Classifiche

Best of 2016: Top 10 migliori brani musicali (di Francesco M. Conte)

Con l’avvento del 2017, i vari blogger di Italiansubs presentano la ormai consueta classifica che fa da trait d’union tra l’anno, non tanto positivo, appena concluso e il nuovo. Nell’articolo, una classifica un po’ inconsueta…

Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime.
Victor Hugo

Una cosa che ho sempre pensato è che non solo l’occhio, ma anche l’orecchio vuole la sua parte. Soltanto il giusto connubio tra sceneggiatura, recitazione, fotografia e colonna sonora può esaltare un certo prodotto, rendendolo di alta qualità. In questo articolo esaminerò dieci brani musicali che fanno parte della colonna sonora di serie televisive andate in onda nel 2016, con una presenza di ovvi SPOILER qui e lì. Chiaramente non c’è la possibilità di stilare una classifica imparziale o comunque oggettiva. I brani presenti ovviamente risaltano una mia preferenza per certi generi musicali, anche se ho cercato di esaminarne di diversi.

A differenza del mio collega Luigi (potete leggere la sua Top 10 cliccando su questo link) non ho trovato difficoltà nello scegliere la Top 3, ma scegliere tutto il “contorno” non è stato assolutamente facile. Ho dovuto fare scelte ben precise, cercando di favorire in certi contesti la scena più che la musica. Mi è dispiaciuto tralasciare certe perle musicali contenute, ad esempio, in Vinyl o in Westworld. Bene, dopo questa piccola introduzione, vi presento la mia classifica sui dieci migliori brani musicali comparsi in una serie!

10.

Jaime R. Echavarria, Serenata de amor – Narcos

Narcos

Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo. In effetti Francesco De Gregori non ha tutti i torti. Il Patròn è morto, ma ciò che lui simboleggia purtroppo è ancora vivo. Il season finale, che per certi versi può essere considerato anche come series finale, è un mix di emozioni per Pablo Escobar, ormai consapevole di essere giunto al capolinea. Qui Wagner Moura ha dato una sua interpretazione al personaggio semplicemente meravigliosa, a tratti struggente, come ad esempio durante l’incontro con suo cugino Gustavo (Juan Pablo Raba). I momenti che precedono lo scontro finale con la milizia colombiana e la DEA non sono frenetici, ma calmi, quieti. La classica calma prima della tempesta, che inizia quando ha inizio il blitz. Pablo cerca di scappare, sale sul tetto ma riceve colpi da arma da fuoco. Cade a terra, è ansimante: non si è mai sentito così debole, così impotente. Anche l’agente Murphy se ne accorge. Ha dedicato una buona parte della sua vita cercando di catturare il boss, ma ora che ci è riuscito prova un po’ di amarezza. Quando credi che una certa persona sia il diavolo e questa ha le sembianze di un uomo in sovrappeso con la barba incolta non puoi che essere deluso. Nell’incredulità generale, un agente gli spara un colpo alla testa ed è in questo preciso momento che la Colombia ha compiuto la storia. Una storia che si può riassumere in una frase:

¡Matamos a Pablo Escobar!

In un momento di incredulità, riecheggiano le note di Serenata de Amor. È forse una delle scene più significative della stagione, che mostra due volti di un Paese. La gioia della Colombia e lo sconforto della moglie. Il pianto di una madre che ha perso il proprio figlio contrapposto alla serietà, alla compostezza del Presidente Gaviria. Il male contrapposto al bene.

La seconda stagione ha quindi posto fine alla storia di Pablo Emilio Escobar Gaviria, ma la serie Narcos non termina. Continuerà infatti per una terza e quarta stagione.

9.

Rolling Stones, Paint it BlackWestworld

Westworld paint it black

Per la nona posizione troviamo un brano estratto dalla colonna sonora di Westworld, un arrangiamento di una canzone famoso dei Rolling Stones, Paint it, Black. Il brano, arrangiato da Ramin Djawadi, parte lentamente, accompagnando la scena come se fosse uno spaghetti western. Vi sono delle similituidini, in quanto non è altro che un grande show montato su per i Visitatori del parco. Lo slow motion che accompagna, dal testo originale,

I see a red door and I want it painted black. No colors anymore, I want them to turn black

preannuncia uno scontro cruento, feroce, sanguinoso. Ciò viene enfatizzato dall’entrata in scena degli ottoni, che predominano sulla scena, prima occupata da un piano e dagli archi. Paint it, Black è scritta dal punto di vista di una persona depressa, vuole infatti che tutto sia ridipinto in nero, affinché l’ambiente circostante sia in tema con i sentimenti. È lo stato attuale di Dolores (Evan Rachel Wood), che cerca di salvare suo padre ma è nel bel mezzo degli eventi e purtroppo non ci sarà nulla da fare. Perché usare un brano del genere? Secondo Djawadi, utilizzando melodie ben note, vi è la sensazione che tutti stiano seguendo un copione; un copione che non viene rispettato, purtroppo, dai Visitatori che interrompono il tutto durante la scena clou.

Westworld è stato rinnovato per una seconda stagione, la cui messa in onda non ha data stabilita.

8.

Lou Reed, Vanishing Act – Bloodline

Bloodline

La seconda stagione di Bloodline mi ha lasciato un po’ insoddisfatto, se devo essere sincero. Si nota la mancanza di Danny (Ben Mendelsohn) in pianta stabile, anche se non è completamente assente. Nella seconda stagione, John (Kyle Chandler) è un uomo cambiato. Sa che ciò che ha commesso è orribile e prima o poi dovrà affrontare le conseguenze delle sue scelte. L’omicidio di Danny cambia notevolmente le dinamiche della famiglia Rayburn. Le carte in tavola sono completamente diverse, ma lo stile della serie è rimasto lo stesso: fotografia cupa, narrazione lenta ma accattivante. Ho apprezzato il modo con cui sono riusciti a mantenere nel cast un attore del calibro di Mendelsohn. Danny ora raffigura tutto il dolore fantasma di John, tutti i suoi problemi, difetti e paure. La canzone di Lou Reed, presente nel season finale, è perfetta per il filone narrativo intrapreso dagli autori. La voce di Lou è così debole (ma allo stesso tempo profonda) che raffigura lo stato d’animo di John.

It must be nice to disappear, to have a vanishing act, to always be moving forward and never looking back.

Il vanishing act è un trucco di magia, un trucco attraverso il quale il mago svanisce nel nulla. È esattamente quello che sta facendo John, che cerca di lasciarsi alle spalle tutti i problemi della famiglia Rayburn fuggendo, scappando via, ignorando ciò che Meg (Linda Cardellini) e Kevin (Norbert Leo Butz) stanno per compiere. Una scelta che probabilmente farà crollare tutto il castello di carte costruito con attenzione dai tre fratelli Rayburn.

Bloodline terminerà con la terza stagione.

7.

Ramin Djawadi, Light of the Seven – Game Of Thrones

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Quest’ opera non ha bisogno di presentazioni. Una top 10 di questo tipo non può essere presa seriamente in considerazione tralasciando il capolavoro scritto da Ramin Djawadi per il season finale di Game of Thrones. Il compositore tedesco di origini iraniane ha superato se stesso consegnandoci una meraviglia dal punto di vista musicale. Light of the Seven è un brano dalla durata di nove minuti e quarantanove secondi di assoluto eargasm. Quell’attacco di pianoforte, così malinconico, così solenne, preannuncia qualcosa di grandioso. L’ultimo episodio chiude tutte le trame lasciate in sospeso, soprattutto quella del processo a Cersei (Lena Headey). I primi minuti sono infatti dedicati a questo filone, che si conclude in un modo straordinario ma, soprattutto, inaspettato. Il regista Miguel Sapochnik e il compositore Djawadi hanno lavorato in simbiosi per portare alla luce una delle migliori scene della serie. Si parte lentamente, con i vari protagonisti che si approcciano al processo in modi diversi: chi con calma, chi con tensione.  Ci si avvicina piano piano al processo quando all’improvviso la musica cambia tonalità: da un pianoforte tranquillo si passa a una simbiosi di archi e organo che danno maggior solennità alle scene. Tutti i presenti al Grande Tempio di Baelor sono increduli per l’assenza della madre del Re. Tutti tranne una singola persona, Margaery (Natalie Dormer) che cerca di scappare ma viene bloccata dall’Alto Passero. Ignoravano che Cersei avesse delle grandi riserve di altofuoco messe sotto al palazzo pronte ad esplodere. Cersei è così riuscita ad eliminare, lasciando incredule il sottoscritto, in un colpo solo tutti i suoi nemici a corte e riesce a diventare Regina dei Sette Regni dopo che suo figlio Tommen si è suicidato.

Light of the Seven è uno di quei brani che rimane scolpito nella memoria per la sua bellezza. È stato composto con il preciso obiettivo di esaltare le scene girate. La cosa che mi ha colpito è che nei minuti iniziali non ci sono molti dialoghi: soltanto la musica e le azioni dei personaggi. Djawadi sapeva che doveva iniziare piano per dare spazio alle azioni, ma una volta intravisto l’altofuoco doveva dare “fiato alle trombe”.

Game of Thrones terminerà con la settima e l’ottava stagione, che andranno in onda rispettivamente del 2017 e nel 2018.

6.

Peter Gabriel, Heroes – Stranger Things

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Stranger Things è una delle grandi sorprese televisive di quest’anno. Sicuramente un vostro amico in questi mesi ne avrà consigliato la visione e probabilmente avrete visto qualche minuto (se non l’avete fatto, fatelo!). La serie è una sorta di revival degli anni ’80, che cerca di immergere lo spettatore in un’atmosfera stupenda, magica. La storia può essere banale, può sembrare ripetitiva, ma tutto il resto no. La fotografia, i rimandi alla cinematografia di quegli anni e la colonna sonora sono un mix ben riuscito che ne trovano l’apice nel terzo episodio, in una delle scene più toccanti di tutta la serie, sulle note di Heroes di David Bowie, eseguita da Peter Gabriel. La versione di Heroes dell’ex frontrunner dei Genesis è più intima di quella del Duca Bianco. Una versione più lenta, non rock (cit.). Non c’è Robert Fripp con il riff leggendario e riconoscibile, ma vi sono degli archi dal suono celestiale che, con la voce dolce e imperfetta di Peter Gabriel, ci trascinano nel dolore che provano i ragazzi per la morte del loro amico Will (Noah Schnapp). Un dolore troppo grande, unito anche alla disperazione della madre interpretata da una brava Winona Ryder. Nonostante la morte sia fittizia, la scena è resa talmente bene da emozionare lo spettatore. Merito della sceneggiatura, della recitazione e di Peter Gabriel.

Il brano di Bowie racconta di una coppia innamorata ai tempi della Guerra Fredda e il loro amore è così forte che decidono di incontrarsi ogni giorno sotto il Muro di Berlino. Un gesto talmente ordinario che all’epoca poteva essere considerato eroico.

We can be heroes just for one day
We can be us just for one day

Cosa c’è quindi di eroico in questa scena? Vi è l’amore per Will: l’amore di una madre, quello più grande, che non si arrende di fronte alle avversità; l’amore di un fratello e quello dei suoi amici che dovranno davvero diventare eroi, anche se per un giorno, per poter salvare Will dal Demogorgone.

Stranger Things ritornerà con una seconda stagione probabilmente nel 2017.

5.

Leonard Cohen, Hallelujah – Sense8

Sense8 Christmas Special

Lo speciale di Natale di Sense8 è una delle cose più romantiche e piacevoli da guardare della stagione televisiva appena conclusa. Ciò che mi è sempre piaciuto della serie, scritta dalle sorelle Wachowski, è l’intreccio narrativo di queste persone così straordinarie, così lontane ma temporaneamente così vicine. Persone capaci di provare un amore ben al di sopra di ogni cosa. Lo speciale non è che l’esaltazione di questo sentimento. Il brano è scritto da Leonard Cohen, nella serie è cantato da Daniel Martin Moore. La logica della canzone è che di “alleluia” ce ne possono essere differenti e possono essere detti in circostanze diverse. I sensate infatti affrontano lo spirito natalizio in modo diverso: chi con gioia, chi con nostalgia e chi con tristezza. Cohen in questo brano parla delle difficoltà dell’amore, utilizzando tantissime metafore bibliche. Il brano è un’ode all’amore, in qualsiasi forma esso si presenti. Ci proviamo, ma di solito non riusciamo a vivere in una relazione. Possiamo partire con le migliori intenzioni anche se può andar male, può recar dolore. Infatti:

Maybe there’s a God above, but all I’ve ever learned from love was how to shoot somebody who outdrew you.

Tuttavia, non c’è vita senza amore. Tutte le relazioni amorose della nostra vita, anche quelle che sono finite male, quelle per cui siamo stati male, depressi, con lo stomaco sotto sopra, dopo che è tutto finito, in fondo siamo grati per aver avuto quell’esperienza. Ne è valsa la pena, come ci dice lo stesso cantante verso la fine:

And even though it all went wrong, I’ll stand before the Lord of Song with nothing on my tongue but Hallelujah.

Le difficoltà della vita sono ciò che fanno crescere una persona ed è necessario affrontarle insieme, mai da soli. Il significato del brano è infatti parafrasato dalle scene. Seppur all’inizio sono separati, i sensate si riuniscono alla fine mentre ascoltano il coro cantare il ritornello in una scena piena di sguardi innamorati: chi di amore, chi della vita. La voce di Moore, assieme all’ Apollo Chorus, mette lo spettatore in una posizione di maggiore intimità con la serie e con i suoi protagonisti. Si è trasportati, sia dalle emozioni sia dallo spirito natalizio che è presente in ognuno di noi. Può essere uno spirito religioso, materialistico, ma soprattutto deve essere fraterno. Solo quando ci si riunisce, solo quando si è tutti insieme, il Natale è più bello.

Sense8 ritornerà con la seconda stagione questo maggio.

4.

 Queen & David Bowie, Under Pressure – The Americans

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Sono un grandissimo fan di David Bowie (come probabilmente avete intuito) e ho accolto con somma felicità la presenza di Under Pressure in un episodio di The Americans. Episodio molto particolare, che segue la morte di Nina (Annet Mahendru). Mostra come tutti i personaggi siano sotto stress, più di tutti Martha (Alison Wright) che vede crollare piano piano il mondo davanti ai suoi occhi. È in questo contesto che si inserisce il brano dei Queen con la partecipazione di Bowie. Riesce ad enfatizzare il momento di felicità, di amore, tra Philip (Matthew Rhys) ed Elizabeth (Keri Russell). Sono sotto uno stress tale da separare una famiglia e nessun uomo chiede di essere sotto pressione. Io penso che il brano riguardi la pressione del comfort e lo status quo. Tale pressione ci uccide, ci porta allo scontro, ma per poterla superare è sufficiente mostrare amore per il prossimo. L’amore cambia quindi lo status quo permettendo quindi di vivere in un mondo migliore. Ciò è mostrato in un verso del brano:

Can’t we give ourselves one more chance? Why can’t we give love that one more chance?

Freddie Mercury si sta disperatamente appellando al buono che c’è nel mondo, in quanto si chiede come mai non riusciamo a fidarci degli altri aprendo così le porte a un mondo piacevole dove l’amore è l’unica risposta, dove non c’è posto per guerra, morte e povertà. Tuttavia,

love’s such an old fashioned word.

Bowie spiega che un mondo così aperto come ipotizzato da Mercury sia utopico, ma è anche una forte condanna alla società. L’amore cambia il nostro modo di relazionarci e se vi sono così tanti problemi nel mondo è perché non vi è abbastanza amore. La ripetizione di “People on the streets” pone l’attenzione sul fatto che le pressioni del mondo conducono le persone a diventare senza dimora, ma anche su quelle persone che ignorano la condizione di tali uomini. L’amore incita uno a prendersi cura di tutte le persone in difficoltà, di essere solidali e quindi di trovare una soluzione al problema.

Il brano dunque parafrasa lo stato d’animo di Elizabeth, che mostra tutto il suo essere spia. Da una parte vede il marito sofferente e lo consola offrendogli la sua passione, ma vede anche una persona da salvare, in difficoltà, che può facilmente manipolare.

3.

Nine Inch Nails, The Day the World Went Away – Person Of Interest

person of interest

In terza posizione ho inserito uno dei miei singoli preferiti dei Nine Inch Nails, contenuto in uno dei loro primi album, “The Fragile”. Quando è stata inserita nel centesimo episodio di Person of Interest avevo capito che volevano lasciare un segno. The Day The World Went Away (che è anche il nome dell’episodio in questione) è uno degli episodi più frenetici ed emozionanti di tutto il 2016 (nonché anche uno dei migliori della serie). Per chi non conoscesse la serie, la storia di Person Of Interest verte su una Macchina, costruita da Harold Finch (Michael Emerson), capace di prevedere i crimini non solo rilevanti ma anche quelli irrilevanti. Il Team Machine cerca proprio di prevenire questi ultimi, con qualsiasi mezzo a loro disposizione. Per il centesimo episodio la persona in pericolo (in inglese proprio person of interest) è esattamente Harold. Un interessante espediente narrativo che rende il decimo episodio della serie diverso da tutti i precedenti. Come ho scritto nelle righe precedenti, è un episodio in cui si viene trasportati dalle emozioni, dalla frenesia e dai colpi di fucili d’assalto. Una delle scene più belle della serie è il colloquio tra Harold e un agente federale, un colloquio dove Michael Emerson mostra una bravura senza eguali. Il brano dei Nine Inch Nails aggiunge una ciliegina a una torta già perfetta. Il riff iniziale di chitarra elettrica cambia totalmente il tono della scena. Dal sintetizzatore utilizzato, il suono riconoscibile delle chitarre emerge mentre il basso continua nella sua progressione. Reznor (frontman del gruppo) a questo punto inizia a cantare, con una melodia distante ma sempre presente. “Mi piacerebbe ascoltare le parole che avrebbe detto, ma nella sua voce ho sentito decadimento”. È una canzone che parla di una reazione alla morte di una persona cara. Infatti sembrerebbe che la canzone sia dedicata alla nonna defunta. A un certo punto anche qui la canzone raffigura la reazione dei personaggi alla morte di una persona cara, Root (Amy Acker). Harold sfocia nella rabbia contro Samaritan, il resto del team invece vuole evitare che Harold compia gesti estremi.

– Shaw (Sarah Shahi): Allora perché è uscito il suo numero?

– Reese (Jim Caviezel): Credo volesse avvertirci su quello che Finch voleva fare a loro.

Del resto, i demoni scappano quando un brav’uomo va in guerra.

2.

Radiohead, Exit Music (for a Film) – Westworld, Black Mirror

dr ford and bernard in church westworld

Per la posizione numero due ho inserito uno dei miei singoli preferiti dall’album Ok Computer dei Radiohead. Sono rimasto piacevolmente colpito quando ne ho sentito una versione instrumentale in Westworld e quella originale in Black Mirror. Ho pensato di analizzare come uno stesso brano musicale possa conferire messaggi diversi. Il brano è stato originariamente scritto per il remake del 1996 di Romeo e Giulietta diretto da Baz Luhrmann, anche se è presente solo nei titoli di coda. Thom Yorke è sempre rimasto affascinato dalla storia di Shakespeare, ma non riusciva a credere che Romeo e Giulietta non fossero scappati via insieme. I primi versi del brano infatti rievocano questa speranza:

Wake from your sleep
The drying of your tears
Today we escape

Ma è una speranza vana, perché i giovani alla fine della storia muoiono, ponendo fine alle faide familiari. Come può, quindi, un brano simile, con un certo background, inserirsi in due contesti molto diversi come quelli di WestworldBlack Mirror?

In Westworld uno dei colpi di scena finali è la presa di coscienza di Dolores (Evan Rachel Wood). Dopo aver superato il labirinto di Arnold, Dolores ha compiuto quello step ulteriore che è l’incubo di ogni essere umano in quanto tale: cosa accadrebbe se le macchine acquisissero coscienza propria? Posta nei termini dello scrittore Philip K. DickDo Androids Dream of Electric Sheep? (se volete scoprire altri riferimenti letterari, leggete il bellissimo articolo del mio collega Giovanni). I primi versi allora del brano di Yorke & co, parafrasano la situazione di Dolores e di tutte le attrazioni del parco. Una presa di posizione, una realizzazione di sé tale da proferire una frase del genere:

Questo mondo non appartiene a loro, appartiene a noi

Tutto ciò funge da climax verso il vero colpo di scena: la morte di Ford (Anthony Hopkins).

Mozart, Beethoven e Chopin non sono mai morti. Sono semplicemente diventati musica. Spero dunque che vi godrete quest’ultima storia… fino in fondo.

Ford quindi è riuscito a diventare parte integrante di un nuova storia, di un nuovo filone narrativo: il conflitto tra macchine e umanità, enfatizzato da uno degli ultmi versi del brano: “We hope your rules and wisdom choke you”.

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Per Black Mirror, invece, i riferimenti sono molto più difficili da cogliere. Tutti i protagonisti sono vittime di un ricatto che alla fine non si rivela altro che un trollaggio. La canzone dei Radiohead allora si inserisce in questo contesto, soprattutto quando scopriamo che Kenny (Alex Lawther) è un pedofilo. Colpo di scena magistralmente scritto e recitato. Chiunque abbia visto Shut Up and Dance ha tifato per i protagonisti, sperando che ci fosse redenzione per loro. Redenzione che, purtroppo o per fortuna, non arriverà mai. Riportando un estratto della recensione dell’episodio scritto dalla mia collega Silvia:

Proprio come la parola e il crimine a essa associato sono orribili anche solo da pronunciare, anche la persona deve esserlo, perché non è giustificabile in nessun universo che esistano persone con un devianza così scabrosa. Qui però stiamo parlando di un adolescente appena maggiorenne, dall’aspetto ingenuo e dai tratti delicati che ispira fiducia e suscita compassione. Questo aspetto rende la storia ancora più spaventosa, vomitevole ed emotivamente insostenibile, ma la cosa forse più sconcertante è che Charlie Brooker ancora una volta è riuscito nell’intento di destabilizzarci, facendoci tifare per il ragazzo per tutto l’episodio, arrivando anche a farci immedesimare fino alle lacrime, per poi darci un colpo alle spalle di quelli sonori e insospettabili.

Da perdono si passa a condanna. Da sentimenti positivi si passa a sentimenti negativi. Sono le stesse sensazioni che ha chiunque ascolti Exit Music (for a film). Sentimenti di speranza che vengono sopraffatti da rassegnazione, odio. La reazione che ognuno di noi ha nei confronti di un pedofilo è che “possa soffrire le pene dell’Inferno”. L’ultimo verso potrebbe essere allora espressione di questo sentimento, quel “We hope that you choke” con una tonalità tale da indurre indifferenza nella persona in questione.

1.

Nina Simone, Stars  – BoJack Horseman

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La terza stagione di BoJack Horseman è una delle cose più belle, struggenti e malinconiche di questa stagione televisiva. Non fatevi ingannare dalle sembianze da cartone animato, la serie Netflix è una delle migliori in circolazione e il finale di terza stagione non fa che confermarlo ulteriormente. BoJack (Will Arnett) è una ex stella di Hollywoo(d) caduta ormai in una depressione cronica che lo consuma dal profondo. È giunto alla consapevolezza di essere il contrario di Re Mida: ogni cosa che lui tocca non diventa oro, bensì peggiora con il passare del tempo. Solo allontanandosi da lui le persone riacquistano vitalità e vanno avanti con la loro vita. Del resto è quello che Herb gli aveva detto in fin di vita, che lui era un codardo egoista a cui non interessa chi ferisce lungo il suo cammino. È accaduto con Princess Carolyn, con Todd (Aaron Paul), con Diane (Alison Brie) e persino con Mr. Peanutbutter. Purtroppo BoJack non ha ancora trovato quella persona che può proteggerlo dai turbamenti che incontrerà per la sua via. Giunge alla conclusione, dopo la morte di una persona a lui carissima, che il mondo sarebbe forse un posto migliore senza di lui. Quando una giovane attrice dice che vuole essere una persona famosa come lui, scatta al suo interno una sorta di meccanismo di autoprotezione, un piccolo esame di coscienza: nessuno merita di essere come lui, nessuno può soffrire come ha sofferto lui. Seguendo il consiglio del suo idolo Secretariat,  fugge da Hollywoo, a bordo della sua Tesla. È il suo modo di sfuggire alla realizzazione di sé, quella che, in fin dei conti, è una cattiva persona. Guidare verso destinazioni ignote è il suo modo per evitare di farlo. In questo preciso momento, la voce celestiale ma turbata di Nina Simone interviene con un attacco al pianoforte e uno “Starsthey come and go. They come fast, they come slow“. Una frase non a caso, che nel contesto della serie si inserisce benissimo. Le stelle (in questo caso cinematografiche) vanno e vengono, ma mentre noi crediamo vivano una vita eccezionale, in realtà vivono in tristi bar e sale da ballo. Una vita triste, fatta solo di apparenze. Questa è una vera e propria vittoria di Pirro: famosi sì, ma distrutti dentro. Tuttavia mentre guida, BoJack si sente libero da ogni pensiero cattivo e abbandona il volante cercando di congiungersi con la natura. Mentre lo fa, si accorge di una schiera di cavalli selvatici che corrono in modo spensierato nonostante tutto. Esattamente, corrono nonostante tutto. Corrono perché è nella loro essenza farlo e sono felici, felici di compiere questo compito che non ha alcun significato. Non c’è alcun significato dietro la nascita, non c’è nessun disegno divino. BoJack si accorge di questo e fa una cosa che non fa molto spesso: sorride. La storia di BoJack Horseman non è ancora giunta ai titoli di coda, può continuare per la sua felicità. Del resto, come conclude Nina Simone:

 We always, we always, we always have a story.

Con Stars finisce la mia top 10, spero vi sia piaciuta! Vi auguro un 2017 pieno di felicità, che possiate realizzare i vostri sogni nel cassetto. Tenete sotto controllo le pagine Facebook e Twitter per leggere altre Top 10!

Francesco M. Conte

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Francesco M. Conte

Studente di Economia e Finanza (quella brutta e cattiva) e credo nel potere delle lobby. Ho scoperto Italiansubs grazie a Chuck, la mia prima vera serie televisiva. Appassionato di sport, cinema e serie TV. Adoro i drama, più lenti e contorti sono meglio è. Venero Quentin Tarantino, Martin Scorsese e Kevin Spacey.
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