Interviste

Intervista a Diego Cajelli

E’ un onore per questo blog poter proporre un’intervista a Diego Cajelli, autore mainstream di fumetti, comico, musicista, popolare blogger e conduttore televisivo. Continuate dopo il salto, perché Diego ha un sacco di cose interessanti da dire.

Una cosa che devo chiederti è quella di parlare della tua esperienza di utente di Itasa (se vuoi dire il nickname fai pure), se leggi il blog, se aspetti con trepidazione l’uscita dei sub, come ti guardi gli episodi ecc.

Non sono un “utente” di Itasa, sono più che altro un felice fruitore di Itasa! Sono uno dei tantissimi che usufruisce del vostro lavoro quando è finito. 🙂

Purtroppo non ho Mediaset Premium, quindi mi devo affidare alla tua parola, che cos’è Ultra, oltre a una boy band degli anni 90?

E’ un filler di una decina di minuti, in cui approfondisco delle tematiche legate alla serie a cui viene affiancato. E’ un buon modo per fare dei collegamenti, parlare di scrittura creativa, mostrare le fonti dell’immaginario e farsi un giretto nell’immaginario collettivo.

Dalla prospettiva di insegnante di scrittura creativa, come si vede la scena televisiva americana? E quella italiana?

Non faccio più paragoni con nessuna scena americana. Altrimenti non mi alzerei dal letto ogni mattina. E’ una risposta amara? Sì.

Mondi diversi anche per i personaggi. Da noi sembra che un personaggio debba proprio piacere a tutti e a tutti i costi, deve proprio?

Nel senso che deve essere studiato per piacere a tutti a tutti i costi? Deve essere buono, bello, bravo, amichevole, raggiungibile, tranquillizzante, eccetera? No.

Assolutamente no. Sennò viene fuori Pucci di Grattachecca e Fichetto. Servirebbero personaggi che stiano sul cazzo. Ma sul cazzo di brutto. Pensa a JR di Dallas, per gli anni che erano era un personaggio di assoluta rottura, altro che dottor House. Ed è anche l’unico che ti ricordi oggi, anche se quell’altro nuotava a delfino in fondo al mare.

Quali serie segui e, soprattutto, perché?

  • Mad Men, perchè è un “mondo” favoloso.
  • Dexter, che con l’ultima stagione ha raggiunto un livello altissimo, dopo un paio di scivoloni.
  • My Name Is Earl, per le situazioni, il linguaggio e la colonna sonora.
  • Ho seguito Galactica, piaciuto parecchio.
  • Mi ha incuriosito The Walking Dead, però dopo un inizio col botto la serie si è seduta a guardare galleggiare le lontre.
  • Glee, perchè adoro i musical, e perchè soprattutto è un metaserie. Loro lo sanno di essere uno show, e si vede.
  • Scrubs, un capolavoro di sceneggiatura, regia, freschezza, e sopratutto una delle pochissime serie che ha avuto il coraggio di levarsi i sassolini dalle scarpe.
    Quando JD parla di Grey’s Anatomy con i suoi amici e dice: mi sembra di vedere noi senza le parti divertenti. Uno dei massimi livelli mai raggiunti dalla tivvù.
  • Nurse Jackie, lei è bravissima. Trama così così, ma lei è un’attrice favolosa.
  • Fringe. La mia serie preferita degli ultimi tempi. Forse perchè ho adorato XFiles e ho digerito male Lost. Ma con Fringe sto apprezzando JJ come non mai.
    Dai basta, senno se le elenco tutte, poi la gente si chiede: ma quando lavora questo qui?

Quella del doppiaggio è un’insostenibile pesantezza?

Si e no. Apprezzo tantissimo le serie in lingua originale con i VOSTRI sottotitoli. La realtà è che fino a poco tempo fa sembrava che i doppiatori italiani facessero un gran lavoro. Poi abbiamo avuto la possibilità di fare il paragone e i nodi sono venuti al pettine. Rimane comunque il fatto che in Italia abbiamo delle grandissssssime voci, penso a Christian Iansante o a Fabrizio Manfredi, ma non possono fare tutto loro.

Uno dei punti deboli della serialità italiana, quasi totalmente generalista, sono i dialoghi. In particolare è chiara la differenza tra dialoghi parlati e scritti, non ti fa digrignare i denti?

E’ un problema presente anche nella letteratura e nei fumetti. La colpa è tutta di Benedetto Croce. Appena ci scrolleremo di dosso il concetto che la realtà dialettica è una cosa da cui fuggire le cose andranno meglio. O peggio. Perchè anche l’opposto mi fa accaponare la pelle.

Mi spieghi meglio questa storia di Benedetto Croce? Non è la prima volta che sento discorsi di questo tipo, ho chiesto a degli amici che studiano filosofia, che però si sono tenuti alla larga dal sopracitato.

Urca. Vediamo di essere brevissimi e sinteticissimi. Secondo l’estetica crociana, l’arte è un atto individuale. Un’intuizione irripetibile dello spirito dell’artista singolo. (Più o meno, eh! Non sto sostenendo un esame di filosofia) E’ un intuizione che va distinta dal concetto e dalla conoscenza.

Ora fatti due conti. La letteratura di genere e tutto ciò che ne deriva sono, nascendo in epoca industriale, ripetibili e serializzabili per definizione. Inoltre, siamo in un territorio narrativo in cui, alla fine, c’è “la morale della storia”. Ovvero un concetto o una conoscenza da trasmettere. Ecco perché nel resto del mondo si scrivevano storie e da noi ci si facevano le pippette e ci si costringeva ad aggiugere un pesantissimo metatesto su tutto quello che voleva essere percepito come arte in ottica crociana.

Ottica che ha influenzato in maniera totale e profondissima l’Italia del dopoguerra. Un esempio così al volo? Ivanhoe di Walter Scott. Un romanzo storico, considerato in tutto il resto del pianeta come un buon romanzo storico. Grossomodo (scusa se semplifico ulteriormente) “è uscito” in libreria nello stesso periodo de I Promessi Sposi. Un’altro romanzo storico. Eppure, nell’ottica crociana, Ivanhoe essendo soltanto un romanzo storico, è considerato un discreto romanzo per ragazzi, mentre i Promessi Sposi, cui si aggiunge il metatesto linguistico della costruzione dell’italiano manzoniano è considerato un capolavoro dell’arte. Questo modo pensare e di rapportarsi all’arte è così radicato nel pensiero critico italico da essere percepito come normale. E’ anche per questo motivo che non abbiamo esperienze di pura letteratura di genere almeno fino alla seconda metà del 900. Inoltrata.

Altro punto è il “bello”. Il bello scrivere e il “bello vedere”. Percui, seguendo sempre la logica crociana del “bello scrivere”, conta la forma non il contenuto. Risultato: parliamo e scriviamo in due modi diversi. La scrittura non comunica, ma la maggior parte delle volte separa. Divide in classi. Chi può comprendere e chi non può. Pace.

Sempre seguendo questa logica, un capolavoro come “Ultima fermata Brooklyn” di Hubert Selby Jr, scritto in slang, tradotto benissimo in un italiano scorretto e sgrammaticato, è una merda colossale. Lascio che la tua immaginazione galoppi e faccia da sola i paragoni con il cinema, le serie, i fumetti, e tutto il resto.

E’ totalmente campata in aria l’idea degli adattamenti televisivi di fumetti italiani? Ammetto che Corto Maltese, con attori in carne e ossa, sarebbe fantastico, mente Dylan Dog sarebbe perfetto per il ‘caso della settimana’.

No, non sarebbe un’idea campata per aria. Bisognerebbe trovare un produttore in grado di farlo. Non è quasi mai il lato artistico a mancare, è quasi sempre la parte economico/industriale ad essere assente.

Negli ultimi anni i tentativi di replicare il successo di Lost sono falliti. I progetti cosiddetti “high concept” non sembrano avere più successo mentre le storie di genere sembrano rivivere una nuova giovinezza. Gallina vecchia fa buon brodo?

Sì. Anche perchè Lost non si può replicare a tavolino. Lost si può replicare solamente usando il sistema originale con cui è stato concepito: L’approccio serendipico. E’ venuto bene per una botta di culo ragazzi, rendiamocene conto.

Progetti futuri?

Troppi. Abbiamo appena finito il terzo volume di Milano Criminale. La mia serie legata ai polizieschi italiani degli anni ’70. Stiamo finendo un thriller pesantissimo per il mercato francese, che penso proprio verrà pubblicato anche in Italia. Sono sempre alle prese con Dampyr e Diabolik e… Vabbè, a voi lo dico. Sto facendo da story editor e da sceneggiatore in seconda per un film. Una produzione europea. Appena potrò dire qualcosa di più lo farò! 🙂

Ed ecco il trailer dell’ultimo volume di Milano Criminale, “La città esige vendetta”.

httpv://www.youtube.com/watch?v=RYRRf-nxHEs

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Chris Bernard

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