Lost

E se Lost fosse una fiction?

Mi trovo qui col laptop davanti a scrivere di un qualcosa di cui potrei benissimo vergognarmi. O di cui potrei andare orgoglioso. La vergogna potrei sentirla per aver trascinato i miei genitori in tunnel nel quale, almeno per ora, non vedono la fine. All'opposto potrei essere contento per averli strappati alle terribili grinfie della fiction italiana. Ma se la fiction fosse diversa da com'è adesso?

Neanche un mese fa mi chiesero se avevo niente da far vedere loro, qualche dvd, qualche coso a caso. Il motivo era che la programmazione di Rai1era andata in vacanza, probabilmente davano Shall We Dance, su Rai2 forse NCIS, Rete4 dava una qualche serie francese, Canale5 non va preso in considerazione, tranne quando va in onda Gabriel Garko; Italia1 è semplicemente fuori target per loro.

Azzardai a proporre il boxset della prima stagione di Lost, l'avessi mai fatto. Come ho detto non è passato neanche un mese e dalle esplosioni sulla spiaggia siamo passati agli oscuri passati dei protagonisti; da una misteriosa botola ad un certo prete nigeriano.

Penso solo che nel prossimo episodio che avranno da affrontare faranno la conoscenza di tale Henry Gale, quello con quella bella voce, penseranno. Ebbene sì, lo guardano doppiato.

In tutto fanno quaranta episodi in tre settimane, per farvi un esempio: mercoledì scorso era appena morta Shannon, il giorno dopo li ritrovai davanti al televisore che assistevano alla truffa di Sawyer ai danni di Cassidy. Mi ero accorto di aver creato un mostro; due mostri, per la precisione.

Giusto per mettere le cose in chiaro, non voglio descrivere i miei genitori come due tonti assuefatti dalla tv italiana, ci mancherebbe. Quello che ho più a cuore nel raccontare del loro coinvolgimento per questa serie è affermare che anche noi italiani possiamo capire e apprezzare prodotti di questa qualità.

Mi piace provocarli e mettere in evidenza le lacune boiate di alcune fiction che guardano solitamente. Adesso possiamo invece fare una discussione seria e parlare di dialoghi, musica, sceneggiatura e recitazione. E questa volta siamo tutti d'accordo.

Stavolta sono stati messi alla prova, sono stati sfidati; a dimostrazione che lo spettatore italiano non è inferiore al coltivatore di granturco del Nebraska. Non siamo poi così scemi. Qualche tempo fa in Germania andava in giro un tizio che diceva: «Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.»

Troppo complicato per gli italiani, troppo complicato per gli italiani, troppo complicato per gli italiani, troppo complicato per gli italiani, troppo complicato per gli italiani…

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Chris Bernard

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