Non sapete cos’è Icon La Serie? Prima di inginocchiarvi sui ceci in segno di pentimento, leggete la nostra intervista al regista e allo sceneggiatore… Non ve ne pentirete!
Icon La Serie è una nuova web series ideata da alcuni ragazzi che, si dà il caso, siano anche collaboratori, traduttori e publisher di ItaSA. Ci terrei a precisare che questa serie nasce da un hobby, dal tempo libero dei partecipanti e dalla loro passione e che molti di loro non lavorano neanche in questo ambiente. Ragion per cui mi sento di dover fare i complimenti “virtuali” a tutti quelli che hanno partecipato alla serie perché, anche se abbiamo visto solo il trailer, è giusto dare credito a chi, per passione, dedica una fetta del proprio tempo per portare alla luce questi progetti. Tornando ad Icon La Serie: è una comedy incentrata sul mondo dei nerd, soprattutto su quelli che adorano i gdr online come “League of Legends”. I protagonisti sono giovani ragazzi che si ritrovano al circolo Icon per giocare e passare il tempo in compagnia… Ma non voglio dirvi nient’altro. Preferisco far parlare gli intervistati, che ne sanno più di me!
Icon La Serie:
Soggetto: Rosso Fiorentino
Regia: Rosso Fiorentino
Aiuto-regia: Geodefender
Sceneggiatura: Quasark, Rosso Fiorentino
Da chi è nata l’idea di creare una web series?
Rosso Fiorentino: Inizialmente avevo chiesto “asilo” agli amici dell’Icon, Arissia e Neri, perché non avevo uno studio in cui montare il mio ultimo progetto e a casa non riuscivo a lavorare. Perciò ho completato il lavoro all’Icon e fatto la prima proiezione proprio lì. Dopo quell’esperienza i due mi hanno chiesto se ero disposto a occuparmi di questa web series, che avevano pensato di fare amatoriale, girata col cellulare e con i soci del circolo come attori. Ma alla fine hanno preferito affidarmi la creazione di una serie professionale. Inoltre, dopo aver letto alcune delle cose che aveva scritto Quasark e che mi erano piaciute, gli ho chiesto di darmi una mano con alcune sceneggiature. Insieme penso che abbiamo fatto un buon lavoro.
Quasark: Come dice Rosso, l’idea della web series è nata da lui e da Arissia, che gestisce l’Icon. E sempre da loro è nata l’idea della web series ambientata all’Icon. Io sono arrivato nel team creativo solo in un secondo momento, quando erano già stati sceneggiati i primi episodi. Già un paio di anni fa avevo proposto al team di ItaSA di girare una web series firmata da noi. Avevo già scritto qualche episodio e li avevo fatti leggere a un po’ di persone. La serie che avevo in mente io era completamente diversa da Icon La Serie, ma fu così che Rosso mi notò, vide che ero appassionato di scrittura, in particolare di sceneggiatura, e mi chiamò. Essenzialmente io mi sono occupato della sceneggiatura, scrivendo in primis una bozza molto approssimativa della stagione – in gergo si chiama outline – che prevedeva 10 episodi, dopodiché ho avuto l’opportunità di cimentarmi in prima persona con la scrittura degli ultimi tre episodi, perché da dieci passammo a otto. Mi sono occupato anche di qualche minuscola consulenza tecnica.
Cosa vi ha spinti a intraprendere questa avventura?
RF: Per loro penso l’entusiasmo di fare una cosa nuova, poiché non hanno esperienza in campo di filmmaking e anche per farsi un po’ di pubblicità. Io, invece, ho colto l’opportunità di fare qualcosa di diverso, dal momento che non avevo mai fatto una serie e tantomeno una comedy come questa.
Q: Anche per me è stata la prima volta con una comedy. È stata una prova ardua, da questo punto di vista, quindi spero di essere stato all’altezza della situazione e che la serie piaccia. Anche se qualche “hater” ci sarà sicuramente! Scrivere qualcosa che gli altri possano vedere dà una soddisfazione estrema. È la realizzazione di un sogno, un desiderio che diventa realtà. E poi l’ho fatto per mettermi alla prova, perché, appunto, non ho mai scritto una comedy. Diciamo che all’inizio ho avuto un po’ di timore, perché – chiedilo a chiunque mi conosca – le mie battute non sono un granché… [ride] Però era un’esperienza da provare, e ho voluto mettermi alla prova con una sfida di questo tipo. Spero che nessuno sia rimasto scontento!
Come siete passati “dalla carta” al progetto effettivo? Avete avuto problemi a realizzare quello che avevate scritto e trasformarlo in veri e propri episodi?
RF: È stato un lavoro di squadra. Io ho messo in campo le mie conoscenze e ho tirato su cast e crew, insieme alla strumentazione per girare; loro hanno tirato in ballo tutti i soci dell’Icon per fare le comparse e si sono occupati anche dei costumi e del trucco.
Q: Questa è una bella domanda. Ti posso dire che non ho potuto partecipare molto alla produzione vera e propria della serie per motivi geografici: abito vicino Milano, mentre il cast e la crew sono di Roma. Per quanto riguarda i problemi tecnici, non mi pare che ce ne siano stati. Abbiamo trovato l’attrezzatura, Rosso aveva già lavorato ad altri progetti simili e parte del cast aveva già lavorato con lui. Forse la difficoltà più grande, da quello che ho potuto vedere, è stata l’organizzazione delle riprese vere e proprie, visto che il circolo faceva una doppia vita, rimanendo chiuso durante le riprese e aperto quando cast e crew staccavano. Inoltre, essendo fatto tutto gratuitamente e nel tempo libero, è stato necessario conciliare gli impegni del cast e della crew.
Avete avuto difficoltà a girare tutte le scene in un unico ambiente chiuso?
RF: No, anche perché oltre che all’Icon, abbiamo girato anche in esterna: in un bosco, un negozio di fumetti e cosplay (il “Tora Store”) e un pub (l'”Help Pub”). Per il resto ho cercato di sfruttare tutti gli angoli dell’Icon: dalla cucina, da cui proviene la voce di Lilia, alla parte superiore, al citofono e, addirittura, il sottoscala. Certo, è un solo circolo, ma ha molti angoli diversi dove girare.
I protagonisti sono molto giovani: li conoscevate già, ci avevate già lavorato o avete fatto dei casting?
RF: Alcuni li conoscevo e avevo già lavorato con loro. Addirittura ho scritto dei personaggi cucendoli addosso a degli attori. È il caso di Giulio (Simone Destrero), Sole (Lavinia Mochi) e Francesca (Alice Ronconi). Per gli altri abbiamo fatto dei provini, e credo che siamo stati piuttosto fortunati a trovare le persone giuste.
Oltre a voi due, ci sono altri collaboratori di ItaSA che partecipano al progetto. Potete dirci chi sono?
RF: Arissia, fondatrice dell’Icon si è occupata di molti aspetti produttivi, tra cui, e chiunque abbia provato mi darà ragione, un catering mai visto su nessun set. Arissia è stata una traduttrice e ora è imagineer d’Itasa. Inoltre Valerio (Geodefender) è stato il mio aiuto regista, aveva già un po’ d’esperienza ed è stato molto utile.
Q: Poi, se non erro, qualche itasiano (lo ammetto, me compreso) è apparso come comparsa. Anzi, ho notato che compaio addirittura nel trailer! Ma non ti dirò mai quando né dove. Dopo “Trova Waldo”, “Trova Quasark”! [ride]
Cosa ne pensate delle web series, da quelle più conosciute (The Guild, per citarne una molto seguita) a quelle più di nicchia? Avete preso spunto o ispirazione da qualcuna di queste per il vostro progetto?
RF: Io non seguo molto le web series. Ero un grande fan di Malviviendo, ma non può definirsi proprio web, anche se è sul web che si trova, data l’eccessiva lunghezza degli episodi. Credo che Icon La Serie sia diversa dalle altre, molto più “cinematografica”, sia per la qualità delle riprese, che per il modus operandi, che per la struttura della storia.
Q: Le web series, secondo me, potrebbero diventare il futuro della serialità; non vanno sottovalutate. The Guild l’ho adorata, così come ho adorato Pioneer One, una webseries di fantascienza di argomento politico e sociale. Ma per quanto riguarda l’ispirazione ,e non lo spunto, direi che la mia musa è stata Community. Perché, come mi hanno detto una volta, a differenza di un’altra serie – ebbene sì, parlo di The Big Bang Theory -, che è una serie sui nerd, Community è una serie PER i nerd. Quindi l’intento era quello di scrivere una serie che fosse nerd, PER i nerd, ma che comunque rimanesse accessibile anche ai non-nerd.
Secondo voi, cosa manca alla serialità italiana per avvicinarsi a quella oltreoceano o a quella anglosassone? Perché c’è così tanta differenza con queste ultime?
RF: Secondo me manca la voglia e il bisogno d’eccellere, come in qualunque altro campo. A mio parere il migliore non è mai colui che ha più successo.
Q: La risposta sarebbe parecchio articolata… Quanto tempo ho?
Cercherò di essere breve: prima di tutto, il sistema televisivo va un po’ svecchiato, c’è bisogno di un po’ di coraggio in più, e il sistema auditel è comunque basato su una popolazione relativamente anziana e poco favorevole al cambiamento. Poi c’è il problema dei “soliti noti”, nel senso che gli attori delle fiction italiane sono sempre gli stessi soliti famosi che, a volte, nemmeno sanno recitare; quindi bisogna dare spazio a volti nuovi e a penne nuove: ad esempio, quando nel 2004 uscì Lost, quanti e quali erano gli attori famosi del cast? Terry O’Quinn, da Alias, e Dominic Monaghan, comparso ne Il Signore degli Anelli. 2 su 14, e nemmeno eccessivamente famosi. E infine, e solo per quanto riguarda la serialità, forse bisogna liberarsi del sistema “regia-centrico”; non che il regista non sia indispensabile, anzi, ma non credo che una serie vada vista perché dietro c’è il tale regista, ma perché è scritta, recitata e prodotta bene! Ma ripeto, i registi ci vogliono, eccome! Noi, con Icon, abbiamo avuto la fortuna di avere con noi Rosso che si è occupato di tutto, dalla sceneggiatura, alla regia, al montaggio, quindi direi che a lui spetti una gran fetta del merito.
Potreste darci qualche anticipazione sui personaggi principali e, in generale, di cosa dovremmo aspettarci della trama di Icon?
RF: La trama di Icon è strutturata secondo canoni classici, che funzionano dall’antica Grecia, però è ambientata in un mondo che di classico non ha nulla. I personaggi principali sono sette, se dovessi descriverli tutti vi toglierei il piacere della visione! Posso assicurarvi però che sono tutti deliziosi e vanno scoperti e assaporati uno per uno.
Q: Abbiamo personaggi nerd e personaggi non nerd, e secondo me è bello vederli interagire tra loro, piuttosto che stare a pensare a come caratterizzare un personaggio o un altro. Perché, dal mio punto di vista, una volta creati, i personaggi vivono di vita propria e si caratterizzano da soli: quando vai a scrivere un personaggio, almeno per me, è lui stesso che ti “parla” e ti dice cosa scrivere. In ogni caso, quando sono nati, i personaggi sono stati pensati per formare un gruppo abbastanza eterogeneo, e non essendoci due personaggi uguali ognuno ha una propria caratteristica. Secondo me la loro forza sta nel fatto che non sono personaggi stereotipati. Per quanto riguarda la trama, il bello è vedere una collisione tra due mondi, il mondo nerd e il mondo non nerd,vederli avvicinare alla ricerca di un punto d’incontro. È ovvio che le due parti dovranno effettuare entrambe un’opera di adattamento. E in Icon la Serie troviamo un po’ di tutto: c’è amicizia, c’è amore, odio, rivalità e anche un po’ di mistero… Ma prima di tutto, ci sono i personaggi che vivono in questo bellissimo ambiente che è l’Icon. Il mio augurio è che i nostri eroi ci e vi facciano ridere, emozionare e appassionare.
Cosa vi è piaciuto di più di quest’esperienza e cosa invece di meno?
RF: Mi è piaciuta la sfida. Dirigere sette attori protagonisti, di cui uno alla prima esperienza, quasi sempre tutti contemporaneamente, su una sceneggiatura così rigidamente strutturata e vedere che tutti recitano bene e la struttura funziona ti fa pensare che oltre alla loro bravura c’è anche un lavoro di direzione ben fatto. La cosa che mi è piaciuta di meno è stata la poca disciplina sul set, dovuta all’eccessivo numero di persone senza esperienza, che mi ha fatto faticare più del dovuto.
Q: La soddisfazione più grande è stata scrivere e creare questa storia, ma soprattutto conoscere il cast e la crew di persona a Roma. Delusioni non ne ho, però ho un piccolo rimpianto. Avrei voluto scrivere molto, molto, molto di più. Non che abbia scritto poco, però… [ride]
Quando potremo vedere il pilot di Icon?
RF: Sicuramente durante il mese di novembre. Dobbiamo ancora mettere a punto la sigla, ma siamo quasi pronti!
Ringrazio Rosso Fiorentino e Quasark per la disponibilità e vi lascio col link alla pagina Facebook e al trailer di Icon La Serie:
Fateci sapere cosa ne pensate con un commento, itasiani!
Edel Jungfrau
Ultimi post di Edel Jungfrau (vedi tutti)
- Mini guida ai documentari Netflix (attualità, politica, vita in prigione) - 5 Gennaio 2021
- Kidding: il fragile sorriso della depressione - 4 Febbraio 2020
- The New Pope – episodi 1 e 2: e pur si muove! - 23 Gennaio 2020