News

Diversità e intrattenimento: il discorso di Idris Elba al Parlamento del Regno Unito

Come quasi ogni anno, non faccio in tempo a recuperare tutti i film candidati agli Oscar che i riflettori del Dolby Theatre di Los Angeles sono già pronti a illuminare la ressa di strascichi, pailettes e papillon, che fanno a gara per mettersi a favore di telecamera e guadagnarsi una menzione d’onore (o di disonore) sulle colonne dei magazine di settore. Il tutto rinvigorito da pronostici e polemiche che fanno della cerimonia degli Oscar un ottimo argomento da bar. Quest’anno, però, la discussione sugli Oscar è andata ben oltre la querelle “DiCaprio sì, DiCaprio no, DiCaprio boom! È meglio Tom Hardy!” perché ha toccato un nervo scoperto per l’industria hollywoodiana: quello sulla rappresentanza delle minoranze all’interno del circuito dell’intrattenimento cinematografico.

La polemica ha viaggiato spedita, fino a qualche settimana fa, sull’hashtag Twitter #OscarSoWhite ed è stata innescata, per il secondo anno di fila, dall’assenza di candidati afroamericani nominati nelle categorie di spicco agli Academy Awards. Sono iniziati a volare stracci: l’Academy viene accusata di essere razzista, la giostra delle dichiarazioni viene messa in moto e improvvisamente l’Oscar a DiCaprio passa, giustamente, in secondo piano. Basti pensare che il dibattito, in America, ha avuto una risonanza così forte al punto che l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha apportato delle modifiche al regolamento, in modo tale da favorire la diversità, migliorare il sistema di votazione e iniziare a svecchiare un po’ la giuria. La speranza che l’anno prossimo le nomination siano più variegate – e senza parlare di “quote nere” perché è umiliante – va a rimpiazzare, così, la lista di grandi esclusi dalla corsa alla statuetta: oltre a Samuel L. Jackson (The Hateful Eight) e Will Smith (Concussion), un altro dei grandi esclusi dalla corsa all’Oscar è stato Idris Elba che non ha visto riconosciuta dall’Academy la sua performance per il film Beasts of No Nation del regista Cary Joji Fukunaga (già dietro la macchina da presa della prima stagione di True Detective).

Ed è stato proprio l’attore che interpreta il detective John Luther a fare da eco, al di qua dell’Atlantico, al dibattito sulla diversità nell’industria cinematografica e televisiva con un bellissimo discorso, tenuto al Parlamento del Regno Unito e passato un po’ in sordina. Idris Elba discorso Parlamento ingeseL’intervento di Idris Elba arriva con un tempismo perfetto (il discorso è stato tenuto il 18 gennaio, quattro giorni dopo l’annuncio delle nomination agli Oscar, ndr), in un momento in cui l’Academy aveva già snobbato Beasts Of No Nation e dopo che lo stesso attore inglese era stato al centro della questione diversità quando si rumoreggiava di un suo possibile ruolo come James Bond e come protagonista dell’adattamento de La Torre Nera di Stephen King. Quasi certamente penso non ci sia correlazione tra le accuse di razzismo mosse contro l’Academy e questo discorso al Parlamento inglese. Ma l’intervento di Elba è interessante perché ci permette di capire come il problema della promozione della diversità non riguardi solo l’Academy, ma l’intero circuito dell’industria cinematografica e televisiva, sia esso americano o inglese.

È un problema di talento…

Idris Elba ci tiene a precisare che questo suo discorso non nasce dall’essere un attore di colore, ma semplicemente dall’essere prima di tutto una persona che nel mondo dell’intrattenimento ci lavora. E quello che rileva è la discrepanza tra ciò che la TV e il cinema mettono in scena e la realtà effettiva al di fuori dello schermo: la TV influisce sulla realtà ma, allo stesso tempo, si dimostra incapace di stare al passo con essa, di metter in pratica ciò di cui si parla al di fuori della scatola magica. Probabilmente perché le industrie cinematografica e televisiva, in molti casi, sono legate a schemi di pensiero obsoleti che non riescono a scovare e valorizzare il talento vero e proprio e non riescono a dargli le giuste opportunità e i giusti meriti – per dirne una, penso alla candidatura agli Oscar di Sylvester Stallone per Creed, una nomination che secondo me dipende da un voto di immagine più che da un voto di opinione. Stallone Creed 2015E se il talento non incontra l’opportunità, allora non c’è margine di cambiamento. Il talento va cercato e, soprattutto, non va reso qualcosa di elitario. Va incoraggiato, sostenuto, gli va dato spazio. Per questo Elba porta come esempio Mohamed “Mo” Farah, l’atleta britannico di origine somala e doppio oro olimpico a Londra 2012. Perché Mo Farah rappresenta l’esempio del talento a prescindere dal colore della pelle o dell’orientamento sessuale o dall’estrazione sociale. C’è bisogno di un cambio di mentalità che permetta agli addetti ai lavori di scovare sempre più nuovi artisti e di rendergli il giusto merito. D’altronde, si parla di un mondo basato sulla creatività e sulla diversità di pensiero. E per farlo c’è bisogno di abbandonare i soliti cliché per cui un attore nero possa interpretare solo determinate parti (mi viene in mente un meme su Gus di Breaking Bad in cui si sottolinea come sia l’unico personaggio di colore rilevante nella serie che vende pollo fritto e metanfetamine) oppure come un attore indiano debba necessariamente usare un accento stereotipato per avere una parte in uno show (Aziz Ansari dà un ottimo ritratto di questo punto di vista nell’episodio “Indians on TV” di Master of None).

…ma soprattutto di opportunità

Ma non è un problema solo di pelle o etnia: la discriminazione di genere a Hollywood è stata più volte tirata in ballo da attrici del calibro di Jennifer Lawrence e Sharon Stone. Perciò è necessario che ci sia un corrispettivo della Magna Carta nel mondo dello spettacolo, come ha simpaticamente detto Elba. Ovviamente non in senso letterale, ma è lo schema di pensiero ideale per iniziare le cose in maniera più equa, in modo tale da riuscire a raccontare il maggior numero di storie possibili. Viola Davis Emmy 2015Che è un po’ quello che ha sostenuto Viola Davis nel discorso di ringraziamento agli Emmy Awards 2015, prontamente ribadito dall’attore britannico: “Non puoi vincere un Emmy per un ruolo che semplicemente non esiste”. Per questo, continua l’interprete di Luther, c’è bisogno di maggior creatività da parte di produttori, direttori dei casting, registi e scrittori, in modo da diversificare i contenuti, da affrontare percorsi diversi, in modo che la TV diventi effettivamente un medium attraverso il quale si possa tradurre la realtà e accettare meglio la diversità. Il che equivale a partire tutti da una base comune, in cui se hai talento e lavori duro avrai le stesse possibilità degli altri di avere successo. E magari ci saranno più Shonda Rhimes in giro per l’universo televisivo (con contenuti migliori, si spera).

Lo scopo è quello di ridurre il distacco tra la finzione che mette in scena la TV e la realtà, che esiste comunque a prescindere dai 40 minuti di un episodio di uno show televisivo o dalla durata di un film. Essenzialmente, penso che la questione che Idris Elba vuole sottolineare è fino a che punto ci sia la volontà da parte dell’industria televisiva – e cinematografica – di farsi promotore attivo del cambiamento e non di ridursi a mero contenitore di immagini. Non sto dicendo che sia necessario abbandonare i cosiddetti guilty pleasure e creare solo show impegnati e con il peso specifico del piombo. Ci sono tematiche delicate che possono tranquillamente inserirsi nel tessuto narrativo di una comedy, ad esempio, e veicolare allo stesso tempo un messaggio importante. Un paio di esempi al volo: la questione dell’assistenza sanitaria negata ai clandestini americani, come viene messa in evidenza nella prima stagione di Jane The Virgin.jane the virgin immigrazione O il modo in cui nella seconda stagione di You’re The Worst viene affrontata la depressione. Il punto, infatti, è proprio questo: capire in che modo la TV, e tutti coloro che in quel mondo ci lavorano, possano e vogliano influire positivamente sul modo di accettare e considerare la diversità. Serie come Looking, Orange Is The New Black, Transparent sono ottimi esempi di come la diversità sia effettivamente presente nel panorama televisivo, ma c’è la necessità che non resti un fenomeno di nicchia. È un’arma a doppio taglio, ovviamente, da maneggiare con cura perché il rischio stereotipi è dietro l’angolo, ma certamente è una direzione da seguire per dar vita a maggiori prodotti di qualità. D’altro canto non si può intraprendere un discorso del genere solo ed esclusivamente forzando l’inserimento di minoranze nel mondo dell’intrattenimento. Mi spiego meglio: se io sono costretto a mettere nel cast un personaggio appartenente a una minoranza, con un ruolo non scritto per lui/lei, è molto probabile che il messaggio che voglio veicolare ne risulta distorto. Non puoi scritturare o candidare a una nomination un attore nero solo perché nero. Devi scritturarlo e candidarlo ai premi perché ha talento e ha avuto l’opportunità di mostrarlo attraverso una parte scritta per lei/lui che, magari, racconti una storia nuova.

Se c’è un problema di rappresentanza delle diversità, dunque, esiste a monte e parte da chi quel prodotto di intrattenimento lo pensa, lo produce e soprattutto lo scrive. Per questo motivo all’interno del sistema televisivo inglese verrà reso operativo il project DIAMOND (Diversity Analysis Monitoring Data), un sistema di monitoraggio a cui partecipano BBC, Channel 4, ITV e Sky, per capire chi è in TV e chi fa TV. Lo scopo di questo progetto è quello di riuscire a creare una sorta di database per “misurare” il grado di diversità presente in ciascun programma televisivo e come questa diversità viene percepita dall’audience di riferimento. Il progetto è ancora in fase di lancio e, per questo motivo, anche l’area Faqs del sito è ancora in costruzione. Tuttavia è probabile che, attraverso questa nuova piattaforma, vengano ascoltate anche le richieste di Idris Elba: usare la giusta immaginazione; raccontare storie inedite; percorrere la strada meno battuta.

L’intero discorso di Idris Elba lo trovate nel video qui sotto (e un po’ di accento inglese ogni tanto non fa male), mentre la sua trascrizione è disponibile a questo link.

 

Note a margine:

  • Syverster Stallone ti voglio bene comunque e resti il mio riferimento per l’atteggiamento coatto.
  • Shonda non te la prendere: nonostante il mio odio viscerale nei confronti di Meredith Grey seguo settimanalmente e con passione le avventure degli psycho-lawyers di HTGAWM.
The following two tabs change content below.

givaz

Sul blog di Italiansubs da Febbraio 2016, mentre le serie TV le guardo da molto più tempo. Agli episodi pilota do sempre una chance, soprattutto se di genere drammatico: Mad Men, Treme, Six Feet Under per dirne solo tre. Poche comedy tradizionali, molte più dramedy e black comedy.
Torna su