AMC

Hell on Wheels: il ritorno del vecchio West

Era ormai quasi un anno che aspettavamo la nuova serie AMC sul west. L’attesa pare essere stata ripagata. Ieri notte ho aspettato vestito da cowboy l’inizio della puntata, rispondo subito alle domande che sento ronzare nell’aria: non c’è nulla di male in un ventiquattrenne vestito da pistolero, e sì ho anche tirato fuori il mio revolver di plastica, e sì il costume di quando avevo 6 anni mi andava un po’ stretto, e in ultimo no, non mi vergogno neanche un po’.

Vi abbiamo già anticipato qualcosa sulla trama di Hell on Wheels nella rubrica “aperitivi”, personalmente avevo una gran paura che la serie potesse soffrire degli stessi complessi di The Walking dead, cioè essere più Drama che Western. Sento già levarsi il coro di reclami in favore della serie sugli zombie (oggi sento le voci) quindi, per evitare polemiche lancio il sasso e nascondo subito la mano. Non farò nessun paragone, vi dirò semplicemente di quanto Hell on Wheels abbia colto nel segno.

Bentornati nel West

Il west della serie AMC è quello giusto, quello sporco e cattivo, privo di pietà per i più deboli e caricato da quella violenza primordiale che può essere sfogata solo nelle terre selvagge e senza legge. La ferrovia, che è il motore della narrazione, ha il compito di unire il paese, di spostare più in là la frontiera, ma è lo stesso serpente d’acciao che scuotere gli equilibri e devasta la natura. L’eroe scelto per la storia è quello giusto, un ex soldato, con la vendetta come unico scopo e la pistola come unico Dio. Il cattivo poi è la quintessenza del male, un uomo senza scrupoli, un politico, un imprenditore, ma soprattutto uno che non si sporca le mani di persona. Al contrario dell’eroe ha il potere come scopo e il denaro come Dio. Il contrasto è palese, ma ancora non completamente espresso, vedrete nella prima puntata non si avvicineranno neanche, ma ci aspettiamo faville dalla coppia. Naturalmente ci sono anche gli indiani. La figura dei nativi americani era probabilmente il punto che più mi preoccupava dell’operazione di AMC. Per anni gli indiani sono stati descritti dalla grande tradizione di cinema Western, come selvaggi assetati di sangue, poi è arrivato Balla coi Lupi e improvvisamente gli indiani hanno caricato a salve i loro archi e hanno iniziato a voler solo amare Kevin Costner. La colpa per lo sterminio degli indiani ha creato una distorsione nella valutazione dei nativi facendo di loro alternativamente dei santi o dei demoni.  La verità, come al solito sta nel mezzo e sembra che anche in questo AMC abbia visto lungo. Infatti da una parte vediamo gli indiani con la faccia dipinta spietati guerrieri pronti a difendere la loro terra uno scalpo alla volta. Dall’altra intravediamo in questa puntata l’indiano buono, anzi addirittura civilizzato e appena battezzato. La complessità della storia probabilmente non era abbastanza per gli sceneggiatori della serie quindi ecco introdotto l’elemento della fine dello schiavismo. La storia parte con la fine della guerra civile e la morte di Lincoln. L’ultimo dubbio da sfatare sulla serie era proprio il modo con cui si sarebbe posta nei confronti del tema della schiavitù. Il rischio implicito era trattare la faccenda con un malcelato buonismo: ha vinto il nord, ora siamo tutti fratelli. Hell on Wheels però non sembra proprio voler mollare e anche su quest’argomento sceglie la giusta chiave di lettura. L’emancipazione c’è stata, ma nulla cambia così in fretta, i neri sono ancora discriminati, ma soprattutto i nordisti non sono tutti angioletti e i sudisti non sono tutti demoni senza cuore. Quindi per ora possiamo mettere a bilancio un Cattivo da manuale (interpretato da un Colm J. Meaneyin stato di grazia), un eroe dagli occhi di ghiaccio e la missione giusta, gli elementi storici della trama trattati con maturità. Manca alla conta solo una la donzella in pericolo, non sarebbe un vero western se non ci fosse una donzella in pericolo. Pure la donna viene presentata nella maniera corretta. Dominique McElligott interpreta Elly Bell, moglie dell’ingegnere che apre la strada al percorso della ferrovia. Elly in questo primo episodio deve affrontare la perdita del marito, ucciso difronte ai suoi occhi, e ci dimostra subito quanto sia sbagliato aspettarsi una giovane Rossella O’hara con gli improbabili vestiti gonfi e le maniere da damina settecentesca, Elly Bell è una donna di frontiera, una con le palle.

Per ora Hell on Wheels ha messo tanta roba sul fuoco, la mia personale speranza è che non cali il ritmo nei prossimi episodi, che non si perda troppo nell’intreccio, ma che badi a dosare bene l’azione perchè, che un horror sugli zombi o un western vecchio stampo, una sola cosa è davvero necessaria: sparare ai cattivi.

Finita la mia prima recensione per il blog esco a cercare uno spolverino di pelle come quello di Cullen e vi saluto lasciandovi una parte del monologo finale del cattivo, ditemi se non è una perfetta descrizione della vostra idea di west:

E’ un cattivo che volete? Lo farò per voi. Dopo tutto che dramma sarebbe senza un cattivo? Cos’è costruire questa ferrovia se non un grande dramma. Questo non è un lavoro per deboli di cuore. Un’affare spinoso e brutale che premia solamente il leone per la sua ferocia. Cosa succede alla zebra? Che fine fa la povera zebra? Be’ la zebra viene mangiata. Come è giusto che sia.

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