Con un po’ di colpevole ritardo dalla pubblicazione dei sottotitoli, ItaSA è lieta di presentarvi un’altra perla storica del panorama televisivo britannico: The Thick of It.
Come ormai avete imparato, il fatto che questa scheda sia denominata “Dessert” sta a indicare che la serie è terminata: lo show nato dalla mente dell’italo-scozzese Armando Iannucci (Veep), infatti, è andato in onda dal 2005 al 2012 tra le reti BBC Four e BBC Two. A quasi tre anni di distanza dalla trasmissione dell’ultima puntata, abbiamo deciso che è giunto il momento che questa serie raggiunga il più ampio spettro di pubblico possibile: quale miglior modo per farlo se non pubblicandone i sottotitoli?
Partiamo da un piccolo preambolo per inquadrare lo show: The Thick of It racconta storie che ruotano attorno alla politica inglese. “Quindi un House of Cards britannico?” No, beh, quello esiste già, ed è anche antecedente (si parla del 1990) alla versione americana prodotta da Netflix. No, questa è una comedy che racconta i retroscena della squadra di un ministero inglese, tra proposte di legge assolutamente impresentabili, dipendenti che cercano di difenderle nonostante tutte le falle nelle stesse, azioni contradditorie nei confronti di giornali e opinione pubblica… insomma, The Thick of It può benissimo essere visto come lo specchio di ciò che talune volte succede – o che noi immaginiamo possa succedere – nella politica, forse inglese ma di sicuro e soprattutto italiana.
Prima di procedere con la scheda, una piccola nota: lo show è rimasto praticamente sconosciuto ai più in Italia fino a Dicembre 2013, quando cioè l’attore scozzese Peter Capaldi, protagonista principale della serie che vi stiamo presentando, è stato scelto e annunciato come nuovo Dottore in Doctor Who. A quel punto è partita la caccia al recupero dei suoi vecchi lavori, tanto che nella Classifica degli Itasiani di Dicembre 2013 The Thick of It è entrata in graduatoria al 57esimo posto, dopo aver recuperato addirittura cento posizioni dal mese precedente.
TRAMA E PARTICOLARITÀ
La serie narra le vicende del fittizio Ministero degli Affari Sociali, un dicastero chiamato principalmente a vegliare e supervisionare l’attività di molti altri ministeri ma che ha il compito, al contempo, di proporre e sviluppare leggi che migliorino la vita della società inglese. A capo di questo Ministero è presente Hugh Abbot (Chris Langham), assistito da un team composto dall’esperto Glenn (James Smith), dal meno esperto e goffo Ollie (Chris Addison, Lab Rats) e da Terri (Joanna Scanlan, Mapp and Lucia), la Responsabile dell’Ufficio Stampa, nonché membro razionale in un team che troppo spesso si fa guidare dall’emotività e dall’eccitazione del momento. A gestire questo team di lavoro è presente il fenomenale Malcolm Tucker (il già citato Peter Capaldi, Doctor Who), l’irascibile, temuto e volgare spin doctor (ironico, no?), braccio destro del Primo Ministro inglese. Malcolm è chiamato in causa ogni qualvolta (e cioè molto spesso) che al Ministero degli Affari Sociali vengono annunciate leggi, emessi comunicati stampa e dichiarazioni che potrebbero ledere la reputazione del Primo Ministro e di tutto il suo governo. Lo spin doctor cerca quindi di risolvere le problematiche – a volte riuscendoci ma la maggior parte delle volte creando problemi ancora più grossi – a modo suo: spronando le persone con offese tanto fantasiose quanto geniali, minacciando in maniera (ben poco) velata l’integrità fisica e mentale dei suoi collaboratori e urlando ordini a destra e a manca, spesso contradditori ma non per questo ignorabili, data la foga e l’autorità con cui vengono dispensati. E proprio in quest’ultimo punto risiede una particolarità, se non un vero e proprio punto di forza, della serie: è assolutamente volgare. Ma non nel senso negativo del termine: i turpiloqui di Malcom sono annichilenti per il prossimo che si ritrova a essene bersaglio e allo stesso tempo creano ilarità nello spettatore, a causa della loro fantasiosità. Pensiamo solo alle citazioni tratte dai primi 2 episodi da noi sottotitolati sinora (e che non ritengo spoiler, in quanto presenti nell’immagine di presentazione dei sub): “È inutile come un dildo di marzapane” e “È un ciccione con il cazzo piccolo quanto la matita di un allibratore”. Difficilmente, insomma, in una serie televisiva troverete un personaggio scurrile come Malcolm Tucker: Debra Morgan (Dexter), pur nella sua immensa bravura, al confronto sembra una novizia appena uscita di Chiesa dalla messa domenicale. Fortuna (anzi, bravura di Iannucci) vuole che anche gli altri personaggi non siano da meno: in un cast che regala ben pochi sorrisi, la bravura degli attori sta proprio nelle disparate reazioni disperate alle varie situazioni critiche che il Ministero deve affrontare e il gioco dello scaricabarile che ne consegue. Condito ovviamente da offese alle madri di alcuni e alle nonne di altri. Il tutto è reso realistico dallo stile con cui la serie è girata, uno stile à la cinéma vérité, dove il romanzesco è rappresentato sotto forma di un simil-documentario senza musiche e risate registrate che dà l’idea – e in The Thick of It non è difficile crederlo – che ciò che si sta vedendo stia veramente succedendo (o sia successo) in qualche parte del mondo.
GLI EPISODI
Essendo un recupero di una serie conclusa, è d’obbligo mettervi di fronte a quante puntate vi apprestate a vedere e l’ordine con cui farlo. Ecco quindi il tutto nel prospetto qui sotto presente:
- Series 1 – 3 episodi
- Series 2 – 3 episodi
- 2 Speciali
- Series 3 – 8 episodi
- Series 4 – 7 episodi
- Film: In the Loop
Per un totale di 21 episodi da circa 30 minuti ciascuno, 2 speciali da 60 minuti a testa e un film di circa 100 minuti.
PREMI E CURIOSITÀ
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La prima serie, ai BAFTA del 2006, ha vinto i premi come “Best Situation Comedy” e come “Best Comedy Performance – male”, per Chris Langham. Inoltre, Peter Capaldi ha ricevuto a sua volta la nomination per quest’ultimo premio citato nel 2006 e nel 2008. L’attore scozzese è infine riuscito a portare a casa questa Maschera d’oro nel 2010, anno in cui un’altra attrice (Rebecca Front, che vedremo a partire dalla terza serie) ha vinto il corrispettivo premio femminile (“Best Comedy Performance – female”).
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The Thick of It ha vinto il premio come “Best Situation Comedy” della Royal Television Society nel 2006 e nel 2010. Negli stessi anni lo show ha ottenuto riconoscimenti come miglior comedy e per il miglior team di sceneggiatori ai Broadcasting Press Guild Awards.
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Per ammissione degli autori e di Capaldi, alcuni dialoghi dello show sono stati improvvisati al momento. L’attore scozzese ha infatti rivelato che “in sostanza la sceneggiatura fornitaci è presente nell’80% del materiale andato in onda. Il resto è stato improvvisato per rendere tutto più reale”.
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Gli autori si sono avvalsi dell’aiuto di un “consulente delle imprecazioni”, Ian Martin, a cui bisogna dar credito per alcune delle espressioni più colorite dello show.
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Nel 2007 si è tentato di creare un remake americano della serie, basato su un membro del Congresso Americano e sul suo staff. Alla guida del progetto, oltre a Iannucci, era presente Mitch Hurwitz (Arrested Development) e il cast presentava, tra gli altri, Oliver Platt (Fargo, nel ruolo di Malcolm), Michael McKean (Laverne & Shirley) e Alex Borstein (Family Guy). La serie è stata scartata da ABC e, secondo Iannucci stesso, non ci siamo persi nulla: “Era orribile… hanno preso l’idea originale ma ne hanno stravolto lo stile. Era tutto girato in maniera scolastica, senza alcun tipo di improvvisazione e senza scurrilità. Grazie a Dio l’hanno scartato!”.
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Uno spin-off ufficioso americano di The Thick of It ha comunque visto la luce: si tratta della comedy HBO Veep, che è stata infatti ideata, scritta e prodotta da Iannucci. Lo show con protagonista Julia Louis-Dreyfus inoltre annovera nel cast attori come Justin Edwards e Rebecca Gethings che hanno preso parte alla serie inglese in oggetto, o come Anna Chlumsky, che ha recitato nel film tratto dalla stessa.
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Nelle elezioni politiche inglesi del 2010 il The Guardian, a firma di Jesse Armstrong, ha presentato un editoriale settimanale dal titolo “Malcolm Tucker’s election briefing” (“Il punto sulle elezioni, di Malcolm Tucker”).
Con questo è davvero tutto, senza dilungarci ulteriormente vi suggeriamo con tutto il cuore di recuperare con noi questa serie, per farvi delle grasse risate sul mondo politico ma anche e soprattutto per imparare nuove offese e ingiurie da usare con amici, parenti e conoscenti vari nei momenti meno opportuni. Spergiuri che potrete proferire sia in lingua inglese che in quella italiana, con i sottotitoli del nostro team addetto a questo recupero: quelli dei primi due episodi li potete già trovare qui, i restanti arriveranno man mano nella home del nostro sito.
Quindi seguiteci con attenzione, buona visione e, ricordate, per ogni problema la risposta è una sola: NOMFUP. Not My Fucking Problem!
Jacopo Zambon
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