Italiansubs Blog vi presenta una playlist di musiche tratte dalle migliori colonne sonore del mondo delle serie TV.
Le colonne sonore sono uno degli aspetti più importanti in un’opera cinematografica, anche se spesso vengono lasciate in secondo piano. Con questa nuova rubrica, vogliamo provare a mettere in risalto anche questo elemento, scegliendo delle composizioni o delle canzoni particolarmente significative e belle da farvi ascoltare.
Nell’articolo non sono presenti grossi spoiler per le serie prese in esame.
Per il mese di agosto, quattro blogger hanno scelto i loro pezzi musicali. Per ognuno trovate il video YouTube e una breve analisi della musica o dell’episodio in cui viene usata. Ecco le scelte della redazione:
THIS IS GALLIFREY, OUR CHILDHOOD, OUR HOME (Murray Gold) – Doctor Who
Scelta di Luigi Dalena.
Doctor Who è serie celebre anche per la sua colonna sonora originale, realizzata dal 2005 dal compositore Murray Gold. Tra i pezzi più significativi e più memorabili di Gold molti purtroppo sono abusati all’interno degli episodi, soprattutto negli ultimi anni. Tra questi sicuramente rientrano i temi principali delle recenti incarnazioni del Dottore. Fortunatamente però ci sono anche composizioni che sono rimaste fedeli al loro ristretto significato. La mia scelta è ricaduta su “This is Gallifrey: Our Childhood, Our Home”. Questo pezzo di Gold è secondo me fondamentale per la caratterizzazione che Russel T. Davies ha voluto dare al Dottore con il suo revival della serie. Se nella serie classica Gallifrey, il pianeta natio del protagonista, era spesso presente, con la nuova serie non lo è più. In quella che è probabilmente la svolta più bella (narrativamente parlando) della serie, Davies ha costretto il Dottore a uccidere la sua intera razza e a rendere inaccessibile il suo pianeta. Questa svolta ha caratterizzato l’intero percorso del suo Dottore, che rispetto alla serie classica è molto più nostalgico e afflitto, a causa della sua solitudine. Ed è proprio su questi fattori che si basa la composizione di Gold: un tema che è sia adrenalinico che melanconico, sinonimo del ricordo tormentato che ha il Dottore nei confronti del suo pianeta e della sua casa. Il brano viene utilizzato diverse volte a partire dalla terza stagione, e le scene più iconiche e rappresentative sono quelle più nostalgiche, in cui i sentimenti del Signore del Tempo per la sua casa e la sua razza emergono maggiormente: per esempio il momento in cui descrive Gallifrey in The Sound of Drums e quello in cui parla della sua distruzione in The Doctor’s Daughter. A queste si aggiungono la scene che il Dottore condivide con il Maestro, l’unico altro sopravvissuto della razza dei Time Lord: nello speciale The End of Time i due parlano della loro infanzia e soprattutto alla fine di Last of the Time Lords, quando il Maestro muore tra le braccia del suo amico/nemico storico.
“This is Gallifrey: Our Childhood, Our Home”, oltre ad essere molto bella, è anche una composizione dal forte significato perché metafora sonora di uno degli aspetti narrativi più profondi ed emozionanti di Doctor Who.
HURT (Johnny Cash) – Person of Interest
Scelta di Marco Quargentan.
La canzone perfetta per il momento forse più carico di sentimento di tutta la serie (ad esclusione del finale). Una tragedia è appena avvenuta davanti agli occhi dei protagonisti John Reese e Harold Finch. Un fulmine a ciel sereno, un evento totalmente inaspettato, visto e considerato che molti criminali erano appena stati consegnati alla giustizia. Reese, totalmente accecato dalla rabbia per quanto successo, cerca vendetta nei confronti delle persone che hanno causato tale tragedia. E “Hurt” di Johnny Cash sottolinea perfettamente i sentimenti e le azioni del nostro uomo con la giacca. “I will let you down, I will hurt you”: queste alcune parole della canzone, parole che sembrano essere sottolineate da Reese con le sue stesse azioni. Azioni che sembrano denotare una decisa noncuranza per la sua stessa vita: vendicarsi anche a costo di farsi del male. E farsi del male per concentrarsi su ciò che è successo, su ciò che è reale. E, anche in questo caso, alcune parole della canzone sembrano calzare a pennello: “I hurt myself today, to see if I still feel, I focus on the pain, the only thing that’s real”. Il messaggio finale è comunque uno solo: non bisogna rimanere fermi a crogiolarsi nel dolore ma bisogna cercare di andare avanti con la propria vita, nonostante tutto quello che è successo, nonostante tutto il dolore che si prova a causa delle tragedie che ci possono colpire in ogni momento.
NEVER BE LIKE YOU (Flume) – The Young Pope
Scelta di Alessandro Tranchini.
Una spiaggia desolata, una donna che passeggia lungo la sponda del mare, un elicottero che solca i cieli, una lettera d’amore che riempie l’atmosfera e “Never Be Like You” in sottofondo: ecco come The Young Pope mette in scena l’amore.
Il brano in questione è perfettamente in linea con lo stile di Paolo Sorrentino: è un’opera recente, assolutamente mainstream e stridente in un contesto classico, ma che il regista italiano riesce a ricontestualizzare restituendole il suo strato malinconico e nostalgico quasi mai preso in considerazione. “Never Be Like You” è un singolo estratto dall’album “Skin” di Flume, giovane produttore australiano di musica elettronica, con la parte cantata è affidata alla cantante canadese Kai.
The Young Pope ha più volte affrontato il tema dell’amore in ogni sua forma: amore passionale, amore materno-paterno, amore per il divino… ma mai come nell’Episodio Nove si è esposto così tanto il protagonista, il ribelle Papa Pio IX (Jude Law), a questo sentimento. Un’emozione sedimentata nel tempo, così lontana e dolorosa che ha forgiato la personalità del giovane papa. La sua storia ci viene raccontata dal testo del brano stesso già dalla prime righe: “cosa farei per far sparire questa paura di essere amato, questa obbedienza verso il dolore… ma adesso ho mandato tutto all’aria e mi manchi”.
Lenny Belardo è un uomo che vive di paura e di dolore, gli unici dei a cui obbedisce e che pretende di imporre agli altri. Il solo accenno di amore che ha vissuto si è trasformato col tempo nell’ennesima gabbia che lo rinchiude. Così non resta che fare poche semplici cose: un sorriso in camera, un ricordo a una donna che merita di essere amata, e subito a bordo di un elicottero per fuggire da tutto questo. È troppo tardi però, perché il seme del dubbio sull’importanza dell’amore è stato piantato e non ci vorrà molto prima che il nostro Pio IX ne venga travolto. Lui stesso ce lo dice: “Cos’è più bello, amore mio? L’amore perso o l’amore trovato? […] Questo dubbio mi travolge e mi corrode: trovare o perdere? […] Non abbiamo scelta: dobbiamo trovare”
Questa sconfinata malinconia di fondo e questa tensione per un futuro migliore vengono rappresentate alla perfezione da “Never Be Like You”: da una parte le sonorità elettroniche gravi e il doloroso testo, dall’altra la voce calda e avvolgente di Kai. Tristezza e felicità, sconfitta e speranza, nichilismo e fede. Come nella canzone coesistono tutti questi aspetti, così coesistono nell’anima di Lenny Belardo.
DON’T PANIC (Coldplay) – Hidden Palms
Scelta di Giuliano Franco.
Semmai vi stesse chiedendo cosa sia Hidden Palms, di cosa parli e del perché non è presente nel vostro TVShow Time, non preoccupatevi perché, probabilmente, l’abbiamo vista solo io e un altro paio di persone. La serie, infatti, è un teen drama ideato da Kevin Williamson, creatore di Dawson’s Creek e The Vampire Diaries, e andato in onda su The CW per 8 episodi prima che la rete ne decidesse la cancellazione. Ambientata a Palm Springs, Hidden Palms muove i suoi passi quando Johnny Miller (Taylor Handley) si trasferisce in città dopo il suicidio del padre e si troverà a indagare sulla morte di un suo coetaneo avvenuta proprio nella sua nuova stanza. Niente di nuovo, insomma. Io, però, in fondo sono un sentimentale e la mia scelta mensile è ricaduta proprio su Hidden Palms perché è la serie grazie alla quale ho scoperto i Coldplay, la band inglese capitanata da Chris Martin con 7 album in studio pubblicati e innumerevoli copie vendute in tutto il mondo. A fare da sottofondo al primo episodio della serie, infatti, c’è anche “Don’t Panic”, quarto singolo estratto dell’album “Parachutes”, esordio della band. Il significato del brano è chiarissimo: nonostante il mondo ogni giorno si trovi a dover far fronte a problematiche di ogni genere, e nonostante la visione negativa che potremmo avere di esso, c’è sempre qualcuno disposto ad aiutarci; motivo per cui “we live in a beautiful world”. Per questa ragione, quindi, i versi della canzone fungono da incoraggiamento anche nei momenti meno favorevoli. “Don’t Panic”, inoltre, pone l’accento sul difficile rapporto tra l’ambiente e l’uomo e invita quest’ultimo a rispettare tutto ciò che lo circonda per evitare un punto di non ritorno dove “le ossa potrebbero affondandare come pietre”.
Con questo concludiamo la nostra terza rassegna di DJ chiama Italiansubs. Non abbiate paura di farci sapere nei commenti la vostra opinione e i vostri suggerimenti per migliorare questa rubrica. Al prossimo mese!
Luigi Dalena
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