ad ogni costo che a redimerlo, e a cercare invece di salvarlo per preservare l’unico altro Signore del Tempo scampato all’ultima Guerra del Tempo, e provare così a lenire in qualche modo la profonda solitudine che lo accompagna quasi in ogni momento.
Arriviamo quindi al disperato tentativo di far ragionare il Maestro in uno dei migliori scambi di battute consegnateci dall’era Davies, sempre molto attenta al recupero e all’aggiornamento di temi e personaggi canonici del Classic Who.
«Potresti essere così meraviglioso… tu sei un genio. Sei così geniale che metti i brividi. Davvero, lo giuro, è così. Ma potresti essere molto di più. Potresti essere bellissimo. Con una mente così, potremmo viaggiare attraverso le stelle. Sarebbe un onore, per me. Perché non hai bisogno di possedere l’universo. Devi solo vederlo. Avere il privilegio di vedere tutto il Tempo e lo Spazio… è un possesso sufficiente.»
«Smetterebbe, allora? Il rumore nella mia testa?»
«Io posso aiutarti.»
«Non so cosa sarei, senza quel rumore.»
«Mi chiedo cosa sarei io… senza di te.»
Degna di nota è anche l’uscita di scena del Maestro quando, all’arrivo di Rassilon e dei Signori del Tempo sulla Terra nel 2008, sceglie di sacrificarsi per salvare il Dottore e compiere così la sua vendetta su coloro che sono la causa dell’incessante suono dei tamburi. Avrebbe potuto salvare sé stesso e rimandare la sua vendetta ad un altro momento ma, così facendo, rimane intrappolato su Gallifrey nell’inferno della Guerra del Tempo.
Signora del Tempo
Il passo successivo nella vita del Maestro rappresenta un enorme punto di svolta per l’intera serie di Doctor Who, poiché è la prima volta in assoluto che viene mostrato un Signore del Tempo cambiare il proprio sesso da una rigenerazione all’altra. Questa possibilità era già stata evidenziata chiaramente almeno una volta nel New Who, in The Doctor’s Wife (6×04), quando l’Undicesimo Dottore parla dell’abitudine del Corsaro – un defunto Signore del Tempo – di cambiare sesso di tanto in tanto durante le proprie rigenerazioni; si tratta tuttavia di un importante cambiamento poiché riguarda un personaggio di grande importanza storica per la serie. Si tratta di un esperimento coraggioso ed azzeccato, perché il Maestro è sì una figura di spicco in Doctor Who, ma che permette comunque un certo margine di manovra per chi avesse voluto osare qualcosa che nessuno aveva mai tentato prima di quel momento.
Cosa che sarebbe stata, a mio parere, molto più difficile e rischiosa nel caso si fosse trattato di applicarla al Dottore stesso.
In questa nuova forma il Maestro dimostra di accettare completamente il nuovo genere, cambiando il proprio nome in Missy (diminutivo di Mistress, la forma femminile di Master) ed assumendo il volto di Michelle Gomez, insieme al titolo di Signora del Tempo. Sparisce ogni menzione al ritmo dei tamburi ma, in compenso, Missy guadagna una catchphrase che ricalca i vari “Allons-y!” e “Geronimo!” che abbiamo imparato ad amare nel Decimo ed Undicesimo Dottore. Se i tormentoni del nostro Doctor ci facevano sorridere ed emozionare, il “Say something nice” di Missy fa raggelare il sangue nelle vene al solo sentirlo pronunciare, glaciale preludio all’omicidio da parte della Signora del Tempo.
Se, come abbiamo visto, molte cose in Doctor Who sono solite cambiare, altre rimangono le stesse ed è il caso dell’ossessione del Maestro nei confronti del Dottore, che nei panni di Missy arriva addirittura a riferirsi a lui come al suo “fidanzato”. In Death in Heaven (8×12) svelerà al Dodicesimo Dottore (Peter Capaldi) che tutto il suo piano e la relativa alleanza con i Cybermen non era che un contorto tentativo di “riavere indietro il suo amico”, dimostrandogli che, in fondo, lei ed il Dottore non sono poi così diversi. Questo passaggio del season finale si incastra alla perfezione con la trama di stagione (quel “Am I a good man?” di cui abbiamo già abbondantemente discusso in altri articoli), ma la nostra Mistress trova il modo di
mescolare ulteriormente le carte in tavola mentendo al Dottore sull’ubicazione di Gallifrey, confermando così per l’ennesima volta la natura ambigua, difficile ed oscura di questo personaggio.
Purtroppo l’immagine che abbiamo di Missy è, per quanto ben caratterizzata, ancora incompleta: sono ancora troppi gli interrogativi che la circondano – come ha fatto a fuggire da Gallifrey? Possibile che sia già fuori dai giochi dopo aver portato una tale innovazione allo show? E, se è davvero morta, il suo TARDIS dov’è? – e troppo poco lo screen time che le è stato concesso, in relazione alle domande sollevate.
Riuscirà Steven Moffat a rispondere a tutti questi interrogativi senza perdersi per strada? L’attuale showrunner di Doctor Who ha l’innegabile pregio di saper costruire trame dall’ampio respiro e capaci di generare un hype come mai Russel T. Davies era riuscito in precedenza, salvo poi avere la cattiva abitudine di restare talvolta intrappolato nella matassa delle sue stesse creazioni, tralasciando buchi narrativi persi per strada o raggomitolandone la conclusione in maniera forse un poco affrettata.
Quel che è certo è che mi auguro un ritorno di Missy nelle prossime stagioni, anche se non immediatamente nella Nona, per la quale ho già un’idea ed un desiderio ben precisi per il villain e che spero di condividere con voi in un futuro prossimo.
E voi, cosa ne pensate del Maestro e qual è la vostra incarnazione preferita? Non dimenticate di passare e lasciare un commento! Say something nice.
Carlo Zagagnoni
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