Anche questo mercoledì torna puntuale il nostro appuntamento con le web series. Come ormai sapete, questa rubrica vuole essere un viaggio nelle serie auto-prodotte per il web, una guida per ispirare la vostra creatività e una possibilità di osservare la vostra passione da un’inquadratura differente. Oggi parleremo di Next Stop, uno dei primi esperimenti di narrativa completa del panorama italiano, e ne intervisteremo autore e protagonista.
LA TRAMA
Scritta da Roberto Maggi e prodotta da InMEDIARec, la serie narra le vicende di un ingegnere precario (Emanuele Capecelatro) che si ritrova coinvolto in un progetto quasi leggendario per la città di Roma, la costruzione della quarta linea della metropolitana. Un’ironica utopia presentata in chiave spy-comedy che vedrà l’ingegnere – ormai agente C011 – catapultato in una realtà frenetica di complotti e pericolosi doppi giochi. Insieme al Capo D1 (Matteo Davide), alla dottoressa ERRE (Sasha Dvorzova) e al badass Agente Gibbo (Gabriele Winker) dovrà lottare per portare avanti un progetto in grado di sconvolgere la realtà della capitale stessa. Sul suo cammino incontrerà il pericoloso Dottor Kozac (Daniele Colocci) e la temibile Squadra Reperti; si lascerà trasportare in una relazione con un’intrigante collega (Marilena Riccetti), e farà tutto questo con l’obiettivo bene in mente: La Linea D.
PERCHÉ GUARDARE NEXT STOP
Perché, come ho detto, è una delle prime serie che hanno portato sul web italiano la struttura classica della narrativa, senza però trascurare l’ampia libertà stilistica che il mezzo consente. Perché è un prodotto che sa giocare in maniera divertente con la musica e con una CGI semplice ma efficace. E infine perché non si propone di fare del semplice intrattenimento ma esprime un’idea politica – universale – di denuncia sociale e nel farlo non cade nella trappola della retorica ma riconosce la potenza della parodia e fa di questa la sua arma vincente.
L’INTERVISTA
Oggi con noi ci sono Roberto Maggi ed Emanuele Capecelatro. A nome dello staff di ItaSA vi ringrazio per la vostra disponibilità. È sempre un piacere conoscere chi sta “dall’altro lato dello schermo”.
Roberto: Grazie a te e ad ItaSA per esservi interessati a noi.
Emanuele: Ciao a tutti, io sono Emanuele Capecelatro, ho 31 anni e faccio l’attore… ops, scusate, sembrava più un provino che un saluto. Deformazione professionale!
Parliamo di Next Stop. La città di Roma è chiaramente la protagonista silente di questa serie. Qual è l’esigenza che sta alla base della creazione di un prodotto così legato al territorio?
Roberto: Next Stop è stato un lavoro non premeditato, non avevo mai pensato di concentrarmi su un qualcosa di così “territoriale”. Ho avuto un’intuizione una mattina in metropolitana alle 5:30, una metro affollatissima. Sono tornato a casa, mi sono messo a scrivere e il giorno stesso avevo piú o meno la storia che volevo raccontare. Ti accorgi solo dopo di quanto la realtà che hai intorno, i disagi che vivi sulla tua pelle, lavorino profondamente nel tuo inconscio e ispirino le tematiche a cui sei veramente legato. La questione metropolitana a Roma è stata affrontata in maniera surreale in questa città, e dovevamo trovare un modo altrettanto surreale di raccontarla/denunciarla, cercando di essere il meno “Romani” possibile, in modo da rendere la nostra storia metafora di una condizione di immoblismo e arretratezza nazionale.
Emanuele: Credo che la prima esigenza sia stata: “Facciamo un progetto divertente insieme”. Roma è la città natale di una buona parte di noi di Next Stop (in primis di Roberto), ne conosciamo le dinamiche perché ci viviamo nel quotidiano e quindi ci fa da sfondo per lo sviluppo delle dinamiche narrative. Ma nonostante questo rimane solo un pretesto: non si è trattato di una web series di denuncia sociale sulla capitale d’Italia. Sicuramente il tema della metro A, B, C… D di Roma ci tocca da vicino, ma lo spirito goliardico dell’intreccio spy-comedy à la Chuck è sicuramente stato il leitmotiv principale dei nostri intenti. Sono stato retorico…?
No, Emanuele. Anzi, ho una domanda per te. Quand’è che un attore nato e cresciuto nel teatro decide di fare una web series? A primo impatto appaiono due mondi molto distanti…
Emanuele: Beh, che dire? Credo che la cosa principale per un attore, di qualsiasi tipo (cinema, TV, teatro, ecc.), debba essere mettersi alla prova. È l’aspetto più divertente. Come hai detto, provengo da un’esperienza prettamente teatrale, con qualche piccolo strappo alla regola in TV. Quando mi hanno proposto questo tentativo mi sono detto “Cavolo, sono un po’ fuori allenamento”. Era una sfida che volevo tentare. Magari può apparire un atteggiamento infantile, ma che il recitare sia un gioco non l’ho detto io!
Una caratteristica importante di Next Stop è poi lo stile non convenzionale e divertente che ha il suo apice nelle sequenze musicali. C’è tanta musica nella serie. Come e perché nascono queste collaborazioni?
Emanuele: In un film, corto, web series o spettacolo teatrale che si rispetti, la colonna sonora “racconta”: nel nostro caso “cita” anche. Questo è un ulteriore modo per attirare il pubblico che, riconoscendo la citazione, dice “Cavolo, hanno citato…”. Un esempio è la scena in cui vengono presentati i componenti della Squadra Reperti, che sfrutta lo stesso stile de Le Iene di Tarantino. Per quanto mi riguarda ho dovuto girare un video clip in cui abbiamo evidentemente giocato con la canzone di Gotye (dunque una hit) per portarla al nostro racconto. E’ una cosa che fa sorridere gli spettatori che si divertono magari a trovarne altre nascoste.
Roberto: Questo è dovuto al fatto che molti di noi amano la musica e siamo circondati da ottimi musicisti, e nel mio caso il lavoro di scrittura è affiancato spesso da quello musicale; una piccola parte delle musiche le ho composte direttamente io. La possibilità di sfruttarle in modo “drammaturgico”, come nella parodia di Gotye, è stata possibile grazie al grande talento del nostro cast, in grado, oltre che di recitare, di cantare benissimo.
Come ogni settimana, arriva inesorabile il momento dei consigli. Quali sono le tre “perle” che volete condividere con noi oggi?
Emanuele: Consigli, consigli, consigli… Noi dello spettacolo siamo sempre così “abituati a dar consigli” (nel senso che ci piace darli) che spesso sembrano banali. 1) Per quanto riguarda il mio campo professionale, l’unico consiglio che mi sento di dare è di non sottovalutare l’aspetto attoriale. Ci si preoccupa spesso della location, della fotografia, della sceneggiatura, ma visto che sono altamente critico nei miei confronti, ritengo di non aver fatto il massimo, in alcune scene mi vedo molto teatrale… Avrei dovuto prepararmi di più!
Roberto: 2) Provateci!!! Se avete un’idea e una squadra pronta a lottare al vostro fianco contro mille avversità non perdete tempo: è il momento giusto per provarci. Probabilmente oggi sta accadendo nell’audiovisivo quello che è accaduto nella musica quasi un decennio fa; la rete è divenuta un luogo dal quale partire concretamente per porre le basi di un progetto e farsi notare. Tutto il mondo ha gli occhi sul web, e se come è ovvio si rischia l’inflazionamento, rimane comunque la migliore vetrina sulla piazza per il vostro talento.
3) Passiamo alla lista dei consigli sperimentati direttamente sulla nostra esperienza e che potrebbero tornarvi utili: la verticalità è importante. Convincere lo spettatore nei primi 30 secondi, anche. Un po’ di sesso condisce bene il tutto, nel caso conosceste uno “youtuber” contattatelo, i consensi veri si creano nella fascia 15-25 anni. Dico questo senza nessuna vena polemica. Il popolo è sovrano.
L’ultimo vuole essere un consiglio/adagio a chi decide di lasciare navigare il proprio lavoro nell’enorme oceano del web. La rete, a differenza di quello che si è abituati a pensare, è lo strumento meno orizzontale e pluralista inventato. La visione romantica della rete come luogo di pluralità, differenze e libertà espressiva è totalmente crollata con il 2.0. I commenti e i “mi piace” su youtube, anche quelli esclusivamente positivi o incoraggianti, rappresentano una ricerca di mercato gratuita sui gusti della maggioranza che forniamo quotidinamente e gratuitamente a tutti coloro che dovranno poi fare scelte o investimenti. Dico questo per invitare tutti gli autori e addetti ai lavori a non perdersi in questa moderna “febbre dell’oro” dei consensi online e di non farsi abbattere dai numeri, continuando per la loro strada. Se i produttori del passato avessero avuto a disposizione uno strumento del genere probabilmente non si sarebbero presi rischi e non avremmo avuto la molteplicità di generi e autori cresciuti negli anni.
Ultima domanda. Generalmente l’idea di creare una web series è ispirata da un altro prodotto analogo. Chi vuole percorrere questa strada, per prima cosa, si informa sullo stato dell’arte. Quali sono i modelli a cui vi siete ispirati quando avete deciso di dare alla luce Next Stop?
Roberto: Next Stop ha sicuramente degli ispiratori, come alcune serie americane: Chuck, la vecchia serie di Batman trasmessa negli anni sessante dalla ABC, un certo cinema di genere spionistico. La cosa sulla quale concordo con Emanuele è che di sicuro abbiamo farcito Next Stop di citazioni provenienti da diversi mondi, in stile quasi Avantpop. La serialità sul web non ce la siamo inventata noi, saremo sicuramente ricordati tra la prima ondata di serie web in Italia, ma quando abbiamo iniziato c’erano già i primissimi lavori. Le prime cose seriali che vedevo sul web non mi erano affatto piaciute. Devo dire che il primo prodotto diverso che ho notato è stato The Pills, dal quale come si vede siamo lontani anni luce, ma che mi ha fatto pensare che il web potesse ospitare prodotti personali e “alternativi”, prendendosi poi ognuno, come autore e realizzatore, le responsabilità delle proprie scelte e della propria poetica. Next Stop, quando lo abbiamo realizzato, e credo tutt’oggi, non aveva nel bene o nel male nessun analogo nel web Italiano, non seguiva nessuna ricetta o ingrediente che qualcuno avesse già utilizzato. Per quanto possa sembrare pretenzioso come termine lo trovo un lavoro decisamente “sperimentale”, un cantiere aperto, un po’ come quello della linea D.
L’intervista è finita, andate in pace. Scherzi a parte, ci ha fatto molto piacere avervi qui oggi. C’era davvero bisogno di pionieri in questo paese per rivelare le potenzialità del web e per questo vi ringrazio da parte di tutto il popolo Itasiano. Alla prossima puntata!
Emanuele: Grazie a voi! Sia per l’intervista, sia per i fantastici sottotitoli che ci regalate! Ammetto che non sono spigliato nelle interviste e che l’ho buttata spesso sullo scherzo. Ma, telematicamente, mi sono sentito a mio agio!
Roberto: Grazie a te, Matteo, e ai ragazzi di ItaSA che sono encomiabili per il lavoro che fanno, e che è di vitale importanza per tutti. Infatti senza di voi probabilmente non avremmo potuto goderci tante serie che ci hanno ispirato e ispireranno. La rubrica che hai deciso di creare dimostra che c’è un interesse concreto a sostenere e ad interessarsi di questa nuova ondata di autori e produzioni. Le web series possono rappresentare un punto di svolta che potrebbe avere un’eco su tutto il resto della produzione in Italia, generando una cambiamento che aspettiamo da tempo, e per farlo c’è bisogno di una “stampa” che ne parli il più possibile e che sostenga questi lavori. Grazie ancora, Matteo, per l’intervista, da parte di tutta la crew di NS.
E così termina anche questo articolo. Vi ricordo che potete segnalarci le vostre web series preferite qui sotto nei commenti e noi faremo il possibile per offrirvi interviste ed approfondimenti. La rubrica si prende una settimana di pausa e ritornerà tra due mercoledì con una sorpresa per voi. Sono sicuro che conterete i giorni. Ma nel frattempo potete recuperare Next Stop cliccando proprio qui sotto!
Matteo Pilon
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