Cinema

Batman v Superman: Dawn of Justice – La Recensione

Inizia così la febbre, che rende film potenzialmente buoni…film disastrosi.

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Era il 2013 quando, nelle sale cinematografiche, debuttò L’Uomo D’Acciaio, per la penna di David S. Goyer (Dark CityBlade Trinity) e la regia di Zack Snyder (300; Sucker Punch). Primo film di una potenziale trilogia incentrata su Superman – questa volta interpretato dall’inespressivo Henry CavillL’Uomo D’Acciaio segnò da subito una grave frattura nell’apprezzamento del pubblico e della critica, generando di conseguenza un pessimo passaparola che influì negativamente sul guadagno della pellicola. La Warner Bros., ovviamente, corse ai ripari e fece ciò che molti si aspettavano: inserì Batman nel sequel come “guest star” (con il volto di Ben Affleck) e decise trasportare al cinema il “vs” più ambito di sempre. Batman e Superman si sarebbero scontrati per la prima volta su grande schermo e questo (qualcuno ne dubitava?) avrebbe portato molti soldini alla nota major americana. Non contenti – d’altronde alla sceneggiatura c’era ancora un certo Goyer – diedero una brusca frenata al progetto e assunsero un nuovo sceneggiatore con il compito di riscrivere la storia progettata da Snyder e soci: un certo Chris Terrio, reduce dell’Oscar alla Miglior Sceneggiatura per Argo, nonché amico dello stesso Affleck. Nel giro di pochi mesi, il progetto mutò di nuovo e venne ribattezzato Dawn of Justice, trasformandosi così nel trampolino di lancio per l’intero DC Cinematic Universe e per i successivi film sulla Justice League.

Ecco quindi, dopo tanta attesa, la sinossi ufficiale rilasciata dalla Warner Bros.: “Temendo che le azioni di un supereroe dalle caratteristiche quasi divine siano incontrollate, il formidabile e forte vigilante di Gotham City si scontra con il più venerato e moderno salvatore di Metropolis, mentre il mondo lotta per capire di che tipo di eroe ha veramente bisogno. E con Batman e Superman in guerra tra di loro, una nuova minaccia emerge velocemente, mettendo l’umanità nel pericolo più grande che abbia mai conosciuto.”

Sequel de L’Uomo d’Acciaio? Cross-over? Ennesimo reboot dell’uomo pipistrello? Cos’è Batman v Superman: Dawn of Justice?

Seguono SPOILER dal film, consiglio di fermarvi qui se non l’avete ancora visto e non volete rovinarvi la sorpresa.

Uno spot pubblicitario.

Detta in maniera schietta – al pari dell’imbarazzo provocato dalla visione del film – Batman v Superman: Dawn of Justice è questo e nulla più: un’accozzaglia schizofrenica di easter eggs e citazioni per i fan dei fumetti. Due ore e mezza di videoclip montate alla bene meglio, senza alcun riguardo per una struttura logica o per l’intelligenza degli spettatori. Il fulcro e gli intenti del film vengono chiariti, senza neanche troppi giri di parole, nella scena in cui il personaggio di Wonder Woman (Gal Gadot) skippa le clip su Cyborg (Ray Fisher), Aquaman (Jason Momoa) e Flash (Ezra Miller). Batman v Superman: Dawn of Justice non è altro che un trailer di ciò che verrà in futuro. Si parlava di amore per i fumetti? Mai si potrebbe usare espressione più inesatta! Qui il vero e unico motore del film sono i soldi e la crew non si preoccupa nemmeno di mascherarlo.batman-v-superman-dawn-of-justice-bat-signal

Per il resto cosa abbiamo visto? Una prima ora di preambolo che regala bei momenti e situazioni inedite nel genere supereroistico, seguita da una seconda metà confusionaria e mal realizzata che sembra venire da tutt’altro film, tradendo addirittura le premesse introdotte con i conflitti iniziali.

Ma, in soldoni, cosa non va?

Batman v Superman: Dawn of Justice inizia con il botto, grazie a un prologo avvincente ed efficace incentrato sulle origini di Batman e sulle ragioni per cui è così “incazzato” (passatemi il francesismo) con Superman. Snyder evita la ripetitività e ci regala una rilettura della storia dell’uomo pipistrello più “fumettosa” e onirica, per poi lanciarci in una folle corsa a bordo della jeep ultimo modello di Bruce Wayne per le vie di Metropolis durante il terribile scontro fra Superman e Zod, dove assistiamo inermi al conflitto fra due divinità così lontane e così “sorde”. In dieci minuti vediamo delineate alla perfezione le due tematiche centrali del film, in un tripudio di immagini spettacolari che farebbe invidia anche all’intro cinematografica di Watchmen (titolo che ritornerà più volte in questo film, con esiti non sempre così positivi): la nascita dell’eroe e del suo senso di giustizia e il conflitto fra l’uomo e dio, in questo caso incarnato nella figura messianica di Superman. Cosa o chi definisce etiche e giuste le scelte di un dio? Chi può controllare un dio? Ma, soprattutto, abbiamo realmente bisogno di un dio che svolazza per le strade in calzoni e mantella a imporre la sua verità sopra la nostra legge? Interrogativi forti, direttamente ispirati a un certo tipo di narrativa supereroistica introdotta negli anni ’80 a seguito della “british invasion” (Alan Moore, per fare un nome a caso); peccato che il tutto si sgonfi – dopo una prima ora di film veramente buona – in un deliro di scene e situazioni ridondanti e slegate fra loro, che minano seriamente l’attenzione e la pazienza dello spettatore. Non c’è logica, né ci sono legami tematici fra una sequenza e l’altra; la pellicola precipita in un disastro di scazzottate indecenti ed effetti visivi mal riusciti. Snyder, come suo solito, non riesce ad accarezzare un’idea di estetica più pulita e reale. Tutto è “plasticoso”, finto e i colori si mescolano fra loro creando un gran trambusto (basti vedere l’orribile battaglia finale con Doomsday o l’inseguimento centrale con la bat-mobile). E dire che, solo nel 2015, sono state impartite due lezioncine di cinema niente male sull’uso degli effetti visivi e sulla loro integrazione con gli ambienti reali. Avevano il nome di Mad Max: Fury Road e Star Wars: Il Risveglio della Forza: chissà che Snyder non li recuperi prima o poi.

Chi temeva che il film avrebbe sofferto di un sovraccarico di personaggi, aveva visto giusto. Sono troppi, davvero, e nessuno di loro riceve mai il giusto grado di attenzione per elevarlo al di sopra di semplice macchietta da sfondo. Wonder Woman e Lex Luthor ne sono un esempio: quasi forzata (se non addirittura ingiustificata) la presenza della prima, e caricaturale, al limite dell’accettabile, la presenza del secondo. In questo modo, la “Principessa delle Amazzoni” perde spessore e un qualsivoglia appiglio al “femminismo attivo” voluto dai suoi creatori (inoltre si sa, Snyder ha il dono di imbruttire tutte le sue donne), mentre il “super genio del male” Lex Luthor si trasforma magicamente nel classico villain da B movie anni ’60 con zero caratterizzazione e ancor meno intelletto (sul serio, nel 2016, dobbiamo ancora sorbirci la parabola dello scienziato pazzo che crea il suo mostro personale? E, non contento, attua il piano più vecchio del mondo sequestrando la mammina spaurita dell’eroe per ricattarlo? Con tanto di orologio per segnare il tempo!). Superman in tutto questo è relegato a semplice figura scandalistica da TG, perdendo completamente il suo lato umano; al contrario, abbiamo un’ottima analisi del personaggio di Batman/Bruce Wayne. Ma questo, da titolo e premesse, non è un film su Batman.

batman-v-superman12-1000x600Il conflitto del titolo è ben preparato nella prima metà del film, dove seguiamo le paranoiche premonizioni di Batman, in un susseguirsi di sogni e deliri che rimandano direttamente a certe fobie attuali legate ai social network e al terrorismo mediatico. Batman è un uomo spaventato, da sé stesso e dagli altri, un vero e proprio demone della notte che sembra aver smarrito il senso della propria missione. È terrorizzato dal diverso, e non si preoccupa di scoprire se queste paure provengono dalla sua cecità o dalle azioni dell’altro. Nonostante le premesse, purtroppo, ogni parvenza di realismo e serietà si perde nella risoluzione dello scontro optata dagli sceneggiatori, che decidono di usare il nome della madre adottiva di Superman – Martha – per riappacificare i due eroi. Questo nome assume una doppia valenza: per Batman è il nome della madre che non ha mai potuto salvare, mentre per Superman è il simbolo della sua umanità. Se anche dio ha una madre allora forse non è così lontano da noi. Scelta coraggiosa, inedita, ma che nel minutaggio totale della pellicola trova lo stesso spazio di una virgola; in questo modo la scena perde enfasi e profondità. In sala è scappato più di un sorrisetto.

Meriterebbe un capitolo a parte l’intera sequenza finale dedicata allo scontro con Doomsday. Al di là dell’estetica del mostro – orrida e posticcia – e della sua inutilità ai fini della trama, lo spettatore è obbligato ad assistere a un lungo replay della battaglia finale de L’Uomo D’Acciaio, questa volta con guest star Batman e Wonder Woman. Non si può costruire un’ora e mezza di film sulla fobia di massa creatasi nei confronti della figura di Superman e poi, giusto nel finale, mostrare folle infinite piangere sulla tomba del kryptoniano dopo che questi e i suoi super amiconi gli hanno distrutto casa una seconda volta. Parodistici i tentativi scelti da Snyder per “scusarsi” degli errori del primo film: il personaggio di Harry Lennix, il militare amico di Superman, ripete almeno tre volte nell’arco di pochi secondi che la città in cui si svolge il combattimento è stata evacuata, per evitare che pubblico e critica si lamentino ancora una volta delle vittime innocenti che Superman si lascia alle spalle. Una soluzione ridondante e inverosimile: alzi la mano chi crede che nel giro di due minuti si possa evacuare una metropoli al pari di New York? Ovvio, di due minuti non si tratta, ma il montaggio approssimativo della pellicola lascia fraintendere anche i passaggi temporali.

Tralasciando quindi il lato estetico della regia di Snyder, per il sottoscritto l’opposto di “visionaria”, la maggior parte dei problemi del film andrebbero rintracciati nella sceneggiatura. Anche qui è difficile capire a chi attribuire la colpa (sempre che sia necessario), in quanto si nota moltissimo la stonatura fra due stili di scrittura così differenti come quelli di Goyer e Terrio. Per dire, la prima metà del film, o almeno una buona parte di essa, sembra scritta da Terrio tante sono le chiavi di lettura politico-culturali presenti (in una vecchia intervista lo sceneggiatore aveva detto di essere appunto maggiormente interessato a questo aspetto piuttosto che al mero scontro fra i due supereroi), mentre la seconda – quella che, a mio parere, manda completamente in vacca le ottime premesse del film – ha tutti i difetti del Goyer sceneggiatore. Un grave aspetto della sceneggiatura di Batman v Superman: Dawn of Justice, insieme agli altri problemi precedentemente elencati, è sicuramente l’incoerenza nello stile di scrittura.

Sul fronte cast, Ben Affleck e Jeremy Irons sono sicuramente i due gioielli della pellicola. Il loro rapporto è ben costruito, in un botta e risposta continuo fra il carattere cinico dell’uno e l’ironia sottile e british dell’altro. Henry Cavill, ancora una volta, non riesce a trasmettere alcuna profondità al suo Superman: è uomo o dio? Nessuno dei due, piuttosto un semplice ragazzone tutto muscoli e poco cervello. Gal Gadot, contro ogni aspettativa, è la Wonder Woman che tutti sognavano e pure Jesse Eisenberg si comporta benissimo, purtroppo schiacciato da un personaggio davvero troppo stereotipato. Il resto della Justice League appare solo per pochi secondi, rendendo quindi difficile una valutazione; quel che è certo è che Ezra Miller promette molte gioie con il suo Flash.BvS01

La sostanza è che Batman v Superman: Dawn of Justice non funziona come dovrebbe, tanto da rendere irrisoria la competizione con la controparte Marvel. Siamo di fronte a una grandissima occasione mancata. Per le tematiche introdotte e certi spunti stilistici, avrebbe realmente potuto fare la differenza nel vasto panorama dei cinecomics odierni: avrebbe, se solo i suoi autori fossero stati in grado di sostenere il peso che si erano caricati sulle spalle. Un errore simile, in un contesto parecchio differente, è stato commesso proprio l’anno scorso dalla Marvel con Age of Ultron, un altro film dalle ottime premesse tutt’altro che riuscito. Rimanendo in area di cinecomics, Snyder e soci dovrebbero forse riguardarsi gli X-Men diretti da Bryan Singer, dove vengono percorsi sentieri paralleli a quelli di Batman v Superman: Dawn of Justice ma con esiti ben più rosei e interessanti.

Di buono ci sono Batman e Alfred. Stanchi, disincantati, sporchi e musoni. Batman è pure cattivello e picchia pesante, marchiando addirittura i suoi malcapitati con il simbolo del pipistrello. Inoltre, le scene oniriche che lo accompagnano sono davvero efficaci e forti di un certo gusto più spiccatamente “horror”. Interessanti anche gli interrogativi sollevati sulla figura del supereroe e sul senso della giustizia che dovrebbe accompagnarlo, purtroppo scaduti in un nulla di fatto.

In sostanza, i problemi de L’Uomo D’Acciaio sono ancora una volta presenti se non addirittura amplificati. Snyder è Snyder, e il suo ideale di cinema non sarà mai compatibile con il mio ideale di cinema, ma a questo giro era in dovere di osare di più o, in alternativa, passare la palla a qualcun’altro. Resta la curiosità di vedere come si evolverà il DC Cinematic Universe, soprattutto con nomi come Patty Jenkins (Wonder Woman), David Ayer (Suicide Squad) e James Wan (Aquaman). I loro film rischiano di risultare più interessanti della trama principale e dei vari film sulla Justice League, per il momento nelle mani di Snyder.

Batman v Superman: Dawn of Justice resterà, a conti fatti, un brutto film apprezzato da una piccola fetta di “secchioni” dei fumetti e odiato dal resto del pubblico. Tolti gli ottimi Batman e Alfred e i richiami alla rilettura supereroistica dei fumetti anni ’80, ciò che resta è un minestrone insipido e senza identità. Un polpettone senza amore e “senza cuore” (come ha fatto notare un certo Kevin Smith) che fatica a scegliere la sua strada.

E voi, cosa ne pensate?

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lost2010

Itasiano grazie a Lost e X-Files dal 2009 e blogger dal 2014. Tentata (ma presto abbandonata) la via delle Scienze Umane e dell'Antropologia, mi sono lanciato nella Grafica Pubblicitaria, studiando contemporaneamente Sceneggiatura per Fumetto. Sono un nerd a 360 gradi, mastico di tutto. Pur conservando una certa predilezione per la fantascienza e il soprannaturale.
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