Dalle lande ghiacciate di Park City nello Utah è in arrivo una nuova infornata di film indipendenti, che sbarcheranno nei cinema (principalmente statunitensi) nei prossimi mesi. La rassegna è quella del Sundance, il festival ideato da Robert Redford, diventata negli anni la Mecca di quel cinema americano, cosiddetto indipendente, o se vogliamo l’unico tipo di cinema rimasto se escludiamo i biopic e i cinecomics.
Tra i prodotti più interessanti presentati nel corso della rassegna c’è sicuramente Me, Earl & The Dying Girl di Alfonso Gomez-Rejon, che si è aggiudicato sia il premio come Best Drama che il Gran Premio della Giuria. Questo film, tratto dall’omonimo romanzo di Jesse Andrews pubblicato nel 2013, è stato definito come The Fault in our stars se l’avesse girato Wes Anderson. Il protagonista, Greg (Il Me del titolo, interpretato da Thomas Mann già visto in It’s kind of a funny story), è un giovane adolescente che vive una vita pressoché eremitica, la cui vita sociale si limita ai video amatoriali girati con il suo amico Earl, fino al momento in cui stringe un’amicizia con Rachel, la Dying Girl (ragazza morente) del titolo. Nel cast troviamo anche Nick Offerman, presenza ormai consolidata nel cinema indipendente americano, Jon Bernthal e Connie Britton. Le recensioni ne parlano come di un film affascinante, sincero e divertente, e lodano il lavoro fatto dal regista, nonostante un curriculum cinematografico fino a quel momento non entusiasmante. Personalmente è il film che attendo di più.
Il Gran Premio della Giuria per i film stranieri è andato al western britannico Slow West che ha tra i suoi protagonisti Michael Fassbender, ed è girato da John Maclean, capace secondo gli addetti ai lavori, di sfornare un lavoro degno dei fratelli Coen. Jesse Eisenberg e Jason Segel sono invece i protagonisti di The End of the Tour, biopic sulla vita di David Foster Wallace, il romanziere di culto, suicidatosi nel 2008 a 46 anni e autore di quel capolavoro postmoderno che è Infinite Jest. James Ponsoldt (già ammirato nello splendido Smashed) è il regista di questa pellicola, ammirata per la sua teatralità e per la similarità con un altro celebre film, My dinner with Andre. Passiamo ad un’altra presenza ormai fissa nel panorama del cinema indipendente, Jake Johnson, protagonista di Digging for fire, pellicola scritta dallo stesso attore di New Girl in collaborazione con Joe Swanberg che invece si è occupato della regia. I critici l’hanno definito una sorta di Eyes wide shut del cinema indie, ed è una commedia dolceamara sul matrimonio e sulle relazioni. Il cast, oltre a Johnson comprende anche Rosemarie de Witt, Chris Messina, Brie Larson e Sam Rockwell. Per Cobie Smoulders pare ci possa essere vita dopo How I Met Your Mother, e Results ne è la prova lampante. E’ la prima prova da protagonista per l’attrice canadese e la risposta della critica è stata positiva. Si tratta di una tipica commedia brillante da Sundance, e devo ammettere che la guarderò più per curiosità nei confronti della nostra Robin che non per la pellicola in sé. The Witch è un film dell’orrore, ambientato nell’America puritana del 1600, in cui un gruppo di pellegrini viene bandito dalla propria comunità e i suoi componenti sono costretti a trasferirsi in una foresta infestata. Sono stati spesi diversi nomi pesantissimi nel parlare della pellicola di Robert Eggers: David Lynch, Terrence Malick, Stanley Kubrick, il che fa accrescere l’attesa attorno a questo film. In un’epoca in cui gli horror realmente terrificanti sono una specie inesorabilmente in via di estinzione, sono ansioso di dare un’opportunità a questo film. Stanford Prison Experiment è una pellicola sul celebre esperimento sociologico dell’università di Stanford sul comportamento umano in circostanze particolari, come quella in cui 30 persone vengono arbitrariamente divise in due gruppi, guardie e detenuti e lasciate libere di agire in base ai propri istinti e codici morali. Sull’argomento potete trovare anche il film tedesco del 2001 The Experiment. Pellicola potente, della quale Paul Scheuring nel 2010 girò un remake americano L’esplorazione dell’animo umano con attenzione alla sua parte più oscura non si può certo considerare una tematica originale, ma l’approfondimento dell’esperimento di Stanford costituisce un’opportunità troppo ghiotta da lasciarsi sfuggire.
Chiudo con altri tre film che hanno catturato la mia attenzione. Ten Thousand Saints è una coming of age story (un film sulla crescita) ambientato nel mondo della musica sul finire degli anni 80, con come protagonisti il giovane Asa Butterfield, la bravissima Hailee Stainfield scoperta dai fratelli Coen nel loro Il Grinta, ed il solito Ethan Hawke. Famiglie disfunzionali, ansia adolescenziale, brillantezza con una vena di oscurità sono gli ingredienti principali di questo film che trovo molto intrigante. Kurt Cobain: montage of Heck è l’atteso documentario di Brett Morgan sulla vita della rockstar di Seattle. Il regista ha annunciato di aver voluto girare il documentario come omaggio da presentare a Frances, la figlia di Kurt e Courtney Love. Il film è un mix di immagini di repertorio, interviste e passaggi di animazione utilizzati come strumento narrativo. La vita di Kurt Cobain non è esattamente un territorio inesplorato dal mondo del cinema, ma questo sembra un progetto davvero interessante. Sleeping with other people è una commedia romantica girata da Leslye Headland, già regista di Bachelorette, film che a suo tempo soffrì della concomitanza di Bridesmaids e che avrebbe meritato maggiore attenzione. La regista ha definito la sua ultima opera, una sorta di “Harry ti presento Sally per stronzi” con Jason Sudeikis e Alison Brie come protagonisti, e Adam Scott come personaggio di supporto. La critica ha definito questo film come capace di ridefinire i confini del genere della rom-com, ormai agonizzante dopo anni di Kate Hudson e Katherine Heigl, e di sovvertire i più tipici tropes del genere.
Avete seguito anche voi l’andamento del festival? Siete d’accordo sui titoli di cui vi abbiamo parlato? Fatecelo sapere nella sezione commenti!
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