Siamo lieti di presentarvi Stranger Things, la vostra nuova ossessione.
TRAMA E INFORMAZIONI
1983. Indiana. Hawkins. Sembrava una sera come tutte le altre per Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin) e Will (Noah Schnapp). Gli amici di sempre, impegnati in una incredibile partita di Dungeons & Dragons, ignoravano cosa riservava per loro il futuro. La loro preoccupazione più importante era come affrontare il Demogorgon. Al termine della partita, ognuno ritorna a casa, ma nessuno poteva immaginare che quella sarebbe stata l’ultima sera di Will con i suoi amici. La madre (Winona Ryder) e il fratello (Charlie Heaton) credevano che il figlio fosse insieme a Mike, ma così non è: Will è scomparso, sparito. Insieme alla sua scomparsa, arriva una bambina (Millie Brown), che sconvolgerà la vita dei protagonisti. 99 volte su 100 il bambino scomparso è con un conoscente, ma cosa può accadere per la restante percentuale? Cosa può accadere 1 volta su 100?
Tutta la serie è già disponibile su Netflix dal 15 luglio. La prima (per ora unica) stagione è composta da 8 episodi di circa 50 minuti. Il cast, oltre ai già citati, annovera David Harbour, capo della polizia, Natalia Dyer, Cara Buono e Matthew Modine. Tra i produttori esecutivi troviamo i fratelli Duffer, Shawn Levy e Dan Cohen.
IMPRESSIONI SUL PILOT
Stupendo, meraviglioso, coinvolgente. Non sto ripetendo le emozioni suscitate dalla ragazza che osserva il centro storico di Matera durante lo spot Treccani. Il pilot è una ventata di aria fresca. Non è ripetitivo, è piuttosto originale. È un’enorme poesia d’amore per gli anni ’80, visibile anche per quelle ambientazioni rétro, un po’ kitsch e un po’ bizzarre, che hanno fatto la fortuna di serie come Twin Peaks. La fotografia è eccezionale. L’illuminazione scura, simbolo del male che avanza, è ben presente. Lo stile delle riprese rende l’azione più frenetica e, nonostante il genere, non sono presenti momenti jumpscare. È un punto a favore dell’episodio: gli autori non vogliono impressionare il pubblico. Vogliono raccontare una storia nel modo più lineare possibile, utilizzando l’approccio del testo narrativo che si impara fin dalla scuola elementare: inizio, sviluppo, conclusione. La storia è semplice e la si segue facilmente. Il gruppo di ragazzi che riesce a passare dieci ore seduti a giocare D&D ricorda un po’ quei ragazzi del film I Goonies di Richard Donner. Sono tante le citazioni al cinema degli anni ‘80, tra cui Risky Business e Star Wars, giusto per rievocare ulteriormente l’effetto nostalgia. La colonna sonora gioca un ruolo fondamentale. Sembra tratta direttamente da qualche episodio della serie classica di Doctor Who. Anche la musica non originale (di cui è disponibile una playlist qui, ma occhio agli spoiler) gioca un ruolo fondamentale: The Clash, New Order, Toto… sono solo alcuni dei gruppi musicali presenti. La sigla è un tuffo nel passato, con quel sintetizzatore che la fa da padrone. Tuttavia, ciò che ho appena descritto è solo una piccola parte della serie, un ottimo contorno. I bambini sono la vera colonna portante. Trascinati dagli eventi, i ragazzi non si fanno emozionare, anzi solo loro a emozionare noi. Millie Brown è bravissima. La sua recitazione nasconde perfettamente i suoi 12 anni, sembra un’adulta nel corpo di una bambina. È una vera sorpresa. Winona Ryder, invece, stupisce tutti. Dopo una buona prova in Show Me a Hero, qui si supera. Il dolore che prova per la scomparsa del figlio è reale, è vivo. Un’interpretazione credibile, passionale, che mette tutto il resto in secondo piano. Lo spettatore partecipa al suo dolore, si immedesima e si fa trasportare.
Consiglio la visione a tutti gli irriducibili fan degli anni ’80, anche per coloro che, per questioni di età, non hanno potuto vivere sulla propria pelle quei fantastici anni. Gli stili fantasy e fantascientifico sono ben presenti. Si potrebbero osservare dei parallelismi con la serie Fringe, sicuramente qualche tratto familiare i fan lo coglieranno. Gli otto episodi non sono pesanti e non cadono mai nel banale. Lo stile con cui questi vengono presentati, con quel Chapter One a tutto schermo, rievocano la suddivisione tarantiniana dei film in parti, come ad esempio Kill Bill. Per evitare, tuttavia, di cadere nel citazionismo forzato, gli otto episodi sono otto capitoli di un bel libro. Otto capitoli frenetici, mai tediosi e soprattutto divertenti, essendoci anche spazio per qualche momento felice. Insomma, un libro da leggere tutto d’un fiato.
IL TRAILER
A questo link trovate i sottotitoli per il primo episodio. Mi raccomando, date una chance a Stranger Things. Buona visione!
Francesco M. Conte
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