Classifiche

Best of 2018: Top 10 migliori serie (di Luigi Dalena)

Come gli anni scorsi, per inaugurare il nuovo anno, i blogger di Italiansubs hanno scelto di riepilogare il meglio di quello appena concluso. In questi primi giorni di gennaio pubblicheremo delle Top 10, con argomenti diversi, su quello che più abbiamo apprezzato nel mondo della televisione e del cinema nel 2018.

Come per i miei Best of del 2014, 2015, 2016 e 2017, per aprire le danze ho optato per una generica Top 10 di quelle che ritengo essere le migliori serie andate in onda.

In un panorama televisivo sempre più largo e con produzioni sempre più ambiziose, non solo diventa complicato scegliere i 10 titoli da posizionare in classifica, ma diventa seriamente difficile anche solo riuscire a vedere tutte le grandi serie TV prodotte. Quest’anno purtroppo non sono entrate per un pelo nella top 10 le serie Glow, Lovesick, Homecoming, ed Escape at Dannemora. Mentre invece altre che sfortunatamente non sono riuscito a vedere ma che sono state molto apprezzate dalla critica sono la seconda stagione di The Handmaid’s Tale, la terza di Daredevil e le novità The Terror, Sharp Objects, The Haunting of Hill House e Sorry For Your Loss.

Come si potrà notare, la maggior parte dei titoli presenti in classifica non rientra nella categoria di prodotti televisivi che, purtroppo, sta emergendo negli ultimi anni: quella tipologia di serie formate da episodi con una durata sempre più lunga, che spesso raggiunge o supera i 60 minuti. Sulla falsariga delle serie della golden age della televisione cable statunitense, stanno nascendo sempre più opere che si riempiono di tempi morti e di un’apatia che sembra virtuosismo ma che in realtà, in un panorama che ha raggiunto e superato il suo limite, è solamente superflua e fine a se stessa. Alcuni di questi titoli li trovate nell’elenco qui sopra, mentre nella vera top 10 si sono fatte spazio delle opere che non necessitano di certi raggiri per essere profonde, che non devono per forza trascinarsi per ore ma anzi, riescono a stupire ed emergere anche con solo 30 minuti a episodio, perché ogni secondo di quella mezz’ora è carico di originalità e ritmo.

Ecco la classifica:

 

10

INSIDE NO. 9    /    BLACK MIRROR

inside No. 9 Black Mirror

Si apre a pari merito la Top 10 del 2018 con due serie antologiche che quest’anno hanno rilasciato un episodio speciale che si è distinto per la sua particolare fruizione. Inside No. 9, comedy-drama di Reece Shearsmith e Steve Pemberton, manda in onda su BBC l’episodio di Halloween Dead Line, che inizia in tutta normalità ma vira presto sul metanarrativo, andando a coinvolgere l’intera rete televisiva e ingannando il pubblico stesso, ignaro di una rottura della quarta parete nella storia. I due autori britannici si sono nuovamente distinti per la loro capacità di adattarsi a qualsiasi tipo di narrazione, realizzando un episodio innovativo e ben congegnato.
Black Mirror, serie dello sceneggiatore inglese Charlie Brooker acquisita da Netflix nel 2015, pochi giorni fa ci ha regalato l’episodio interattivo Bandersnatch, che segue il filone di storie a scelta nate nella narrativa e che spopolano da moltissimi anni nel campo dei videogiochi. Catapultati negli anni ’80, gli spettatori seguono la storia del giovane programmatore Stefan e sono portati a decidere il suo destino attraverso delle scelte a bivio. Il risultato è ancora lontano dai picchi del Black Mirror delle prime due stagioni, e la particolarità della storia decisa dall’utente non raggiunge gli apici del mondo videoludico (tra cui spiccano titoli come The Stanley Parable e Undertale). Però la storia di Bandersnatch regge e anche in questo caso stupisce in positivo il lato metanarrativo delle vicende, che porta il protagonista a cadere sempre più in basso in contemporanea con lo spettatore che scava sempre più a fondo nelle proprietà dell’interattività, con finali che non sono finali, loop e buchi di trama inseriti volontariamente.

 

9

IT’S ALWAYS SUNNY IN PHILADELPHIA

it's always sunny

Arrivare alla tredicesima stagione ed essere ancora in grado di innovare e stupire è un traguardo impressionante, e It’s Always Sunny è una delle poche, se non l’unica, serie TV che possono vantarsi di averlo raggiunto. La comedy di FXX che segue “La Gang” di squinternati nel Paddy’s Pub di Philadelphia quest’anno ha mantenuto alta la sua classica pazzia e la sua strafottenza nei confronti del politically correct e del buon costume, e ha eccelso come ogni anno grazie a questi suoi cavalli di battaglia che fanno morire dal ridere i fan dai tempi della prima stagione. Ma quello che ha davvero sorpreso questa volta, ciò che ha permesso a It’s Always Sunny di rientrare finalmente tra il top dell’anno, è stato l’episodio finale, Mac Finds His Pride, in cui la serie per la primissima volta ha una svolta emotiva e drammatica, uscendo momentaneamente dalla sua comicità. Ci vuole coraggio a cambiare stile in modo brusco, sorprendendo chi è abituato a un certo standard e rischia di reagire negativamente di fronte a una virata che non si aspetta. Ci vuole coraggio, soprattutto, se viene fatto dopo ben tredici anni in cui una serie si è resa celebre per la sua spensieratezza. I migliori spunti drammatici sono quelli che arrivano all’improvviso, e quando queste scene sono realizzate in modo così poetico e teatrale, non possono che permettere alla serie stessa di entrare nell’olimpo.

 

8

MANIAC

maniac

All’ottava posizione troviamo la prima novità della classifica. Maniac è una miniserie Netflix creata da Patrick Somerville e diretta da Cary Joji Fukunaga, già celebre per la regia della prima stagione di True Detective. L’opera, ispirata ad un’omonima serie norvegese, segue due sconosciuti che legano fra di loro e si trovano ad esplorare diverse realtà create dalla loro mente durante un complesso esperimento farmaceutico. Grazie alla possibilità di cambiare scenario e ambientazione quasi a ogni episodio, Maniac ha potuto approfondire diversi tipi di narrazione: il risultato è un racconto che non annoia mai e che continua a innovarsi. Parte del merito va sicuramente all’eccentricità portata in scena da Emma Stone, Justin Theroux e soprattutto Jonah Hill. Nel complesso, Maniac è un mix di generi perfettamente riuscito, capace di emozionare, appassionare e far ridere.

 

7

THIS CLOSE

this close

Al settimo posto si posiziona una serie che purtroppo non si è fatta molto notare, in termini di fama. This Close è nata su Kickstarter e poi trasmessa da Sundance Now, ed è la prima serie TV ad essere creata, scritta e recitata da degli autori sordi. La storia segue due amici, lei sorda e lui sordo-muto, mentre portano avanti le loro vite sentimentali e lavorative: lui cerca di trovare ispirazione per il suo prossimo romanzo, lei tenta di risaltare all’interno della sua compagnia che la considera ancora solo per la sua condizione. Con l’esplorazione della realtà quotidiana dei protagonisti, quest’opera non si fa problemi a mostrare le loro difficoltà, i vizi, le lotte, le gioie e le loro soddisfazioni. Anche non considerando la particolarità del dietro le quinte, la prima stagione di This Close è intima ed emozionante, ed è sicuramente una novità ben accetta nel mondo delle serie televisive.

 

6

L’AMICA GENIALE

my brillant friend

A chiudere la prima metà della classifica troviamo la serie di produzione italiana/statunitense andata in onda su Rai 1 e su HBO, creata da Saverio Costanzo. L’amica geniale, trasposizione del romanzo di Elena Ferrante, è ambientata in un rione di Napoli negli anni cinquanta e racconta la storia di due amiche che crescono insieme sin da bambine e che da adolescenti dovranno vedersela con tutti i problemi del loro ceto sociale in quel periodo storico. Ogni comparto della serie è eccelso: dalla regia di Costanzo agli enormi sforzi della produzione, passando per una solida sceneggiatura a una bellissima autenticità delle giovani attrici protagoniste. Ma la caratteristica che più si fa notare in questa prima stagione, sono le meravigliose musiche di Max Richter, chiaramente ispirate a quelle realizzate dallo stesso compositore per The Leftovers. L’amica geniale è un prodotto magistrale, che porta lo spettatore nelle vite dei suoi personaggi e difficilmente lascia la sua anima immutata.

 

5

KIDDING

kidding

Ad aprire la seconda parte della Top 10 troviamo Kidding, serie creata da Dave Holstein. L’opera di Showtime segue Jeff Piccirillo, conosciuto al mondo come Mr. Pickles, un amato personaggio televisivo che presenta un programma per bambini in onda da decenni. Dopo la morte di uno dei suoi figli, Jeff tenta di convincere suo padre, executive producer dello show, a rendere il programma più personale e profondo, per preparare i suoi giovani spettatori a tutto ciò che la vita potrebbe riservargli. Kidding è la storia dell’umanità. Dell’umanità di un uomo che sembra vedere solo il buono nel mondo. E dell’umanità di chi lo circonda, che affronta i proprio problemi con amore e cinismo. La serie interpretata da un grandioso Jim Carrey è meravigliosa, malinconica ma speranzosa, e realizzata con grande maestria. Kidding è un’opera necessaria. Forse avevamo bisogno di capire quanto sia bello l’altruismo e il rispetto per la vita degli altri, quanto a volte sia piacevole aiutare chi ci sta attorno. O forse, ne avevamo bisogno per capire quanto tutta questa bontà alla fine sia superflua e non porti a nulla se non la propria rovina, e quanto sia preferibile concentrarsi solo su se stessi per poter raggiungere la felicità. Non è chiaro il messaggio che volevano lasciare gli autori. Non è questo il bello?

 

4

LEGION

legion

Già presente nella Top 10 del 2017, Legion torna a distinguersi anche con la sua seconda stagione. Spostando il baricentro della storia dalla follia alla psicologia, la serie FX si è impadronita di questo tema e l’ha scomposto in mille parti, muovendo i suoi protagonisti come delle pedine in una scacchiera guidata dall’illusione, dal contagio, dall’effetto nocebo, dalla cospirazione e dal panico morale. Da un punto di vista di sceneggiatura, la serie di Noah Hawley rimane uno degli standard più alti nell’attuale panorama televisivo, capace di creare un genere a parte, che si erge rispetto a quello fumettistico, diventando coraggiosa e brillante in ogni suo dialogo, in ogni suo personaggio e in ogni sua svolta. Ma il vero fiore all’occhiello di questa serie, ciò che la rende davvero immensa, rimane la perfezione del suo reparto tecnico. Anche quest’anno Legion ha dimostrato di essere un capolavoro di regia, fotografia e montaggio. Non esiste un’inquadratura, una transizione o un effetto sonoro che non sia incantevole, audace e sbalorditivo.

 

3

FLOWERS

Flowers

Flowers, serie britannica creata da Will Sharpe per Channel 4, si era già distinta nel 2016, con la sua prima stagione, per essere stata una commedia che in soli sei episodi si era trasformata in uno struggente ritratto della depressione. La stagione realizzata quest’anno è la naturale evoluzione di quanto avvenuto due anni fa. Anche se forse non vengono raggiunti i livelli lancinanti di quella scorsa, questa seconda serie di episodi è comunque devastante e conferma Will Sharpe come un autore straordinario. Attraverso le disavventure della famiglia Flowers, in questa seconda stagione lo sceneggiatore è riuscito a esplorare la depressione ancora più nel profondo e da tantissimi punti di vista diversi, andando ad allargare lo spettro dei suoi personaggi. I sei nuovi episodi sono stati selvaggi. Solari e allegri in superficie, ma che nascondono uno strato di oscurità che si fa sempre più evidente. La serie si è evoluta anche dal punto di vista estetico, andando a sposare uno stile dalle tonalità fredde e spente che si adatta perfettamente al racconto. Con solo due stagioni all’attivo, Flowers si sta dimostrando come una delle serie TV più profonde, variegate e complete che siano mai state realizzate.

 

2

BOJACK HORSEMAN

Bojack Horseman

Al secondo posto della Top 10 troviamo quella che ormai è una presenza fissa di queste classifiche. BoJack Horseman è arrivato alla sua quinta stagione e non perde neanche un colpo. Con il passare del tempo, la serie animata di Raphael Bob-Waksberg riesce a entrare sempre più nel profondo del suo protagonista, usandolo come metafora della voragine che è la mente umana. Mai come questa volta, gli episodi di BoJack Horseman si sono distinti per la loro originalità, con ogni nuova puntata che introduce almeno un elemento che esce dai classici canoni di narrazione e sorprende sempre in positivo. Come risultato, tra tutti spicca il meraviglioso sesto episodio, Free Churro, sinonimo di come questa serie sia capace di stupire anno dopo anno. In questa stagione, inoltre, gli autori hanno mantenuto uno stile di racconto introdotto l’anno scorso: utilizzando una narrazione quasi onirica per rappresentare il tormento della vita. Questo ha portato a delle scene straordinariamente impattanti, come il finale dell’episodio The Showstopper. Arrivato alla sua quinta stagione, BoJack Horseman è ormai quanto di meglio la serialità possa offrire.

 

1

DEVILMAN CRYBABY

Devilman Crybaby

Se BoJack Horseman si concentra sull’individualismo dell’uomo, quest’anno la posizione più prestigiosa della classifica la guadagna un’altra serie animata Netflix che invece analizza la collettività. Devilman Crybaby è un’anime giapponese basato sul celebre manga degli anni ’70 e racconta la storia di Akira, che dopo aver scoperto che i demoni sono reali, per poter fermare la loro avanzata si lascia convincere dal suo amico Ryo a unirsi a uno di loro, acquisendone i poteri ma conservando l’anima umana. Devilman Crybaby è la serie televisiva di cui questo secolo aveva bisogno. In passato, autori cinematografici come Fritz Lang, John Carpenter, Andrew Niccol e moltissimi altri erano esperti nel rappresentare la possibile decadenza della società futura attraverso gli occhi di quella odierna. Negli ultimi anni quest’arte è stata persa quasi completamente, lasciando il posto a delle opere che fanno uso o di una critica sociale più individuale, o di una critica, spesso basata sulla politica, più scialba e banale. Nel mondo delle serie TV, un ottimo esempio di sceneggiature che si spingevano oltre nell’esame della collettività moderna erano le prime stagioni di Black Mirror, purtroppo non sempre mantenuto in quelle prodotte da Netflix. Ma è proprio Netflix che si è presa carico di riadattare l’opera di Go Nagai ai nostri tempi, probabilmente riuscendo addirittura a elevarla. Devilman Crybaby in sole dieci puntate riesce a mettere perfettamente in scena le asperità della società, rappresentando la costruzione delle minacce e il panico morale attraverso gli stereotipi delle sembianze, la caccia alle streghe, le potenzialità dei mass media e la ricerca spasmodica di un leader da seguire. Inoltre, la storia di questo anime raffigura in modo impeccabile il dualismo metafisico, mettendo fortemente in discussione il dualismo classico del bene e del male, presentando invece una vastissima scala di grigi. Tutto questo, Devilman Crybaby lo riesce a realizzare pur mostrandoci una storia incredibilmente emozionante, spesso straziante, usando i suoi personaggi per mostrare amore e odio, allegria e dolore. Questo risultato, per finire, è confezionato magistralmente da un’estetica tanto brutale quanto poetica, uno stile d’animazione sperimentale e una colonna sonora da brividi. Devilman Crybaby è l’opera perfetta, e il meglio che ci ha regalato questo 2018.

 

Luigi Dalena

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Luigi Dalena

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Producer pubblicitario. Blogger itasiano dal 2013. Maniaco dell'ordine e dell'organizzazione. Appassionato di videogiochi, tecnologia, astronomia, cinema e soprattutto serie TV. Apprezzo qualsiasi genere, ma ho un debole per sci-fi e fantasy. Una volta guardavo di tutto, ma poi ho lentamente ristretto i miei gusti spostandomi quasi esclusivamente sulle serie britanniche e sulle cable statunitensi. Più sono brevi, meglio è.
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