Love

Love: gli insoliti stereotipi di una commedia romantica non convenzionale

Due persone apparentemente senza nulla in comune improvvisamente si incontrano e si piacciono, ma le cose non sempre vanno come previsto…

L’articolo NON contiene spoiler.

Love è stata scritta e creata da Paul Rust, Judd Apatow (40 Anni Vergine, Molto Incinta, Freaks and Geeks) e la moglie Lesly Arfin (Girls) per Netflix ed è stata rinnovata per una seconda stagione, che andrà in onda il prossimo anno. Qui il trailer. La trama parla di due giovani con vite che stanno andando alla deriva e che improvvisamente si incontrano. Entrambi sono appena usciti da una relazione: uno con un partner che lo tradiva, l’altro con una persona tossicodipendente. Uno dei due giovani è un personaggio un po’ sfigato nella vita in generale, vorrebbe scrivere serie TV ma si accontenta di tutorare una giovane attrice dodicenne; l’altro lavora in un’emittente radio, ha problemi di dipendenze di vario tipo e non riesce a trovare una quadra nella sua vita sbandata.

A questo punto ci si chiederà che senso ha perdere del tempo per vedere una serie con una premessa così banale, scialba, dalla trama scarna e sempliciotta quando ci sono centinaia di serie TV molto più originali e valide da seguire. Ed è proprio qui che vorrei che vi soffermaste. Ho mantenuto pronomi neutri per raccontarvi in breve la trama, perché la particolarità di questa serie sta tutta lì: negli stereotipi al contrario. La persona che lascia la fidanzata traditrice è Gus (Paul Rust), il ragazzo strano e insicuro che vorrebbe di più dalla sua carriera ma che, sebbene speranzoso, si accontenta di ciò che ha. La persona con la vita sottosopra, con problemi di alcool e droghe, invece è Mickey (Gillian Jacobs), una ragazza un po’ sbandata, ma che cerca di divertirsi con quello che la vita le regala. Da quando i due si incontrano, la storia prosegue lentamente, prima affrontando la conoscenza dei due solo come amici, per poi snodarsi in qualcosa di più, tra vicissitudini e problemi, ma anche tante risate.

Non vorrei svelarvi troppo, per permettere anche a chi non l’ha vista di poterla recuperare dopo aver letto questo articolo. Una cosa devo dirla, però: il primo episodio è sinceramente un po’ destabilizzante. A fine puntata ero quasi tentata di non dargli una chance e proseguire, c’erano troppi elementi che non riuscivo a mettere a fuoco, ma una voce nella mia testa mi ha detto di continuare. E quella voce in realtà è il ricordo di uno di quei commenti sui social che diceva: “Non male Love, diversa dal solito ma molto delicata.” Delicata… Questo aggettivo ha continuato a frullarmi per la testa. Mi sono convinta e ho proseguito e non posso che ringraziare quell’utente per avermi involontariamente spinta a continuare la visione, perché se dovessi usare un solo aggettivo per descrivere Love sarebbe proprio “delicata”. Inizialmente non sembra così, è la storia di due vite normali, con i soliti problemi di vita, di relazioni naufragate, di dipendenze a cui è difficile sfuggire, di amicizie strambe e così via, ma è il modo in cui sono state presentate che alla fine mi ha fatto apprezzare la serie nella sua interezza.

Pensiamoci bene: in una serie leggera a tema romantico-amoroso di solito chi è il personaggio distrutto e che “scazza” tutto a un certo punto? L’uomo. Chi tradisce per poi correre a chiedere scusa? L’uomo. Chi, di solito, ha problemi con alcool e/o droghe e cerca disperatamente di risalire a galla, anche ricadendo più volte nel baratro? Sempre l’uomo. Capita che ci siano delle eccezioni, certo, ma la regola non scritta di questa tipologia di serie TV è che invece la ragazza sia quella che aiuta il ragazzo a risollevarsi, che se tradisce lo fa solo per amore, che combina guai ma si fa sempre perdonare. Ebbene, in Love tutto è capovolto e questa cosa mi ha stupito da subito, e non perché si cerchi in tutti i modi di restituire quella parità tanto desiderata, non perché il double stardard ci ha stancati (beh, sì, ma non è il punto della serie, a mio avviso), ma semplicemente perché… succede anche questo. E succede davvero, con più facilità di quella che si pensi. Non sono solo gli uomini a sbagliare, a chiedere perdono in ginocchio, a doversi far perdonare o a combinare guai. In Love c’è una verosimiglianza che quasi spaventa da quanto è genuina, se accostata poi all’estetica pura e semplice dei due personaggi. Due ragazzi davvero normali, average direbbero gli inglesi, non belli e non brutti, ma “nella media”. Lui ha il nasone ed è il classico geek timido e imbranato, lei è bella ma si trascura e non pensa alle conseguenze delle sue azioni. In Mickey e Gus c’è un po’ di tutti noi e non è neanche facile immedesimarsi in uno o nell’altro, perché le caratteristiche stereotipate solite di queste commedie romantiche sono talmente ben mischiate da confondere quasi lo spettatore. Sono goffi, immaturi, sconsiderati, perdenti. Perdenti, sì, che però si distinguono nella loro semplicità.

Io vi consiglio di dare una chance a questa serie: potreste trovare incredibilmente fastidiosi alcuni personaggi, incredibilmente stupide certe situazioni, ma l’onestà narrativa di Love è ciò che più mi ha colpito e che spero colpisca anche voi. Siamo così abituati a situazioni televisive al limite dell’assurdo e dell’inverosimile che ci dimentichiamo che una commedia può anche parlare di relazioni vere, spesso banali e schifosamente nella norma,  oppure confuse, scombussolate e incasinate ma sempre reali. Io ne sono rimasta piacevolmente sorpresa, a volte serve solo un tuffo in questa realtà telefilmica per fermarsi e pensare che in fondo la vita non fa poi così schifo, anche se siamo imperfetti, anche se non siamo i protagonisti dell’ultima serie TV con principe azzurro e donzella in pericolo o della commedia romantica con tutti i crismi del caso.

Love è diversa. Love è delicata.

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Edel Jungfrau

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Traduttrice/dialoghista per professione, blogger appassionata di makeup e serie TV. Più di ogni cosa, preferisco le serie drammatiche e i period drama: più sono cruente e sconvolgenti e più mi piacciono, ma datemi un manzo vichingo con la barba e farete di me una bimba felice. Blogger dal 2012, spietata correttorA di bozze dal 2014 e traduttrice dal 2015, amo Italiansubs come una seconda famiglia e odio in maniera viscerale la parola "disturbante". Non esiste, deal with it.
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