Classifiche

Best of 2019: Top 10 migliori serie (di Luigi Dalena)

Come gli anni scorsi, la fine di dicembre è il periodo perfetto per riepilogare quanto di meglio ci ha regalato il mondo della televisione nel corso di questi dodici mesi.

Come per i miei Best of del 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018 ho stilato una classifica delle 10 serie che ritengo essere le migliori in assoluto tra quelle viste quest’anno. Purtroppo per mancanza di tempo non sono riuscito a guardare Doom Partol, Possession e le seconde stagioni di Mindhunter e This Close.
In realtà però, vista la sempre maggiore offerta, quest’anno è stato ancora più difficile del solito riuscire a scegliere solamente 10 titoli da far entrare in classifica, quindi ho deciso di inserire anche una lista delle dieci serie che metterei dalla ventesima posizione all’undicesima, alle quali segue poi la Top 10 vera e propria.

 
top20 tvshow

20    –    THE OTHER TWO   (Comedy Central)
19    –    GLOW   (Netflix)
18    –    LUTHER   (BBC)
17    –    THE BOYS   (Amazon Prime Video)
16    –    LOVE, DEATH & ROBOTS   (Netflix)
15    –    STATE OF THE UNION   (SundanceTV)
14    –    BARRY   (HBO)
13    –    AFTER LIFE   (Netflix)
12    –    WATCHMEN   (HBO)
11    –    LEGION   (AMC)

 
Di seguito la Top 10:

 

10

PEAKY BLINDERS
stagione 5
BBC

Peaky Blinders

Ormai presenza fissa delle mie Top 10, Peaky Blinders ritorna con una quinta stagione e dopo più di sei anni dalla sua prima messa in onda sembra fatichi ancora a perdere colpi. La serie BBC creata da Steven Knight che racconta le gesta della famiglia gangster dei Peaky Blinders ha dimostrato per l’ennesima volta la propria superiorità tecnica e la propria maestria nel gestire un ritmo che passa con estrema facilità da lento ad adrenalinico. È stupefacente come questa serie riesca alla sua quinta stagione a tenere lo spettatore con il fiato sospeso in attesa di un colpo di scena, o a stupirlo regalando delle sequenze sempre visivamente magnifiche. Forse potrebbe elevarsi se riuscisse a innovare maggiormente e staccarsi dal suo stile che dopo così tanti episodi inizia ad essere stagnante, ma la formula è talmente ben realizzata che forse le gesta di Tommy Shelby ne perderebbero.

 

9

BOJACK HORSEMAN
stagione 6A
Netflix

Bojack Horseman

Una delle migliori opere narrative mai realizzate sta per arrivare alla sua conclusione. Il 31 gennaio 2020 andrà in onda la seconda parte dell’ultima stagione di BoJack Horseman, serie animata creata da Raphael Bob-Waksberg che narra le vicende di un cavallo antropomorfo e delle sue battaglie contro alcolismo, depressione e autodistruzione. Nel 2019 invece è stata rilasciata la prima parte di questa sesta stagione: otto episodi per introdurre l’annunciata conclusione. Non siamo sicuramente di fronte al punto più alto della serie, ma anche quando si tratta della prima metà di una stagione, l’opera di Bob-Waksberg riesce a distinguersi ed eccellere dimostrando di avere ben pochi rivali nel panorama televisivo. L’autore ha usato queste poche storie come metafora di come chiunque in questo mondo sia irrequieto. Anche avvicinandosi a una conclusione, anche credendo di risolvere delle battaglie ritenute impossibili, l’irrequietezza è il motivo conduttore di chiunque. BoJack e la sua depressione, Caroline e il suo equilibrio lavoro/famiglia, Diane e la sua autenticità sociale: forse nessuno troverà pace. L’esempio migliore di questo tema è il sorprendente episodio The New Client, in cui la difficoltà di Princess Caroline di trovare un equilibrio viene rappresentata magnificamente da degli echi delle sue mille attività che riempiono lo schermo simulando nello spettatore il senso di disagio che prova la protagonista.

 

8

FLEABAG
stagione 2
BBC

Fleabag

In ottava posizione possiamo trovare Fleabag. La creatura di Phoebe Waller-Bridge è la metafora del suo costante miglioramento. A quasi quattro anni da Crashing, la seconda stagione di Fleabag ci mostra la maturità raggiunta dalla giovane autrice londinese, che ormai ha perfezionato il suo stile narrativo. Gli ultimi sei episodi di Fleabag sono l’apoteosi della classica impronta tragicomica britannica. La fusione tra la vena comica che mette in luce la goffaggine dei personaggi e quella drammatica che invece evidenza i problemi del carattere disfunzionale della protagonista ha trovato un equilibrio scoppiettante che è perfettamente supportato dal carisma della stessa Waller-Bridge nei panni di attrice e dal nuovo personaggio interpretato da un sempre più affascinante Andrew Scott.

 

7

UNDONE
stagione 1
Amazon Prime Video

Undone

Undone è una serie animata creata da Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy. Come già stabilito con BoJack Horseman e Tuca & Bertie, sembra che a Bob-Waksberg non vada a genio lo stile di animazione pulito e ordinato moderno. Questa volta l’autore ha optato per il rotoscoping, tecnica (nata negli anni ’80 e modernizzata nei primi anni 2000 da Richard Linklater con i suoi Waking Life e A Scanner Darkly) in cui veri attori vengono prima ripresi su un set e poi disegnati da degli animatori. Gli autori di Undone sfruttano questo stile di animazione per poter rappresentare al meglio una storia contorta e complessa: la storia di una cinica ragazza che dopo un incidente quasi mortale scopre di poter cambiare la propria realtà e cerca di scoprire la verità sulla morte di suo padre, mentre le persone accanto a lei avranno a che fare con quelli che sembrano dei veri e propri episodi di schizofrenia. Grazie soprattutto a questo stile d’animazione, Undone si trasforma presto in un concentrato visivo che piega lo spazio e il tempo ma che viaggia sempre tra realtà e fantasia, lasciando volutamente poco chiara la differenza tra una storia di fantascienza e un dramma di una ragazza che non si rende conto di avere una malattia mentale.

 

6

WHEN THEY SEE US
miniserie
Netflix

When They See Us

Al sesto posto si posiziona When They See Us, miniserie formata da quattro episodi scritti e diretti da Ava DuVernay. La storia è basata sugli eventi del cosiddetto “Caso della jogger di Central Park”, realmente avvenuto nell’aprile del 1989, ed esplora la vita di cinque ragazzi accusati di stupro. DuVernay mette in scena una storia sgradevole e si impegna perché venga percepita come tale: non si trattiene ma racconta le cose come stanno, senza forzature politically correct ma mostrando ogni singolo dettaglio della storia e dei suoi personaggi. When They See Us è un racconto di ingiustizie, di vite rovinate e di abuso di potere. E questi aspetti entrano nel profondo dello spettatore grazie a una realizzazione impeccabile dell’autrice, alla perfetta scelta musicale e soprattutto a delle interpretazioni sorprendenti dei giovani attori protagonisti.

 

5

CHERNOBYL
miniserie
HBO

Chernobyl

Ad aprire la Top 5 troviamo Chernobyl, miniserie HBO scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck che racconta il disastro nucleare di Chernobyl e i conseguenti tentativi di comprendere la vicenda, attutire i danni e scoprire i colpevoli. Quelli di Chernobyl sono cinque episodi angoscianti, terrificanti e inquietanti. In sole cinque ore viene brillantemente narrata la storia di molti sopravvissuti al disastro, le loro paure, le loro colpe, il loro eroismo. Questa miniserie è forse la più cinematica tra le presenti in classifica, la vera erede di storiche miniserie HBO come From the Earth to the Moon, Band of Brothers o John Adams. Mazin e Renck hanno egregiamente confezionato un prodotto in cui spesso le immagini parlano più delle parole, in cui basta il suono di un rilevatore di radiazioni per provocare angoscia, in cui l’ensemble cast lavora perfettamente all’unisono, in cui anche chi ha criticato le prese di posizione politiche e storiche della storia non ha potuto fare altro che lodare regia, fotografia e montaggio. Chernobyl è un’opera che rispecchia nel migliore dei modi la potenza del cinema.

 

4

EUPHORIA (US)
stagione 1
HBO

Euphoria

Al quarto posto si posiziona Euphoria, serie HBO creata da Sam Levinson e basata su un’omonima serie israeliana. La storia racconta la vita di un gruppo di teenager e la loro esperienza con sesso, droga, amicizia, amore e traumi. La sceneggiatura di Levinson è senza dubbio ben scritta, con dei personaggi ben caratterizzati e una trama che nonostante sia inevitabilmente attaccata al filone teen drama riesce ad essere ben costruita e raramente banale. Ma il vero motivo per cui Euphoria si trova così in alto in questa classifica è il suo aspetto tecnico e visivo. È impossibile guardare un qualsiasi episodio di questa prima stagione e non rimanere stupefatti dall’immenso lavoro realizzato dal reparto regia e fotografia di questa serie. La regia è caotica nelle scene in cui viene rappresentata la decadenza psicofisica della protagonista, è lenta e delicata quando si concentra sull’animo dei personaggi, a volte è bizzarra solo per il gusto di esserlo, la fotografia passa dall’essere volutamente finta ed esagerata quando deve mettere in risalto un avvenimento ad essere poetica e raffinata quando la trama lo richiede. Il risultato è un impianto visivo spettacolare, sperimentale e che riesce sempre a stupire. A questo poi si aggiunge un’imponente performance di Zendaya, attrice che veste i panni di Rue Bennett entrando in maniera magistrale in un personaggio tormentato e vulnerabile. Anche solo i voice over iniziali in cui Rue racconta la storia dei personaggi che la circondano sono prova dello sconfinato carisma della giovane attrice.

 

3

YEARS AND YEARS
miniserie
BBC / HBO

Years and Years

Ai piedi del podio troviamo Years and Years, ultima fatica di Russel T Davies (ideatore di Queer as Folk e delle prime stagioni del revival di Doctor Who) creata per BBC e HBO. La miniserie che segue una famiglia di Manchester per quindici anni in un’Inghilterra afflitta da cambiamenti politici, economici e tecnologici è comparsa quasi all’improvviso nel panorama televisivo ed è immediatamente riuscita a lasciare un grosso segno. Nel corso di soli sei episodi, Davies riesce a scrivere un’enorme critica alla nostra società presente attraverso una visione nichilista del nostro futuro prossimo, parlando contemporaneamente del fallimento della democrazia liberale, della crescita del nazionalismo, del fenomeno della singolarità tecnologica e del terrore dei cambiamenti climatici. E lo fa attraverso una famiglia assurdamente normale: dei personaggi mai perfetti, con tanti pregi quanti difetti. Il risultato è una storia potente ed emozionante come raramente si vede in questo genere narrativo. Nota finale per gli splendidi montaggi che troviamo sparsi tra gli episodi in cui, con in sottofondo una meravigliosa musica composta da Murray Gold, il racconto avanza velocemente di 5 anni mostrandoci un mix tra attualità e vita privata dei protagonisti. Years and Years è talmente colossale che riesce a colpire anche solo con una sequenza di breaking news del telegiornale.

 

2

THE VIRTUES
miniserie
Channel 4

The Virtues

Il Re è tornato. Dopo ben quattro anni dall’ultima miniserie di This is England, Shane Meadows torna a scrivere per Channel 4 e lo fa con una nuova opera chiamata The Virtues. Questa miniserie segue Joseph, che vede la sua vita cadere a pezzi quando suo figlio e la sua ex-moglie decidono di trasferirsi in Australia, e di conseguenza sceglie di andare in Irlanda a trovare sua sorella che non vede da più di trent’anni. Questo però riporta in superficie nella sua mente degli orribili ricordi di quando era bambino. I tratti distintivi dello stile narrativo di Meadows si ritrovano tutti in questa sua nuova opera: The Virtues è brutale, straziante, intensa, talmente reale da essere dolorosa. È un racconto personale e intimo dal quale vorresti staccarti perché fa male, ma al quale resti inevitabilmente attaccato perché troppo coinvolgente. Per il suo protagonista, Meadows ha richiamato uno dei suoi pupilli di This is England: Stephen Graham ci regala una performance immensa, interpretando un personaggio afflitto e fragile, i cui traumi e le cui battaglie sembrano spaventosamente tangibili. Ogni scena di quest’opera è scritta, diretta e recitata con una rara dedizione e sensibilità, ogni pausa e ogni reazione sono perfettamente armonizzate. Solamente Meadows avrebbe potuto far emergere, con enorme maestria, una tale umanità attraverso l’oscurità di certi temi. Solamente lui avrebbe potuto farlo raccontando una storia così emozionante.

 

1

MR. ROBOT
stagione 4
USA Network

Mr. Robot

Esattamente come la classifica di due anni fa, Mr. Robot si riposiziona in vetta con la sua quarta e ultima stagione. La serie creata da Sam Esmail per USA Network arriva alla sua attesa conclusione riuscendo ad esprimere in tredici episodi tutta la grandiosità a cui le precedenti stagioni ci avevano abituato. Il canto del cigno di Elliot Alderson mette in scena per l’ultima volta la disfunzione della società secondo gli occhi di un hacker schizofrenico. Esmail sfrutta nuovamente uno stile narrativo che permette di entrare nella mente di ogni personaggio come pochi altri autori riescono a fare, e uno stile registico anomalo ma brutale che riflette sempre perfettamente la situazione che sta inscenando. Anche quest’anno, il thriller psicologico di Esmail ha ricordato a tutti di essere la punta di diamante di questo genere narrativo. La potenza di Mr. Robot, soprattutto nelle ultime due stagioni, sta nel riuscire a racchiudere in ogni singolo episodio una storia maestosa. Non c’è una sola puntata minimamente sottotono in tutta la stagione. Tra tutte, però, riescono a spiccare due in particolare. Seppur non all’altezza del capolavoro della stagione precedente (eps3.4_runtime-error.r00) l’heist episode di quest’anno, intitolato 405 Method Not Allowed, che vede Elliot e Darlene infiltrarsi in un’azienda che mantiene i server della Cyprus National Bank, ha confermato nuovamente che non esiste nulla che possa minimamente avvicinarsi alla capacità di Mr. Robot di rappresentare tensione e suspence. Ma il vero gioiello di questa stagione è il settimo episodio, 407 Proxy Authentication Required, in cui Esmail mette in scena quella che è a tutti gli effetti una pièce teatrale: divisa in cinque atti, con diversi segni musicali e di luce per delimitare le sequenze drammatiche, sei attori in totale e due soli set uno affianco all’altro. Oltre all’importanza delle rivelazioni della trama, l’episodio è retto quasi interamente dalle imponenti prove attoriali di Elliot Villar e soprattutto di un Rami Malek in stato di grazia.
L’opera di Esmail è perfetta in tutto quello che fa. Quando vuole essere adrenalinica ti fa dimenticare di respirare, quando vuole essere un trip ti fa dubitare della tua stessa esistenza, quando vuole essere profonda ti fa riconsiderare il significato della tua vita, quando vuole essere poetica ti emoziona come poche altre. Tre anni fa non sarebbe stato prevedibile che Mr. Robot avesse continuato a stupire così tanto, ma la terza e la quarta stagione hanno rovesciato le aspettative e fatto entrare di prepotenza questa serie nell’olimpo della televisione, affianco alle più grandi di sempre.

 

Luigi Dalena

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Luigi Dalena

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Producer pubblicitario. Blogger itasiano dal 2013. Maniaco dell'ordine e dell'organizzazione. Appassionato di videogiochi, tecnologia, astronomia, cinema e soprattutto serie TV. Apprezzo qualsiasi genere, ma ho un debole per sci-fi e fantasy. Una volta guardavo di tutto, ma poi ho lentamente ristretto i miei gusti spostandomi quasi esclusivamente sulle serie britanniche e sulle cable statunitensi. Più sono brevi, meglio è.
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