Previously on ITASA Blog: abbiamo viaggiato attraverso gli anni ’70 e le sue serie tv, soprattutto sitcom, che si fanno sempre più specchio della società americana. Ora è arrivato il momento di tuffarsi nel decennio del glamour!
Anni ’80: eh sì, la parola Glamour è la migliore per descrivere questo periodo televisivo. Sono gli anni in cui Mtv spopola e le serie tv si adattano al suo modello di tv scintillante e colorata. In realtà però, in mezzo a tutto questo sfavillio, nascono serie che gettano le basi dell’inizio di quella che il professor Robert J. Thompson chiama la Seconda Golden Age. Ma andiamo con ordine.
Con la nascita del network televisivo Fox (1986) e l’aumento di popolarità dei canali via cavo come Hbo e Showtime, i vecchi network si trovano inizialmente impreparati a quest’aumento di concorrenza. Comincia così una parcellizzazione dell’offerta con serie televisive che puntano a determinate fasce d’età. Ci si rende conto che ormai non si può più puntare su prodotti che possano andare bene più o meno a tutti; il pubblico di questi anni è quello cresciuto a pane e tv, quindi più esigente, smaliziato e desideroso di nuovi stimoli.
Chi riesce ad intuire questa voglia di cambiamento nel pubblico è la casa produttrice indipendente Mtm che punta alla creazione di telefilm seriali, lasciando amplissima libertà creativa ai suoi sceneggiatori e puntando soprattutto sulla qualità delle storie. La maggior parte delle serie di successo che hanno segnato la storia del telefilm dagli anni’70 ad oggi ha all’interno del suo staff qualche ex membro Mtm: una lista infinita che comprende serie come Moonlighting, Hill Street Blues, Miami Vice,NYPD, Law and Order, J.A.G., The Practice, The Simpsons, Ally McBeal, Will&Grace, 24, Oz, Dark Angel, The Shield, House MD, DeadWood.
La Mtm non è proprio una novellina nel mondo delle serie tv: fondata nel 1970 da Grant Tinker, sua moglie Mary Tyler Moore e il suo manager Arthur Price, nasce per poter produrre la sitcom di Mary, Il Mary Tyler Moore Show. Successivamente la Mtm amplierà il suo campo d’azione con la produzione di Lou Grant.
Nel 1981 produce una particolare serie poliziesca, che si può considerare a tutti gli effetti la madre delle serie serializzate attuali: Hill Street Blues (Hill Street – giorno e notte, 1981-1987). La serie è ambientata in un sobborgo malfamato di una non meglio identificata metropoli americana; i protagonisti sono poliziotti di ambo i sessi, di etnie diverse, appartenenti al distretto di Polizia del quartiere. E’ una serie corale, con molti protagonisti complessi e sfaccettati, non più eroi senza macchia, ma uomini con i lori difetti e le loro paure, immersi in una città che non ammette errori, pronta a divorarli al primo passo falso. La narrazione è diretta, spesso cruda, di taglio semidocumentaristico (si usa la telecamera a mano), molto diversa dal linguaggio metalinguistico di Moonlighting (1985-1989) dove i protagonisti commentano l’azione interpellando lo spettatore e ribadiscono spesso di stare recitando in un telefilm, o quello glamour e scintillante di Miami Vice, col suo look particolare e il montaggio “alla Mtv”, dove la musica si fonde con le immagini dando vita a dei veri e proprio videoclip all’interno della narrazione.
Menzione particolare spetta alla serie medical St. Elsewhere (A cuore aperto, 1982-1988), che tra i protagonisti può vantare Denzel Washington. Il titolo italiano non rende giustizia al gioco di parole con cui lo staff medico del St. Eligius soprannomina il proprio ospedale in cui arrivano i pazienti che non vengono accolti dagli altri ospedali più prestigiosi. A dispetto di ciò che si può pensare, non siamo di fronte alla classica serie medical: l’uso continuo dei flashback, delle sequenze oniriche, delle citazioni e dello sconcertante finale che fa invidia per genialità alla maggior parte delle serie televisive (magari Lost avesse avuto un finale del genere…), rende questo medical decisamente atipico.
La presenza di protagoniste femminili ormai è quasi pari a quella dei colleghi maschili: nel 1981 nasce Cagney & Lacey (New York New York, 1981-1988) che vede protagoniste due poliziotte alle prese con casi e argomenti fino ad ora mai o poco affrontati (stupro, aborto, cancro al seno).
Per il resto sul fronte drama è tutto un proliferare di serie che puntano più al look solare e frizzante che non ad una vera e propria qualità narrativa (e a volte anche recitativa), con protagonisti che ormai sono sempre più simili a modelli che a persone comuni (Baywatch, Magnum P.I., Miami Vice). I polizieschi si contaminano col genere comico dando vita a serie come A-Team(1983-1987), mentre dall’interazione uomo-macchina nasce la serie Knight Rider (Supercar, 1982-1986). Per i più giovani si pensa a sfornare serie tratte da film di successo come Fame (Saranno Famosi, 1982-1987) e polizieschi come 21 Jump Street (I quattro della scuola di polizia, 1987-1991), serie di lancio di Johnny Depp, che vede protagonisti giovani di neanche vent’anni che combattono la microcriminalità all’interno dei college d’America.
Continua la produzione di serie di fantascienza: chi segna il pubblico degli anni ’80 sono la serie V (Visitors, 1984-1985), che però ha avuto vita breve (chissà se questo sarà anche il destino del suo remake) e Star Trek: The Next Generation (1987-1994).
Sul fronte sitcom si avverte invece un’inversione di tendenza rispetto al decennio scorso: se negli anni’70 predominava la “famiglia lavorativa”, negli anni ’80 si ha un ritorno di fiamma della “famiglia naturale” come in Family Ties (Casa Keaton, 1982-1989), nel The Cosby Show (I Robinson, 1984,1992) che scatenerà non poche polemiche per la rappresentazione poco veritiera della comunità afroamericana, e in Growin Pains (Genitori in blue jeans, 1985-1992), ma non mancano sitcom che parodiano le famiglie delle sitcom televisive come accade in Rosieanne (Pappa e Ciccia, 1988-1997) o Married… with Children (Sposati con figli, 1987-1997).
Alla fine degli anni ’80, più precisamente nel 1989 la Fox sforna una serie tv che non è una serie tv, bensì un cartoon: The Simpons, la famiglia più gialla e politicamente scorretta che farà nascere un filone tutto suo nella tv, quello dei cartoni che si rivolgono più ad un pubblico giovane-adulto e che in quanto a narrazione e comicità non ha nulla da invidiare alle serie con attori in carne ed ossa, diventando una delle più grandi serie cult della televisione mondiale.
SERIE CULT
Hill Street Blues (Hill Street – giorno e notte)
“State attenti la fuori!”, è la frase che il sergente Esterhaus raccomanda ai suoi colleghi quotidiana mente e riassume in maniera chiara l’essenza della serie. I protagonisti si trovano costantemente a combattere non solo contro il crimine (lotta che comunque ha dei momenti decisamente divertenti), ma anche col male e il caos che sta attorno a loro e dentro di loro. I poliziotti sono uomini normali, non sono dotati di grandissimo ingegno investigativo, non sono eroi immacolati, sono persone normali che ogni giorno si recano al proprio lavoro cercando di arrivare a sera senza venire ammazzati.
Per la prima volta si punta ad una narrazione più alta, prendendo spunto dalla letteratura, dai fatti di cronaca, dal rock, dal jazz e dai fumetti. La narrazione è cruda e mette un mostra una società che non sempre è in grado di trovare risposta alle sue contraddizioni interne. Spesso i casi non trovano soluzione e l’happy end non è così scontato. I protagonisti non si illudono di poter ristabilire l’ordine all’interno del quartiere, spesso a causa dei loro stessi errori o di un sistema giudiziario che non sempre è infallibile, ma nonostante tutti ci provano ad andare avanti.
La serie è stata una vera rivoluzione nel panorama televisivo: la narrazione corale ha portato allo sviluppo di una trama frammentata e ramificata in cui le storie dei personaggi si intrecciano continuamente tra loro, in cui una storia si innesta sull’altra dando vita ad un mosaico complesso e fedele alla realtà di tutti i giorni.
St. Elsewhere (A cuore aperto)
La serie che narra le gesta dei medici dell’ospedale St. Eligius, situato in un quartire malfamato, ppotrebbe essere considerata la versione medical di Hill Street Blues. I protagonisti sono alle prese con i pazienti rifiutati dagli altri ospedali della città e devono costantemente fare i conti con le gioie e i dolori della vita ospedaliera. Anche qui, non siamo di fronte a medici eroi, ma a persone normali che spesso sbagliano o deludono le aspettative. Per la prima volta si parla dell’AIDS.
La serie è una vera chicca per gli amanti dei telefilm: oltre a momenti comici, numerosissime sono le citazioni filmiche e tele filmiche, segno che ci si vuole rivolgere ad un pubblico non generico, ma ben individuato, in grado di cogliere tutti i riferimenti alla serialità passata.
FONTI:
ALDO GRASSO, Buona Maestra, Milano, Mondadori, 2007.
ALESSANDRO DE LUCA, Serial! I telefilm di culto tra cinema e tv, “Gli speciali di CIAK” n° 4 (Supplemento a CIAK n° 9), Milano, Mondadori, 2004.
Boba
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