Black Mirror

Black Mirror – Hang the DJ: l’amore è un algoritmo

La quarta stagione di Black Mirror, e la rassegna di Italiansubs dedicata ad essa, prosegue con Hang the DJ, altro episodio della serie antologica creata da Charlie Brooker sulle derive della tecnologia e dei suoi effetti antropologici. L’episodio, in cui amore e innovazione tecnologica ritornano a fondersi dopo San Junipero della scorsa stagione, è diretto da Tim Van Patten, già dietro la macchina da presa di innumerevoli serie, tra cui The Sopranos, Boardwalk Empire e Sex & The City.

L’articolo contiene SPOILER.
 
Black-Mirror-Hang-the-DJ

A fare da sfondo, quindi, ancora una volta, è una società distopica in cui le macchine hanno preso il sopravvento dettando leggi rigidissime a cui l’umanità deve sottostare e dalle quali non può sottrarsi. In Hang the DJ, infatti, le relazioni amorose sono tutte quante gestite da un dispositivo elettronico che a tentativi cerca di creare coppie che durino nel tempo. Per raggiungere questo obiettivo, gli uomini vengono spinti a instaurare rapporti più o meno lunghi con persone diverse al fine di riuscire a trovare una potenziale anima gemella. Vittime di questo esperimento sociale sono anche Amy (Georgina Campbell) e Frank (Joe Cole) che si conoscono per una sola notte e vengono separati dal Sistema che li abbina ad altri potenziali partners. La loro conoscenza, però, si rivelerà essere un’anomalia dell’algoritmo che ne ha segnato le sorti fino a quel momento e i due protagonisti saranno pronti a tutto pur di stare insieme.

Come già accaduto in San Junipero, quindi, amore e tecnologia tornano a fondersi, anche se in maniera diversa. Se, infatti, nell’episodio della terza stagione la possibilità di vivere in eterno trasferendo la propria coscienza all’interno di una macchina riusciva a scuotere lo spettatore e a condurlo a una riflessione più lucida riguardo gli aspetti negativi dell’innovazione tecnologica, in Hang The DJ la distopia passa in secondo piano rispetto all’empatia che inevitabilmente si prova nei confronti dei protagonisti. Amy e Frank sono più vicini allo spettatore rispetto a qualsiasi altro personaggio apparso nella serie; sono umani, hanno debolezze, insicurezze e quella voglia di ribellarsi alle negatività tipica dell’uomo. Per quasi tutto l’episodio lo spettatore tifa per loro e vuole che l’amore sia l’unica risposta a quel sistema di regole troppo rigido che lascia poco spazio alle loro capacità decisionali. La relazione tra i due è talmente solida da riuscire a eliminare, infatti, il senso di angoscia tipico della serie ed è così credibile da evitare che lo spettatore si ponga la domanda: “Quale sarà il finale tragico a cui sono destinati?”. Per una volta, guardando un episodio di Black Mirror, non cercheremo di sapere come la tecnologia inficerà negativamente sulle vite di Amy e Frank, ma faremo il tifo per loro convincendoci che, almeno questa volta, il lieto fine è possibile.
 
Hang The DJ 2

L’amore descritto in Hang The DJ, volutamente esasperato, rappresenta una riflessione sul moderno iter di conoscenza, sul mondo delle dating app e sulla superficialità che sottende i rapporti moderni. Non c’è più spontaneità: i sistemi di matching che collegano le persone trovano la loro ragione d’esistere nell’incapacità dell’uomo moderno di andare oltre, di superare lo strato di superficialità su cui è appoggiato e di abbattere la barriera di pregiudizi che inevitabilmente lo limita. I dispositivi elettronici sembrano diventati la strada più facile per conoscere qualcuno; non si può aggirare il Sistema, i protagonisti non possono avere relazione che non siano state programmate né interrompere quelle assegnategli. E il finale rimescola tutte le carte in tavola perché Amy e Frank sono proprio una parte di quel Sistema. Se da un lato la loro fuga potrebbe essere considerata un lieto fine perché rappresenterebbe un superamento delle barriere, l’affermazione della volontà umana e dell’amore e la dimostrazione che la tecnologia non è sempre infallibile, dall’altro non va dimenticato che Black Mirror vuole far riflettere, oltre che intrattenere. Ai protagonisti è stata concessa la possibilità di scegliere se rispettare o meno i dettami del Sistema, senza però conoscere quale fosse l’obiettivo dello stesso. Se l’algoritmo considerava la fuga positiva ai fini della compatibilità tra i due protagonisti, le regole dell’algoritmo sono confermate. Alla fine, Amy e Frank si conosceranno grazie a un dispositivo elettronico e non sono poi così tanto liberi rispetto a loro stessi nell’algoritmo.
 
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Nota a margine, inevitabile, è una considerazione su come la serie di Charlie Brooker abbia subito una trasformazione nel suo passaggio su Netflix. Se da un lato al sito di streaming va riconosciuto il merito di una crescita in termini di popolarità della serie, dall’altro Black Mirror ha subito un adeguamento rispetto alle altre serie prodotte dalla piattaforma. I contenuti più edulcorati riescono solo in parte a innestare nello spettatore quel senso di ansia e angoscia tipica delle prime due stagioni a discapito di una riflessione più profonda in merito alla tecnologia e ai suoi effetti sulla vita dell’uomo.
 

Giuliano Franco

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rdufayel

Bevo caffé come Loreai Gilmore, ascolto musica come Peyton Sawyer e guardo film come Dawson Leery. Un tempo volevo uccidere vampiri come Buffy, ora sono un Social Media Cose. Blogger su ITASA dal 2017.
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