Curiosità

DJ chiama Italiansubs: le scelte musicali di Settembre 2017

Italiansubs Blog vi presenta una playlist di musiche tratte dalle migliori colonne sonore del mondo delle serie TV.

Le colonne sonore sono uno degli aspetti più importanti in un’opera cinematografica, anche se spesso vengono lasciate in secondo piano. Con questa nuova rubrica, vogliamo provare a mettere in risalto anche questo elemento, scegliendo delle composizioni o delle canzoni particolarmente significative e belle da farvi ascoltare.

Nell’articolo non sono presenti grossi spoiler per le serie prese in esame.

Per il mese di settembre, sei blogger hanno scelto i loro pezzi musicali. Per ognuno trovate il video YouTube e una breve analisi della musica o dell’episodio in cui viene usata. Ecco le scelte della redazione:

 

LOVE CRIME (Siouxsie Sioux & Brian Reitzell) – Hannibal

 

Scelta di Silvia Speranza.

Due estati fa, precisamente nell’agosto del 2015, la nostra vita è cambiata per due motivi precisi: il primo è che NBC ha deciso immotivatamente di cancellare la serie più visionaria, onirica e splendida del palinsesto broadcast americano. Shame on you, NBC, perché Bryan Fuller s’è accaparrato un’altra serie monumentale come American Gods, regalandoci tantissime soddisfazioni. Il secondo motivo è che in occasione del series finale, la scena finale della serie è accompagnata dalla voce melodiosa e armonica della cantante Sioxsie Sioux, ritornata in studio di registrazione dopo ben otto anni di lontananza. Grazie a Brian Reitzell, compositore anche del main theme di American Gods, i nostalgici di Hannibal come me faranno fatica a dimenticare quella scena in particolare, una delle più belle di tutta la serie; violenta, sanguinosa, esaltante e al tempo stesso romantica e sensuale, grazie alla voce morbida e calda di Siouxie in sottofondo. “Love Crime” è una lettera d’amore, ma anche un inno alla vita, con il suo “I will survive, live and thrive” profetico, che fa eco al salto nel vuoto di una serie cancellata ingiustamente. Voci di corridoio affermano che ultimamente Brian Fuller sia in trattative serie con alcuni network per riportare in vita Hannibal, e noi fan non possiamo che attendere e sperare un giorno di poter ritornare a vivere le atmosfere a cui siamo così tanto affezionati.

 

EDELWEISS (Richard Rogers, Oscar Hammerstein II) – The Man in the High Castle

 

Scelta di Marco Quargentan.

“Edelweiss” è un brano che parla di amore; amore verso una persona, verso la propria patria, verso uno stile di vita ben definito. È un valzer dolce e leggero, inneggiante alla libertà; lo si può vedere come una ninna nanna cantata da una madre al proprio bambino. Eppure, è stato scelto per fare da apertura a una serie in cui la libertà è costantemente soffocata dai regimi fascisti al potere – il Reich tedesco e l’Impero giapponese – e in cui l’amore per la patria viene rappresentato sia nella sua accezione più pura sia in quella più aberrante e deviata. La versione presente in The Man in the High Castle non è esattamente uguale all’originale poiché sono stati rimossi alcuni versi dal testo. Era l’unica azione possibile per poter ottenere una versione leggermente differente di “Edelweiss” senza incorrere in problemi legali; i due autori Richard Rogers e Oscar Hammerstein II hanno espressamente proibito l’utilizzo della melodia con parole diverse da quelle scritte da loro. Nel musical The Sound of Music, “Edelweiss” viene cantato dal capitano Georg Ludwig von Trapp come segno di amore verso i suoi figli e la sua patria, l’Austria (paese in cui si può trovare il fiore bianco edelweiss che dà il nome al brano). Questo forte contrasto tra il significato del brano e il tema distopico trattato in The Man in the High Castle contribuisce a rendere ancora più angosciante la serie stessa e, in questo contesto, il brano stesso si può interpretare in modo differente. La nascita dell’edelweiss è la metafora della nascita della resistenza contro gli oppressori e del ritrovato amore per l’unità della patria americana, perduta dopo la conquista e la spartizione da parte delle forze dell’Asse (questa è la distopia alla base della serie). Di recente, il brano ha fatto una breve apparizione anche in un episodio di DC’s Legends of Tomorrow: il dottor Martin Stein decide di cantare “Edelweiss” in un club, con lo scopo di distrarre gli ufficiali nazisti in modo da dare la possibilità ai propri compagni di agire indisturbati. Interessante notare il fatto che tra tutti i membri del cast della serie sia proprio l’interprete di Stein – Victor Garber – a cantare questo brano in quel contesto; l’attore, infatti, ha fatto coming out nel 2013, e tutti noi siamo al corrente delle atrocità commesse dal regime nazista nei confronti degli omosessuali.

 

SYCAMORE TREES (Jimmy Scott) – Twin Peaks

 

Scelta di Alessandro Tranchini.

Siete appena entrati in un mondo ultraterreno, vi trovate in un corridoio circondato di tende rosse con un pavimento su cui sono disegnate linee zigzaganti in bianco e nero. In fondo al corridoio c’è la Venere di Milo e di fianco un passaggio verso una stanza più ampia. In questo stanzone vi accolgono un nano ballerino e un 70enne cantante jazz, il quale sta cantando “Sycamore Trees” mentre una luce stroboscopica riempie l’intero spazio: benvenuti nella Loggia Nera, benvenuti a Twin Peaks.
Questo fondamentale capolavoro della televisione (tornato in onda quest’anno con una nuova inimmaginabile stagione) è spesso collegato a diversi brani musicali emblematici, ma quello che più di tutti può essere considerato il manifesto della serie è proprio “Sycamore Trees. La melodia è stata composta da Angelo Badalamenti, storico compositore delle opere di David Lynch, e il testo è stato scritto da Lynch stesso; a cantarla è l’indimenticato Jimmy Scott, deceduto tre anni fa, già di per sé un perfetto personaggio lynchiano (affetto da sindrome di Kallmann che gli ha reso la voce così acuta e grezza, creando un meraviglioso quanto sconcertante contrasto tra immagine e suono).
Il testo del brano fa riferimento all’ubicazione della Loggia Nera, ma ciò non conta tanto. Quello che importa è l’atmosfera sporca e fumosa che Badalamenti ha creato, è la voce sofferente e indecifrabile di Scott che si getta in un lamento ultraterreno, sono i macabri e sensuali assoli di ottoni che vi condurranno ipnoticamente attraverso “un’oscurità di un futuro passato”. È condensato tutto Twin Peaks e tutto David Lynch: il surreale, la sensualità, il macabro, il gusto morboso per la deformità, opere passate ricontestualizzate, ma soprattutto la bellezza. La bellezza incontenibile che neanche il male può celare, anzi, che potenzia in maniera esponenziale.
Un pezzo che nessun amante della serie potrà mai dimenticare, e che funge da apripista per uno degli apici di surrealismo che la TV mondiale abbia mai generato. Ancora oggi mozzafiato e sperimentale… 26 anni dopo.

 

A HORSE WITH NO NAME (Michelle Branch) – BoJack Horseman

 

Scelta di Francesco M. Conte.

Il secondo episodio della quarta stagione di BoJack Horseman si apre con la cover del brano degli America fatta da Michelle Branch e Patrick Carney, membro de The Black Keys. La cover ha una melodia diversa dal brano originale, non è più folk rock. È una tonalità più triste, che si interseca con la scena iniziale: BoJack che fugge da Hollywoo per raggiungere una meta ignota. Questo sentimento è ben catturato dal brano: “In the desert you can’t remember your name, cause there ain’t no one for to give you no pain”. BoJack è depresso, dopo tutto ciò che è accaduto nella terza stagione ha bisogno di essere solo. Il deserto è il posto ideale, perché non troverà nessuno con cui condividere il dolore. Secondo Dewey Bunnell, scrittore del brano, “l’anonimo cavallo era un veicolo per fuggire da tutta la confusione e caos della vita verso un posto pacifico, calmo”. È ironico che chi ha scritto l’episodio abbia inteso questo come un vero viaggio verso un posto calmo e tranquillo, la residenza estiva degli Sugarman.

 

PROTECT YA NECK (Wu-Tang Clan) – The Leftovers

 

Scelta di Giovanni Trombino.

Una delle peculiarità che caratterizzano The Leftovers è il modo in cui riesce ad offrire allo spettatore la possibilità di decifrare gli eventi della serie utilizzando una chiave di lettura intima e, al contempo, stabilendo delle zone grigie in cui ognuno può muoversi liberamente libero dai dogmi della narrazione. Il risultato, in alcuni casi, è quello di creare delle scene che inizialmente oscillano fino al limite del surreale per poi assestarsi verso un punto di equilibrio più profondo e personale. Oppure viceversa. Nell’episodio della terza stagione Don’t Be Ridiculous Nora spiega a Erika perché si è fatta tatuare il logo del Wu-Tang Clan, risvegliando un concetto probabilmente sopito nel corso degli episodi precedenti: l’impossibilità di riuscire a far fronte alla dipartita incorporea di un figlio, di un amico, di un amante e contrapponendola alla morte fisica e corporea. Nora si fa tatuare il logo del Clan per nascondere i nomi dei figli, per non risultare patetica, per non esporre al mondo la sua fragilità. Qualsiasi cosa pur di evitare il sovraccarico emotivo derivato da qualsiasi domanda sul tatuaggio, tant’è che Nora stessa si riferisce al collettivo newyorchese come “Wu-Tang Band”. Il dialogo tra Nora ed Erika è una delle scene più intense della stagione perché riassume tutto lo spettro emotivo della serie: l’impossibilità di far fronte alla dipartita e al contempo la necessità di mantenere vivo il ricordo delle persone svanite nel nulla senza che questo diventi un fardello. The Leftovers non è solo a proposito di fede/non fede, di cause della dipartita ma anche – e forse soprattutto – a proposito del percorso intrapreso da ciascun protagonista per far fronte a quell’assenza improvvisa. Fosse anche solo comprare un tappeto elastico sul quale saltare al ritmo di “Protect Ya Neck” dei Wu-Tang Clan.

 

DO YOU FEEL IT? (Chaos Chaos) – Rick and Morty

 

Scelta di Luigi Dalena.

La serie animata di Adult Swim Rick and Morty è celebre per nascondere sotto i suoi eccessi visivi e narrativi una visione e un’analisi esistenzialista. Tra i tanti picchi a rappresentanza di questo tema, rientra il finale dell’episodio Auto Erotic Assimilation della seconda stagione. In questa puntata, Rick, in uno dei suoi viaggi interdimensionali incontra una vecchia fiamma: Unity, un’entità aliena capace di impossessarsi e controllare più esseri viventi contemporaneamente, unificando i pianeti e migliorandone la qualità della vita, a discapito del libero arbitrio degli abitanti. Unity è l’essere più vicino caratterialmente a Rick che incontriamo nella serie (escludendo i Rick delle altre dimensioni), e in quanto tale il protagonista in questo episodio si avvicinerà molto a lei, iniziando una nuova deleteria relazione. Alla fine della puntata, Unity capisce che i due non possono stare insieme, perché entrambi trasformano in specchi di loro stessi le persone che gli stanno intorno, che sia tramite assimilazione o tramite cattiva influenza. Rick, contrariamente a quanto accade di solito, incassa male questo colpo, e nella sua mente riemergono anche questioni non necessariamente legate alle sue relazioni. Tornando a casa, sembra che la sottile linea tra depressione e apatia di Rick svanisca, con la depressione che prende il sopravvento e con il senso della sua vita che viene messo in discussione. E mentre lo scienziato tenta il suicidio, in sottofondo inizia la canzone “Do you feel it?” dei Chaos Chaos, che continua fino allo straziante time-lapse finale. La canzone è una perfetta metafora per il caos drammatico nella testa di Rick, con un testo che inizia neutro ma che solo sul finale conferma un significato con un’accezione negativa e malinconica, con quei “Don’t leave me, never leave me out” ripetuti nei titoli di coda dell’episodio. Nel testo dei Chaos Chaos, emerge anche la frase “We have no control”, che ricorda molto una delle teorie più famose che giustificano la depressione di Rick. La scelta di un brano musicale per uno dei momenti più significativi della serie non è semplice, perché deve essere adatta allo stato emotivo che la scena vuole trasmettere e deve avere un testo appropriato. “Do you feel it?” rappresenta perfettamente entrambi gli aspetti.

 

Con questo concludiamo la nostra quarta rassegna di DJ chiama Italiansubs. Non abbiate paura di farci sapere nei commenti la vostra opinione e i vostri suggerimenti per migliorare questa rubrica. Al prossimo mese!

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Luigi Dalena

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Producer pubblicitario. Blogger itasiano dal 2013. Maniaco dell'ordine e dell'organizzazione. Appassionato di videogiochi, tecnologia, astronomia, cinema e soprattutto serie TV. Apprezzo qualsiasi genere, ma ho un debole per sci-fi e fantasy. Una volta guardavo di tutto, ma poi ho lentamente ristretto i miei gusti spostandomi quasi esclusivamente sulle serie britanniche e sulle cable statunitensi. Più sono brevi, meglio è.
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