Analizziamo la natura del nuovo grande cattivo di The Walking Dead, cercando di capire quali siano le vere caratteristiche e i più grandi punti di forza di uno dei villain più riusciti di sempre.
Dopo essersi fatto attendere non poco, Negan ha finalmente fatto il suo esordio in The Walking Dead sul finire della scorsa stagione, riservando però il “meglio” (e per meglio intendiamo crani spaccati a colpi di mazza da baseball corredata di filo spinato) per il primo episodio di questa nuova annata della serie TV prodotta da AMC, oramai un vero e proprio fenomeno cult: che la si ami o la si odi, The Walking Dead continua a rivelarsi un successo, perlomeno di pubblico.
Dopo le già tante sfortunate e drammatiche vicissitudini passate, era difficile immaginare che per Rick, Daryl, Glenn, Maggie e compagnia ci potesse essere di peggio rispetto a quanto già vissuto, dal folle Governatore ai cannibali del Santuario, giusto per citare due dei tanti tragici pericoli affrontati dai protagonisti. Purtroppo però non c’è mai limite al peggio, come si suol dire, e quel “peggio” risponde a un solo nome: Negan.
Io sono Negan
Il personaggio interpretato – magnificamente – da Jeffrey Dean Morgan si candida a tutti gli effetti a divenire l’avversario più pericoloso affrontato dal gruppo di sopravvissuti che ci accompagna da oramai più di sei anni, e senza troppe difficoltà. Chi segue The Walking Dead anche nella sua iterazione originale, quella a fumetti, saprà bene che definire Negan come il più grande e pericoloso nemico di Rick e gli altri è un po’ come calciare un rigore a porta vuota, così come avrà ben chiaro in mente quanto questo villain sia riuscito e “potente”, oltre che finemente originale, a partire dal design. Per tutti gli altri, proviamo a fare un’analisi oggettiva in funzione di quanto visto di questo personaggio nel suo (a oggi) esiguo minutaggio nella serie TV.
Very Normal Person
Nel momento in cui Negan è uscito dalla porta laterale di quel camper ci è subito apparso come un uomo sostanzialmente normale: non straordinariamente alto o muscoloso, di mezza età e non particolarmente istruito, almeno apparentemente, a giudicare dalla sua dialettica e dal lessico utilizzato. Non sappiamo ancora chi fosse Negan il giorno prima che i morti si risvegliassero e iniziassero a camminare sulla Terra, né cosa abbia saputo fare per avere un più che nutrito gruppo di persone – i Salvatori – ai suoi comandi, ma di sicuro abbiamo subito carpito la peculiare natura di questo personaggio. Ci troviamo infatti di fronte a un uomo molto scaltro e determinato, dotato di un carisma e una dialettica tale da rivelarsi un leader nato, oltre che di una determinazione e spietatezza con pochi pari, che gli hanno permesso di ridurre in poltiglia la testa di due uomini in pochi minuti senza battere ciglio, ma anzi paradossalmente quasi divertendosi a farlo.
A mali estremi…
Se vogliamo, Negan è la versione estremizzata alla massima potenza dello stesso Rick Grimes, che sinora era riuscito a superare ogni difficoltà incontrata proprio grazie al suo saper essere un valido “pastore del suo gregge”, guidandolo attraverso un sentiero periglioso e pieno di ostacoli, più che disposto a sporcarsi le mani in funzione di un bene più grande. La logica del “il fine giustifica i mezzi” ha sempre funzionato per i protagonisti di The Walking Dead, consentendo loro di arrivare sin dove sono arrivati – non senza perdere qualcuno lungo la strada, ben intesi. L’unico problema, adesso, è che hanno incontrato qualcuno i cui fini sono ben più grandi di quelli di Rick e compagnia, e che dispone di mezzi ben superiori, in termini anche solo meramente numerici: Negan ha infatti a disposizione più uomini, armi e risorse di Rick, e ha saputo plasmare un nuovo tipo di società, quella più adatta a un mondo che è a un minuto dall’apocalisse, un regime dittatoriale che governa con pugno di ferro e al quale tutti devono sottomettersi, accettandone le condizioni, oppure perire.
Solo un uomo
La domanda è, quindi: come ha fatto Negan a giungere al vertice di una scala gerarchica molto instabile e violenta, riuscendo a dar vita a un sistema finemente organizzato, composto di tante teste e distribuito su un territorio evidentemente molto vasto, con avamposti qui e lì, squadroni della morte e altri incaricati a riscuotere i pesanti dazi imposti a tutte le “province” del suo “regno”?
Dopotutto, Negan è solo un uomo. Un uomo come tanti. Eppure è lì a capo di tutti, con il potere che molti uomini vorrebbero, con moltissimi altri uomini – e donne – che pendono dalle sue labbra, pronti a eseguire qualsiasi suo ordine.
Negan vs. il Governatore
Occorre chiarire subito una cosa: contrariamente all’altro grande villain apparso in The Walking Dead sinora – il Governatore – Negan non è pazzo. Anche se sarebbe facile e forse lecito credere il contrario. Abbiamo visto come il Governatore fosse un uomo la cui psiche, già costituzionalmente fragile, fosse completamente alla deriva – come dimostrava il fatto che teneva nascosta e “in vita” la sua figliola tramutatasi irrimediabilmente in uno zombie: questo avversario era infatti lo specchio di quello che l’alba dei morti viventi avrebbe provocato nei soggetti più deboli, ossia la follia più totale. Per quanto questo fosse un abile affabulatore, in grado di simulare molto bene, nascondendo a tanti il proprio precario equilibrio psicologico, nel momento di massima difficoltà è bastato poco per smascherarlo: la definitiva perdita della sua progenie – comunque di fatto già perduta – ha fatto sì che ogni maschera cadesse, e che il Governatore si rivelasse per quello che era, guidando un assalto privo di strategia presso la prigione dove si nascondevano Rick e i suoi, gesto che prima della vita gli ha fatto perdere credibilità e consenso, come il percorso fatto dal personaggio di Tara Chambler dimostra. Negan è invece assolutamente antitetico al Governatore: questi infatti non ha bisogno di custodire e guidare un carro armato per giustificare la sua forza e il suo potere, ma gli è sufficiente una semplice mazza da baseball, alla quale dà un nome solo per alimentare il simbolismo e costruire una sorta di aura mitologica attorno alla sua figura (dietro al nome, peraltro, c’è un preciso significato che non possiamo svelarvi oggi). Lucille è lo scettro del potere di Negan, il simbolo della sua forza, che dice agli altri, “non ho bisogno nemmeno di impugnare una pistola o una qualsiasi altra arma da fuoco, non ho bisogno di una lama, mi basta la mia mazza”. Per fare un paragone esemplificativo e volutamente anche un po’ provocatorio, Lucille è per Negan quello che lo scudo in vibranio è per Captain America. Come a Steve Rogers non serve una pistola, così è per Negan.
Dialettica
Inoltre, l’arma più importante del personaggio è, più che la sua mente – comunque astuta, profonda ed empatica – la sua lingua: è la sua grande proprietà di linguaggio, la sua incredibile capacità dialettica, che gli consentirebbe di avere la meglio in qualsiasi diatriba, a rendere Negan davvero forte. Sebbene l’iterazione televisiva di questo villain sia molto più edulcorata e meno sboccata di quella originale a fumetti – per i curiosi canoni censori statunitensi che giudicano più il sangue e la violenza rispetto alle “parolacce” e alla nudità – abbiamo da subito notato come Negan sia sempre in grado di dire la cosa giusta, nel modo giusto, al momento giusto. Il discorso che tiene prima dell’esecuzione di Abraham prima e di Glenn poi è l’esempio perfetto, in questo senso: ogni parola che esce dalla bocca del personaggio in quella sequenza tragica e splatter è abilmente studiata e soppesata, e vale sia per il gruppo di Rick così come per i sottoposti di Negan che assistono alla scena, sorvegliando armati i propri prigionieri. E questa tattica dialettica messa in atto dal personaggio continua anche poco dopo, nel particolare confronto uno-a-uno con lo stesso Rick: “Qui comando io, tu puoi solo ubbidire: ti faccio vedere perché”.
Un vero leader
Basti pensare anche a quanto visto nel terzo episodio di questa stagione (ma anche in precedenza) quando un gruppo di Salvatori pronuncia all’unisono “Io sono Negan.” Questa frase, apparentemente molto semplice, ha in realtà un significato preciso e molto importante: il villain ha saputo dare a un gruppo numeroso di persone senza speranza qualcosa in cui credere e identificarsi – in questo caso se stesso. Il carisma e la parlantina di Negan hanno saputo progressivamente manipolare sempre più individui, dando loro una direzione e facendo credere loro che questa fosse l’unica strada da seguire per salvare se stessi e un mondo andato in malora. Del resto, non si chiamano Salvatori per caso. A tutto ciò va aggiunto poi l’incentivo che Negan fornisce ai suoi sottoposti più meritevoli, dal trascorrere una notte di passione con una donna a loro scelta, al salire di grado e avere maggiori benefit e potere. In questo senso, avendo individuato la forza di Daryl, Negan gli ha proposto di divenire uno dei suoi – e vedremo cosa deciderà di fare.
Dalle parole ai fatti
Di certo, se alle parole non corrispondessero i fatti, Negan non sarebbe arrivato dove si trova attualmente. Ma anche qui il personaggio ha saputo dimostrare grande determinazione, e soprattutto coerenza: come dimostrano le uccisioni dei già citati – e malcapitati – Abraham e Glenn. Per quanto possa apparire che Negan si sia divertito a spaccargli la testa – ed è quello che tutti devono credere per alimentare quel complesso meccanismo di “mitologia” e paura nei suoi confronti – in realtà il villain ha ucciso i due uomini perché non poteva non farlo: con questo atto di spietata forza ha ribadito la sua leadership agli occhi di tutti, dato che egli per primo si era reso conto della pericolosità del gruppo di Rick nei confronti del nuovo ordine da lui istituito. Dalle parole ai fatti, senza deviazioni di sorta.
Maschio alfa
In un mondo come quello di The Walking Dead, Negan è dunque un vincente. In una realtà nella quale la società “perfetta” fatta che le leggi dell’uomo avevano creato si è sciolta come neve al sole, e si è tornati a una forse più equa “legge della giungla”, Negan è il maschio alfa, che tutti, volenti o nolenti, seguono. Colui che crede davvero in ciò che pensa, dice e fa, e soprattutto vede se stesso come uno dei buoni, dei giusti. E in verità, il complesso sistema da lui istituito sembra funzionare anche abbastanza bene, per quanto i suoi metodi siano sicuramente discutibili, consentendo a tante persone di sopravvivere e ritrovare un senso di comunità, sebbene questa comunità sia un regime dispotico, violento e primordiale. La domanda è quindi: come faranno Rick e gli altri a sconfiggere uno come Negan? Sarà davvero possibile sbarazzarsi di uno come lui? Staremo a vedere.
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Articolo in collaborazione con Movie Player, scritto e curato da Raffaele Caporaso per movieplayer.it.
Qui l’articolo originale.
Edel Jungfrau
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