Delude il biopic di Abel Ferrara, mentre Joe Dante conquista la stampa con Burying The Ex.
Attesissimo il film sull’ultimo giorno del poeta e regista Pier Paolo Pasolini, purtroppo delude le aspettative. Sostenuto da una brillante performance del bravo e somigliante Willem Defoe, il film si concentra sull’ultimo giorno di vita dell’intellettuale di Bologna. Alternando scene del film che avrebbe dovuto girare e flashback, il film manca di una certa coerenza, narrativa e non. Infatti anche la lingua del film passa dall’inglese all’italiano senza un motivo apparente. Intendiamoci, non c’è niente di male a fare un biopic su un italiano recitando interamente in inglese o viceversa. Qualunque sia la scelta, che rimanga però tale per tutto il film. Il problema di Pasolini è principalmente un altro: il suo essere poco coinvolgente. Certamente non era semplice realizzare un film su una personaggio così complesso, ma il Pasolini sullo schermo risulta svilito e emotivamente vuoto. È difficile ritrovare in Dafoe, somiglianza a parte, qualcosa del vero Pasolini. Unico momento veramente riuscito del film è l’intervista di Colombo al regista bolognese, riportata fedelmente dalla sceneggiatura. Bisogna dare merito ad Abel Ferrara di averci provato, ma eccedendo in virtuosismi e con qualche scena eccessivamente estrema, il regista finisce per regalarci un film solamente in parte riuscito.
La mia dipendenza dalle gomme è definitivamente sconfitta da giorni, ma il mio portafoglio ne sta risentendo. A metà film infatti avverto una fame incontrollabile. I tre panini che mi sono portato finiscono in un attimo, tra lo stupore della giornalista accanto a me che mi guarda perplesso mentre silenziosamente li divoro. Come sopravvivere tutta la giornata senza mangiare altro? Sarà la preoccupazione di morire di fame, sarà la depressione che mi ha messo Pasolini, ma finita la proiezione mi compro un cappuccino e un cornetto. Soddisfatto torno in Sala Darsena.
Burying The Ex di Joe Dante è il prossimo film. Il regista di Gremmlin porta a Venezia una black comedy brillantemente sceneggiata dal bravo esordiente Alan Trezza, che aveva diretto il cortometraggio dal quale il film è tratto. Dante omaggia i film horror di serie B in una deliziosa commedia, che usa consapevolmente gli stereotipi del genere e vi gioca intelligentemente. Dialoghi taglienti, pieni di citazioni ed Easter egg sparsi per tutto il film. Bravi gli attori, tra i quali spiccano Anton Yelchin e Alexandra Daddario. Certo, si intuisce da subito dove la storia andrà a parare, ma Burying The Ex è talmente divertente e ben recitato che si segue con piacere. Sarà anche che la depressione regna sovrana qui a Venezia 71 e una commedia ci voleva proprio. Insieme agli accrediti avrebbero dovuto dare del Lexotan, altro che borsa.
Mi dirigo quindi in Sala Stampa a scrivere, per poi dirigermi alla conferenza stampa di Pasolini. Indeciso da che lato mettermi, alla fine mi metto sulla sinistra. Mai decisione fu più accorta, visto che accanto a me si mettono nientemeno che Anton Yelchin e Alexandra Daddario. Io impallidisco, sopratutto per via dell’attrice. Impressa a fuoco nella mia mente c’è la sua scena in True Detective e io muoio dalla vergogna. Divento rosso come un peperone e lei ride, con Anton che mi fa l’occhiolino. Vista la confidenza di quest’ultimo chiedo se posso farmi un selfie e loro acconsentono. Io sembro scemo, lei spaventata e lui un burlone, ma è la cosa più bella che sia successa qui a Venezia. La conferenza di Pasolini neanche la ascolto, completamente inebetito da quanto accaduto.
Mi riprendo solamente dopo aver scritto ancora un poco di questo articolo, poi scendo in Sala Perla.
I Nostri Ragazzi, presentato nella sezione Giornata Degli Autori, diretto da Ivano De Matteo, ci racconta le vicende di due fratelli e delle loro famiglie. Quando i loro figli compiono un gesto terribile, dovranno confrontarsi tra di loro per cercare di risolvere la situazione. I sei attori protagonisti, Barbara Bobulova, Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Giovanna Mezzogiorno, Jacopo Olmo Antinori e Rosabell Laurenti Sellers (che vedremo nella prossima stagione di Game Of Thrones), sono tutti bravissimi. La loro performance e l’efficace caratterizzazione dei personaggi riesce a sopperire ad una sceneggiatura che si sviluppa troppo lentamente e a un finale deludente. I Nostri Ragazzi si concentra più che sui fatti, sul rapporto tra le due famiglie e i loro figli, inquadrando un problema generazionale che affligge il nostro Paese. Ragazzi ribelli senza una ribellione, cullati in una società del benessere che li inebetisce. Colpa anche di genitori troppo poco attenti, che finiscono per viziarli e proteggerli troppo.
Moltissimi applausi in sala, dove erano presenti tutti gli attori e il regista. Avrei voluto scattare una foto, ma sono allergico a resse titaniche tra persone accaldate.
La fame mi assale, non ho panini e sono costretto, ancora, a comprarmi qualcosa. Essendo il prezzo degli alimenti molto elevato, opto per un misero muffin al cioccolato.
Prossimo film è The Postman’s White Nights di Andrei Konchalovsky. Il film, ambientato in uno sperduto paesino del Nord della Russia, ci racconta le vicende del postino della città, unico ponte di contatto con la città al di là del lago. Usando i veri abitanti del luogo, mettendo un operazione che ricorda i tempi del Neorealismo italiano, il regista e sceneggiatore riporta fedelmente la realtà, in un racconto di vita vissuta poetico e interessante. La regia attenta e pulita di Konchalovsky ci mostra paesaggi bellissimi, scorci di un mondo che sembra ormai dimenticato. Un film contemplativo, secondo le parole dello stesso regista, il quale sembra anche criticare, come tutti i film di Venezia, una società troppo moderna, che si scorda di tradizioni che andrebbero invece conservate.
Tempo di un ultimo caffè e torno in Darsena a vedere The Sound and the Fury di James Franco, fuori concorso.
Tratto dal romanzo di William Faulkner, il film ci narra le vicende di una famiglia del Sud America agli inizi del 1900. Diviso in tre parti, decido a malincuore di seguire solo il primo capitolo, dedicato al personaggi interpretato dallo stesso regista, Benjy. Impeccabilmente diretto, il film sembra soffrire dell’ego di James Franco, il quale ci regala una performance decisamente forzata, pur avendo una buona sceneggiatura.
Finito il capitolo, corro affamato verso casa. Si conclude così la mia seconda esperienza della Mostra del Cinema di Venezia, tra fame e stanchezza ma, anche e soprattutto, soddisfazione.
Parlando di pronostici, potrebbe vincere il documentario The Look Of Silence, ma forse per non premiare due anni di seguito un documentario, il più papabile (ascoltando il parere della stampa qui a Venezia) sembra essere The Postman’s White Nights. Io spero in Birdman o 99 Homes, i film più completi tra quelli proposti.
Vi aggiornerò domenica con i risultati. Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito, sto pensando di raccogliere tutti gli articoli in un unico libro-diario da pubblicare sul Ilmiolibro.it. Vi terrò aggiornati.
Itasa Blog sbarca a Venezia
Venezia 71 – Giornata di Apertura: Il Messico conquista Venezia
Venezia 71 – Terza Giornata: Condanna all’America
Per qualsiasi domanda e/o richiesta, contattatemi a: jacopomsn@gmail. com
Jacopo Mascolini
Jacopo Msn
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