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“Serie TV” is the new “Cinema”

È indubbio che il livello della qualità delle serie TV sia cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni.

È anche quasi inutile che questa affermazione venga rivolta agli utenti del nostro sito e ai fruitori dei nostri sottotitoli: probabilmente nessuno di loro è convinto che gli show televisivi siano puro e solo intrattenimento o ad appannaggio del business che ci ruota attorno. Ma non fa mai male ricordarlo, dato che quest’idea di vecchio stampo e molto provincialista è ancora impressa in buona parte del pubblico italiano, che ha come flebile attenuante il fatto che in patria non ha avuto una grande scuola di cultura in fatto di sceneggiati, se non in rarissimi casi dedicati comunque a un pubblico ristretto e più educato alla qualità televisiva.
Ma qualcosa a riguardo di questa sensibilizzazione al grande pubblico si sta muovendo, dato quello che ho potuto notare nei giorni scorsi sulla TV pubblica italiana. Ora, premetto che non mi capita molto spesso di guardare la TV; non per snobismo ma principalmente per il fatto che i momenti liberi li dedico alle numerose serie TV che sto seguendo e non ho quindi proprio il tempo materiale per accendere il televisore. Detto questo, le poche volte che ho potuto vedere rubriche dedicate allo spettacolo esse puntavano sul cinema, non a torto dato il peso specifico dello stesso in ambito artistico, e nei rari casi in cui si parlava degli show televisivi lo si faceva con un atteggiamento al limite del pressapochismo, della supponenza e con una tendenza a minimizzare la portata degli stessi nella cultura dello spettacolo. Ecco quindi il mio stupore quando, qualche giorno fa, mi sono imbattuto in una rubrica all’interno del servizio d’informazione pubblico in cui si è parlato delle serie televisive. Un servizio terminato il quale l’unica parola che mi è scaturita naturale è stata: “Amen”.

Antonio Monda

Antonio Monda

Il pezzo, curato da Antonio Monda (partendo dal presupposto che una volta la televisione veniva usata dai registi come banco di prova prima di gettarsi nel mondo del cinema), ha sviscerato il concetto secondo il quale attualmente sta succedendo quasi l’inverso, con il risultato che le serie televisive stanno raggiungendo un livello qualitativo molto vicino a quello cinematografico. Dopo un breve ma indiscutibile accenno a un’analisi di questo cambiamento dal punto di vista artistico, è sotto gli occhi di tutti infatti che in alcuni network televisivi i registi possono prendersi libertà che sul grande schermo non si possono permettere; il giornalista si è focalizzato su una visione squisitamente tecnica di questa evoluzione della televisione a discapito del cinema, portando come esempio serie che qui conosciamo bene quali Breaking Bad, House of Cards, True Detective e Boardwalk Empire. Ciò che fa più piacere, comunque, è che queste frasi vengono enunciate al diffidente pubblico del Belpaese non da un giornalista o critico qualsiasi, ma da uno scrittore italiano, docente presso l’Università di New York, a cui il New York Times ha dedicato due ritratti (nel 2007 e nel 2013) definendolo “un istituto di cultura raccolto in una sola persona” e “custode della gloria di New York”. Chissà che qualcosa si inizi a muovere, nell’attesa che in un prossimo e altrettanto meritevole servizio si riescano ad approfondire i pregi delle serie TV anche dal punto di vista artistico – come ad esempio il fatto che con questo mezzo i registi riescono a trasmettere una conoscenza più approfondita dei personaggi, delle loro sfaccettature interiori e delle relazioni tra gli stessi o il fatto che con gli show televisivi si riescono a raccontare più dettagli dietro alla storia, con la conseguenza che alcune (mini-)serie possano essere viste veramente come dei film, semplicemente più lunghi.

Ma dato che, parafrasando il Marchese del Grillo di sordiana memoria, “lui è lui… e io non sono un c**o” smetto di blaterare e vi invito a utilizzare cinque minuti della vostra giornata per guardare il video di questo servizio, che potete trovare a questo link, e di dirci cosa ne pensate a riguardo qui nei commenti.

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Jacopo Zambon

Blogger e traduttore (jakopelosh)
Informatico pigro e realista, nato senza ROM e GPS. Guardiano della notte. Divoratore (di bocca buona) di film, prima, e serie TV, poi. Qualcuno mi definisce nerd: lo prendo come un complimento ma, ogni volta che succede, un vero nerd si ribalta nel suo Tardis. Utente ItaSA dal 2009, blogger senza dono della sintesi da ottobre 2013 e traduttore da dicembre 2014... So say we all!
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