Ed eccoci al secondo appuntamento con True Believers, la rubrica che vi rivela tutto quello che avreste voluto sapere sull’universo Marvel ma che non avete mai osato chiedere!
DISCLAIMER: in questa rubrica non saranno presenti spoiler sulla serie Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D., ma ci prendiamo la libertà di parlare a ruota libera dell’universo fumettistico e dei film del MCU già usciti al cinema. Siete avvisati!
Breve storia del penultimo 0-8-4
Il secondo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D. si intitola 0-8-4, un codice che scopriamo indicare un “oggetto di origine sconosciuta”. E scommetto che la rivelazione di Coulson a Skye ha fatto drizzare le orecchie di tutti i fan: “L’ultimo si è rivelato piuttosto interessante. Era un martello”. Già, Phil si riferisce proprio a Mjolnir, la fedele arma del dio del tuono Thor. Lo abbiamo visto tutti in azione durante il primo film dedicato al dio asgardiano e in The Avengers, ma forse non tutti ricordano che la prima apparizione di Mjomjo (cit. Darcy Lewis) avviene nella scena dopo i titoli di coda di Iron Man 2, quando proprio il nostro agente Coulson comunica al direttore dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury di aver raggiunto il luogo dello schianto del martello in Nuovo Messico.
Ma ricordiamo che Thor è prima di tutto un personaggio dei fumetti. Ed è proprio in Journey into Mystery #83, come dicevamo nel precedente articolo, che Riccioli d’Oro e Mjolnir fanno la loro prima apparizione. È credenza comune che il martello possa essere sollevato solo da Thor, ma in realtà l’incantesimo inciso sul metallo Uru di cui è fatta l’arma è abbastanza chiaro: “Chiunque impugni questo martello, se degno, possiederà il potere di Thor”. E non a caso nel corso degli anni si sono rivelati sufficientemente degni personaggi del calibro di Capitan America e Beta Ray Bill, a cui l’esperienza piacque così tanto da costringere Odino a forgiargli un martello tutto per sé, Stormbreaker, in tutto e per tutto gemello di Mjolnir. Ma a quanto pare durante i decenni gli autori di fumetti hanno trovato svariati escamotage per aggirare le parole dell’incantesimo. È il caso di Hulk Rosso (il generale Ross nemesi dell’Hulk verde!) in Hulk #5, quando, sfruttando l’assenza di gravità dello spazio nel quale si sta svolgendo lo scontro, riesce a impugnare Mjolnir e a spiaccicarlo sulla faccia del suo possessore Thor, lasciandolo esanime sul terreno lunare.
Ah, sì, anche Superman una volta è riuscito a sollevare Mjolnir. Se volete saperne di più, leggetevi il mega-crossover Marvel-DC Comics intitolato “JLA/Avengers”.
Un mondo di mondi
Il nome ufficiale del Bus, volo S.H.I.E.L.D. 616, è una citazione a Terra-616, l’universo fumettistico in cui si svolgono le principali avventure Marvel. Il cosiddetto Marvel multiverse è un insieme di infiniti mondi paralleli (per modo di dire, visto quante volte si incrociano e sovrappongono), tutti definiti da un numero dopo il termine Terra (Earth, in inglese). Quindi, come detto, il principale universo fumettistico è noto come Earth-616, mentre il Marvel Cinematic Universe, l’universo di Agents of S.H.I.E.L.D., di The Avengers e degli altri film correlati si chiama Earth-199999. L’universo Ultimate, il luogo d’origine dei Chitauri, è Earth-1610, mentre il distopico futuro del 2099 si ambienta su Earth-928. Earth-9602 è invece casa dell’Amalgam Universe, in cui vivono strani incroci di personaggi Marvel e DC, come Dark Claw (Batman+Wolverine), Iron Lantern (Green Lantern+Iron Man) e Spider-Boy (Superboy+Spider-Man). Insomma, con il nome della stazione mobile di comando si è voluto decisamente rendere omaggio alla continuity fumettistica principale. Curiosità: anche il nostro universo reale, in cui non esistono supereroi e superpoteri, è incluso nella lunga lista e prende il nome di Earth-1218.
Nick Fury e Nick Fury. E Nick Fury.
Ma quanto è figo Samuel L. Jackson? Abbastanza da costringere gli autori Marvel a cavalcare la cresta dell’onda del MCU e a mandare in pensione l’originale Nicholas Joseph Fury, in giro per Earth-616 fin dal lontano 1963. Ma insomma, il buon Fury ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale al fianco di Capitan America, ha guidato per anni lo S.H.I.E.L.D. e ha scoperto da solo un’invasione aliena prima ancora che cominciasse. Insomma, un po’ di rispetto! Nonostante tutte le disavventure e lo stress accumulato in più di mezzo secolo, gli unici segni di vecchiaia sono pochi capelli bianchi ai lati della testa. Nessuna crema di bellezza, nessun trattamento facciale: il suo segreto è la Formula dell’Infinito, ritrovato della scienza di metà secolo scorso su progetto originale di, udite udite, sir Isaac Newton. Ma questo simil-siero dell’immortalità non gli è servito molto contro lo strapotere mediatico del Nick Fury del cinema, e così due anni fa il trio di autori Yost-Bunn-Fraction si è inventato questo figlio illegittimo di colore, chiamato guarda un po’ Nicholas Joseph Fury Jr, e gli ha costruito attorno una storia in sei albi nei quali, in quest’ordine, Junior perde lo stesso occhio che manca al padre, raggiunge in pochissimo tempo i piani alti dello S.H.I.E.L.D., e il vecchio Fury sparisce nel nulla. Yeah! Ma la scelta di un Nick Fury di colore non è una novità del Marvel Cinematic Universe. Anzi, lo spunto per il futuro personaggio interpretato da Samuel L. Jackson arriva dall’universo Ultimate, che vede esordire il suo Nick Fury nel 2001.
Piccola nota di colore: la serie in cui esordisce Nick Fury Jr., Battle Scars, vede anche la prima apparizione su Earth-616 di un certo Phil Coulson…
Consulenti e artefatti nazisti
Skye entra nella squadra dello S.H.I.E.L.D. con il ruolo di “consulente” e, davanti alle obiezioni degli agenti Ward e May, Coulson ci tiene a precisare che “tecnicamente, Stark è un consulente”. Infatti, come si vede in una delle ultime scene di Iron Man 2, la valutazione di Natasha Romanoff su Tony Stark non è molto incoraggiante: condotta compulsiva, forti tendenze autodistruttive, autocompiacimento da manuale. Insomma, non può entrare a far parte del progetto Avengers. È lo stesso Nick Fury a dare la notizia ad un perplesso Tony, che ad ogni modo si ritrova a svolgere il suo primo incarico da consulente al termine di The Incredible Hulk (e in forma più estesa nel Marvel One-Shot The Consultant, dove è presente anche il nostro agente Coulson!), quando cerca di convincere, o non convincere, il generale Ross a far entrare Abominio nel progetto Avengers. Probabilmente qualche altra consulenza allo S.H.I.E.L.D. da parte di Stark deve essere arrivata, visto che il tavolo olografico sul quale lavorano Fitz e Simmons mentre analizzano il misterioso congegno richiama alla mente il metodo con cui il buon Tony progetta le nuove armature nel suo misero scantinato.
Già, il congegno misterioso. Nel corso dell’episodio si rivela essere opera di rifugiati tedeschi in Sud America dopo la sconfitta dell’HYDRA da parte di Capitan America. È alimentato dall’energia del Tesseract, il manufatto che compare in Captain America: Il primo Vendicatore, nella scena post-crediti di Thor ed è al centro della trama di The Avengers. Il termine “tesseract” nasce in matematica a fine XIX e viene usato per definire un cubo a 4 dimensioni. Facile allora intuire come mai sia stato scelto questo nome. Il Tesseract ha una potenza tale da poter influenzare non solo le tre dimensioni spaziali, ma anche la quarta, quella temporale. Ma perché proprio un cubo? Perché non una sfera? O un cilindro? Ci viene nuovamente in aiuto l’universo fumettistico, e in particolare l’oggetto noto come Cubo Cosmico. In realtà di Cubi Cosmici ne esistono diversi, alcuni ideati dall’uomo (dall’A.I.M. o addirittura dal Teschio Rosso) e altri provenienti da culture aliene ben più avanzate della nostra. Il denominatore comune è però lo stesso: un artefatto in grado di esaudire ogni desiderio di chi lo controlla. Ed è l’oggetto che ha ispirato il Tesseract dell’universo cinematografico.
‘Nuff Said!
Bettaro
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