Si è da poco conclusa la seconda stagione di Peaky Blinders. Due blogger, jogi__ e Edel Jungfrau, si dividono tre argomenti per dare le loro opinioni su questi sei episodi.
L’articolo contiene spoiler sull’ultima puntata di Peaky Blinders. Non leggete oltre se non avete ancora visto l’episodio e non volete rovinarvi la sorpresa.
My name is Thomas Shelby, and today I’m going to kill a man.
STORIA
di jogi__
La trama di questa seconda stagione si divide in varie storyline. Alcune di esse sono legate quasi esclusivamente ad un personaggio, e verranno analizzate nel paragrafo successivo. Le due storie che fanno invece da cardine all’intera stagione sono quella dell’incarico che la Corona affida a Tommy e quella della tentata espansione dei Peaky Blinder nei territori londinesi.
La prima gira interamente attorno alla metaforica partita a scacchi tra il protagonista e il maggiore Campbell. Nel corso degli episodi vediamo infatti i due personaggi incontrarsi e dichiarare, quasi vantandosi, le proprie mosse, con la situazione che ogni volta va a favore di uno o dell’altro. Inizialmente Tommy si ritrova in circostanze in cui lui è in balia di altre persone, che a loro volta sono quasi inconsciamente controllate da Campbell. Il protagonista, da una posizione ignara e di enorme svantaggio, riesce poi con molti intoppi a recuperare terreno. Prima assicurandosi che la sua morte possa nuocere al suo avversario e successivamente, in seguito alle nuove minacce di Campbell, cambiando le regole del gioco e decidendo luogo e data dell’assassinio. La variabile di questa storyline è stata Churchill, che sul finale “interviene” impedendo la mutua sconfitta dei due giocatori e facendo capire allo spettatore che tutto ciò è stata solo un’introduzione a quello che verrà. Inutile dire che da questo punto di vista la curiosità è altissima per la prossima stagione.
La seconda storyline invece prosegue quello che sembra essere il tema portante dell’intera serie: l’espansione. Già nella scorsa stagione i Peaky Blinder avevano iniziato ad espandere il loro impero, in questo ciclo di episodi sono riusciti ad allargare ancora di più il giro d’affari. L’introduzione di due personaggi d’impatto come Solomons e Sabini è sicuramente un pregio, ma purtroppo questa novità secondo me non è stata sfruttata a dovere. Una guerra per il controllo della città combattuta da tre parti ha portato degli spunti decisamente interessanti. Dapprima sembrava che Tommy avesse tentato di infilarsi in un gioco troppo grande per lui, con il tentato omicidio da parte di Sabini. Il suo acume però l’ha portato a fare le scelte giuste, riuscendo infine a estirpare gli Italiani e a mantenere un’alleanza, anche se non esattamente solida, con gli Ebrei. Quello che a mio parere non funziona in questa storyline sono però proprio le alleanze. Inizialmente la situazione sembrava piuttosto delineata, con Sabini in guerra e in vantaggio contro Solomon, il quale unisce le forze con il nuovo arrivato Tommy. Ma i passaggi successivi sono stati troppo affrettati e inspiegabili per lo spettatore. L’alleanza, e la seguente rottura, tra gli ebrei e gli italiani non è giustificata da eventi su schermo ma da due sentenze dei personaggi. Considerato l’importanza potenziale o meno di questi due eventi, una dedica più attenta e dettagliata sarebbe stata più adatta.
Anche da questo punto di vista c’è della curiosità per il futuro. Come detto, ora Tommy e i Peaky Blinder hanno il controllo di buona parte di Londra, se riescono a ristabilire gli affari sviluppati nella stagione il loro impero sarà molto ampio. Ma soprattutto, con la sua sentenza nel finale, «I’ve got some ideas, Micheal.» Tommy non sembra volersi fermare.
PERSONAGGI
di Edel Jungfrau
Tra i tanti personaggi decisamente interessanti e variegati, ce ne sono alcuni che secondo me spiccano per scrittura e per interpretazione, tra questi il protagonista senz’altro, Thomas Shelby, interpretato da Cillian Murphy, è tra i personaggi più a tutto tondo della serie: è curiosamente calmo, imperturbabile di fronte alla morte, ma è anche un fratello amorevole, a suo modo; uno spietato assassino, un gangster rispettato e temuto, ma è anche un uomo capace di amare. Di soffrire. Thomas Shelby è un personaggio che ha mille e una sfaccettature che però acquisiscono semplicità solo grazie alla magistrale interpretazione di Cillian Murphy, allo straordinario lavoro mimico e a quello linguistico che regalano non solo una personalità poliedrica e complessa, ma anche un’esperienza attoriale unica. Una scena particolarmente importante per me è la scena ultima dell’episodio 6, prima della chiusura, ovvero il discorso poco prima di essere giustiziato. Tommy si riferisce a una donna, che lui ama e con cui avrebbe potuto sistemarsi. Dal mio punto di vista, preferisco pensare che si tratti di Grace e che proprio l’amore e la passione per lei lo abbiano spinto a relegare i sentimenti dopo la sua partenza, a farlo inciampare di nuovo quando Grace gli confessa la gravidanza e a compromettere in qualche modo il piano per l’assassinio dell’ufficiale Russell. È anche probabile che possa essere riferito a May, la donna con cui Tommy ha avuto una relazione. In ogni caso, e se il dubbio che possa essere riferito a una o all’altra è radicato, ciò che è palese è che nonostante Tommy sia difficile da categorizzare come “sentimentale”, indubbiamente l’amore per Grace e la passione per May sono le caratteristiche che lo rendono un personaggio tridimensionale e decisamente interessante.
And there’s a woman… a woman who I love. I got close. Nearly got fucking everything!
Tom Hardy nei panni di Alfie Solomons: se dovessi descriverlo in una sola parola, quella sarebbe “enigmatico”. Personalmente sono dispiaciuta che abbia avuto relativamente poco spazio per brillare, ma le sue comparse sono state ben calibrate. Alfie Solomons è un uomo scaltro, decisamente prorompente, temerario e aggressivo nei modi, ma è lontano anni luce dalla scaltrezza di Tommy. Tom Hardy riesce, in questa interpretazione e con la sua particolare inflessione linguistica, a dare vita ad un personaggio che dà l’impressione di essere un continuo enigma per lo spettatore: è un ingenuo? È un matto o un calcolatore? Sicuramente è un personaggio che ben si accosta a quello del protagonista, proprio per questo suo essere complementare a Tommy.
Seder is basically the day when the Jewish angels decided, you know, that the evil fucking Egyptians had pushed their fucking luck.
Uno dei personaggi maschili che più apprezzo è il controverso Arthur, fratello di Tommy. Arthur (Paul Anderson) è uno dei personaggi più distruttivi e autodistruttivi dello show: ha una forza e un imponenza scenica senza pari. Malgrado non sia lui il protagonista, gli autori gli hanno affidato una storia tutt’altro che semplice. Avevamo lasciato un Arthur distrutto nella prima stagione, un mancato suicida sull’orlo della depressione e ora ritroviamo un Arthur che tenta disperatamente di prendere a pugni quello stesso malessere con l’aiuto della droga, del sesso e della violenza, le uniche cose che lo tengono in vita e che lo fanno sentire onnipotente. Ora, con la vittoria e l’ulteriore espansione dei Peaky Blinder, chi potrebbe fermarlo?
Who the fuck’s next? Eh?
Quando parliamo di Peaky Blinders e di personaggi cardine non si può non soffermarsi sul ruolo delle donne. Gli autori sono riusciti a dare una panoramica efficace dell’universo femminile, moderno e allo stesso tempo adatto agli anni ’20. In questo show sono le donne indipendenti, con una forza d’animo straordinaria, a governare coscientemente il filo degli eventi. Sono sensuali e forti, ma anche fragili e indifese e soggette ad abusi e soprusi, talvolta. La prima tra tante è proprio Polly, interpretata dalla straordinaria Helen McCrory. Se nella prima stagione era una donna risoluta e con una forza incredibile, ora si ritrova a scendere in un abisso troppo buio anche per lei. È una discesa profonda che va dalla perdita del figlio Michael in tenera età al suo ritrovamento degli anni della quasi maggiore età. Nonostante questo, e nonostante i compromessi terribili che dovrà affrontare per mantenere quel figlio che tanto aveva sperato di rivedere, alla fine tornerà ad essere la donna determinata che era, trovando il coraggio di sparare all’ispettore Campbell.
Don’t fuck with the Peaky Blinders.
Penso alla scena nella vasca dopo lo stupro da parte di Campbell: la McCrory in questa scena in particolare dimostra egregiamente quanta sofferenza può provocare un evento simile, subìto per amore del figlio, ma che la rende un guscio vuoto, una donna umiliata e ferita nel profondo. Helen ci regala una recitazione emotivamente straziante con il volto scavato dalle lacrime e dall’alcool, con i suoi movimenti lenti, come se aspirare una sigaretta fosse lo sforzo più grande del mondo.
Ma ci sono anche May Carleton, la nuova fiamma di Tommy, ed Esme, la moglie di John. Entrambe decise, senza timore di parlare e tener testa ad un uomo, anche a Tommy Shelby. May (Charlotte Riley) è di sicuro un personaggio interessante e ho l’impressione che farà terra bruciata intorno a Grace, per stare con Tommy. Ma non ne sarei neanche così sicura: personalmente non ho amato molto il suo personaggio, ma soltanto perché non ho visto la scintilla tra lei e Tommy, quella che invece nella prima stagione con Grace si era accesa da quando è entrata nel pub. Questo però non mi impedisce di apprezzare i modi “adulti” di May e le sue differenze immense con Grace. E infine c’è Grace Burgess, Annabelle Wallis. La donna che per prima ha scalfito il muro impenetrabile del protagonista. «I’ll break your heart» gli dice lei nella prima stagione, «Already broken» risponde lui, ma forse Tommy non aveva fatto i conti con quei sentimenti che riescono a squarciare il petto di un uomo ulteriormente. Grace è una donna straordinariamente dolce e coraggiosa, almeno nella prima stagione. Qui, invece, la sua reazione alla lontananza da Tommy, e al conseguente matrimonio con un altro, la cambiano. Cerca di essere dura e imperturbabile, a costo di diventare anche antipatica allo spettatore, ma basterà il tocco di Tommy e la scoperta di una gravidanza per farla tornare la Grace di prima. «I love YOU, not him.» Non sono tanto i gesti di Grace a parlare per lei, quanto i dialoghi a lei affidati: piccoli rasoi che pian piano scoprono l’anima dell’uomo che ama.
You once said to me, that men like us can never be loved. But she loves me. She told me. And all you got was a bullet and a fucking wolf head cane.
Quello che apprezzo maggiormente dei personaggi in Peaky Blinders, ma è una caratteristica comune a molti, non è la linearità (e conseguente banalità) delle loro personalità, perché sono così vivi, così veri, esattamente come ci si aspetta che siano: persone piene di difetti che provano a fare la cosa giusta, ma sbagliano e cadono rovinosamente, si rimettono in piedi e non è detto che non cadano di nuovo. Alcuni sono spietati, ma nella loro crudeltà si intravede sempre qualcosa di diverso. Un frammento di umanità che forse, forse, potrebbe emergere da un momento all’altro.
LATO TECNICO
di jogi__
Il lato tecnico di Peaky Blinders rimane forse la caratteristica migliore dell’intera serie. In questa seconda stagione c’è stato un cambio alla regia: Colm McCarthy ha sostituito il duo Otto Bathurst / Tom Harper. Nonostante la qualità sia rimasta di altissimo livello, si nota una minore voglia di stupire. La prima stagione sembrava più un esercizio di stile, con un migliore uso di primi piani, slow-motion, e piani sequenza.
Nel primo dei nuovi sei episodi sono presenti delle inquadrature degne delle serie. L’entrata di Polly dalla cartomante e soprattutto tutta la scena dell’assassinio di Eamonn Duggan da parte di Tommy sono di una bellezza allucinante. Invece nei restanti cinque il regista sembra essersi stabilizzato su uno standard che resta altissimo ma che non è coraggioso come quello precedente.
Le particolarità che emergono dal lavoro di McCarthy sono comunque molteplici. C’è una larga presenza di incantevoli inquadrature esterne di Camden Town. Ci sono spesso delle riprese molto suggestive, ad esempio ha riutilizzato ottimamente le sequenze che ormai sono diventate un marchio di fabbrica delle serie, con Tommy, testa bassa e sigaretta in bocca, che cammina in slow-motion per le strade di Birmingham circondato da operai che lavorano con il fuoco. Ed è comparso anche qualche buon piano sequenza, come quello che segna l’entrata in scena di Solomon o quello all’interno del Garrison presente verso la fine del secondo episodio. In generale dunque il lato tecnico di questa seconda stagione non è intrepido e non ha l’effetto novità che aveva quello della scorsa, ma rimane comunque a dir poco straordinario.
Un discorso a parte merita la colonna sonora, altra caratteristica che prende largo merito nella grandezza di Peaky Blinders. Da questo punto di vista il giudizio è forse più soggettivo, ma secondo il sottoscritto c’è stato addirittura un passo avanti rispetto alla scorsa stagione. Gli autori hanno diminuito l’uso di canzoni di Nick Cave e dei The White Stripes, optando per una quasi supremazia dei pezzi della cantante e musicista britannica PJ Harvey. L’uso dello sfondo musicale è rimasto perfettamente adatto, ma io ho trovato la voce femminile della cantante ancora più piacevole. Un esempio è la sua versione del main theme Red Right Hand che apre il terzo episodio.
Voi invece cosa pensate di questa seconda stagione? Non abbiate paura di farci sapere le vostre opinioni sulla stagione o sul nostro articolo qui sotto nei commenti.
Silvia Speranza
Luigi Dalena
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