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Da Lost a Once Upon a Time: gli autori raccontano un’altra fiaba

Il colosso telefilmico di Lost, serie che ha appassionato milioni di telespettatori in ogni dove, ha lasciato dietro di sé non solo tonnellate di quesiti ancora aperti, ma soprattutto due autori di tutto rispetto, Edward Kitsis e Adam Horowitz, che incapaci di starsene in panciolle hanno sfornato nell’ultimo trimestre 2011 una nuova creatura: Once Upon a Time, un incontro/scontro tra il mondo reale e quello fiabesco, con tutti gli impicci e gli intoppi che seguono.
Dopo l’avventura sull’isola deserta, dunque, i due si sono addentrati in un terreno altrettanto pericoloso, quello del connubio del mondo delle favole con lo schermo tv.
Riguardo al nuovo e ardito progetto, Edward Kitsis afferma: “ Non sappiamo [riferito a se stessi e ad Adam Horowitz, N.d.R.] se questo show riuscirà ad arrivare oltre le 13 puntate. Quindi, questo è il nostro intento: facciamo pure solo le prime 13 puntate, ma che ci piacciano, e se non dovesse funzionare, ce ne andremo, felici per tutto il lavoro svolto”.
E invece la serie ha già raccolto numerosi fan e critiche positive, tanto da essere stata prontamente confermata dopo due sole puntate.

La trama è piuttosto chiara fin da subito: Emma Swan, interpretata dalla fam… igerata Jennifer Morrison, da cinica cacciatrice di taglie, si scopre personaggio chiave di una maledizione che blocca ormai da tempo immemore il paesino di Storybrook.
In questo luogo, ignari del loro “vissero felici e contenti”, sopravvivono un ambiguo sceriffo (Jamie Dornan), una maestra elementare che non ricorda di aver vissuto con i sette nani (Ginnifer Goodwin), un grillo parlante che non riesce nemmeno a risvegliare la propria di coscienza e molti altri personaggi. Le loro vicende li vedono, in un continuo alternarsi di scene reali e fantastiche, scontrarsi con la Regina Cattiva, nonché sindaco del paese (Lana Parrilla); l’unico personaggio a conoscenza del tutto è Henry (Jared S. Gilmore), che guiderà la protagonista con l’aiuto di un libro di fiabe.

Nella stessa intervista, Horowitz continua dicendo che le storie trattate, che vengono prese in prestito sia dalla tradizione dei classici delle fiabe, sia dal colossale gruppo di miti e leggende del mondo antico, non sono affatto facili da legare fra loro in maniera omogenea, soprattutto per quando riguarda le sfumature e le caratterizzazioni dei diversi personaggi. Kitsis aggiunge che, da questo punto di vista, è stata di vitale importanza l’esperienza lavorativa avuta con Damon Lindelof e Carlton Cuse, che hanno insegnato loro “…che prima di tutto viene il personaggio, […] ed è questa la lezione che ci ha portati fin qui, che ci ha insegnato come raccontare questa storia.” .  Una storia che le due galline dalle uova d’oro di ABC covavano da circa otto anni, ma che avevano tanto a cuore da volersi dedicare ad essa totalmente, aspettando così la fine di Lost.
In ultima battuta aggiungono: “ Se Lost parlava di redenzione, ora Once Upon a Time parla di speranza”.

E le speranze sembrano davvero essere ben fondate, dato che, nonostante la pesante ombra del “fratello maggiore”, la neonata di casa ABC sembra difendersi molto bene, tanto che a circa due mesi di distanza dalla premiere americana, lo scorso 25 dicembre ha fatto capolino su FOX Italia, che la ripropone stabilmente da martedì 17 gennaio.

Chissà se questa volta il Lupo riuscirà a mangiarsi Cappuccetto Rosso…

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