In quello che mediaticamente verrà ricordato come il decennio dei vampiri, è il turno dell’hollywoodiano Guillermo del Toro per provare a rimescolare le carte in tavola di un genere consumato e spesso mancato. ItaSA non poteva lasciarsi scappare un’occasione del genere, ed eccoci qui: aperitivo.
LA TRAMA
The Strain è creato per FX da Del Toro e dal collega Chuck Hogan e si basa sulla loro omonima trilogia di romanzi.
La serie racconta lo sviluppo di “un’epidemia” di vampiri a Manhattan dal punto di vista del CDC (Centro di Controllo Malattie Infettive). L’indagine inizia al JFK, quando un aereo misterioso viene trovato sulla pista d’atterraggio, apparentemente senza superstiti. Il team è guidato dal Dottor Ephraim Goodweather (Corey Stoll, House of Cards, Midnight in Paris), massimo esperto del settore con qualche problema domestico dovuto all’urgenza del suo lavoro. Completano la squadra la bella dottoressa Nora Martinez (Mía Maestro, Alias, The Twilight Saga) e il pragmatico Jim Kent (Sean Astin, The Lord of the Rings, The Goonies). Presto i tre iniziano a capire che non sono di fronte a una classica epidemia virale e che la faccenda ha una componente arcana, legata a sepolcri e misteriose sparizioni. E ci si mette di mezzo pure un vecchio professore (David Bradley, Harry Potter, Game of Thrones), pazzo all’apparenza, che si presenta sbraitando moniti e farneticazioni. Intanto nel centro di Manatthan, un vecchio miliardario morente (Jonathan Hyde, Titanic, Jumanji) sembra tirare le redini della questione.
LA PRIMA IMPRESSIONE
Come ci si poteva aspettare è un pilota che strizza l’occhiolino al B-movie americano dal gran budget e che fa di tutto pur di reinventare un genere che non è dei più vergini. E devo dire che ci riesce. Elementi originali non ce ne sono, ma l’insieme gira bene. Per quello che riguarda la regia, la mano esperta di Del Toro si nota, ma senza esagerare. Il regista messicano non ha voluto fare il passo più lungo della gamba e per questo non si può che dargli credito.
Quello che dovrebbe essere un punto di forza di The Strain è il cast. Su questo aspetto ho notato un po’ di disomogeneità. Tra i protagonisti spiccano nomi importanti, ma sul fronte delle comparse l’episodio lascia a desiderare, specialmente all’inizio. Altro aspetto che m’ha fatto storcere il naso è la plasticità di certi dialoghi, troppo espositivi e poco originali.
IL QUESITO
La serie non delude nel suo intento di creare un punto di vista inedito sui vampiri. Ma i cliché sono sempre in agguato. A questo punto sono due le strade che potrebbe intraprendere: quella del simil-procedurale, che ho l’impressione potrebbe anticiparne il declino, o la trama essenzialmente orizzontale, ardua ma di certo più appagante.
È un quesito per il quale ci rimettiamo a chi conosce i romanzi da cui è tratta.
IL VERDETTO
Il consiglio che posso darvi è quello di dimenticarvi che qualcuno abbia anche solo pronunciato il termine “vampiri”. Per molti è un deterrente – me compreso – e da solo può muovere le preferenze del pubblico. La serie invece sta in piedi da sola, senza far ricorso al genere di moda – o inflazionato, dipende a chi lo chiedi – e va affrontata senza pregiudizi. Insomma per me è un sì.
Scaricate i sottotitoli qui e affrettatevi a tornare a casa, perché, si sa, di questi tempi è meglio rispettare il coprifuoco. Strane creature popolano l’oscurità.
E se non siete ancora convinti, ecco a voi un trailer:
Matteo Pilon
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