Premessa: sarà un post un po’ lunghetto, quindi non me ne vogliano i cultori della scrittura sul web. Vi siete mai chiesti com’è che schifezze tipo Real Life vanno avanti da 22 serie e invece piccoli capolavori tipo Black Donnellys o Harper’s Island sono tanto coinvolgenti quanto brevi? It’s marketing, baby.
Le tv americane sottostanno alla legge del profitto e del guadagno proprio come quello str***o del vostro capo quando vi licenzia, e tagliano le gambe alle serie che non raggiungono i livelli di audience pattuiti con gli inserzionisti pubblicitari e/o gli standard dell’emittente. Ecco dunque cinque cosucce da tenere a mente la prossima volta che bestemmierete contro una qualsiasi sigla tri-letterata per aver cancellato la vostra serie preferita. Consideratelo un piccolo vademecum per i prossimi post sull’audience che scriveremo.
1 – Le tv americane sono di due tipi: broadcast e cable. Le prime trasmettono su tutto il territorio stellestrisce attraverso la tecnologia del digitale terrestre (tra l’altro, il passaggio è avvenuto da loro senza i disaggi che stiamo subendo noi), e sono gratuite, come le reti Mediaset, solo senza Emilio Fede. La maggior parte delle trasmissioni tuttavia sono realizzate e trasmesse su scala locale, variano cioè di stato in stato, o di regione in regione; fanno eccezione le fasce importanti (quelle serali e preserali) che invece sono trasmesse su tutto il territorio. Le tv cable (via cavo) invece sono a pagamento, il palinsesto è uguale per tutti, anche se non sempre coprono tutto il territorio (anzi, quasi mai lo fanno). Però il bello è che gli abbonamenti sono alla singola emittente e non al pacchetto, come invece da noi fanno Sky e Mediaset Premium. Come se ci si potesse abbonare solo a Steel e non a Mya, tanto per intenderci.
2 – Il target è costituito dalle persone di riferimento che vogliamo guardino un programma. Il target commerciale è, negli USA, la fascia di spettatori fra i 19-49 anni (da noi è la fascia 19-64, ma si sa, gli USA non-è-un-paese-per-vecchi). Si chiama commerciale perché sono le persone che lavorano, guadagnano e spendono di più (“lavoro-guadagno, pago-pretendo” direbbe un caratterista dei fratelli Vanzina); sono spesso responsabili di acquisto, cioè sono loro che davanti agli scaffali dei supermercati decidono cosa comprare e cosa no. Di qui l’interesse della pubblicità per la tv.
Ogni emittente, specie quelle via cavo, che sono più di nicchia, ha un proprio target. Ad esempio FX è tipicamente indirizzata agli uomini, CW ai giovani adulti (la fascia è 19-34 anni), il Disney Channel ai teen (fascia 6-18 anni), la NBC è una rete più anziana, mentre la HBO è una cable tv premium, nel senso che costa molto e quindi il suo pubblico è in genere adulto, ha buoni mezzi economici e una cultura sopra la media. Fox, per contro, è una tv generalista, nel senso che non ha un target ben definito ma i suoi show sì: ce ne sono alcuni per i ragazzi, altri per gli adulti, altri ancora per gli anziani, ecc… Molto spesso i risultati sul target, specie quello commerciale, sono tenuti in maggiore considerazione di quelli totali, soprattutto per le battaglie degli ascolti che si consumano tutte le sere nelle due principali fasce di ascolto, quella dalle 8 alle 9 PM e quella dalle 9 alle 10 PM.
3 – I dati di audience in Italia vengono raccolti da Auditel, mentre in USA questo lavoro lo fa Nielsen, leader nelle ricerche di mercato. Raccoglie i dati in due modi: per prima cosa, ha piazzato cinquemila scatoline in altrettanti televisori sparsi in giro per gli States. Le scatoline, all’insaputa degli spettatori, registrano e spediscono alla Casa Madre tutti i canali visionati da quella tv ad intervalli di un minuto. Se credete che 5.000 scatoline per 150 milioni di americani siano pochine, uno statistico vi dirà che 5k o 50k o 500k, la differenza è davvero poca. Ma se volete un consiglio da amico, non chiedetegli perché.
In secondo luogo, ha assoldato un panel (cioè un gruppo statistico) di consumatori che segnano in tempo reale su un diario elettronico tutto ciò che vedono alla tv. Vi chiederete: vengono profumatamente pagati? Non proprio, ogni tanto gli danno qualche buono spesa e dei regalotti inutili, è un lavoro che fanno soprattutto per sfizio (un po’ come sottotitolare le serie). Vi chiederete anche: ma non possono mentire? A questo punto, arrivano due tizi della Nielsen che sorridono e cominciano a spararti tante di quelle pseudo statistiche e bullshit aziendale che saresti disposto a prendere per buona qualsiasi cosa pur di farli stare zitti.
Dai dati così raccolti vengono fatte delle proiezioni sull’intera popolazione americana, spesso considerando la copertura nazionale parziale o totale del singolo emittente.
4 – Esistono tre dati fondamentali da conoscere. Il primo è il numero di contatti, cioè banalmente le migliaia o milioni di persone che hanno visto uno spettacolo. Attenzione a distinguere il Live (cioè gli spettatori della “diretta”) da il Live+SameDay (la diretta e l’eventuale diretta sul canale alternativo che parte con un’ora di ritardo) e anche dal Live+SameWeek (la diretta più tutte le repliche settimanali). Gli altri indicatori importanti sono la penetrazione per nucleo familiare (il rating vero e proprio) e lo share. Il primo consiste nella percentuale del numero di famiglie americane che stavano guardando quell’emittente in quel dato momento. Se in America ci sono 20 milioni di famiglie e alle 9 e zero zero 2 milioni di famiglie guardano la Fox, la Fox avrà un rating di 10.
Magari, direbbero quelli della Fox.
Lo share è la percentuale di persone che guardano il dato programma in un dato momento, sul totale di spettatori televisivi. Se alle 9.000 2 milioni guardano la Fox e 1 milione la CBS, la Fox avrà il 66,7% di share. E un presidente con l’infarto, a giudicare dalla cifra spropositata.
5 – Le Serie TV, come anche gli autori di narrativa, hanno due andamenti definiti normali. Il primo prevede un forte boom iniziale, nel giro della prima stagione o anche solo nelle prime puntate, e poi un declino lento ma inesorabile, cui in genere viene messa la parola END tramite cancellazione o fine fisiologica della serie. Questo andamento l’hanno avuto a.e. Twin Peaks, OC e Beverly Hills, lo stanno avendo anche Lost e Heroes. Il secondo andamento normale è inverso: si parte in sordina e in concomitanza del primo Season Finale i risultati cominciano a essere positivi, Si cresce con costanza fino a raggiungere un picco e poi la serie comincia scendere, lentamente: in genere si è raggiunto un livello di saturazione per cui la serie “smette di essere credibile” presso gli spettatori. A questo punto la serie viene quasi sempre cancellata oppure, se andata avanti a lungo, la si lascia giungere alla sua fine naturale: è il caso di Melrose Place, Prison Break, i Soprano, di Nip/Tuck e di molte serie minori, che non fanno il botto.
Intendiamoci, non è che sia SEMPRE così, e anzi le variazioni sono piuttosto frequenti; ma in genere le serie che si discostano molto da questi standard non fanno una bella fine.
Ringrazio chi di voi sia arrivato alla fine. Ora forse vi farà male la testa ma sicuramente domani o dopodomani rifletterete con calma su quanto letto e magari qualcuno smonterà la propria tv per vedere se c’è una strana scatolina dentro. Qualcun’altro impaurito invece si chiederà: ma quindi se Lost in gennaio non lo guarda nessuno, poi finisce che la cancellano e non sapremo mai come va a finire?
No, questo no. Anche i manager televisivi ci tengono a tornare a casa vivi, la sera.
SLM
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