Questo che state per leggere è il quinto incontro di questa rubrica e ve lo anticipo: sarà lungo, quindi mettetevi pure comodi a leggere. Dopotutto però parliamo di tre serie molto amate e molto seguite, per cui spero che, lunghezza a parte, sia una lettura piacevole.
Anche questa volta, come le precedenti, cercheremo di rispondere ad alcune richieste, precisamente alle domande di Chris e Aurora72.
Iniziamo dalla prima:
Enlightened: dall’inglese “Illuminato”, “Aperto”.
Il titolo si riferisce alla crescita spirituale e al cambiamento che la protagonista apporta alla sua vita, dopo una crisi di nervi dovuta ad un crollo professionale e privato.
Mike White, l’ideatore della serie, spiega che la tematica principale dello show è la compassione e fa riferimento ad alcuni tropi tipici del Buddhismo, che hanno ispirato il titolo “Enlightened”.
Precisiamo la dichiarazione di White: quando parla del termine “enlightened” riferendosi al Buddhismo, lo fa consapevole che in questa religione il termine “enlightenment” è strettamente connesso ad altri termini: il “nirvana”; il termine “bodhi” di origine sanscrita, che indica il risveglio spirituale buddhista (tradotto da noi in Occidente come “Illuminazione”); il termine “kensho”, ovvero una breve esperienza nell’Illuminazione, e per finire il termine “satori”, il quale è l’obiettivo spirituale del Buddhismo Zen, tradotto pressappoco come “Illuminazione Individuale”.
Fringe: nella ormai famosissima serie, veniamo a contatto con la parola “fringe” nel momento in cui viene alla luce che Walter lavorava per un progetto del governo denominato “fringe-science”, tradotto con “scienza di confine”.
Ma cos’è la “scienza di confine”? Esiste davvero? Esiste e vi rientrano quelle serie di teorie che si pongono ai confini delle scienze ufficiali. Molte di queste elaborazioni comunque, si basano su concetti scientifici accettati come validi; la stessa “deriva dei continenti” era ritenuta una teoria della “fringe-science” prima di venire accettata dalla scienza accademica.
È giusto dire che la maggior parte delle formulazioni non sono effettuate da veri uomini di scienza.
Spiegato da cosa deriva il titolo, la vera sorpresa di questa serie non è tanto il nome, quanto la sigla, che contiene al suo interno veri e propri segreti. Innanzitutto, vi dico che la musica è stata scritta da Abrams in persona. Ma veniamo ora alla grafica: la sigla contiene al suo interno un insieme di immagini simboliche (i glifi) e parole, altrettanto simboliche.
Le parole: l’opening standard prevede la presenza di parole aventi a che fare direttamente con la “fringe-science”, termini che in gran parte cambiano da una stagione all’altra (ma qualcuno si ripete anche per più stagioni, come “Genetic Engineering” che si ripete per le prime due).
Nella terza stagione e con l’avvento dell’universo parallelo, anche le parole mutano poiché la fringe-science di un universo diverso, si occupa di differenti tematiche.
Durante i due episodi flashback Peter e Subject 13, la cui sigla usa una grafica retrò, i termini sono datati e calibrati agli anni ’80, come “personal computing”. Mentre, rimanendo in tema episodi-fuori-dall’ordinario quando stiamo per entrare in un episodio distopico come The day we died (terza stagione), l’opening ha un tema bianco e nero con parole come “water”, “hope”.
Ma vi parlavo di segreti, poco sopra. Eccovene uno, il più geniale secondo me: nella sigla è nascosta una frase, che, osservando l’opening normalmente non potremmo vedere. È necessario effettuare un fermo immagine esattamente al secondo stabilito. La frase è
Observers are here
“Gli osservatori sono qui”. La frase si trova nascosta appunto perché anche loro lo sono, pur essendo in mezzo a noi. Durante le prime due stagione è possibile vedere la scritta (con una grafica diversa oltretutto, sembra scritta a mano) dopo il termine”dark matter” mentre dalla terza dopo “mutation”:
I glifi, ovvero i simboli: compaiono durante la sigla e prima degli stacchi pubblicitari. Si tratta in realtà di un codice, che è stato decifrato da Julian Sanchez. Ad ogni immagine è associato un puntino giallo in una differente posizione. L’immagine più il puntino giallo corrispondono ad una lettera. L’ordine dei simboli che compare durante ogni puntata non è casuale poiché ogni episodio nasconde una parola, decifrabile decifrando il codice. Non andate a rivedervi tutte le puntate, qualcuno ha già decifrato tutte le parole per voi. Eccovi il codice:
E su Fringepedia potete trovare le parole corrispondenti alle puntate.
PS: avete notato che la mano ha sei dita?
Ultimo elemento della sigla da analizzare: i colori.
Le prime due stagioni mantengono lo stesso colore, una via di mezzo tra l’azzurro e il verde; con la terza stagione e quindi con la scoperta dell’universo parallelo, la sigla si tinge di rosso (ma solo per 8 episodi, ovvero quelli che sono ambientati nel secondo universo). I fan hanno iniziato di conseguenza a parlare di Universo Blu e Universo Rosso. L’episodio Entrada, terza stagione, prevede entrambe le colorazioni.
L’ultimo che vedete in basso, è stato utilizzato nelle puntate flashback di cui vi parlavo sopra.
Il sesto, ovvero il pannello che presenta una colorazione bianca e nera invece rappresenta l’universo distopico.
Da ultimo, la colorazione ambrata apre la quarta stagione.
Potete trovare le sigle a confronto, cliccando su questo link.
Insomma: J.J. non ci ha semplificato la vita.
Orphan Black: questa serie è un mistero. È stata un mistero durante il periodo delle riprese sia per i i giornalisti che per gli attori, che ricevevano i copioni poco prima di cominciare a girare, ergo: non sapevano cosa stavano per fare.
Per chi non seguisse la serie, la storia ruota attorno ad un’orfana, Sarah, che scopre a seguito di un incidente di essere un clone.
Inizialmente il progetto era stato concepito per essere un film, ma una storia così complessa non poteva essere racchiusa in due ore e mezza di girato e quindi venne convertito in serie tv, dopo quasi dieci anni di incubazione (l’idea originaria fu concepita nel 2002).
Parlando del titolo, la protagonista della serie, l’attrice Tatiana Maslany ha sviluppato delle teorie sul suo significato (che tuttavia ha deciso di non rivelare al mondo); spera che anche il pubblico abbia sviluppato una propria visione, ma lei attualmente non sa cosa voglia dire.
La domanda è stata girata allora ad uno dei creatori della serie, Graeme Manson, che a domanda specifica:
Il titolo riguarda qualcosa che impareremo durante lo show o sarà tutto chiaro ad un certo punto della storia?
ha risposto:
– È una risposta, e ci stiamo preparando a darla
– Durante la prima stagione?
– Penso che potrebbe essere più avanti
Morale: per ora non ci vogliono svelare cosa significhi Black (perché Orphan mi pare già più deducibile dal contesto) ma continuando a seguire la serie saremo in grado di capirlo da soli.
Intanto però niente ci impedisce di elaborare le nostre teorie, come ci ha suggerito la Maslany: mi rivolgo a voi, fan di Orphan Black, cosa significa per voi questo titolo?
Fonti: Buzzfeed
Marta2706
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