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Doctor Who: la lenta parabola di River Song

ATTENZIONE: il seguente articolo contiene SPOILER dalla quarta alla settima stagione di Doctor Who.

L’idea per scrivere questo articolo mi è stata suggerita indirettamente dal prezioso commento di un utente, nei meandri del forum di ItaSA. Ora, non ricordo né chi fosse questa persona né le esatte parole che usò – se sei ancora là fuori rivelati nei commenti, o ignaro suggeritore! – ma la frase che mi colpì suonava più o meno in questo modo: “Io non ho mai visto il Dottore poi così preso da River Song. Vive questa storia semplicemente perché sa che deve averla.
Pausa. In un primo momento aggrotto le sopracciglia, arriccio un labbro (immaginatevi la faccia di una persona estremamente sgradevole), faccio scorrere la rotellina del mouse verso il basso e passo oltre. Poi però, non molto tempo dopo, quelle parole tornano a ronzarmi nella testa come un insetto fastidioso, come un tarlo insistente che si fa strada nel mio cervello finché non mi decido a concedergli le attenzioni che merita. Scartabello mentalmente fino al giorno incriminato e provo a fare mente locale sulla pagina internet, già troppo annebbiata perché le mie limitate capacità informatiche mi permettano di ritrovarla a colpo sicuro. Rifletto. Invece di acquietarsi, il ronzio aumenta di intensità finché alla stolida affermazione

River Song.

River Song.

“Che sciocchezza, il Dottore ama River Song” mi rispondo, in un monologo interiore: “E perché avrebbe dovuto?
In questo momento, vorrei poter disporre dell’espressività sopracciliare di Peter Capaldi per descrivere lo stupore di fronte ad un pensiero come quello che mi accingo ad esplorare. Per un istante mi sento quasi blasfemo, nel dubitare di un personaggio che avevo amato fin dalla sua prima, sfolgorante apparizione. Riflettendoci, mi accorgo che forse ciò che più mi piaceva e mi è piaciuto di River Song era l’idea, la promessa di ciò che il suo personaggio sarebbe dovuto diventare. Solo a posteriori mi rendo conto di come parte di quella promessa possa essere andata tradita nel corso degli anni e delle stagioni. Decido quindi che devo assolutamente scriverne.

Il primo incontro con River avviene nel doppio episodio Silence in the Library / Forest of the Dead (4×08-09. Cliccate QUI per il bell’articolo di jogi__ su questi due importanti episodi). In questo frangente troviamo il decimo Dottore (uno straordinario David Tennant) impegnato a risolvere il mistero che circonda la più grande Biblioteca dell’universo, talmente estesa da occupare un pianeta intero. Per quanto riguarda la presentazione di River, cito interamente l’ottimo jogi__ dall’articolo di cui sopra:

[…] Scopriamo che è stata lei a chiedere al Dottore di andare nella Biblioteca, che possiede un cacciavite sonico e che porta con sé un diario – con una copertina simile al TARDIS – nel quale sembra tenere nota di tutte le sue avventure con il Dottore. Discutendo con il Signore del Tempo, si accorge che lui è molto giovane e rimane turbata quando si rende conto che il Dottore non sa chi lei sia.
Nel corso delle due puntate scopriamo dunque che River è una futura compagna del Dottore: ci troviamo in un punto del tempo in cui lei ha vissuto con lui, ma lui non con lei. […] Sembra conoscere anche cose fuori dall’ordinario, come per esempio future funzionalità del cacciavite sonico, il fatto che il TARDIS possa essere aperto dal Dottore con uno schiocco di dita e, soprattutto, conosce il più grande segreto dell’ultimo Signore del Tempo.

Se da un lato dobbiamo fare i conti con lo spaesamento di Ten di fronte ad un personaggio così misterioso, e che sembra legato a lui a doppio filo, dall’altro è proprio River a prendere spesso le redini dell’azione e a sorreggere il manipolo di sopravvissuti anche quando il Dottore sembra in difficoltà. Anche prima di conquistare definitivamente la sua fiducia, sussurrandogli all’orecchio il suo più grande segreto,

River incontra il decimo Dottore.

River incontra il decimo Dottore.

River si comporta con il Dottore come una vera companion, richiamandolo quando è necessario smussarne gli angoli e dimostrando di avere una profonda conoscenza del Signore del Tempo.
Nel commovente finale, sia il Dottore che gli spettatori vengono toccati nel profondo dalla sua accorata richiesta di non provare a viaggiare nel tempo per tentare di salvarla. Tutto questo pur di mantenere inalterato ogni ricordo, ogni momento passato insieme nel passato di River e nel futuro del Dottore.

“Certi giorni sono speciali. Certi giorni sono fortunati.
Perché in quei giorni nessuno muore.
Una volta ogni tanto, un giorno su un milione, quando il vento soffia nella direzione giusta e il Dottore risponde alla tua chiamata… tutti vivono.”

In queste ultime parole di River è lampante il richiamo a “Everybody lives!” (1×10, The Doctor Dances), momento topico del nono Dottore. Si conclude qui quella che per me resta la migliore apparizione di River Song in tutta la serie.

Poi arrivano le note dolenti.
In Silence in the Library / Forest of the Dead, River appare come una donna forte, indipendente e che possa elevarsi al pari del Dottore. Tenergli spiritualmente testa, stare al suo fianco come sua eguale e, da ciò che lascia intuire a Ten, anche compagna di vita. Mano a mano che la sua figura diventa sempre più centrale nelle trame di stagione dell’undicesimo Dottore, trovo che quest’immagine vada via via sgretolandosi ogni volta che compare in un episodio successivo.
Nella sesta stagione scopriamo che è stata rapita quando era in fasce e cresciuta al solo scopo di uccidere il Dottore, e che ha vissuto la sua intera esistenza in preparazione di quel momento (6×08, Let’s Kill Hitler). Quando questi si trova in punto di morte decide di consumare la sua intera energia rigenerativa per salvargli la vita, pur conoscendolo a malapena. A questo punto sceglie di diventare archeologa per… scoprire di più sul conto del Dottore.

Il matrimonio di River Song.

Il matrimonio di River Song.

E poi viene costretta ad attentare alla vita del Dottore. Di nuovo. Si rifiuta e rischia di far saltare in aria l’intero universo.
E qui arriviamo a quello che secondo me è un punto chiave dell’intero postulato: The Wedding of River Song (6×13), episodio in cui River ed il Dottore si uniscono in matrimonio. Drizziamo le orecchie, perché l’unico motivo per cui Eleven acconsente a tale unione non è il suo grande amore per lei, o il suo desiderio di passare la vita con River Song, ma convincerla a riportare l’universo alla sua condizione originaria. L’atto del matrimonio non più come manifestazione di un sentimento assoluto, ma come mezzo per raggiungere uno scopo altro che con l’amore per la donna River Song non ha niente a che vedere.
Faccio una pausa, infervorato dalla piega che questo articolo sta prendendo. Armato di tastiera e parole chiave, mi accingo a setacciare il web alla ricerca di qualcosa che possa suffragare o almeno favorire la mia tesi. Infine eccolo: redatto a quasi un anno esatto di distanza da oggi, mi imbatto in un articolo che cerca di dimostrare pressoché la stessa cosa. Veleggio lungo il testo (la rotellina del mouse scorre di nuovo imperiosa), mi rincuoro per l’ennesima conferma che le affinità elettive esistono, e mi inchino di fronte alla chiarezza espositiva di Emily Asher-Perrin.
Traduco un estratto a grandi braccia:

“Ogni volta che ci viene mostrato qualcosa di più sul suo conto, ci viene restituita l’immagine di una donna interamente definita dal suo rapporto con una singola persona, nello specifico con un singolo uomo. E anche se il Dottore prova chiaramente qualcosa per River, quei sentimenti non sono neanche lontanamente paragonabili ai suoi ed ugualmente profondi. River sta mettendo tutta sé stessa e (letteralmente) tutta la sua energia vitale nelle mani di un uomo che non ricambia i suoi sentimenti con la stessa passione. Questo ci lascia una River sminuita, molto svalutata rispetto a ciò che ci era sembrata in principio: un’avventuriera con una propria vita e i propri sogni, una persona che il Dottore potesse rispettare ed accettare al suo fianco.”

Epifania. Poche righe per rendere manifesto quel che io sto cercando di spiegare da due pagine.
Ed ecco allora che torniamo a quel “Il Dottore vive questa storia semplicemente perché sa che deve averla” dal quale eravamo partiti. A quel bacio d’addio in The Name of the Doctor (7×13) che sembra così sbagliato. Colmo di promesse non mantenute.
Proprio come nel romanzo di Melody Malone in The Angels Take Manhattan (7×05): una volta che sai cosa sta per succedere, esso deve accadere.
Esagerato pensarlo?

 

Fonte: tor.com

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Carlo Zagagnoni

Specializzato nello scoprire serie con tardiva colpevolezza e nel compiere maratone impossibili per riportarmi al passo con i tempi. Amo il fantasy duro e crudo, i Cavalieri Jedi e tifo per i cattivi che perdono sempre. Vivo per i libri. Sono blogger su ItaSA dal 2015. Da quando ho ricevuto il mio cacciavite sonico non sono più lo stesso.

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