Ma su che cosa? A quanto pare, dalla lista di pilot per la prossima stagione, i cosiddetti "serialized drama" sono morti, almeno sulle reti broadcast. E' meglio che chiarisca cos'è effettivamente un "serialized drama": è una serie la cui storia si sviluppa lungo tutta la stagione, al contrario di altre serie, cosiddette "procedural", che sono costituite da episodi autoconclusivi e pochi elementi di raccordo.
Nella stagione in corso solo ABC ha osato con due progetti: Flashforward e V. Entrambi sono partiti forte, molto forte, salvo poi calare alla distanza. Ad essere obiettivi non sono stati esperimenti pienamente riusciti, FF sicuramente il più deludente, anche a causa delle grandi attesi poi sconfessate.
La causa di tutto ciò è l'implacabile cautela delle varie ABC, CBS, NBC, FOX e, vabbè, CW. La logica delle reti broadcast è inevitabilmente quella dell'audience e dei ricavi pubblicitari, trattasi di reti generaliste, che devono accontentare tutti, dai tredici ai settant'anni. Un pubblico che non si sovrappone esattamente a quello che gli utenti di Itasa costituiscono.
Lost, nonostante ciò che è diventato, nelle sue prime stagioni non era propriamente un serialized drama, con risvolti positivi nello sviluppo dei personaggi. Su Heroes stendiamo un velo pietoso. Mentre di Lost è certa la fine, il destino di Heroes è assai precario.
Molto probabilmente, un andamento più episodico almeno all'inizio può permettere a più persone di fidelizzarsi alla serie, per poi sfoderare più in là una vera e propria storia a lungo termine. In qualche modo è proprio quello che si è cercato di fare con Fringe: dopo il pilot fu infatti difficile cogliere il senso dei primi, diciamo, dieci episodi.
Non è facile inserirsi nel racconto di una storia quando questa ha già ingranato da secoli. Il formato "caso della settimana" sta all'esatto opposto, è l'ideale per chi torna a casa la sera, stanco morto e poco disposto a concentrarsi sugli sviluppi di un'intricata trama.
Se poi la verità sta in mezzo, ci sono anche i prodotti ibridi. Mi vengono in mente lo stesso Fringe, The Shield ed altri. Si tratta di serie che mettono insieme il meglio di entrambi i modelli.
Gli ascolti, come ben sapete se seguite il nostro blog, pendono tutti dalla parte dei procedural, l'unico habitat che sembra attualmente praticabile per storie più complesse e serializzate è la tv via cavo, con canali come Showtime, FX, AMC. Anche sforzandosi il più possibile, spremendo le meningi, usando tutta l'immaginazione del mondo non riusciremmo mai a concepire una serie come Dexter (o simil tale, per ragioni di censura), come Damages o come Breaking Bad andare in onda sulla NBC.
Si può rimanere in tema Breaking Bad e quindi in tema deserto parlando proprio dei pilot per la prossima stagione per le reti broadcast. Se vi cercate in rete la lista con tanto di sinossi non sarete certo colpiti dall'originalità. Quest'anno c'è una grossa probabilità di fare l'en-plein di:
– poliziotti in tutte le salse, abbiamo CIA, antidroga, cattura fuggitivi, mockumentary…
– spin-off, vabbè qui c'è solo quello di Criminal Minds con Forest Whitaker, che in realtà promette bene, però è sempre una serie della CBS
– remake, zzzzz….
– dottori, dottori a scuola, dottori in vacanza, dottori all'estero…
– avvocati, pensavate che David E. Kelley fosse andato in pensione? Vi rispondo io, no.
– supereroi/poteri straordinari/maschere…
Ho sempre ritenuto la serialità come il miglior modo per poter raccontare una storia, ma da che mondo è mondo, di questi pilot solo il 20-25% verrà scelto per diventare una serie. La possibilità di vedere una qualche vera storia raccontata in forma seriale su questi canali è assai ridotta.
Quello che l'audience chiede a tali canali è un qualcosa di specifico, data la libertà di questi ultimi nel linguaggio e nelle tematiche trattate. Quando si pensa a programmi à la "caso della settimana" è difficile trovare qualcosa che non sia già stato fatto prima. Ma in fondo la questione è semplice: se un canale costituisce un brand non vi rimane altro che scegliere quello che più vi piace.
Ma la colpa di chi è? Del sistema di monitoraggio degli ascolti e degli inserzionisti pubblicitari che gli vanno dietro. Siamo nel 2010 e questo modello è già antiquato da parecchi anni, c'è da sperare che in futuro qualcosa di meglio si sostituisca allo share.
Chris Bernard
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