ItaSA è lieta di presentare il suo ultimo sforzo traduttivo, 12 Monkeys.
Ispirata all’omonimo film di Terry Gilliam, creata da Terry Matalas e Travis Fickett, 12 Monkeys è la risposta di SyFy a Continuum. Siete pronti a fare un tuffo nel passato, dal futuro?
LA TRAMA: James Cole (Aaron Stanford, X2, Nikita) è un uomo logorato. Il suo “presente” è il 2043, la razza umana è decimata, prossima all’estinzione e lui è l’unica persona che può risolvere il problema. O meglio: prevenire. La sua missione consiste nel cercare la dottoressa Cassandra Railly (Amanda Schull, One Tree Hill, Suits) e per farlo deve intraprendere un viaggetto nel 2013. Ovviamente qualcosa va storto e il risultato dell’interferenza è anche peggiore. È apparsa una nuova pedina in gioco, il misterioso esercito delle 12 scimmie.
LA PRIMA IMPRESSIONE: Il viaggio nel tempo è sempre stato un punto critico del genere sci-fi. Anche quando la logica dello show sembra ben articolata e coerente – nella mia esperienza – finisce sempre per degenerare. Ognuno ha la sua opinione in proposito. La mia si nasconde nella netta separazione tra formazione umanistica e scientifica. Credo inoltre che proprio in virtù delle sue regole, l’argomento sia quasi impossibile da trattare narrativamente. Tutto questo per dire che ho imparato l’unica vera regola del genere: non impuntarsi sulle incoerenze. Per dovere di cronaca, ce ne sono. Non aspettatevi una serie con grandi effetti speciali, tecnologie futuristiche. Per quanto si può dedurre dal pilot, la serie sarà ambientata principalmente nel nostro presente. Un mistery drama, con tutti gli elementi del genere. Niente di originale per il momento. La coppia protagonista funziona bene (lei assomiglia molto alla Kidman). Non c’è molto da dire. La mia impressione è che la serie sia stata sviluppata di fretta, con poca cura.
IL QUESITO: Il mio dubbio principale è se saranno in grado di giustificare quanto visto fin’ora e di non ingarbugliarsi troppo nelle teorie dimensionali, temporali e quant’altro. Il problema di fondo è il seguente. Se l’idea è quella di esplorare la realtà del viaggio temporale, arrivano tardi e cominciano male. Se invece il genere è solo l’ambientazione per un thriller, la cosa potrebbe anche funzionare.
IL VERDETTO: Nonostante i miei dubbi spiattellati nei paragrafi precedenti, bisogna anche ammettere che se siete in cerca di una classica serie SyFy, l’avete trovata. La fantascienza richiede molti più investimenti della norma ed è difficile trovarne buoni esempi anche sul grande schermo. Gli amanti del genere sanno bene che possono contare sulle dita di una mano le serie che sono state all’altezza del termine. E che se vogliono soddisfare la loro fame di Sci-Fi, per il momento, devono accontentarsi. Iniziando dai sottotitoli, qui.
P.S. Accent is Coming.
Matteo Pilon
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