Vedere il TARDIS sul Pianeta Rosso fa sempre un certo effetto.
Episodio 4×16: The Waters of Mars
Scritto da: Russel T Davies e Phil Ford
Diretto da: Graeme Harper
Data di messa in onda: 15/11/2009
Dove eravamo
Dopo aver lasciato il pianeta Midnight, abbiamo “svoltato a sinistra” con Donna Noble. Quindi abbiamo avuto un finale di stagione con i fiocchi, pieno di grandi ritorni, ma anche di addii. Dopo aver salutato Donna, il Dottore incontra un uomo che dice di essere il Dottore (che sia il suo successore?); quindi, in seguito ad una visita obbligata al Pianeta dei Morti, dove al Dottore viene fatta una profezia che sembra preannunciare la sua fine, il nostro Signore del Tempo giunge proprio sul Pianeta Rosso: Marte.
From fun, to gun, to… run!
È il 21 novembre 2059 e l’umanità ha finalmente raggiunto Marte. Da 17 mesi, ormai, sulla superficie del Pianeta Rosso si trova la Base Bowie Uno, con il suo equipaggio di nove persone. A capo di questo equipaggio troviamo il capitano Adelaide Brooke (Lindsay Duncan).
– State name, rank, and intentions.
– The Doctor. Doctor. Fun.
L’accoglienza che viene data al Dottore non è delle migliori, e presto si ritrova con una pistola puntata alla testa, proprio lui, che odia le armi e che si trovava su Marte solo per divertirsi un po’!
Poi, tuttavia, il Dottore capisce dove si trova, ma soprattutto quando, e viene pervaso dal terrore: in quel giorno, per ragioni sconosciute, la Base verrà distrutta dall’equipaggio e non ci saranno sopravvissuti.
Ma prima che possa andarsene, la situazione alla base si complica. E la base è molto grande, quindi non pensate che il nostro Signore del Tempo non si metterà a correre, come fa di solito!
Ma la cosa importante è… Cosa sta succedendo?
Il Dottore si ritrova di fronte ad una di quelle circostanze in cui vorrebbe fare qualcosa, ma non può. Non deve. Se lo facesse, probabilmente non ci riuscirebbe, e anche se ci riuscisse…
Come hanno fatto altri prima di me, non voglio raccontarvi l’episodio scena per scena: questo è uno di quegli episodi che vanno visti in prima persona, per l’intensità e l’epicità della trama, e anche per la magistrale interpretazione di David Tennant. Analizziamo insieme l’episodio, e per farlo vi parlerò di punti fissi nel tempo.
I punti fissi
Possiamo definirli come degli eventi che devono sempre avvenire, in qualunque circostanza, perché altrimenti la Storia potrebbe cambiare in modo irreparabile.
I punti fissi sono diversi da qualunque altro evento della storia dell’universo: sono più importanti, in cima ad una particolare scala gerarchica di eventi storici. Le regole di Doctor Who come serie non si basano sull’“Effetto Farfalla”: il battito d’ali di una farfalla, in questa serie, non causa un tornado dall’altra parte del mondo.
I punti fissi li possiamo vedere come la vera struttura portante della Storia: se uno di loro viene meno, l’intera Storia può assumere una struttura completamente diversa. Ed è per questo che i Signori del Tempo si sono imposti la regola di non modificare i punti fissi.
Ciò vuol dire che non vanno modificati anche se uno di questi punti fissi è un evento catastrofico. Prendiamo come esempio un evento che lo stesso Dottore cita in questo episodio: l’eruzione del Vesuvio e la distruzione di Pompei (non avete ancora visto The Fires of Pompeii? E cosa state aspettando? Recuperatelo subito! In regalo, vedrete ben due facce che avrete la possibilità di rivedere in futuro… Chi? Spoilers!). Il Dottore potrebbe anche cercare di salvare gli abitanti di Pompei, ma qualunque cosa lui faccia, magari cercando di evitare l’eruzione del vulcano, non sortirebbe l’effetto desiderato, anzi: andrebbe a produrre proprio quell’effetto che cercava di evitare.
La domanda, quindi, sorge spontanea: i punti fissi non si possono cambiare o non si devono cambiare? La differenza è sottile, ma fondamentale.
I Signori del Tempo, almeno in teoria, hanno la possibilità di cambiare i punti fissi (almeno alcuni, probabilmente anche tutti) ma non devono farlo perché, per l’appunto, la Storia potrebbe cadere a catafascio con conseguenze catastrofiche per tutto l’universo. Se ci provassero, probabilmente, la Storia stessa cercherebbe di evitare la catastrofe cercando di mantenere quell’evento, ma fatto sta che ai Signori del Tempo non è consentito modificare i punti fissi.
Il dilemma del Dottore
Ma ora che il Dottore si ritrova su Marte, la verità gli si pone davanti agli occhi: lui è l’ultimo Signore del Tempo rimasto e gli altri suoi simili non ci sono più, quindi le regole che hanno creato, sono ancora valide? Un insieme di leggi, come le Leggi del Tempo, che sono state create dai Signori del Tempo, continuano a esistere anche quando i Signori del Tempo non esistono più? E quando ne rimane solo uno, come nel caso del nostro Dottore, che potere decisionale ha lui sulle Leggi del Tempo? Può cambiarle oppure no?
È questo il suo dilemma (e che dilemma!) e la conclusione a cui giunge il Dottore è proprio questa: se lui è rimasto l’ultimo Signore del Tempo, e se le Leggi del Tempo le hanno fatte i suoi simili, allora le Leggi del Tempo ormai sono diventate sue e può farne quello che vuole! Può decidere di rispettarle, come può anche decidere di ignorarle, cambiarle e cancellarle.
Quello che a modo suo il Dottore si ritrova ad affrontare è un problema di etica: se le leggi le fanno le persone, e le persone sono fallibili, allora le leggi sono fallibili? Se le leggi sono fallibili, allora perché vanno rispettate? E se non vengono rispettate, ci sono delle conseguenze? E queste conseguenze che prezzo hanno da pagare?
Il Dottore scopre sulla propria pelle la risposta a tutte queste domande: cercando di salvare l’equipaggio della Base Bowie Uno, e in particolare il capitano Adelaide Brooke, il Dottore sta contravvenendo a una legge che, in fondo, lui ritiene sbagliata. Nonostante il Tempo stesso cerchi di remargli contro, il Dottore è troppo determinato per desistere e alla fine riesce a cambiare il punto fisso. Ha lottato contro il Tempo stesso e lui ne è uscito vincitore.
Ed è proprio così che si definisce in seguito: il Time Lord Victorious, il Signore del Tempo Vincitore, colui che ha combattuto contro il Tempo ed è riuscito a sconfiggerlo. Ha modificato ciò che, per la Legge del Tempo, non doveva essere modificato.
Per quanto il Dottore si possa considerare un vincitore, ha contravvenuto a una regola, a una Legge. Nonostante non ci sia un tribunale di suoi pari che possa giudicarlo, c’è un giudice ancora più alto in grado di dargli la sentenza della sua malefatta: non il Tempo, ma un umano.
E il Dottore ha sempre tenuto in grandissima considerazione gli esseri umani, una considerazione che (a parte poche eccezioni) è stata sempre confermata dai fatti. Quando Adelaide Brooke, ormai salvata, dice al Dottore che il Signore del Tempo Vincitore è sbagliato, il Dottore è convinto che spetti a lui decidere se sia sbagliato o meno, ma quello che non riesce a capire è che Adelaide non ha espresso un commento, ma un giudizio.
Per quanto a lei non importi direttamente dell’etica dei Signori del Tempo, Adelaide condanna fortemente il comportamento del Dottore. A lei non interessano le Leggi del Tempo, i punti fissi, o altre questioni del genere. Quello che conta, per lei, è l’importanza delle persone, passate, presenti e future.
Tramite la sua decisione, il Dottore è venuto meno ad uno dei suoi paradigmi fondamentali: ogni vita umana è ugualmente importante. Ma salvando il Capitano, il Dottore relega tutte le persone esistenti prima o dopo di lei allo status di “poco importante” o “meno importante”. E nonostante, secondo il Dottore, Adelaide potrà ispirare sua nipote di persona, quello che ha rischiato il Signore del Tempo modificando il punto fisso è troppo grande.
Adelaide, a questo punto, ha un solo modo per far capire al Dottore il suo errore. C’è un solo modo per ripristinare il giusto corso della Storia, per ricostituire l’ordine degli eventi e per far tornare il Dottore con i piedi per terra. E quando Adelaide lo mette in pratica, il Dottore ne è completamente sconvolto: la sua condanna è stata eseguita, ed è una condanna che il Dottore si porterà dietro, non senza conseguenze.
E infine, la presa di coscienza: “Mi sono spinto troppo oltre”, conclude il Dottore, prima di ripartire verso quello che, forse, lui stesso spera che sia il suo destino finale.
Quasark
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