Marvel's Daredevil

Daredevil, seconda stagione: l’era degli antieroi

L’anno scorso Daredevil ha rivoluzionato il genere supereroistico in televisione, dimostrando che anche questo tipo di prodotto può essere realizzato con maestria. Il 18 marzo 2016 Netflix ha rilasciato la seconda stagione, provando a confermare che la prima non era stato solo un colpo di fortuna.

Daredevil - antiheroes

Oltre all’ottimamente caratterizzato Matt Murdock, nella scorsa stagione il punto di forza di Daredevil era stato la presenza di Wilson Fisk. Per il secondo ciclo di episodi, gli autori hanno scelto di non affiancare più al protagonista un vero e proprio villain, ma invece hanno optato per due antieroi. L’antieroe è una figura nata nel teatro greco ma che negli ultimi anni ha avuto un grande successo. Si tratta di una personalità che spesso riesce a essere narrativamente più interessante. Essendo una sorta di via di mezzo fra un eroe e un cattivo, o a volte un semplice eroe con una morale corrotta, ha una caratterizzazione che può essere molto più profonda e ricercata rispetto allo stereotipo dell’eroe buono a tutti i costi o del cattivo malvagio per natura. Anche se lo stesso Daredevil è difficilmente identificabile nel classico eroe buono, nelle storie fumettistiche del Diavolo di Hell’s Kitchen sono presenti due personaggi che incarnano perfettamente questa definizione: Elektra e Punisher. La prima, Elektra Natchios, creata da Frank Miller all’inizio degli anni ’80, è stata da subito affiancata a Daredevil. Mentre il secondo, Frank Castle, è nato negli anni ’70 inizialmente come antagonista dell’Uomo Ragno ed è stato anche protagonista di molte storie personali. La scelta di inserire Elektra e Punisher nella serie Netflix ha immediatamente catturato l’attenzione dei fan, data la fama e il potenziale di questi due personaggi. A stagione conclusa, è facile affermare che i due antieroi ne sono stati il maggior pregio.

Seguono SPOILER dalla seconda stagione della serie, consiglio di fermarvi qui se non l’avete ancora vista e se non volete rovinarvi la sorpresa.

Punisher

La trasposizione di Frank Castle è stata assolutamente perfetta: gli autori, supportati da un’ottima performance dell’attore Jon Bernthal, hanno ricreato un personaggio complesso e semplice allo stesso tempo. Complesso perché si tratta di un soggetto con una morale contorta; e semplice perché a conti fatti, Frank è l’unico tra i personaggi principali della stagione a non subire un’evoluzione. Anzi, è lui che porta gli altri a evolvere, primo fra tutti proprio il protagonista Matt Murdock. I confronti verbali tra i due personaggi sono tra le scene migliori della stagione, con quello sul tetto nel terzo episodio, New York’s Finest, che secondo il sottoscritto è il punto più alto raggiunto dall’intera serie. Il confronto tra le ideologie etiche di questi due personaggi, la punizione mortale per i criminali di Punisher e la consegna alla giustizia di Daredevil, è un dibattito che ormai nelle sue diverse varianti fa parte della storia della nostra civiltà. E anche se nella serie è portato agli estremi, con gli omicidi violenti da una parte e la concezione religiosa dall’altra, è già riuscito nell’intento di portare gli spettatori a riflettere e a discuterne. Le puntate che si sono concentrate su Frank Castle, in particolare le prime quattro della stagione, grazie all’ottima caratterizzazione del personaggio e grazie al suo rapporto con il protagonista, sono secondo me quelle più riuscite.

Elektra

Dal quinto episodio a prendere il ruolo di seconda protagonista è Elektra. Anche se la sua fedeltà rispetto alla versione fumettistica non è perfetta, nella serie è stata un personaggio realizzato incredibilmente bene. Anche in questo caso la scelta di casting è molto azzeccata, l’attrice Élodie Yung ha aiutato a dare all’antieroina un fascino che ha pervaso il personaggio dall’inizio alla fine. Elektra, con il suo ritorno nella vita di Matt, è la persona che più ha influenzato il cambiamento del protagonista in questa stagione. L’arguzia della guerriera greca nei primi episodi in cui compare è il tratto comportamentale che colpisce maggiormente, e che la rende un personaggio interessante e mai banale. Dall’arrivo di Stick, la sua caratterizzazione subisce una svolta, che forse è un po’ troppo improvvisa ma che le dona una profondità che spazia dai tratti tipici da antieroe già descritti a quelli di personaggio emotivamente provato. La sua morte sul finale purtroppo è prevedibile e soprattutto dannatamente cliché, cosa che lascia un po’ l’amaro in bocca. Ma, escludendo quest’ultimo difetto, il personaggio di Elektra in sé è stato inserito nella serie molto bene. Sfortunatamente non posso dire lo stesso della storyline che ha portato con sé. Il secondo ciclo di puntate ha confermato come Daredevil brilli meglio con le trame più quotidiane e realistiche, come quella di Wilson Fisk nella scorsa stagione e quella dedicata al Punitore quest’anno. La storyline più mistica e ultraterrena, iniziata con il settimo episodio della prima stagione e proseguita principalmente dall’ottavo della successiva, ha mostrato secondo me qualche debolezza, principalmente perché non si sposa bene con i toni realistici, dark e “da strada” che la serie si è prefissata. A causa di combattimenti o scene che sembrano irreali, repentini cambi di comportamento poco giustificati, rivelazioni un po’ campate per aria come quella di Black Sky, o scelte poco azzeccate come quella di inserire la possibilità per i personaggi di sfuggire alla morte, nelle trame con protagonisti Stick, Elektra e la Mano Daredevil dimostra in alcuni casi di rientrare nei canoni di classici prodotti del genere dai quali si è orgogliosamente allontanata, dando prova invece di una certa qualità.

Infatti una storyline decisamente più convincente, per quanto breve, è stata quella che ha visto come protagonista Wilson Fisk. Io ero tra quelli che credevano, e anzi speravano, che dopo la perfetta chiusura della scorsa stagione l’arco narrativo del villain interpretato divinamente da Vincent D’Onofrio fosse concluso. Ma ammetto di essere rimasto soddisfatto dalla continuazione della sua storia nei nuovi episodi. In pochi minuti Kingpin ha dimostrato di essere ancora il grandioso personaggio che abbiamo conosciuto l’anno scorso, ci ha ricordato la sua incredibile imponenza e la sua capacità di dominare la scena, con il solo Frank Castle in grado di tenergli testa.

Daredevil

Ma tra antieroi e villain, non ci si può certamente scordare dell’eroe. Il personaggio di Matt Murdock è quello che ha avuto il percorso più tumultuoso in questa stagione. La conoscenza di Punisher prima, e il ritorno di Elektra poi, l’hanno portato a riflettere sul suo senso di giustizia. Il suo rapporto con l’antieroina greca in particolare ha danneggiato la relazione tra lui, Foggy e Karen, aggiungendo una trama molto fumettistica che vede l’eroe allontanarsi dai suoi legami più umani e terreni per concentrarsi su un bene superiore. La morte della guerriera è sicuramente l’evento più rilevante nell’evoluzione del protagonista, dato che lo porta, probabilmente solo in un momentaneo scatto d’ira, o forse per sempre, ad accettare senza problemi gli omicidi di Frank Castle ai danni dei ninja della Mano. Gli eventi di questa stagione hanno profondamente cambiato Matt, e sono molto curioso di vedere gli effetti nella sua caratterizzazione in futuro. In tutto questo trovo quasi inutile sottolineare la magistrale prova di Charlie Cox, che ha dimostrato nuovamente quanto sia perfetto per questo ruolo, sia nei panni di Matt Murdock che in quelli di Daredevil.

Infine, i due personaggi più umani, Foggy e Karen, anche in questa stagione hanno avuto delle storyline secondarie a loro dedicate. Come l’anno scorso, io sono dell’idea che queste due “spalle”, soprattutto l’avvocato, non funzionino molto bene da sole, ma dovrebbero essere utilizzate quasi esclusivamente come supporto a Matt o ad altri personaggi principali. La relazione d’amicizia fra i tre è stata una delle dinamiche migliori della scorsa stagione, perché rendeva questa parte della serie più “familiare” ed era più facile affezionarsi ai personaggi. Nell’ultimo ciclo di episodi questo rapporto è stato danneggiato dalla loro separazione, dovuta al già menzionato cambiamento di Matt, ma anche dalla iniziale relazione sentimentale fra quest’ultimo e Karen, che ha portato Foggy a fare quasi da terzo incomodo. Questa relazione è secondo me uno dei punti più bassi della stagione, principalmente perché è spuntata dal nulla se confrontata con le impressioni lasciate nella scorsa stagione, con Karen e Matt che non avevano accennato a un’attrazione reciproca e Foggy che era stato caratterizzato come un personaggio che si sarebbe ingelosito da una relazione come questa.

DD Fight

Ma i personaggi e la storia sono solo uno degli aspetti che caratterizzano la serie. Già l’anno scorso Daredevil aveva dato prova di eccellere anche nel lato tecnico, e la seconda stagione non è stata da meno. Anzi, gli autori hanno avuto più possibilità e più spazio per sperimentare. I combattimenti sono rimasti fra la scene più adeguatamente realizzate, con delle coreografie che ormai sono diventate quanto di meglio il genere possa offrire. In particolare hanno stupito gli scontri fra Daredevil e Punisher, che hanno contrapposto due rivali con una fisicità e uno stile di combattimento quasi opposti. Solamente il duello finale dell’ottavo episodio, fra Matt e un ninja della Mano infiltrato in casa del protagonista è risultato coreografato non al meglio, con la controfigura dell’avvocato chiaramente visibile. La regia della serie ancora una volta si è dimostrata di livello, regalandoci diverse inquadrature complesse ma suggestive sparse per tutta la stagione e aiutando l’ottima realizzazione dei combattimenti. Anche quest’anno ha spiccato una scena in particolare: mi riferisco al finto piano sequenza al termine del terzo episodio, che inizia in un corridoio per poi continuare su una rampa di scale e finire nel piano inferiore. Anche se, a causa dei numerosi tagli nascosti presenti, forse risulta meno fluido rispetto al celebre piano sequenza della stagione precedente, si tratta di un’impresa memorabile che ha avvalorato la maestria e la cura degli autori.

Nonostante non sia stata priva di difetti, ritengo che questa seconda stagione abbia riaffermato la serie come un prodotto di alto livello. Daredevil si è confermata con gran distacco come il miglior prodotto supereroistico degli ultimi anni, avvicinandosi all’eccellenza in tutti gli aspetti che la compongono. È stata una stagione più ambiziosa rispetto alla precedente, che ha scelto di espandere la sua mitologia e il numero di storyline e personaggi. Pur mantenendo dei toni dark, è diventata più “fumettistica” rispetto al quasi completo realismo con cui era stata presentata, probabilmente in vista del futuro crossover con le altre serie Netflix/Marvel.

Bullseye Comics

Proprio a causa del futuro crossover, la continuazione della serie è piuttosto incerta. Ma considerato il successo arrivato anche con la seconda stagione, è molto probabile che Netflix decida di continuare con una terza. Sicuramente ci sono molti spunti su cui basare la continuazione della storia di Daredevil: la trama di Wilson Fisk sembra essere fatta apposta per essere ripresa in una stagione successiva, quella della Mano è stata interrotta nel punto migliore, e da non sottovalutare è anche la presenza del Punitore che ora sicuramente richiederà molto spazio. Su quest’ultimo punto non è da escludere una serie personale dedicata a Frank Castle, anche se gli ultimi rumor che ne parlavano sono stati smentiti. Per quanto mi riguarda, mi piacerebbe vedere una futura terza stagione dedicata al personaggio di Bullseye, uno dei più storici e importanti villain di Devil, che ha una storia collegata strettamente anche a Punisher e Kingpin. Se realizzato bene, è un personaggio dal potenziale enorme, in grado di sconvolgere gli eventi come nessuno dei precedenti ha fatto. In qualsiasi caso, ora non ci resta che rimanere in trepidante attesa per l’eventuale futura stagione, per la quale troverete sicuramente un’altra recensione sul blog.

Luigi Dalena

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Luigi Dalena

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Producer pubblicitario. Blogger itasiano dal 2013. Maniaco dell'ordine e dell'organizzazione. Appassionato di videogiochi, tecnologia, astronomia, cinema e soprattutto serie TV. Apprezzo qualsiasi genere, ma ho un debole per sci-fi e fantasy. Una volta guardavo di tutto, ma poi ho lentamente ristretto i miei gusti spostandomi quasi esclusivamente sulle serie britanniche e sulle cable statunitensi. Più sono brevi, meglio è.
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