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Due cuori e una cabina: Vincent and the Doctor

“Ovunque si guardi, la complessa magia della natura risplende davanti ai nostri occhi.”

Doctor Who - 5x10 - Vincent and the Doctor (Titolo)Episodio 5×10: Vincent and the Doctor
Scritto da: Richard Curtis
Diretto da: Jonny Campbell
Data di messa in onda: 05/06/2010

Dove eravamo: Con The End of Time diciamo addio al ciuffo di David Tennant per fare posto al bel faccino di Matt Smith, l’undicesimo Dottore. Dopo la rigenerazione, il Dottore fa la conoscenza della piccola Amelia Pond (Karen Gillan) che, dopo “soli” 14 anni dal loro primo incontro, lo accompagna nei suoi viaggi. Amy e il Dottore affrontano diverse avventure insieme, alcune a fianco del futuro signor Pond, Rory Williams (Arthur Darvill). Durante una di queste, il povero Rory viene inghiottito da uno squarcio nel tessuto del tempo che lo conduce alla morte prematura. Ma quando c’è di mezzo il tempo e il Dottore, si sa, morire non basta: Rory non è mai esistito e di conseguenza nessuno ricorda né lui né tantomeno l’accaduto. Nessuno tranne il Dottore. Ecco quindi che il viaggio di Amy e del Dottore ricomincia…

 

Per placare il dolore della perdita e cercare di riportare tutto alla normalità, il Dottore porta Amy in posti meravigliosi che culminano nella visita dell’imponente Musée d’Orsay, alla scoperta di uno dei più grandi artisti di sempre: Vincent Van Gogh.
Dopo 5 stagioni, però, ormai sappiamo che il Dottore sta agli attacchi alieni come Jessica Fletcher sta alle morti sospette. La scoperta di un volto mostruoso nel maestoso dipinto La Chiesa di Auvers porta i due viaggiatori nelle campagne della Provenza di fine ‘800.

Amy e il Dottore fanno la conoscenza di questo fantastico essere umano. Un personaggio storico molto diverso da quelli che siamo abituati a vedere nel continuo girovagare del Signore del Tempo e dei suoi compagni. Se spesso e volentieri il Dottore ha a che fare con gente comune, è anche vero che in passato abbiamo incontrato personaggi come Churchill, Shakespeare o la Regina Vittoria. Personalità decise, uomini e donne molto apprezzati e stimati non solo dai posteri ma anche dalla gente del loro tempo. Il Vincent Van Gogh che incontriamo (interpretato da Tony Curran) non è niente di tutto ciò.

Pazzo, deriso ed emarginato da tutti. Il ritratto che Richard Curtis dipinge è quello di un uomo solo e molto malato. Una tavolozza di emozioni e sensazioni si apre di fronte ai due viaggiatori: gli sbalzi d’umore, tipici della sua malattia, si accostano con maestria a tratti di immensa sensibilità.

“Sento il canto della tua tristezza.”

Dice l’artista a un’Amy tranquilla, inconsapevole del dolore di una perdita che non ricorda di aver provato. Vincent riesce a cogliere questa sofferenza, una sofferenza che lui stesso si porta dietro da sempre. La solitudine e l’isolamento sono temi che, a partire dal personaggio di Vincent, raggiungono tutti i protagonisti della nostra storia.

Doctor.Who.Vincent.and.the.Doctor (sul prato)

Amy, Vincent e il Dottore guardano le stelle

Queste tre persone, sdraiate su di un prato, mano nella mano, a guardare le stelle, sono estremamente sole. È forse questa solitudine, la stessa che il Dottore prova essendo l’unico della sua specie, quella che lesse negli occhi della piccola Amelia e che ora ritrova in quegli stessi occhi cresciuti, la stessa che tutti possiamo vedere nei modi del nostro pittore, che li unisce lì, in quel prato antistante la Chiesa di Auvers-sur-Oise.

È proprio su quel prato che il Dottore dice qualcosa di veramente straordinario. Lì, sdraiati mano nella mano, il pittore mostra ai due viaggiatori l’immensa bellezza della notte, delle stelle e del mondo. Le sue parole entrano dritte nel cuore del Dottore che esclama:

“Ho visto molte cose, amico mio. Ma hai ragione. Niente era tanto meraviglioso come le cose che vedi tu.”

Sta qui l’incredibile immensità dell’essere umano, una qualità che il nostro Signore del Tempo ha sempre ammirato in questa specie. Una specie in grado di vedere cose immense, cose che uno non potrebbe vedere neanche in 900 anni. Per un meraviglioso accostamento (e sono convinta sia proprio per questo motivo) l’unico in grado di vedere l’alieno protagonista di questo episodio è proprio Vincent. Né Amy, né il Dottore né nessun’altro riesce a vederlo, solo Vincent può.

Al termine della loro avventura, il Dottore ancora una volta non può rimanere in disparte, così come non rimase in disparte a Pompei o su Marte: di fronte alla grande quantità di dipinti raccolti nel Musée d’Orsay che portano il suo nome, Vincent Van Gogh rimane estasiato. A distanza di più di 100 anni è amato e apprezzato da tutti, la sua pittura un esempio da seguire.

“Ha trasformato il dolore della sua vita tormentata in bellezza estatica. Il dolore è facile da rappresentare, ma usare la passione e il dolore per rappresentare l’estasi e la gioia e la magnificenza del nostro mondo… Nessuno l’aveva mai fatto prima. Forse nessuno lo rifarà mai. Per me quello strano, pazzo uomo che vagava per i campi della Provenza non solo è stato il più grande di tutti gli artisti, ma anche uno dei migliori uomini mai vissuti.”

L’uomo con il farfallino e gli occhiali che parla di lui con il Dottore gli riserva queste parole meravigliose, parole che Amy spera possano fare la differenza.

Doctor Who - 5x10 - Vincent and the Doctor (d'Orsay, finale)

Vincent ascolta le parole del critico del Musée d’Orsay

E proprio in queste parole si racchiude la semplicità di un uomo come Vincent, un uomo che ringrazia la guida con due baci sulle guance: rappresenta ciò che vede e lo fa usando gli strumenti a sua disposizione. La bellezza del mondo, quella che solo lui riesce a vedere, viene catalizzata attraverso le intense emozioni che prova, siano esse gioia e felicità o sofferenza e solitudine.

Purtroppo le speranze di Amy sono vane e questo il Dottore già lo sa. Nonostante la consapevolezza dell’immensa memoria che lo attende, Vincent cade preda di se stesso, della sua malattia, e muore suicida meno di un anno dopo il loro incontro. L’unica prova degli attimi passati insieme è la scomparsa di quell’orribile mostro nel dipinto dell’artista e la dedica lasciata alla sua adorata Amy, dai capelli rossi come i suoi, dipinta sul vaso di girasoli che universalmente lo simboleggia.

Un poeta del suo secolo l’avrebbe definito un albatros. Un uccello che i marinai si divertono a catturare e a torturare. Una creatura che non è fatta per stare in terra, perché le sue ali enormi gli impediscono di camminare, ma in cielo dove quelle stesse ali gli permettono di volare come il principe delle nuvole che è.

 

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