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Emmy Awards: lettera di un appassionato deluso

Cari membri della Television Academy,

vi scrive un appassionato che fino a pochi giorni fa considerava gli Emmy Awards come dei premi che, seppure a volte discutibili, sono stati piacevoli da attendere, da guardare e da discutere. Poi però sono state annunciate le nomination per l’edizione del 2015, che sfortunatamente hanno confermato i sospetti che questa persona aveva da qualche mese: gli Emmy non hanno voglia di cambiare, sono diventati noiosi e le ingiustizie ormai sono troppe. È ormai chiaro che voi giudici abbiate una mentalità chiusa, che non siate in grado di andare oltre i soliti prodotti e consideriate solo quelli che ottengono una certa popolarità. Il panorama televisivo negli ultimi anni si è allargato a dismisura, e in particolare nel 2014 e 2015 ha fatto un balzo ancora più grande. Le serie TV sono ormai largamente considerate come prodotti che in quanto a valore artistico possono tranquillamente competere con il vero e proprio cinema, e di conseguenza si aprono sempre più possibilità, specialmente per quanto riguarda le realizzazioni di un certo livello. E allora perché voi non ve ne rendete conto? Perché continuate a eleggere nelle categorie dei vostri premi sempre le stesse serie TV e le stesse personalità a oltranza? E perché nel momento in cui una di queste serie arriva a una conclusione considerate solo i nuovi prodotti che sono diventati celebri? Perché non allargate i vostri orizzonti quando gli orizzonti di questo settore si stanno allargando? Io comprendo che un giudice non può avere il tempo materiale per guardare tutte le serie televisive che ogni anno vengono proposte, ma nel vostro caso si esagera.

Quest’anno l’ingiustificata ripetitività è assolutamente troppa. Passando a esempi concreti: è incomprensibile continuare a nominare Homeland o Downton Abbey a oltranza, o nominare House of Cards e soprattutto Game of Thrones nelle loro peggiori stagioni, o nominare Orange Is the New Black per la sua popolarità quando nel corso dell’anno sono andate in onda decine di serie che meritavano maggiormente di entrare nei sette posti. Penso a Bloodline, a Penny Dreadful, a Peaky Blinders, a The Newsroom, a Halt and Catch Fire, a Daredevil, a The Knick e soprattutto penso a Boardwalk Empire, che con la sua ultima stagione ha sfornato un capolavoro. E queste sono solo alcuni esempi tra le serie che il sottoscritto ha guardato. Persone del cui giudizio mi fido mi fanno pensare che probabilmente anche serie come The Americans o Justified avrebbero meritato di essere riconosciute. E chissà quante altre.

Eva Green

Il nominare a oltranza poi peggiora pure nelle categorie recitative: esempio perfetto è Emilia Clarke, candidata ogni singolo anno per qualche oscuro motivo. Ma questo vale – con rare eccezioni – anche per il resto del cast di Game of Thrones o per quello di Downton Abbey o, mi duole dire, anche per quello di The Good Wife, che con la sua stagione mediocre avrebbe potuto tranquillamente lasciare il posto ad altri attori. Sinceramente non trovo concepibile come possiate continuare a nominare Claire Danes, o scegliere attrici come Taraji P. Henson o Viola Davis solo perché le serie di cui fanno parte sono diventate mainstream, e nella stessa categoria non considerare Eva Green, che nella prima stagione di Penny Dreadful ci ha regalato una delle migliori performance che il sottoscritto abbia mai visto in una serie televisiva. Nominare Tatiana Maslany dopo tre anni solo dopo l’enorme attenzione rivolta a questo “snub” non basta come cambiamento. Lo stesso discorso può essere fatto per l’assenza di Steve Buscemi, il quale nella già menzionata quinta stagione di Boardwalk Empire ha dato il meglio di sé, proponendo un’interpretazione a opinione di chi scrive addirittura migliore di quelle di Jon Hamm e Kevin Spacey. Oppure per la mancata nomination di Vincent D’Onofrio, che con il suo passionale lavoro in Daredevil avrebbe dovuto essere nominato al posto per esempio di Peter Dinklage o Alan Cumming, due ottimi attori che hanno dimostrato di esserlo in precedenza ma che nelle stagioni prese in considerazione non si avvicinano minimamente a quanto apportato da D’Onofrio. Ma gli esempi da fare sarebbero molti.

Per quanto riguarda poi le categorie di regia e sceneggiatura le vostre nomination sembrano sempre essere state quasi casuali, e quest’anno non sono da meno. Non riesco a immaginare come possiate prendere in considerazione l’ultima stagione di Game of Thrones per migliore sceneggiatura con tutte le ottime serie che sono state proposte. Oppure, continuando con la serie fantasy, come possiate nominare in miglior regia gli episodi Unbowed, Unbent, Unbroken e Mother’s Mercy e non l’ottava puntata, Hardhome, l’unica il cui lavoro registico ha avuto un certo valore nella quinta stagione. Tutto questo mentre nella stessa categoria da tre anni ormai non considerate minimamente Banshee, serie Cinemax la cui regia ha ben pochi rivali nel panorama televisivo odierno.

Finora ho fatto esempi solo sulle categorie drammatiche. La situazione delle categorie comedy, più nella scelta dei vincitori che nelle nomination, è purtroppo sempre stata disastrosa. Quest’anno anzi c’è stato un leggero passo avanti, con l’accantonamento di The Big Bang Theory, finalmente. Ma non è abbastanza. I primi mesi del 2015 sono stati un eccellente periodo per le nuove comedy, tra quelle eleggibili per gli Emmy mi vengono in mente Galavant, Man Seeking Woman o Big Time in Hollywood, FL, ma ci sarebbe anche You’re the Worst del 2014. E invece voi siete andati a scegliere nella categoria principale la molto più popolare Unbreakable Kimmy Schmidt che, per quanto mi sia piaciuta, non ritengo essere meglio realizzata rispetto alle precedenti. Sono sicuro che se ci fosse stato uno spazio in più avreste optato per la banale The Last Man on Earth piuttosto che una delle precedenti.

Charlie Work

Ma nelle nomination delle comedy, passata inosservata perché una categoria e una serie che spesso vengono dimenticate, è presente quella che ritengo essere la più grande assurdità di questa edizione: l’assenza dell’episodio Charlie Work della serie It’s Always Sunny in Philadelphia nella categoria della miglior regia. La serie in questione è una fra le tante che immeritatamente non avete mai considerato, ma quest’anno almeno per questo premio avevo un briciolo di speranza. La puntata citata è stata brillantemente girata seguendo uno stile simile a quello celebre del film Rope (Nodo alla gola) di Alfred Hitchcock o del più recente Birdman di Alejandro González Iñárritu: una serie di lunghi piani sequenza uniti in modo tale da dare l’impressione di essere un’unica ripresa continuativa. Il risultato per la comedy di FXX non raggiunge certo la perfezione dell’ultimo film vincitore dell’Oscar, ma penso comunque che non ci sia stato un episodio televisivo meglio diretto nell’arco dell’anno. Discorso simile si può fare nella stessa categoria per l’episodio You Go to My Head della serie Mozart in the Jungle, anche questo formato unicamente da pochi lunghi piani sequenza che fanno il giro di un’intera villa. Ma invece voi preferite nominare il pilot di The Last Man on Earth, chissà secondo quale logica.

Questi sono gli esempi più assurdi che mi vengono in mente, considerando naturalmente solo le serie televisive che ho visto io. Con questo tipo di premi è sicuramente impossibile rimanere interamente soddisfatti, ma nell’edizione di quest’anno si è assolutamente esagerato. Come detto, il particolare che più infastidisce è la vostra evidente chiusura mentale nei confronti del panorama televisivo. Non ci si può definire una competizione che premia il meglio della televisione se ci si ostina a considerare esclusivamente i prodotti che guadagnano tanta popolarità. Per questo motivo, cari membri della Television Academy, vi dico che io che ho sempre seguito con interesse le vostre cerimonie e tutto ciò che le circondava, dopo queste nomination ho completamente perso la mia passione.

Distinti saluti,
un appassionato deluso.


Nota finale: torno con i piedi per terra per assicurare i lettori che ho scritto l’articolo in questo particolare modo esclusivamente per cercare di renderlo più originale e piacevole da leggere. Mi rendo conto che possa risultare spocchioso, e che io abbia semplicemente scritto qualche mia opinione senza quasi giustificarla, ma il senso che ho voluto dare a questa “lettera” è quello di mettere per iscritto il mio pensiero sulle ultime nomination degli Emmy (che potete trovare qui.) e sul problematico modo di giudicare dell’Academy, accompagnato dagli esempi che ritengo più gravi. Spero che abbiate apprezzato, sentitevi liberi di farmi sapere le vostre opinioni sull’articolo – e soprattutto sulla questione trattata – nei commenti qui sotto.

Luigi Dalena

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Luigi Dalena

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Producer pubblicitario. Blogger itasiano dal 2013. Maniaco dell'ordine e dell'organizzazione. Appassionato di videogiochi, tecnologia, astronomia, cinema e soprattutto serie TV. Apprezzo qualsiasi genere, ma ho un debole per sci-fi e fantasy. Una volta guardavo di tutto, ma poi ho lentamente ristretto i miei gusti spostandomi quasi esclusivamente sulle serie britanniche e sulle cable statunitensi. Più sono brevi, meglio è.
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