Bentornati con un nuovo appuntamento della rubrica “Il Fondo del Barile”. Questa volta nel mirino ci è finita Shadowhunters, serie conclusa e già rinnovata dal canale Freeform con ben venti episodi. E io già tremo.
La saga di Cassandra Clare sembra non avere una gran fortuna nell’adattamento: prima ci hanno provato con il film The Mortal Instruments: Città di Ossa che poteva davvero avere un futuro, ma, nonostante un cast decente, la sceneggiatura ha preso una piega bizzarra e il risultato è stato un flop clamoroso. Dopo un protrarsi infinito sulla data del sequel, è arrivata la notizia che non ci sarebbe stato nessun nuovo film ma che sarebbe diventata una serie TV per l’allora ABC Family. Le prime notizie sulla trama e sugli stravolgimenti di personaggi e storia non facevano ben pensare e anche l’arrivo di trailer e promo non dava le migliori speranze; ci abbiamo creduto davvero nonostante le premesse e a gennaio è arrivata. Il mio verdetto si può riassumere così: non ci siamo proprio!
Conosco molto bene la saga cartacea a cui la serie si ispira, per cui perdonatemi se ci sarà qualche paragone, ma non ne posso fare a meno. Ci tengo anche a precisare che ciò che segue è soltanto il mio pensiero al riguardo, so bene che ad alcuni potrà piacere e potranno sentirsi offesi, ma… Che si odi o che si ami, purché se ne parli, no?
[Se non siete in pari, non proseguite oltre, ci saranno spoiler su tutta la stagione]
Prima di partire, vorrei spendere due parole sulla trama: il giorno del suo diciottesimo compleanno, Clary Fray (Katherine McNamara) scopre di fare parte di una stirpe di cacciatori di demoni, a seguito della scomparsa di sua madre Jocelyn (Maxime Roy). Quando un demone rintraccia la ragazza e cerca di ucciderla, arriva in suo soccorso Jace Wayland (Dominic Sherwood) con i fratelli Alec (Mattew Daddario) e Isabelle “Izzy” Sophia Lightwood (Emeraude Toubia), la quale Clary aveva già visto qualche ora prima in un locale. La protagonista viene catapultata in un mondo sconosciuto, tra angeli, demoni, vampiri, fate e stregoni. Ad aiutarla a scoprire la verità ci saranno anche il suo migliore amico Simon Lewis (Alberto Rosende), Luke Garroway (Isaiah Mustafa), un vecchio amico della madre, e il misterioso Magnus Bane (Harry Shum).
La stagione segue le vicende raccontate nei primi due libri della saga Città di Ossa e Città di Cenere (secondo gli sceneggiatori almeno, io avrei qualche obiezione al riguardo). Credetemi quando vi dico che la saga ha tantissimo materiale da cui attingere, la scrittrice ha infatti saputo creare una mitologia ricca e variegata, tanto che dopo la saga principale ne sono arrivate altre ambientate sia prima che dopo The Mortal Instruments. Ora, nessuno pensava di ritrovare le stesse parole dei libri sullo schermo, ma le cose essenziali sì e questa smania di voler a tutti i costi trovare il modo di sorprendere anche lo spettatore che conosce la saga più delle sue tasche, ha portato la sceneggiatura a livelli di trash con situazioni al limite del ridicolo. Per non parlare poi della scelta di stravolgere completamente il carattere dei protagonisti. Qualche esempio? Nei libri Alec non vuole ammettere di essere innamorato di Jace, il suo parabatai, e ci mette tantissimo a dichiarare apertamente il suo amore per Magnus. Altro che la scena del penultimo episodio con un Alec che non solo si dichiara a Magnus ma lo fa davanti a tutti, compresi i suoi genitori. Oppure Jace, che nei libri è estremamente restio a mostrare qualsiasi sentimento, nella serie si scambia il primo bacio con Clary nell’Istituto e davanti a tutti.
Certe scelte sono discutibili perché stravolgendo il personaggio si rischia di non avere lo stesso risultato che invece nella saga cartacea è il motore di tutte le vicende. E in questo caso parlo del legame tra Jace e Clary, che riceve uno stop enorme nel momento in cui i due ragazzi scoprono di essere fratelli, entrambi figli di Valentine. Anche in questo caso, nella serie questo sconvolgimento non arriva come dovrebbe: Dominic Sherwood esprime abbastanza bene il disagio di Jace, mentre la bella Kathrine McNamara è davvero incapace di farci capire quanto Clary sia sconvolta dal sapere che il ragazzo che ama è suo fratello, situazione che la sceneggiatura non ha aiutato a far emergere al meglio. Questa scoperta porta a tutta una serie di conseguenze, per cui era importante che al pubblico arrivasse il dolore dei due ragazzi. Nessuno vuole sminuire i “Malec”, ma nella serie si ha l’impressione che abbiano voluto farli mettere insieme quasi da subito, per rendere più interessante una storia che altrimenti non funzionava con i veri protagonisti, a mio parere fin troppo piatti e noiosi.
Ci sarebbe anche da contestare il modo in cui Simon si ritrova già vampiro o l’arrivo prematuro di Meliorn, Raphael e Camille, così come la scelta ridicola di rendere Luke un poliziotto invece che un tranquillo bibliotecario o di mettere in mezzo alla trama Lydia, personaggio inventato di sana pianta e piuttosto inutile. In alcuni casi si può anche soprassedere sui cambiamenti, solo che la parte poliziesca è ai limiti del ridicolo: è come se avessero provato a inserire un elemento a sorpresa, con un risultato piuttosto scarso. Così come il rendere noto quasi subito la natura del personaggio di Luke e il suo legame profondo con la mamma di Clary e con Valentine.
Ma parliamo del cattivo: Valentine. Ridicolo lasciarlo per quasi tutta la stagione a Chernobil. Ma perché poi? L’attore in sé non è male, ha già avuto modo di fare il villain e gli riesce anche molto bene, ma è la scrittura del suo personaggio che fa acqua; il suo alter ego cartaceo trasmette paura ancora prima di vederlo, ma nella serie questo non accade. Hanno deciso di creare uno stratagemma così che si facesse passare per Michael Wayland, creduto morto da tempo, per cercare di mettere le mani sulla Coppa Mortale; peccato che lo spettatore-lettore sappia molto bene dove andrà a parare una decisione simile, visto il disastro del film.
Tutta la prima serie è basata sul ritrovamento della Coppa Mortale e sul fatto che Valentine non debba averla, ma anche in questo caso hanno stravolto completamente la trama. Qualcuno di voi ha capito che cosa ha fatto Valentine nel finale? Io dovrei credere che adesso ha un esercito di Shadowhunter nuovi con cui attaccare il Conclave? No, perché a me risulta che le cose siano un po’ diverse. Sono vagamente curiosa di capire come pensano di spiegare tutta questa parte, visto che per chi conosce la storia la Coppa da sola non fa miracoli né tanto meno può creare Shadowhunter. Non capisco perché risvegliare precocemente la mamma di Clary o l’accenno di soddisfazione di Simon nello scoprire che Clary e Jace sono fratelli. Clary ti ha già friendzonato due o tre volte, fattene una ragione, Simon.
A completare il quadro c’è l’incapacità di alcuni attori del cast. Abbiamo già sottolineato l’incapacità di Clary, tanto bella ma espressiva come una triglia, e non è che Jace sia poi meglio, sebbene nel corso della stagione migliori. Emeraude Toubia ha cercato di rendere la sua Izzy più interessante, anche se la scelta di conciarla in maniera esageratamente sexy è stata, a mio parere, fuori luogo. Non sono male i genitori dei fratelli Lightwood, il piccolo Max o ancora Simon, l’attore non mi dice molto ma il suo personaggio è davvero divertente. I meglio riusciti sicuramente sono Raphael e Camille, ma su tutti Magnus e Alec. I due attori hanno davvero cercato di trasmettere emozioni e sono gli unici due ad esserci riusciti. E pazienza se Alec non è uguale al suo corrispettivo cartaceo, lo amiamo tantissimo lo stesso, e il fatto che l’attore sia un gran figo aiuta a perdonargli la mancanza di quei meravigliosi occhi azzurri che tutti i lettori ricordano.
A questo aggiungiamo una sceneggiatura debole che a volte ha dimostrato di non saper gestire i personaggi: ad esempio il tradimento di Hodge, che per quasi dieci episodi è stato a malapena accennato nelle vite dei ragazzi, e che invece nel libro è molto più presente. Lo spettatore all’improvviso viene a conoscenza dell’alleanza tra Hodge e Valentine, perché quest’ultimo gli consegni la Coppa e gli garantisca la libertà, e all’improvviso i ragazzi sono sconvolti (o almeno dovrebbero). Peccato che la reazione dello spettatore sia: “E ora questo chi è e da dove è uscito?”. Parliamo delle rune? I marchi che hanno gli Shadowhunter sulla pelle e che hanno molteplici funzioni; nella serie sono diventati disegni che all’occorrenza si illuminano come le luci di Natale. Quello che invece vorrei dimenticare sono gli effetti speciali ridicoli dei portali tra un mondo e l’altro.
Penso di aver davvero battuto il mio record di cattiveria in un articolo e visto che ci aspettano venti nuovi episodi per la prossima stagione, ho già paura al pensiero di come ridurranno una delle mie saghe preferite, che meritava sicuramente di meglio. Ebbene sì, perché nonostante sia una serie da Fondo del Barile, sono temeraria e continuerò a seguirla per vedere fino a che punto di spingeranno gli autori.
E voi, invece, cosa ne pensate di Shadowhunters?
Manuela Raimo
Manuela Raimo
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