Cinema

ItaSA al cinema: El monstro del mar!

Primo dei due film in concorso tra i lungometraggi sottotitolati da ItaSA al TOHorror Film Festival 2012: un b-movie a basso costo che ripropone la classica storia horror del mostro marino nello stile tarantiniano di Death Proof.
  • Titolo: El Monstro del Mar!
  • Regia: Stuart Simpson
  • Sceneggiatura: Stuart Simpson
  • Fotografia: Stuart Simpson
  • Montaggio: Stuart Simpson
  • Musica: Heath Brown, Fabian Pisani
  • Interpreti principali: Norman Yemm, Nelli Scarlet, Kyrie Capri, Karli Madden, Kate Watts
  • Produzione: John Adams, Fabian Pisani, Stuart Simpson, Rebekah Smith
  • Distribuzione: Lost Art Films
  • Origine: Australia, 2010
  • Genere: Horror, Azione
  • Durata: 75′
  • Colore: Colore
  • Sinossi: Tre cattive ragazze, Beretta, Blondie e Snowball, giungono in una piccola cittadina della baia di Port Phillip dove occupano la baracca di un loro amico per fare baldoria e mantenere un basso profilo dopo aver ottenuto un’auto con metodi poco ortodossi. La cittadina però nasconde un terribile segreto. Le ragazze vengono più volte avvertite dal vecchio Joseph che abita di fianco a loro di non entrare nell’acqua, ma loro ovviamente non danno retta ad un vecchio pazzo, risvegliando così la creatura mostruosa che vive negli abissi. Ora con l’aiuto di Joseph e di sua nipote Hannah, dovranno combattere per le loro vite contro questo mostro assetato di sangue.

Girato 3 anni dopo Grindhouse di Tarantino e Rodrigues, questo film di Stuart Simpson ha tutta l’aria di volersi inserire in quel filone di b-movie moderni, rilanciato proprio dai due grandi registi. Simpson sa sicuramente come usare una macchina da presa e la sua regia è di chiara ispirazione tarantiniana, sia nelle scene più crude che in molte inquadrature. Lo stesso dicasi per l’uso di una fotografia leggermente sporcata, delle scene in bianco e nero e poi a colori e della pellicola che salta, proprio come in Grindhouse (e in particolare in Death Proof). Di tarantiniano c’è anche l’uso del citazionismo dei classici del genere: dalla scena iniziale, chiaro omaggio a Faster, Pussycat! Kill Kill!, di Russ Meyer, alla creatura che ricorda un altro mostro classico tratto dal film The Deadly Spawn. Aggiungiamoci un comparto musicale azzeccato e quello che ne dovrebbe venire fuori sarebbe un film di tutto rispetto, ma purtroppo non è così.

Se la parte tecnica è più che sufficiente, la trama e i personaggi risultano invece troppo stereotipati e poco coinvolgenti e le attrici, quasi tutte alla loro prima esperienza recitativa, non fanno altro che aggravare la situazione. C’è comunque la volontà da parte di Simpson di cercare la novità all’interno del clichè, inserendo, per esempio, le tre cattive ragazze che potrebbero tranquillamente essere le protagoniste di un film di Tarantino. Ma queste mancano quasi completamente di un background che le possa rendere dei personaggi più complessi, anziché delle semplici psicopatiche come alla fine risultano agli occhi dello spettatore. Simpson prova a raccontarci qualcosa della loro vita prima delle vicende narrate, con frasi lanciate a mezz’aria e un flashback che però, alla fine dei conti, risulta totalmente staccato dalla trama del film e non abbastanza efficace da poter far provare allo spettatore un qualsiasi tipo di sentimento verso di loro: rimane solo una grande indifferenza ed è un vero peccato perché giunti alla fine si intuisce che proprio la storia accennata nel flashback sarebbe stata molto più interessante da seguire, che non tutta la vicenda del mostro marino che invece risulta solo estremamente noiosa e prevedibile. Gli altri due protagonisti, il vecchio Joseph e Hannah, rappresentano invece il più classico dei clichè: il vecchio saggio, che a prima vista sembra un po’ pazzo ma che in realtà la sa più lunga di tutti, e la nipote, candida e ingenua, inizialmente sedotta dal lato oscuro ma che presto tornerà sulla retta via, dimostrandosi la vera eroina del film. Aggiungiamoci dei dialoghi anonimi, che man mano diventano quasi imbarazzanti e che, verso la fine, provocano anche involontarie crisi di risate, e una storia che fatica a ingranare, in quanto per buona parte del film della creatura quasi non si fa alcun cenno e ci si rende conto di essere di fronte al classico horror di serie Z che potrebbe portare anche a pensare di aver speso inutilmente 75 minuti della propria vita.

Se solo Simpson avesse avuto più coraggio o magari avesse evitato di impuntarsi su una storia classica, vista e rivista, ma si fosse concentrato di più sul trio e sulla loro storia, sarebbe venuto fuori un film sì completamente diverso, ma anche molto più interessante. Insomma, la sensazione che si ha, arrivati alla fine, è di un’occasione sprecata, per quanto gli spunti per fare un lavoro migliore ci fossero tutti.

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