Did I fall asleep?
Rieccoci con un nuovo Back to the Past. Solo per voi, con questo piccolo appuntamento, rivivremo le serie più belle della televisione, quelle terminate ma mai dimenticate. Parleremo della trama iniziale, senza andare troppo oltre con gli spoiler, per permettere a chi non ha mai seguito la serie di poterla riprendere e di godersela a pieno. Ovviamente siete tutti invitati a consigliarci le vostre serie preferite e noi le riproporremo per voi!
Oggi la nostra rubrica è dedicata ad uno dei tanti capolavori televisivi creati da Joss Whedon dopo gli indimenticabili Firefly, Buffy l’ammazzavampiri e Angel, serie TV terminate e che riprenderemo nei prossimi articoli di questa rubrica. Dollhouse è stata trasmessa sul canale FOX dal 2009 al 2010 e comprende solo due stagioni, entrambe da 13 episodi l’una. In verità le stagioni prevedono soltanto 12 episodi, dal momento che gli ultimi due episodi di ciascuna stagione, “Epitaph One” e “Epitaph Two:The Return”, non sono stati mandati in onda dalla FOX per questioni di contratto. Dopo solo 2 stagioni, l’emittente statunitense l’ha cancellata definitivamente, lasciando i fan di Dollhouse appesi ad un filo e, per usare un eufemismo, nello scontento generale. Nel cast troviamo attori già piuttosto famosi, tra i quali Eliza Dushku (Buffy, Angel), Fran Kranz, Amy Acker (Angel), Summer Glau (Firefly, Angel, The Sarah Connor Chronicles), Alan Tudyk (Firefly) e Alexis Denisof (Buffy, Angel), tutti già “arruolati” da Whedon in telefilm precedenti.
LA CASA DELLE “DOLL”
La Rossum è un’organizzazione sparsa in tutto il mondo, con moltissime sedi e altrettanti “attivi” o “doll”. La responsabile della Dollhouse di Los Angeles è Adele De Witt (Olivia Williams), l’autorità incaricata di tenere sotto controllo ogni aspetto di essa. In questa Dollhouse, il “genio della casa” è Topher Brink (Fran Kranz), un programmatore un po’ eclettico ma inizialmente senza scrupoli etici e/o morali. Topher è responsabile della creazione dell’intera tecnologia impiegata per cancellare i ricordi primari, archiviarli e imprimere nuove personalità senza, in teoria, intaccare il corretto funzionamento del cervello degli attivi. O almeno così pensava…
Quest’organizzazione recluta giovani ragazze e ragazzi, tutti molto attraenti e di bella presenza, e li invoglia a lasciarsi alle spalle la propria vita (spesso e volentieri molto scomoda) per un periodo di 5 anni, dando loro la possibilità di essere un’altra persona e vivere un’esperienza unica. La classica “clausola in piccolo” è che i loro ricordi vengono temporaneamente cancellati e archiviati e si ritrovano ad essere in qualche modo “neutralizzati”: ricevono una nuova identità docile e neutra, ingenua e affabile. Bambole umane soggette ai bisogni e ai desideri dei clienti della Dollhouse. Ogni cliente esprime un desiderio o una fantasia erotica che viene soddisfatta attraverso la doll, la quale ogni volta viene impressa con una nuova e originale identità, adatta alle fantasie del cliente. Infine, terminato l’incarico, la doll viene nuovamente resa innocua e docile, reinserendo la personalità neutra.
Questo è quello che accade alla protagonista Echo (Eliza Dushku), una doll molto affascinante, utilizzata dall’organizzazione per incarichi definiti “romantici”. Echo però è una doll speciale, perchè oltre ai classici incarichi, è impiegata anche per compiti più rischiosi e pericolosi che coinvolgono il combattimento e l’attività criminale in generale. Tutto questo accade sotto la supervisione di un “guardiano”, un agente speciale per ogni doll con il compito di coordinare al meglio l’uscita dei loro protetti, di proteggerli e di evitare che si accorgano che la loro “vita” è solo temporanea e fittizia. Il guardiano di Echo è Boyd Langton (Harry Lennix), un ex poliziotto che si prenderà cura di lei, con affetto e dedizione. Con il passare del tempo Echo e alcuni attivi “speciali” come lei inizieranno a rendersi conto di alcune incongruenze, grazie soprattutto alle nuove personalità impresse sempre più frequentemente. Oltre a questo, nel corso degli episodi si imbatteranno in una doll decisamente speciale e piuttosto pericolosa: Alpha.
Dollhouse è considerata una serie TV innovativa e particolare. L’impostazione è inizialmente molto leggera e godibile ma, proseguendo con la visione, ci si rende immediatamente conto della complessità dei concetti etici e morali che vengono man mano in superficie. Non è semplicemente fantascienza ma un intricato groviglio di emozioni umane e sentimenti e di tecnologie che non sono poi così “aliene”. Chi conosce Whedon (e chi non lo conosce qui?!) sa benissimo che questo tipo di trama complessa è pane per i suoi denti, basti pensare al recente prodotto cinematografico Quella casa nel bosco/The cabin in the woods che, a primo sguardo è il classico filmetto (permettetemi il termine) con stereotipi del già visto/già fatto/non più originale thriller moderno e che inaspettatamente si trasforma in qualcosa di completamente diverso. Dollhouse è un prodotto del genere che, sotto una superficie piuttosto leggera e godibile, nasconde qualcosa di prezioso. Una menzione speciale va agli episodi finali delle due stagioni: Epitaph One e Epitaph Two. Due episodi autoconclusivi, slegati dalla trama centrale delle stagioni e ambientati in un futuro post apocalittico in cui la tecnologia prende il sopravvento e ogni singolo individuo sulla Terra può essere “azzerato” o neutralizzato e reso attivo anche a distanza. Alcuni sopravvissuti (tra cui una giovanissima Felicia Day!) ancora in possesso delle loro personalità scoprono una Dollhouse in disuso ormai da anni e cercano di capire, attraverso i ricordi abbandonati lì, come abbia fatto quella tecnologia a trasformarsi in qualcosa di così pericoloso. Non vi svelo altro ma questi due episodi sono, a mio parere, veramente preziosi: apparentemente non hanno nulla in comune con la storia principale, anzi sembrerebbero due episodi separati e appartenenti ad un altro telefilm; nello stesso tempo però, aggiungono quel qualcosa in più alla trama primaria e, in qualche modo, chiudono il cerchio degli avvenimenti in sospeso delle due stagioni. Decisamente vale la pena di vederli.
Cosa ne pensate di Dollhouse? Fatecelo sapere con un commento, se no vi mandiamo tutti in soffitta!
Se invece non l’avete mai visto e non vi ho convinti al 100%, spero cambierete idea dopo aver visto questo video: una raccolta di citazioni di Topher. Perchè Dollhouse non è solo sci-fi drama. Enjoy e al prossimo Back to the Past!
Edel Jungfrau
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